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SCUOLA - Campania, Save the Children, incertezza e preoccupazione per la riapertura aggravano la condizione delle famiglie più fragili
05.09.2020 12:21 di Napoli Magazine
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Incertezza e preoccupazione sono i sentimenti con cui anche in Campania genitori e bambini affrontano la riapertura della scuola dopo il lungo lockdown che li ha tenuti lontani dalle aule a causa della pandemia di Covid-19. Per quanto riguarda la ripresa della didattica, al momento dell’indagine il 68% dei genitori pugliesi era a conoscenza della data di riapertura delle scuole, ma oltre 7 su 10 non avevano ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dalle scuole dei propri figli sulle modalità organizzative e sulle norme comportamentali per il prossimo anno scolastico. Solo il 30% dei genitori sapeva già se la classe del proprio figlio sarebbe stata divisa in gruppi.

 

Questo il quadro che emerge da una nuova ricerca “La scuola che verrà: attese, incertezze e sogni all’avvio del nuovo anno scolastico”, che contiene anche una rilevazione condotta in esclusiva da IPSOS per Save the Children[2] e che delinea la percezione dei genitori al momento della rilevazione, a pochi giorni dalla ripartenza del nuovo anno scolastico. In generale, guardando al nuovo anno, in Campania più di 7 genitori su 10 dichiarano di avere preoccupazioni relative al rientro a scuola: la principale è data dai rischi legati al mancato distanziamento fisico (60%) seguita dall’incertezza circa le modalità di ripresa (58%), e quindi dalle possibili variazioni di orario di entrata/uscita da scuola che potrebbero non essere compatibili con gli impegni lavorativi dei genitori (32%). In quest’ultimo caso, i nonni, per chi li ha, tornano ad essere il pilastro del welfare familiare (21%), o ci si organizzerà tra reti di famiglie (33%), ma se c’è da rinunciare al lavoro o ridurne l’orario saranno molto più le mamme a farlo (18%) che i papà (2%).

 

Tra le principali preoccupazioni con cui le famiglie campane si trovano a fare i conti con la ripresa dell’anno scolastico emerge anche l’apprensione legata alle difficoltà di apprendimento, dopo i lunghi mesi di lockdown e un’estate che non per tutti è stata l’occasione per recuperare il cosiddetto learning loss. Sebbene in Campania quasi tutti siano stati ammessi alla classe successiva senza debiti, il 15% dei genitori ritiene che il proprio figlio non sia pronto ad affrontarne il programma a causa della perdita di apprendimento conseguente alle condizioni imposte dal confinamento.

 

La preoccupazione per le condizioni economiche peggiorate negli ultimi mesi nella Regione, si riflette anche sul rientro a scuola: più di 1 genitore su 6 crede di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici, 7 genitori su 10 fra coloro che usufruiscono del servizio mensa si dichiarano preoccupati della possibile sospensione del servizio a causa delle norme anti-Covid, mentre 1 genitore su 4  su 10 fra coloro che ne hanno usufruito negli anni passati per i propri figli di 4-12 anni, pensano di non poter sostenere le spese il prossimo anno.

 

“La scuola è il luogo dove si combatte, in prima linea, anche in Campania, la battaglia contro la povertà educativa. L’obiettivo oggi da porsi non è tornare alla condizione pre-crisi, ma compiere un deciso passo in avanti sul diritto all’educazione di qualità per tutti, superando le gravi diseguaglianze che si sono consolidate in questi anni. Servono scuole sicure, aperte tutto il giorno, accoglienti verso chi affronta maggiori difficoltà e in grado di far fronte alle crisi presenti e future. La riapertura oggi è ancora piena di incertezze, ma è una sfida sulla quale occorre investire tutte le energie e le risorse”, spiega Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

 

“Occorre rispondere al forte rischio di aumento della povertà minorile e della dispersione scolastica, dopo il black out educativo che ha colpito tanti studenti che non sono riusciti ad accedere alla didattica a distanza. La voce dei genitori raccolta nell’indagine IPSOS conferma questo allarme, in relazione alla diminuzione delle disponibilità economiche per sostenere i percorsi di studio. Sul tasso di dispersione scolastica e di povertà educativa si misurerà il successo o il fallimento dell’intera politica di ripartenza del paese.”

