“L’artificiale può comprimere l’umano, l’esperienza virtuale può snaturare o sostituire quella reale, con gravissime conseguenze”. Lo ha detto oggi l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, salutando i partecipanti al seminario “Crescere ed educare nell’era dell’intelligenza artificiale”, organizzato in occasione della Giornata italiana per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio e dalla Commissione parlamentare. “Sul rapporto tra IA e ragazzi sono assolutamente necessari approfondimenti”. “Non solo - premette l’on. Brambilla - sono lontana mille miglia da quell’atteggiamento assurdo e passatista di chi condanna per principio le nuove tecnologie, ma mi considero un’utente entusiasta di internet e dei social, e ora anche dell’IA, che per me, come persona impegnata in politica e nell’associazionismo, rivestono particolare importanza”. Ma non si può mettere la testa sotto la sabbia. “Alla base di tutto, come tema irrisolto - sottolinea la presidente della commissione infanzia - c’è il rapporto, scorretto o quantomeno problematico, con il mezzo. Il legislatore europeo e il Parlamento nazionale sono intervenuti ed ora abbiamo il cosiddetto “AI act” e la legge “Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale”, in vigore da poco più di un mese, che sancisce importanti principi e tra le altre cose, a tutela dei più piccoli, prevede il consenso dei genitori per l’utilizzo dell’IA sotto i 14 anni. È sufficiente? Per evitare gli abusi più plateali dovrebbe bastare il buon senso, che dice ad esempio di non esporre precocemente i bambini agli schermi di internet (invece l’età media di inizio di esposizione è 2-3 anni, afferma la Società italiana di pediatria condivisa) o di non considerare l’IA come un amico vero (un terzo dei ragazzi tra 9 e 17 anni intervistati in Gran Bretagna afferma che parlare con un chatbot “è come parlare ad un amico”). Tuttavia un’approfondita riflessione su altri interventi mi pare assolutamente necessaria. Anche a tale scopo daremo presto il via alla quinta indagine conoscitiva della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza in questa legislatura, dedicata proprio “all’impatto di internet e delle nuove tecnologie sulla salute psicofisica dei minori”, per garantire le dovute tutele senza nulla togliere alle potenzialità di un mezzo veramente rivoluzionario. Innanzitutto è mia intenzione integrare titolo e programma con un esplicito riferimento all’impatto dei chatbot. Fin d’ora - conclude - posso anticipare che la Commissione avrà come assoluta priorità l’individuazione di strumenti per proteggere i nostri ragazzi, per rendere sicuro e proficuo l’uso dell’IA e, elemento di fondamentale importanza, per coinvolgere a questo fine i genitori. Vogliamo essere, e saremo, di stimolo al Parlamento per ridurre i rischi e implementare regole chiare al servizio di tutta la famiglia, perché il progresso sia realmente ciò che dice la parola: un passo in avanti”.
di Napoli Magazine
20/11/2025 - 16:42
“L’artificiale può comprimere l’umano, l’esperienza virtuale può snaturare o sostituire quella reale, con gravissime conseguenze”. Lo ha detto oggi l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, salutando i partecipanti al seminario “Crescere ed educare nell’era dell’intelligenza artificiale”, organizzato in occasione della Giornata italiana per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio e dalla Commissione parlamentare. “Sul rapporto tra IA e ragazzi sono assolutamente necessari approfondimenti”. “Non solo - premette l’on. Brambilla - sono lontana mille miglia da quell’atteggiamento assurdo e passatista di chi condanna per principio le nuove tecnologie, ma mi considero un’utente entusiasta di internet e dei social, e ora anche dell’IA, che per me, come persona impegnata in politica e nell’associazionismo, rivestono particolare importanza”. Ma non si può mettere la testa sotto la sabbia. “Alla base di tutto, come tema irrisolto - sottolinea la presidente della commissione infanzia - c’è il rapporto, scorretto o quantomeno problematico, con il mezzo. Il legislatore europeo e il Parlamento nazionale sono intervenuti ed ora abbiamo il cosiddetto “AI act” e la legge “Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale”, in vigore da poco più di un mese, che sancisce importanti principi e tra le altre cose, a tutela dei più piccoli, prevede il consenso dei genitori per l’utilizzo dell’IA sotto i 14 anni. È sufficiente? Per evitare gli abusi più plateali dovrebbe bastare il buon senso, che dice ad esempio di non esporre precocemente i bambini agli schermi di internet (invece l’età media di inizio di esposizione è 2-3 anni, afferma la Società italiana di pediatria condivisa) o di non considerare l’IA come un amico vero (un terzo dei ragazzi tra 9 e 17 anni intervistati in Gran Bretagna afferma che parlare con un chatbot “è come parlare ad un amico”). Tuttavia un’approfondita riflessione su altri interventi mi pare assolutamente necessaria. Anche a tale scopo daremo presto il via alla quinta indagine conoscitiva della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza in questa legislatura, dedicata proprio “all’impatto di internet e delle nuove tecnologie sulla salute psicofisica dei minori”, per garantire le dovute tutele senza nulla togliere alle potenzialità di un mezzo veramente rivoluzionario. Innanzitutto è mia intenzione integrare titolo e programma con un esplicito riferimento all’impatto dei chatbot. Fin d’ora - conclude - posso anticipare che la Commissione avrà come assoluta priorità l’individuazione di strumenti per proteggere i nostri ragazzi, per rendere sicuro e proficuo l’uso dell’IA e, elemento di fondamentale importanza, per coinvolgere a questo fine i genitori. Vogliamo essere, e saremo, di stimolo al Parlamento per ridurre i rischi e implementare regole chiare al servizio di tutta la famiglia, perché il progresso sia realmente ciò che dice la parola: un passo in avanti”.