«Gestire le politiche sociali significa maneggiare fondi che arrivano dritti alla pelle delle persone più fragili; per questo chiedere trasparenza non è un dettaglio amministrativo, è un dovere etico», afferma Enrico Ditto, responsabile Formazione e Lavoro di Azione in Campania. «La città di Napoli dispone di centinaia di milioni di euro fra risorse comunali, regionali e PNRR solo per servizi di inclusione attiva e sostegno al reddito; una quota che, se mal gestita, rischia di disperdersi in procedure opache o lente».
Il riferimento è all'amministrazione partenopea che ha recentemente riavviato la consultazione pubblica sul Piano Integrato di Attività e Organizzazione (PIAO) 2023-2025, con un capitolo dedicato ai “rischi corruttivi nelle politiche sociali”.
La bozza prevede indicatori puntuali – tempi di erogazione, numero di beneficiari, incidenza di segnalazioni – che saranno pubblicati su un cruscotto digitale accessibile a tutti gli stakeholder.
Sul versante della pubblicazione dati, la sezione “Amministrazione Trasparente” del sito municipale, già on-line con bilanci, fornitori e gare, ospiterà un nuovo modulo dedicato ai voucher sociali: per ciascun bando saranno visibili graduatorie, risorse impegnate e tempi di liquidazione.
«Non basta dire “tutto è in rete” – sottolinea Ditto –; servono formati aperti, scaricabili, comprensibili anche da un genitore che cerca aiuto per un figlio disabile».
A vigilare c’è la struttura anticorruzione che dal 2021 coordina controlli interni e audit a sorpresa sui capitoli più sensibili del welfare. Il suo ufficio è agganciato alle linee guida ANAC 2023, le stesse che impongono agli enti di misurare non solo la spesa, ma anche l’impatto sociale dei fondi erogati. La Regione, dal canto suo, ha esteso il sistema “Campania Welfare” ai Comuni dell’area metropolitana. Per Ditto «questa integrazione è cruciale: impedisce che lo stesso beneficio venga richiesto due volte e accelera le erogazioni a chi davvero ne ha diritto».
Resta centrale il ruolo della cittadinanza attiva. La bozza di regolamento per i patti di integrità prevede audizioni periodiche con associazioni, sindacati e gruppi di auto-aiuto: «Se i destinatari dei servizi non possono leggere i numeri e dire la loro, la trasparenza diventa un monologo sterile», avverte Ditto.
L’esponente campano di Azione chiude indicando la rotta: «Legalità non è un timbro sul protocollo, è la condizione minima per cui la solidarietà pubblica funzioni. Ogni volta che un euro si perde in un passaggio opaco, non sparisce un dato: sparisce un pezzo di fiducia collettiva e, con essa, il futuro di chi contava su quel sostegno».
di Napoli Magazine
18/08/2025 - 18:32
«Gestire le politiche sociali significa maneggiare fondi che arrivano dritti alla pelle delle persone più fragili; per questo chiedere trasparenza non è un dettaglio amministrativo, è un dovere etico», afferma Enrico Ditto, responsabile Formazione e Lavoro di Azione in Campania. «La città di Napoli dispone di centinaia di milioni di euro fra risorse comunali, regionali e PNRR solo per servizi di inclusione attiva e sostegno al reddito; una quota che, se mal gestita, rischia di disperdersi in procedure opache o lente».
Il riferimento è all'amministrazione partenopea che ha recentemente riavviato la consultazione pubblica sul Piano Integrato di Attività e Organizzazione (PIAO) 2023-2025, con un capitolo dedicato ai “rischi corruttivi nelle politiche sociali”.
La bozza prevede indicatori puntuali – tempi di erogazione, numero di beneficiari, incidenza di segnalazioni – che saranno pubblicati su un cruscotto digitale accessibile a tutti gli stakeholder.
Sul versante della pubblicazione dati, la sezione “Amministrazione Trasparente” del sito municipale, già on-line con bilanci, fornitori e gare, ospiterà un nuovo modulo dedicato ai voucher sociali: per ciascun bando saranno visibili graduatorie, risorse impegnate e tempi di liquidazione.
«Non basta dire “tutto è in rete” – sottolinea Ditto –; servono formati aperti, scaricabili, comprensibili anche da un genitore che cerca aiuto per un figlio disabile».
A vigilare c’è la struttura anticorruzione che dal 2021 coordina controlli interni e audit a sorpresa sui capitoli più sensibili del welfare. Il suo ufficio è agganciato alle linee guida ANAC 2023, le stesse che impongono agli enti di misurare non solo la spesa, ma anche l’impatto sociale dei fondi erogati. La Regione, dal canto suo, ha esteso il sistema “Campania Welfare” ai Comuni dell’area metropolitana. Per Ditto «questa integrazione è cruciale: impedisce che lo stesso beneficio venga richiesto due volte e accelera le erogazioni a chi davvero ne ha diritto».
Resta centrale il ruolo della cittadinanza attiva. La bozza di regolamento per i patti di integrità prevede audizioni periodiche con associazioni, sindacati e gruppi di auto-aiuto: «Se i destinatari dei servizi non possono leggere i numeri e dire la loro, la trasparenza diventa un monologo sterile», avverte Ditto.
L’esponente campano di Azione chiude indicando la rotta: «Legalità non è un timbro sul protocollo, è la condizione minima per cui la solidarietà pubblica funzioni. Ogni volta che un euro si perde in un passaggio opaco, non sparisce un dato: sparisce un pezzo di fiducia collettiva e, con essa, il futuro di chi contava su quel sostegno».