 

L’Italia – sottolinea Save the Children nel suo rapporto – già prima della crisi presentava un quadro critico relativamente al fallimento scolastico, la dispersione e la povertà minorile. Il nostro Paese spende per l’istruzione e università circa il 4% del PIL (ultimo dato disponibile, 2018) rispetto al 4,6% della media EU[3]. La sola riforma del 2008 ha ridotto gli investimenti in istruzione di ben 8 miliardi di euro in 3 anni, operando dei tagli lineari, ovvero in percentuale sulla voce di costo, con poca attenzione al loro possibile impatto. La spesa per l’istruzione è così crollata dal 4,6% del 2008 al 4,1% del 2011, fino al minimo storico del 2016 e 2017 del 3,9%. Dal 2011 al 2016 l’Italia ha speso generalmente di più in interessi sul debito che sull’istruzione.

 

Il Rapporto dà anche conto della voce di più di 4.000 studenti e di diversi docenti e dirigenti scolastici di alcune scuole con cui l’Organizzazione collabora. L’ascolto delle necessità di tutti gli attori coinvolti, famiglie, studenti, docenti, comunità educante, in un momento così delicato deve rappresentare una priorità nella costruzione di interventi e politiche pubbliche finalizzate alla ripresa e alla resilienza, per scongiurare il rischio di misure inefficaci dal punto di vista del loro impatto reale.

 

“Molte scuole hanno dimostrato durante questi mesi la loro resilienza e la capacità di fronteggiare la crisi, nelle aree del Paese dove la povertà educativa è più forte. Per cambiare la scuola non abbiamo bisogno di progetti a tavolino, ma di partire da queste esperienze. Un investimento sulla scuola deve consentire di garantire ed estendere il tempo pieno, assicurare le mense scolastiche, un numero sufficiente di docenti, di personale amministrativo, di dirigenti scolastici, avere a cuore la sicurezza e la qualità dei luoghi in cui bambini e ragazzi vanno per imparare, favorire nuove e più inclusive modalità di apprendimento, con spazi e tempi di partecipazione”.

 

“Il Piano nazionale “Next Generation” che il governo italiano sta per presentare all’ Europa deve avere al suo centro questo obiettivo, se vuole rispondere a questo nome ambizioso, puntando anche al superamento della povertà educativa digitale delle scuole e degli studenti, emersa con tutta la sua evidenza nella fase di lockdown”, afferma ancora Raffaela Milano.

 

Nel corso degli anni Save the Children ha avviato una serie di progetti volti proprio a sperimentare approcci educativi più aperti e combattere efficacemente la povertà educativa. L’emergenza Coronavirus- Covid19 ha però reso necessario un ri-orientamento di tali iniziative per rispondere al learning loss dei bambini e degli adolescenti che vivono in contesti più svantaggiati, dovuto al lungo confinamento. È per questo motivo, che Save the Children ha lanciato, a giugno scorso, il programma ‘Riscriviamo il Futuro’, con l’ambizione di raggiungere 100 mila bambini e adolescenti sul territorio nazionale e le loro famiglie, nei prossimi 15 mesi.

 

La gestione familiare alle prese con il rientro a scuola: madri e nonni sono ancora i pilastri su cui poggia la gestione familiare

 

Una delle principali preoccupazioni delle famiglie campane arriva dal rischio di incompatibilità fra orari scolastici dei bambini che frequentano elementari e medie e quelli di lavoro dei genitori. Le soluzioni previste dai genitori differiscono a seconda della fascia di età dei figli, ma ancora una volta emerge il ruolo fondamentale di madri (18%) e nonni (21%) nel supporto alla gestione della routine familiare nel caso di bambini più piccoli (6-12 anni): un paradosso se si pensa che principalmente per proteggere i più anziani dal rischio di contagio, i bambini e gli adolescenti sono stati costretti a mesi di didattica a distanza e di lockdown. La rinuncia al lavoro o la riduzione dell’orario lavorativo sembra essere una delle opzioni delle famiglie, che ricade però molto di più sulle mamme (18%) che sui papà (2%).

