NAPOLI - Uno strappo lungo quasi novanta minuti, una sorta di maledizione che solo uno spiritello come Mertens poteva sfatare e così è stato. Nonostante i ventisei tiri verso la porta della Roma, il Napoli se l’è potuta cavare al penultimo minuto. Sfortuna, iella, malasorte e/o altro? Affatto. Perché il calcio in fondo é assai più semplice di quanto si creda. Ben al di la della letteratura giornalistica e quant'altro, qui si pagano soprattutto difetti strutturali o di costruzione della squadra. Fa temere questa bipolarità del Napoli: da un versante è di una bellezza struggente (crea gioco, propone, tesse e disfa con abilità, ha ritmo), dall’altro è infinitamente sprecone. Attacca, sversa palloni su palloni contro la porta avversaria, tuttavia quasi nessuno di questi diventa risolutivo. Ecco, proprio la super prestazione con il Liverpool (bissata alla grande a Parigi) fa risaltare ancor di più l’assenza di chi sa sferrare il gancio mortifero che ti spedisce al tappeto. Mettiamoci dentro pure una difesa soggetta a smarrimenti, lo stress Champions (c’è differenza tra Psg e CSKA) e quindi un po’ di stanchezza mentale, per dare un senso a questo pareggio. Insomma, prima di andare al Teatro dei Sogni, il Napoli dovrà limare ancor di più i suoi difettucci. Riempire l’attacco, spesso un po’ vuoto, che l’adrenalina bassa che, comunque, produrranno l’eterna domanda: il Napoli può farcela? È sbagliato il verbo: il Napoli deve farcela. C’è una città dei tifosi più matura, consapevole della forza della squadra, non c’è lo stupore che prima accompagnava una vittoria o un pareggio. Finalmente il Napoli ha fatto pace con la ragione. E i presupposti per continuare a far bene ci sono tutti. Insomma, per dirla con un saggio paroliere «Dolcemente viaggiare. Rallentando per poi accelerare».
di Napoli Magazine
29/10/2024 - 17:33
NAPOLI - Uno strappo lungo quasi novanta minuti, una sorta di maledizione che solo uno spiritello come Mertens poteva sfatare e così è stato. Nonostante i ventisei tiri verso la porta della Roma, il Napoli se l’è potuta cavare al penultimo minuto. Sfortuna, iella, malasorte e/o altro? Affatto. Perché il calcio in fondo é assai più semplice di quanto si creda. Ben al di la della letteratura giornalistica e quant'altro, qui si pagano soprattutto difetti strutturali o di costruzione della squadra. Fa temere questa bipolarità del Napoli: da un versante è di una bellezza struggente (crea gioco, propone, tesse e disfa con abilità, ha ritmo), dall’altro è infinitamente sprecone. Attacca, sversa palloni su palloni contro la porta avversaria, tuttavia quasi nessuno di questi diventa risolutivo. Ecco, proprio la super prestazione con il Liverpool (bissata alla grande a Parigi) fa risaltare ancor di più l’assenza di chi sa sferrare il gancio mortifero che ti spedisce al tappeto. Mettiamoci dentro pure una difesa soggetta a smarrimenti, lo stress Champions (c’è differenza tra Psg e CSKA) e quindi un po’ di stanchezza mentale, per dare un senso a questo pareggio. Insomma, prima di andare al Teatro dei Sogni, il Napoli dovrà limare ancor di più i suoi difettucci. Riempire l’attacco, spesso un po’ vuoto, che l’adrenalina bassa che, comunque, produrranno l’eterna domanda: il Napoli può farcela? È sbagliato il verbo: il Napoli deve farcela. C’è una città dei tifosi più matura, consapevole della forza della squadra, non c’è lo stupore che prima accompagnava una vittoria o un pareggio. Finalmente il Napoli ha fatto pace con la ragione. E i presupposti per continuare a far bene ci sono tutti. Insomma, per dirla con un saggio paroliere «Dolcemente viaggiare. Rallentando per poi accelerare».