L'APPUNTO
L'APPUNTO - N. Marciano su "NM": "Napoli, il cuore oltre 7 ostacoli"
04.04.2022 22:55 di Napoli Magazine

NAPOLI - Prendersi per mano e correre, un po’ come canta Baglioni: “(..) felici a perdifiato”. Alzare poi quelle stesse mani al cielo e accompagnare quella corsa al più aperto dei sorrisi, vero, sentito, dal profondo… Se la domanda è cosa c’entri una romantica corsa d’Amore, con Atalanta-Napoli 1-3, la risposta è: tutto. Perché il senso di questa vittoria sta tutto in quelle mani unite nella corsa a braccia alzate verso il settore ospiti dello stadio di Bergamo a fine partita. Ecco, questa è la risposta, quella che riesce ad andare anche oltre i 90 più 7 totali di recupero minuti di gioco, a poche, pochissime, gare dalla fine. Un Napoli che arranca per i primi 15’ buoni, incapace quasi di entrare in partita, lasciando tanto, pericoloso, campo ai padroni di casa. Ma poi il volto cambia, il Napoli si “ricorda” d’essere chi è e riparte da se stesso: da Dries, neo papà; da Zielinski; da uno strepitoso Zanoli; da Ospina, Lorenzo, Kalidou ed Elmas che la chiude. Perché il Napoli è i suoi giocatori. Perché loro è la voglia di vincere, al di là di un contratto, tra chi sa già che andrà via e chi si è già detto pronto a restare, innamorato perso della città; la voglia è la stessa: vincere appunto. Dedicando i gol. Come quello di Insigne su rigore e di Politano che a momenti si sorprende lui stesso di quel gol su punizione e di Elmas a sigillare risultato e punti preziosissimi. O dedicando a Napoli la nascita di un figlio, come ha fatto Mertens. Bergamo si sa, non era facile ma la voglia farcela è stata più forte e lanciare quel segnale a chi guida  e a chi segue, è stato a dir poco fondamentale, quasi più importante del risultato stesso: il Napoli c’è. E Napoli naturalmente anche, galvanizzata da quella dedica “eterna” del suo belga che suo figlio lo chiama Ciro (Romeo), come Napoli ha ribattezzato lui. Un belga che chiama suo figlio Ciro. Se non è amore questo? Ecco. È questo che spinge il Napoli oltre ogni ostacolo: un amore vero che si traduce in quei metri macinati, in quei minuti nelle gambe, in una partita che faceva ancora più paura per le tante e pesantissime assenze: da Osimhen a Di Lorenzo. E invece Atalanta-Napoli è stata la dimostrazione che il crederci può davvero farla la differenza, può davvero far lanciare quel famoso cuore oltre l’ostacolo. E l’ostacolo sono le 7 partite che restano. E che se si vuole, SI-PUÓ-FARE.

 

 

Nunzia Marciano
 
 
Napoli Magazine
 
 
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
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04/04/2024 - 22:55

NAPOLI - Prendersi per mano e correre, un po’ come canta Baglioni: “(..) felici a perdifiato”. Alzare poi quelle stesse mani al cielo e accompagnare quella corsa al più aperto dei sorrisi, vero, sentito, dal profondo… Se la domanda è cosa c’entri una romantica corsa d’Amore, con Atalanta-Napoli 1-3, la risposta è: tutto. Perché il senso di questa vittoria sta tutto in quelle mani unite nella corsa a braccia alzate verso il settore ospiti dello stadio di Bergamo a fine partita. Ecco, questa è la risposta, quella che riesce ad andare anche oltre i 90 più 7 totali di recupero minuti di gioco, a poche, pochissime, gare dalla fine. Un Napoli che arranca per i primi 15’ buoni, incapace quasi di entrare in partita, lasciando tanto, pericoloso, campo ai padroni di casa. Ma poi il volto cambia, il Napoli si “ricorda” d’essere chi è e riparte da se stesso: da Dries, neo papà; da Zielinski; da uno strepitoso Zanoli; da Ospina, Lorenzo, Kalidou ed Elmas che la chiude. Perché il Napoli è i suoi giocatori. Perché loro è la voglia di vincere, al di là di un contratto, tra chi sa già che andrà via e chi si è già detto pronto a restare, innamorato perso della città; la voglia è la stessa: vincere appunto. Dedicando i gol. Come quello di Insigne su rigore e di Politano che a momenti si sorprende lui stesso di quel gol su punizione e di Elmas a sigillare risultato e punti preziosissimi. O dedicando a Napoli la nascita di un figlio, come ha fatto Mertens. Bergamo si sa, non era facile ma la voglia farcela è stata più forte e lanciare quel segnale a chi guida  e a chi segue, è stato a dir poco fondamentale, quasi più importante del risultato stesso: il Napoli c’è. E Napoli naturalmente anche, galvanizzata da quella dedica “eterna” del suo belga che suo figlio lo chiama Ciro (Romeo), come Napoli ha ribattezzato lui. Un belga che chiama suo figlio Ciro. Se non è amore questo? Ecco. È questo che spinge il Napoli oltre ogni ostacolo: un amore vero che si traduce in quei metri macinati, in quei minuti nelle gambe, in una partita che faceva ancora più paura per le tante e pesantissime assenze: da Osimhen a Di Lorenzo. E invece Atalanta-Napoli è stata la dimostrazione che il crederci può davvero farla la differenza, può davvero far lanciare quel famoso cuore oltre l’ostacolo. E l’ostacolo sono le 7 partite che restano. E che se si vuole, SI-PUÓ-FARE.

 

 

Nunzia Marciano
 
 
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