 

L’organizzazione familiare è resa ancora più complessa dagli spostamenti che per molti studenti sono necessari per raggiungere la scuola. Garantire il rispetto delle norme sanitarie su mezzi pubblici e scolastici resta ancora un nodo irrisolto sui territori. Basti pensare che per il 15% degli studenti campani la scuola dista oltre 5 km da casa e per raggiungerla più di uno studente campano su 4 (il 26%) utilizza mezzi pubblici o scolastici.

 

Il recupero delle competenze perse e l’estate come opportunità perduta ancora per tanti bambini

 

Più della metà degli studenti campani (55%) ha riscontrato difficoltà nella fruizione della scuola a distanza imposta dal confinamento. Guardando più nel dettaglio ai voti riportati a fine anno scolastico dagli alunni, il 64% ha mantenuto inalterata la propria performance, il 24% ha registrato un miglioramento nei voti conseguiti a fine anno, mentre il restante 12% ha riportato voti peggiori.

 

Avere un’estate ricca di stimoli educativi e sociali avrebbe potuto essere un’utile opportunità per colmare almeno parzialmente le lacune scolastiche e di socialità create dal lockdown. Purtroppo sembrerebbe che si sia trattato di un’occasione persa ancora per tanti bambini, soprattutto per quelli che hanno sofferto di più l’emergenza, a causa anche delle ricadute economiche sulle famiglie. Solo un genitore campano su 3 dichiara di aver iscritto il proprio figlio a un centro estivo, che nel 51% dei casi è privato e che in media hanno frequentato per 19 giorni. Il 27% dei bambini ha potuto frequentare gratuitamente il centro estivo, per il 49% è stato necessario sostenere un costo inferiore agli 80 euro, mentre ben il 24% delle famiglie ha speso una cifra più alta.  La mancanza di offerta nel proprio territorio è stata la barriera più grande per chi non ha potuto frequentare i centri estivi (47%), mentre il  costo troppo elevato è stato motivo della rinuncia per un quarto delle famiglie. La crisi economica, nonostante la possibilità di accedere a contributi pubblici, ha avuto ripercussioni anche sulla possibilità dei bambini di andare in vacanza: più di 2 genitori su 5 hanno dichiarato che quest’ anno non sono andati via con la propria famiglia. Il principale ostacolo è rappresentato dai costi (37%). Non è trascurabile però la quota di chi ha rinunciato per motivi di lavoro (29%).

 

La crisi economica e la paura di “non potersi permettere” la scuola

 

La crisi economica generata dalla perdita di occupazione e guadagni a causa dell’emergenza Covid, ha ripercussioni significative sulla povertà educativa dei bambini nella Regione. Un numero significativo arriva ancora dall’indagine IPSOS, da cui emerge che più di 1 genitore campano su 6 crede di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici, e più di 1 genitore su 3 (36%, percentuale più elevata tra le 15 regioni italiane incluse nel sondaggio) ha fatto richiesta di un sussidio per affrontare i costi relativi al prossimo anno scolastico.

 

Altro elemento di preoccupazione, quello relativo alla mensa scolastica. Una preoccupazione che si conferma nelle risposte dei genitori campani all’indagine IPSOS: 7 genitori su 10 fra coloro che usufruiscono del servizio mensa si dichiarano preoccupati della possibile sospensione del servizio a causa delle norme anti-Covid, mentre quasi 1 genitore su 4 fra coloro che ne hanno usufruito negli anni passati per i propri figli di 4-12 anni, pensano di non poter sostenere le spese il prossimo anno. Anche le attività extra scolastiche di bambini e ragazzi sono a rischio, in questo caso anche per le norme di distanziamento oltre che per motivi economici: 3 genitori su 4 credono che il proprio figlio dovrà farne a meno per il prossimo anno.

