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IL RACCONTO - Alen Halilovic: "Così ho difeso e salvato una donna da un'aggressione ad un incrocio"
05.12.2024 14:20 di Napoli Magazine

Su CRC nel corso della trasmissione “A Pranzo con Umberto Chiariello” è intervenuto Alen Halilovic, protagonista di un caso di cronaca che l’ha visto salvare la vita ad una donna a seguito di un’aggressione: "Io lavoro come fornitore di prodotti alimentari ed era una giornata come tutte le altre per me, stavo andando a fare una consegna. Ad un certo punto arrivo a questo incrocio e subito mi sono accorto che c’era qualcosa che non andava. Avevo notato una macchina ferma all’incrocio con entrambi gli sportelli aperti, si notavano dei movimenti che non riuscivo a comprendere. Avvicinandomi ho iniziato a sentire le urla e le richieste di aiuto di questa donna ed è stato quello il momento in cui mi sono reso conto di cosa stava accadendo. Non ho esitato un secondo ad intervenire.

Da quanto ho appreso successivamente, la vicenda è nata da un incontro voluto dall’uomo per chiarirsi con la donna. La testa porta a pensare che ci fosse qualcosa di premeditato, perché l’uomo si era portato un coltello. Ma non sono niente e nessuno per rilasciare opinioni su questo. Nel momento in cui ho realizzato cosa stava accadendo, mi è venuta in mente Giulia Cecchettin. Ho pensato ad intervenire ed anche a come difendermi. Per prima cosa ho urlato ed inveito contro l’uomo, che mi ha guardato (è stata l’unica volta che l’ha fatto) e mi sono reso conto che aveva il coltello in mano ed era sporco di sangue. A quel punto ha fatto cadere l’arma ed ha continuato ad aggredire la donna: quando ho visto che era disarmato, mi sono scagliato contro di lui, spingendolo il più lontano possibile.

Io per lui ero un fantasma, è come se non mi avesse mai visto e sentito. Voleva solamente tornare dalla ragazza, mi spingeva e voleva girarmi attorno per tornare da lei. Non mi ha mai affrontato, ero un fantasma. Non mi ha mai guardato negli occhi. La fortuna è stata che un’ambulanza della croce rossa era lì di passaggio ed appena ha suonato la sirena l’uomo si è fiondato in macchina ed è scappato.

Ho ripreso tutto e per questo ho avuto anche dei ringraziamenti dal Comando dei carabinieri per essere riuscito a fornire delle prove schiaccianti di qualità video.

Per me il complimento più bello, al di là di qualsiasi parola, è stato ricevere la chiamata della madre, del fratello e della donna in questione. Non si sono risparmiati, ho ricevuto parole davvero molto belle. La donna mi ha definito il suo angelo custode.

Erano presenti anche altre persone, all’incrocio c’erano altri veicoli ma nessun altro è intervenuto. Per carattere mi ritengo abbastanza coraggioso, quindi ho reagito spontaneamente. Lo rifarei. Sono sempre a favore del poter aiutare.

Italia paese razzista? L’Italia è un paese razzista anche con i propri cittadini, sappiamo la discriminazione che c’è tra Nord e Sud Italia e questo può bastare, anche senza parlare di persone extracomunitarie.  È successo che mi sono sentito discriminato per il mio cognome e le mie origini, anche se sono nato e cresciuto in Italia. È capitato anche quando ho giocato a calcio, ero portiere e capitano della squadra: più volte mi è capitato di sentire “Zingaro di m…”, è l’offesa più classica".

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IL RACCONTO - Alen Halilovic: "Così ho difeso e salvato una donna da un'aggressione ad un incrocio"

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05/12/2024 - 14:20

Su CRC nel corso della trasmissione “A Pranzo con Umberto Chiariello” è intervenuto Alen Halilovic, protagonista di un caso di cronaca che l’ha visto salvare la vita ad una donna a seguito di un’aggressione: "Io lavoro come fornitore di prodotti alimentari ed era una giornata come tutte le altre per me, stavo andando a fare una consegna. Ad un certo punto arrivo a questo incrocio e subito mi sono accorto che c’era qualcosa che non andava. Avevo notato una macchina ferma all’incrocio con entrambi gli sportelli aperti, si notavano dei movimenti che non riuscivo a comprendere. Avvicinandomi ho iniziato a sentire le urla e le richieste di aiuto di questa donna ed è stato quello il momento in cui mi sono reso conto di cosa stava accadendo. Non ho esitato un secondo ad intervenire.

Da quanto ho appreso successivamente, la vicenda è nata da un incontro voluto dall’uomo per chiarirsi con la donna. La testa porta a pensare che ci fosse qualcosa di premeditato, perché l’uomo si era portato un coltello. Ma non sono niente e nessuno per rilasciare opinioni su questo. Nel momento in cui ho realizzato cosa stava accadendo, mi è venuta in mente Giulia Cecchettin. Ho pensato ad intervenire ed anche a come difendermi. Per prima cosa ho urlato ed inveito contro l’uomo, che mi ha guardato (è stata l’unica volta che l’ha fatto) e mi sono reso conto che aveva il coltello in mano ed era sporco di sangue. A quel punto ha fatto cadere l’arma ed ha continuato ad aggredire la donna: quando ho visto che era disarmato, mi sono scagliato contro di lui, spingendolo il più lontano possibile.

Io per lui ero un fantasma, è come se non mi avesse mai visto e sentito. Voleva solamente tornare dalla ragazza, mi spingeva e voleva girarmi attorno per tornare da lei. Non mi ha mai affrontato, ero un fantasma. Non mi ha mai guardato negli occhi. La fortuna è stata che un’ambulanza della croce rossa era lì di passaggio ed appena ha suonato la sirena l’uomo si è fiondato in macchina ed è scappato.

Ho ripreso tutto e per questo ho avuto anche dei ringraziamenti dal Comando dei carabinieri per essere riuscito a fornire delle prove schiaccianti di qualità video.

Per me il complimento più bello, al di là di qualsiasi parola, è stato ricevere la chiamata della madre, del fratello e della donna in questione. Non si sono risparmiati, ho ricevuto parole davvero molto belle. La donna mi ha definito il suo angelo custode.

Erano presenti anche altre persone, all’incrocio c’erano altri veicoli ma nessun altro è intervenuto. Per carattere mi ritengo abbastanza coraggioso, quindi ho reagito spontaneamente. Lo rifarei. Sono sempre a favore del poter aiutare.

Italia paese razzista? L’Italia è un paese razzista anche con i propri cittadini, sappiamo la discriminazione che c’è tra Nord e Sud Italia e questo può bastare, anche senza parlare di persone extracomunitarie.  È successo che mi sono sentito discriminato per il mio cognome e le mie origini, anche se sono nato e cresciuto in Italia. È capitato anche quando ho giocato a calcio, ero portiere e capitano della squadra: più volte mi è capitato di sentire “Zingaro di m…”, è l’offesa più classica".