"Con l'arrivo in Nazionale tutto era incentrato nella performance. Il 'talento' per me è stato un peso. Sono riuscito poi a ritrovare la scintilla e il divertimento, riuscendo a tornare in alto dopo anni bui. Avevo riposto tutto nell'Olimpiade, sono l'unico italiano ad aver vinto nella mia specialità dagli anni '60 ad oggi. Dopo il trionfo, sono caduto in depressione, le pressioni sono aumentate e avrei voluto smettere". E' la rivelazione di Matteo Tagliariol, oro nella spada a Pechino 2008, durante l'evento 'Racconti di vita e sport' all'Ippodromo Snai San Siro. "Poi sono arrivato secondo ai Mondiali e con il cambio del ct, sono passato dal 'non poter perdere' a 'non essere in squadra'. La mia posizione era messa in dubbio, io chiedevo, esprimevo le mie titubanze sui metodi di allenamento - rivela -,come squadra peggioravamo. Poi ho espresso pubblicamente le mie perplessità. E sono diventato il 'nemico pubblico numero 1. Spesso ci sono dei requisiti necessari nello sport che non sono prettamente atletici. Ero persona non gradita. Sono rimasto nell'ambiente perché sono una testa dura, ma ho fatto una sola Olimpiade e ne potevo fare quattro. Avevo i numeri per esserci ma c'era sempre qualcosa…Si tende a pensare che sia colpa nostra ma è il sistema che ci pressa".
di Napoli Magazine
20/09/2024 - 17:03
"Con l'arrivo in Nazionale tutto era incentrato nella performance. Il 'talento' per me è stato un peso. Sono riuscito poi a ritrovare la scintilla e il divertimento, riuscendo a tornare in alto dopo anni bui. Avevo riposto tutto nell'Olimpiade, sono l'unico italiano ad aver vinto nella mia specialità dagli anni '60 ad oggi. Dopo il trionfo, sono caduto in depressione, le pressioni sono aumentate e avrei voluto smettere". E' la rivelazione di Matteo Tagliariol, oro nella spada a Pechino 2008, durante l'evento 'Racconti di vita e sport' all'Ippodromo Snai San Siro. "Poi sono arrivato secondo ai Mondiali e con il cambio del ct, sono passato dal 'non poter perdere' a 'non essere in squadra'. La mia posizione era messa in dubbio, io chiedevo, esprimevo le mie titubanze sui metodi di allenamento - rivela -,come squadra peggioravamo. Poi ho espresso pubblicamente le mie perplessità. E sono diventato il 'nemico pubblico numero 1. Spesso ci sono dei requisiti necessari nello sport che non sono prettamente atletici. Ero persona non gradita. Sono rimasto nell'ambiente perché sono una testa dura, ma ho fatto una sola Olimpiade e ne potevo fare quattro. Avevo i numeri per esserci ma c'era sempre qualcosa…Si tende a pensare che sia colpa nostra ma è il sistema che ci pressa".