 

“È oggi più che mai fondamentale per la ripartenza, garantire l’accesso ai servizi educativi per la prima infanzia a tutti i bambini. Nonostante i bambini 0-2 anni siano stati formalmente inclusi nel sistema di istruzione, la rete di servizi educativi per questa fascia di età – a partire dagli asili nido pubblici – è del tutto inadeguata e in alcune regioni del Sud di fatto inesistente”, spiega Raffaela Milano.

 

“La povertà educativa comincia sin dalla primissima infanzia e per questo riteniamo sia fondamentale che venga fatto un investimento ambizioso per rafforzare questa rete, nell’ambito degli interventi che dovranno essere messi in campo con le risorse del Next Generation Eu e che per essere all’altezza di questo nome non può dimenticare i bambini e in particolare i più piccoli”.

 

Per questo Save the Children ha chiesto che il piano nazionale del Recovery Resilience Fund affronti alcuni nodi cruciali, coerentemente con le Raccomandazioni specifiche del Consiglio Europeo  e le linee generali del Programma Nazionale Riforme 2020, tra cui la costruzione di una infrastruttura nazionale di servizi educativi per i bambini zero-due anni, assicurando entro il 2023, in tutte le regioni, l’accesso di almeno il 33% dei bambini, e raggiungendo, entro il 2027, l’obiettivo ambizioso, ma possibile, del servizio educativo zero-sei come diritto per tutti i bambini. Le altre richieste riguardano l’istituzione di una “patente digitale” per gli studenti delle scuole secondarie di primo grado, la creazione di aree ad “Alta densità educativa” nei territori più svantaggiati, un investimento per rendere le scuole belle, sicure, sostenibili e inclusive, la sperimentazione di una child guarantee in Italia.

 

“Riscriviamo il futuro”: il programma di Save the Children per il contrasto alla povertà educativa nell’emergenza Covid

 

‘Riscriviamo il Futuro’ ha, come obiettivo, quello di dare continuità all’apprendimento, assicurando a tutti i minori, soprattutto quelli che vivono in condizioni di svantaggio, l’accesso ad opportunità educative di qualità, attraverso l’innovazione e la didattica aperta. Per svolgere il programma ‘Riscriviamo il Futuro’ – realizzato grazie al prezioso contributo della Fondazione Bolton Hope - sono stati attivati 90 ‘Spazi Futuro’ in 26 località italiane, tra cui anche la Campania, avvalendosi delle reti già presenti sul territorio. Particolarmente significativo, all’interno del programma, è il progetto ‘Arcipelago Educativo’, sviluppato in collaborazione con la Fondazione Agnelli, obiettivo del progetto è favorire il benessere psicofisico di bambini e ragazzi, il consolidamento e il recupero di competenze di base e trasversali, la relazionalità tra pari e un più adeguato clima educativo in famiglia.

 

‘Riscriviamo il Futuro’  interviene su tre linee di intervento principali: garantire che il materiale scolastico necessario per la didattica a distanza (pc, tablet, connessione internet) raggiunga effettivamente tutti gli studenti che ne hanno bisogno; svolgimento di attività estive, quali laboratori artistici e ricreativi, attività ludiche e motorie, attività di promozione alla lettura e acquisizione di competenze digitali, accompagnamento allo studio, compatibilmente alle norme di sicurezza e sanitarie, in modo tale da consentire a bambini e ragazzi il recupero delle competenze cognitive e sociali compromesse dal lungo periodo di isolamento; programmare per tempo di interventi innovativi per la riorganizzazione della scuola e della didattica per l’a.s. 2020/2021, prevedendo anche un supporto materiale e educativo per gli studenti in maggiore difficoltà economica.

