NAPOLI - Uno straordinario Torino dà lezione di calcio e sotto di ben tre gol, recupera e finisce 3-3 contro l’Atalanta, sportività inclusa. Ma questo non è l’appunto che parla del Toro. Purtroppo. Al Napoli, a cui da sempre l’appunto è dedicato, non è andata così bene, anzi: in una scia particolarmente preoccupante, gli 11 di Rino subiscono una sonora sconfitta in terra Genovava, per piede dell’ex Pandev che, complice proprio il Napoli, ne rifila due in meno di un quarto d’ora. E la colpa, tanto per aggiungere al danno pure tanta beffa, è che tutto sommato il Napoli non ha manco giocato male. Anzi. Solo che tirarne più di 20 e centrarne uno solo grazie a Politano, no, non basta. E così arriva la sconfitta, l’ennesima, per 2-1, di cui si cercherà subito il capro espiatorio dentro e fuori dal campo, tra quelli in calzoncini e quelli in panchina. Soprattutto i secondi, ecco. Ora sul banco degli imputati ci sarà la caccia al colpevole, ammesso che ci sia, perché, chiariamo, non sempre il colpevole è il maggiordomo, anzi. Così come tra le fila azzurre, non sempre il colpevole dirige senza giocare. Un Napoli troppo distratto smette di vincere, poche eccezioni escluse ma soprattutto pare smettere di crederci, che è ancora peggio. Ecco cosa manca al Napoli: la motivazione. Forse manca alla squadra, forse ai singoli, forse non è nemmeno più nell’aria. E non è certo questione di sconfitte o vittorie, no di certo. È questione di obiettivi, di tracciare un solco e lavorare sodo, metro dopo metro per raggiungerlo. Ma quale solco sta tracciando questo Napoli? Una squadra che perde terreno pur giocandosela. Che esce sconfitto da un campo pur avendoci provato molto di più degli avversari. Capire il solco che si vuole creare, lottare per tracciarlo e definirlo e giocare per arrivare alla fine dei propri obiettivi, è ciò che il Napoli adesso dovrebbe proprio fare.