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VIDEO + FOTO NM - Napoli, ecco il murales di Taddeo Del Gaudio dedicato a Geolier al Rione Gescal
23.04.2024 00:45 di Napoli Magazine

NAPOLI - L’artista Taddeo Del Gaudio racconta la sua opera a “Napoli Magazine”: “Lavoravo da 8 mesi a questo progetto senza sapere se avessi avuto mai l’opportunità di realizzarlo. Fino a quando, dopo aver presentato il progetto a diverse realtà, ho avuto l’opportunità di realizzarlo proprio nel Rione Gescal. Quand’ero piccolo, dopo la scuola, stavo per strada coi miei amici. Ero uno scugnizziello come i tanti bambini di questo rione e spesso stavo per strada, nel mio quartiere, senza pensieri. Crescendo mi rendevo conto di quanto noi ragazzi del quartiere fossimo abbandonati a noi stessi e sentivo l’esigenza di gridare “pure io esisto!”. Ci dovevamo realizzare da soli, senza che nessuno ci aiutasse. Perció a volte mi sento fortunato perchè sono nato con un dono nelle mie mani. Ma sento anche la responsabilità di usarlo al meglio. So quello che faccio e come lo faccio, ma soprattutto perchè e per chi lo faccio e spero di aver lasciato a questi ragazzi qualcosa: la forza di non arrendersi mai e l’esigenza di credere in quel che si fa. Perchè chi cresce con la pancia vuota, ha la fame che non può avere chi ha sempre mangiato, e i ragazzi di Napoli, soprattutto in periferia, sanno bene cosa vuol dire questo. Homo faber fortunae suae: l’uomo è artefice della propria sorte, cerco di rendere forte questo messaggio per il popolo. Dopo questo lavoro mi sento più ricco. La realtà del Gescal mi ha dato tanto e sono tanto grato a questa gente”.

 

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23/04/2024 - 00:45

NAPOLI - L’artista Taddeo Del Gaudio racconta la sua opera a “Napoli Magazine”: “Lavoravo da 8 mesi a questo progetto senza sapere se avessi avuto mai l’opportunità di realizzarlo. Fino a quando, dopo aver presentato il progetto a diverse realtà, ho avuto l’opportunità di realizzarlo proprio nel Rione Gescal. Quand’ero piccolo, dopo la scuola, stavo per strada coi miei amici. Ero uno scugnizziello come i tanti bambini di questo rione e spesso stavo per strada, nel mio quartiere, senza pensieri. Crescendo mi rendevo conto di quanto noi ragazzi del quartiere fossimo abbandonati a noi stessi e sentivo l’esigenza di gridare “pure io esisto!”. Ci dovevamo realizzare da soli, senza che nessuno ci aiutasse. Perció a volte mi sento fortunato perchè sono nato con un dono nelle mie mani. Ma sento anche la responsabilità di usarlo al meglio. So quello che faccio e come lo faccio, ma soprattutto perchè e per chi lo faccio e spero di aver lasciato a questi ragazzi qualcosa: la forza di non arrendersi mai e l’esigenza di credere in quel che si fa. Perchè chi cresce con la pancia vuota, ha la fame che non può avere chi ha sempre mangiato, e i ragazzi di Napoli, soprattutto in periferia, sanno bene cosa vuol dire questo. Homo faber fortunae suae: l’uomo è artefice della propria sorte, cerco di rendere forte questo messaggio per il popolo. Dopo questo lavoro mi sento più ricco. La realtà del Gescal mi ha dato tanto e sono tanto grato a questa gente”.