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SCUOLA - Campania, Save the Children, incertezza e preoccupazione per la riapertura aggravano la condizione delle famiglie più fragili

di Napoli Magazine

05/09/2020 - 12:21

Incertezza e preoccupazione sono i sentimenti con cui anche in Campania genitori e bambini affrontano la riapertura della scuola dopo il lungo lockdown che li ha tenuti lontani dalle aule a causa della pandemia di Covid-19. Per quanto riguarda la ripresa della didattica, al momento dell’indagine il 68% dei genitori pugliesi era a conoscenza della data di riapertura delle scuole, ma oltre 7 su 10 non avevano ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dalle scuole dei propri figli sulle modalità organizzative e sulle norme comportamentali per il prossimo anno scolastico. Solo il 30% dei genitori sapeva già se la classe del proprio figlio sarebbe stata divisa in gruppi.

 

Questo il quadro che emerge da una nuova ricerca “La scuola che verrà: attese, incertezze e sogni all’avvio del nuovo anno scolastico”, che contiene anche una rilevazione condotta in esclusiva da IPSOS per Save the Children[2] e che delinea la percezione dei genitori al momento della rilevazione, a pochi giorni dalla ripartenza del nuovo anno scolastico. In generale, guardando al nuovo anno, in Campania più di 7 genitori su 10 dichiarano di avere preoccupazioni relative al rientro a scuola: la principale è data dai rischi legati al mancato distanziamento fisico (60%) seguita dall’incertezza circa le modalità di ripresa (58%), e quindi dalle possibili variazioni di orario di entrata/uscita da scuola che potrebbero non essere compatibili con gli impegni lavorativi dei genitori (32%). In quest’ultimo caso, i nonni, per chi li ha, tornano ad essere il pilastro del welfare familiare (21%), o ci si organizzerà tra reti di famiglie (33%), ma se c’è da rinunciare al lavoro o ridurne l’orario saranno molto più le mamme a farlo (18%) che i papà (2%).

 

Tra le principali preoccupazioni con cui le famiglie campane si trovano a fare i conti con la ripresa dell’anno scolastico emerge anche l’apprensione legata alle difficoltà di apprendimento, dopo i lunghi mesi di lockdown e un’estate che non per tutti è stata l’occasione per recuperare il cosiddetto learning loss. Sebbene in Campania quasi tutti siano stati ammessi alla classe successiva senza debiti, il 15% dei genitori ritiene che il proprio figlio non sia pronto ad affrontarne il programma a causa della perdita di apprendimento conseguente alle condizioni imposte dal confinamento.

 

La preoccupazione per le condizioni economiche peggiorate negli ultimi mesi nella Regione, si riflette anche sul rientro a scuola: più di 1 genitore su 6 crede di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici, 7 genitori su 10 fra coloro che usufruiscono del servizio mensa si dichiarano preoccupati della possibile sospensione del servizio a causa delle norme anti-Covid, mentre 1 genitore su 4  su 10 fra coloro che ne hanno usufruito negli anni passati per i propri figli di 4-12 anni, pensano di non poter sostenere le spese il prossimo anno.

 

“La scuola è il luogo dove si combatte, in prima linea, anche in Campania, la battaglia contro la povertà educativa. L’obiettivo oggi da porsi non è tornare alla condizione pre-crisi, ma compiere un deciso passo in avanti sul diritto all’educazione di qualità per tutti, superando le gravi diseguaglianze che si sono consolidate in questi anni. Servono scuole sicure, aperte tutto il giorno, accoglienti verso chi affronta maggiori difficoltà e in grado di far fronte alle crisi presenti e future. La riapertura oggi è ancora piena di incertezze, ma è una sfida sulla quale occorre investire tutte le energie e le risorse”, spiega Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

 

“Occorre rispondere al forte rischio di aumento della povertà minorile e della dispersione scolastica, dopo il black out educativo che ha colpito tanti studenti che non sono riusciti ad accedere alla didattica a distanza. La voce dei genitori raccolta nell’indagine IPSOS conferma questo allarme, in relazione alla diminuzione delle disponibilità economiche per sostenere i percorsi di studio. Sul tasso di dispersione scolastica e di povertà educativa si misurerà il successo o il fallimento dell’intera politica di ripartenza del paese.”

 

L’Italia – sottolinea Save the Children nel suo rapporto – già prima della crisi presentava un quadro critico relativamente al fallimento scolastico, la dispersione e la povertà minorile. Il nostro Paese spende per l’istruzione e università circa il 4% del PIL (ultimo dato disponibile, 2018) rispetto al 4,6% della media EU[3]. La sola riforma del 2008 ha ridotto gli investimenti in istruzione di ben 8 miliardi di euro in 3 anni, operando dei tagli lineari, ovvero in percentuale sulla voce di costo, con poca attenzione al loro possibile impatto. La spesa per l’istruzione è così crollata dal 4,6% del 2008 al 4,1% del 2011, fino al minimo storico del 2016 e 2017 del 3,9%. Dal 2011 al 2016 l’Italia ha speso generalmente di più in interessi sul debito che sull’istruzione.

 

Il Rapporto dà anche conto della voce di più di 4.000 studenti e di diversi docenti e dirigenti scolastici di alcune scuole con cui l’Organizzazione collabora. L’ascolto delle necessità di tutti gli attori coinvolti, famiglie, studenti, docenti, comunità educante, in un momento così delicato deve rappresentare una priorità nella costruzione di interventi e politiche pubbliche finalizzate alla ripresa e alla resilienza, per scongiurare il rischio di misure inefficaci dal punto di vista del loro impatto reale.

 

“Molte scuole hanno dimostrato durante questi mesi la loro resilienza e la capacità di fronteggiare la crisi, nelle aree del Paese dove la povertà educativa è più forte. Per cambiare la scuola non abbiamo bisogno di progetti a tavolino, ma di partire da queste esperienze. Un investimento sulla scuola deve consentire di garantire ed estendere il tempo pieno, assicurare le mense scolastiche, un numero sufficiente di docenti, di personale amministrativo, di dirigenti scolastici, avere a cuore la sicurezza e la qualità dei luoghi in cui bambini e ragazzi vanno per imparare, favorire nuove e più inclusive modalità di apprendimento, con spazi e tempi di partecipazione”.

 

“Il Piano nazionale “Next Generation” che il governo italiano sta per presentare all’ Europa deve avere al suo centro questo obiettivo, se vuole rispondere a questo nome ambizioso, puntando anche al superamento della povertà educativa digitale delle scuole e degli studenti, emersa con tutta la sua evidenza nella fase di lockdown”, afferma ancora Raffaela Milano.

 

Nel corso degli anni Save the Children ha avviato una serie di progetti volti proprio a sperimentare approcci educativi più aperti e combattere efficacemente la povertà educativa. L’emergenza Coronavirus- Covid19 ha però reso necessario un ri-orientamento di tali iniziative per rispondere al learning loss dei bambini e degli adolescenti che vivono in contesti più svantaggiati, dovuto al lungo confinamento. È per questo motivo, che Save the Children ha lanciato, a giugno scorso, il programma ‘Riscriviamo il Futuro’, con l’ambizione di raggiungere 100 mila bambini e adolescenti sul territorio nazionale e le loro famiglie, nei prossimi 15 mesi.

 

La gestione familiare alle prese con il rientro a scuola: madri e nonni sono ancora i pilastri su cui poggia la gestione familiare

 

Una delle principali preoccupazioni delle famiglie campane arriva dal rischio di incompatibilità fra orari scolastici dei bambini che frequentano elementari e medie e quelli di lavoro dei genitori. Le soluzioni previste dai genitori differiscono a seconda della fascia di età dei figli, ma ancora una volta emerge il ruolo fondamentale di madri (18%) e nonni (21%) nel supporto alla gestione della routine familiare nel caso di bambini più piccoli (6-12 anni): un paradosso se si pensa che principalmente per proteggere i più anziani dal rischio di contagio, i bambini e gli adolescenti sono stati costretti a mesi di didattica a distanza e di lockdown. La rinuncia al lavoro o la riduzione dell’orario lavorativo sembra essere una delle opzioni delle famiglie, che ricade però molto di più sulle mamme (18%) che sui papà (2%).

 

L’organizzazione familiare è resa ancora più complessa dagli spostamenti che per molti studenti sono necessari per raggiungere la scuola. Garantire il rispetto delle norme sanitarie su mezzi pubblici e scolastici resta ancora un nodo irrisolto sui territori. Basti pensare che per il 15% degli studenti campani la scuola dista oltre 5 km da casa e per raggiungerla più di uno studente campano su 4 (il 26%) utilizza mezzi pubblici o scolastici.

 

Il recupero delle competenze perse e l’estate come opportunità perduta ancora per tanti bambini

 

Più della metà degli studenti campani (55%) ha riscontrato difficoltà nella fruizione della scuola a distanza imposta dal confinamento. Guardando più nel dettaglio ai voti riportati a fine anno scolastico dagli alunni, il 64% ha mantenuto inalterata la propria performance, il 24% ha registrato un miglioramento nei voti conseguiti a fine anno, mentre il restante 12% ha riportato voti peggiori.

 

Avere un’estate ricca di stimoli educativi e sociali avrebbe potuto essere un’utile opportunità per colmare almeno parzialmente le lacune scolastiche e di socialità create dal lockdown. Purtroppo sembrerebbe che si sia trattato di un’occasione persa ancora per tanti bambini, soprattutto per quelli che hanno sofferto di più l’emergenza, a causa anche delle ricadute economiche sulle famiglie. Solo un genitore campano su 3 dichiara di aver iscritto il proprio figlio a un centro estivo, che nel 51% dei casi è privato e che in media hanno frequentato per 19 giorni. Il 27% dei bambini ha potuto frequentare gratuitamente il centro estivo, per il 49% è stato necessario sostenere un costo inferiore agli 80 euro, mentre ben il 24% delle famiglie ha speso una cifra più alta.  La mancanza di offerta nel proprio territorio è stata la barriera più grande per chi non ha potuto frequentare i centri estivi (47%), mentre il  costo troppo elevato è stato motivo della rinuncia per un quarto delle famiglie. La crisi economica, nonostante la possibilità di accedere a contributi pubblici, ha avuto ripercussioni anche sulla possibilità dei bambini di andare in vacanza: più di 2 genitori su 5 hanno dichiarato che quest’ anno non sono andati via con la propria famiglia. Il principale ostacolo è rappresentato dai costi (37%). Non è trascurabile però la quota di chi ha rinunciato per motivi di lavoro (29%).

 

La crisi economica e la paura di “non potersi permettere” la scuola

 

La crisi economica generata dalla perdita di occupazione e guadagni a causa dell’emergenza Covid, ha ripercussioni significative sulla povertà educativa dei bambini nella Regione. Un numero significativo arriva ancora dall’indagine IPSOS, da cui emerge che più di 1 genitore campano su 6 crede di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici, e più di 1 genitore su 3 (36%, percentuale più elevata tra le 15 regioni italiane incluse nel sondaggio) ha fatto richiesta di un sussidio per affrontare i costi relativi al prossimo anno scolastico.

 

Altro elemento di preoccupazione, quello relativo alla mensa scolastica. Una preoccupazione che si conferma nelle risposte dei genitori campani all’indagine IPSOS: 7 genitori su 10 fra coloro che usufruiscono del servizio mensa si dichiarano preoccupati della possibile sospensione del servizio a causa delle norme anti-Covid, mentre quasi 1 genitore su 4 fra coloro che ne hanno usufruito negli anni passati per i propri figli di 4-12 anni, pensano di non poter sostenere le spese il prossimo anno. Anche le attività extra scolastiche di bambini e ragazzi sono a rischio, in questo caso anche per le norme di distanziamento oltre che per motivi economici: 3 genitori su 4 credono che il proprio figlio dovrà farne a meno per il prossimo anno.

 

“È oggi più che mai fondamentale per la ripartenza, garantire l’accesso ai servizi educativi per la prima infanzia a tutti i bambini. Nonostante i bambini 0-2 anni siano stati formalmente inclusi nel sistema di istruzione, la rete di servizi educativi per questa fascia di età – a partire dagli asili nido pubblici – è del tutto inadeguata e in alcune regioni del Sud di fatto inesistente”, spiega Raffaela Milano.

 

“La povertà educativa comincia sin dalla primissima infanzia e per questo riteniamo sia fondamentale che venga fatto un investimento ambizioso per rafforzare questa rete, nell’ambito degli interventi che dovranno essere messi in campo con le risorse del Next Generation Eu e che per essere all’altezza di questo nome non può dimenticare i bambini e in particolare i più piccoli”.

 

Per questo Save the Children ha chiesto che il piano nazionale del Recovery Resilience Fund affronti alcuni nodi cruciali, coerentemente con le Raccomandazioni specifiche del Consiglio Europeo  e le linee generali del Programma Nazionale Riforme 2020, tra cui la costruzione di una infrastruttura nazionale di servizi educativi per i bambini zero-due anni, assicurando entro il 2023, in tutte le regioni, l’accesso di almeno il 33% dei bambini, e raggiungendo, entro il 2027, l’obiettivo ambizioso, ma possibile, del servizio educativo zero-sei come diritto per tutti i bambini. Le altre richieste riguardano l’istituzione di una “patente digitale” per gli studenti delle scuole secondarie di primo grado, la creazione di aree ad “Alta densità educativa” nei territori più svantaggiati, un investimento per rendere le scuole belle, sicure, sostenibili e inclusive, la sperimentazione di una child guarantee in Italia.

 

“Riscriviamo il futuro”: il programma di Save the Children per il contrasto alla povertà educativa nell’emergenza Covid

 

‘Riscriviamo il Futuro’ ha, come obiettivo, quello di dare continuità all’apprendimento, assicurando a tutti i minori, soprattutto quelli che vivono in condizioni di svantaggio, l’accesso ad opportunità educative di qualità, attraverso l’innovazione e la didattica aperta. Per svolgere il programma ‘Riscriviamo il Futuro’ – realizzato grazie al prezioso contributo della Fondazione Bolton Hope - sono stati attivati 90 ‘Spazi Futuro’ in 26 località italiane, tra cui anche la Campania, avvalendosi delle reti già presenti sul territorio. Particolarmente significativo, all’interno del programma, è il progetto ‘Arcipelago Educativo’, sviluppato in collaborazione con la Fondazione Agnelli, obiettivo del progetto è favorire il benessere psicofisico di bambini e ragazzi, il consolidamento e il recupero di competenze di base e trasversali, la relazionalità tra pari e un più adeguato clima educativo in famiglia.

 

‘Riscriviamo il Futuro’  interviene su tre linee di intervento principali: garantire che il materiale scolastico necessario per la didattica a distanza (pc, tablet, connessione internet) raggiunga effettivamente tutti gli studenti che ne hanno bisogno; svolgimento di attività estive, quali laboratori artistici e ricreativi, attività ludiche e motorie, attività di promozione alla lettura e acquisizione di competenze digitali, accompagnamento allo studio, compatibilmente alle norme di sicurezza e sanitarie, in modo tale da consentire a bambini e ragazzi il recupero delle competenze cognitive e sociali compromesse dal lungo periodo di isolamento; programmare per tempo di interventi innovativi per la riorganizzazione della scuola e della didattica per l’a.s. 2020/2021, prevedendo anche un supporto materiale e educativo per gli studenti in maggiore difficoltà economica.