Tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump torna aria di tempesta. Il presidente Usa ha nuovamente definito quello ucraino "il più grande venditore del mondo" e ha avvertito che per l'Ucraina non spenderà più "alcun soldo". Non certo un buon viatico per gli incontri annunciati nel prossimo fine settimana da Zelensky a Washington tra delegazioni ucraina e americana sul processo di pace. Anche perché il tycoon ha fatto sapere che è tornato a parlare con Vladimir Putin dopo il colloquio telefonico avuto con lui lunedì scorso, mentre riceveva alla Casa Bianca il leader dell'Ucraina e dei Paesi europei. "Abbiamo avuto una buona conversazione, tutte le nostre conversazioni sono buone", ha tenuto a sottolineare. Solo poche ore prima Zelensky aveva polemizzato con il vice presidente Usa JD Vance, colui che il 28 febbraio aveva dato il via al famoso alterco nello Studio Ovale e che domenica aveva riconosciuto al presidente russo di avere fatto "concessioni importanti a Donald Trump per la prima volta in tre anni e mezzo" di conflitto. La Russia, aveva aggiunto Vance, si è rivelata "molto flessibile su alcune delle sue esigenze fondamentali". Niente di più falso secondo il presidente ucraino. "Per quanto riguarda le concessioni della Russia - ha affermato Zelensky - non ne so nulla. Non credo che le cose dette dalla parte russa, ovvero che sono pronti a non continuare a occupare l'Ucraina, siano concessioni. Non credo che siano concessioni il fatto che ci stanno offrendo di ritirarci da territori che la Russia non controlla". E poi ha ricordato polemicamente che sono stati proprio gli Usa "a proporre, il 7 marzo", un cessate il fuoco, quello che adesso Trump ritiene non sia necessario per avviare le trattative di pace. A frenare il nuovo attacco di Trump a Zelensky non è servito nemmeno il fatto che nelle stesse ore il presidente ucraino avesse in programma un incontro con l'inviato speciale del presidente Usa per l'Ucraina, Keith Kellogg, in vista dei colloqui a Washington. "Non spendiamo piu' alcun soldo per l'Ucraina, noi trattiamo con la Nato e non con l'Ucraina", ha affermato l'inquilino della Casa Bianca, ribadendo quanto detto il mese scorso, cioè che le armi americane da inviare a Kiev avrebbero dovuto essere pagate d'ora in poi dai Paesi europei. Prima Zelensky, ha aggiunto, "ogni volta che se ne andava dalla Casa Bianca si portava via milioni di dollari". Quanto alle difficoltà nell'organizzare il vertice fra i presidenti ucraino e russo, Trump le ha liquidate dicendo che "Putin non vuole incontrare Zelensky perché non gli piace". E comunque "la guerra in Ucraina si è rivelata uno scontro tra caratteri". Preoccupante per Kiev e i Paesi europei è anche l'affermazione di Trump secondo la quale finora non sono state discusse garanzie di sicurezza specifiche per Kiev, anche se gli Stati Uniti saranno in campo per questo. Parole che contrastano con quelle di fonti europee vicine ai negoziati, secondo le quali negli ultimi dieci giorni gli Stati Uniti si sono concentrati su questo dossier e si sono registrati "progressi significativi". Da parte sua, invece, il portavoce della Cancelleria tedesca, Stefan Kornelius, ha avvertito che "saranno necessarie lunghe trattative" per puntare alla pace, tenuto conto della "complessità" del confronto. "La guerra in Ucraina non si chiuderà certo in una settimana", ha insistito il portavoce. Intanto la Cina ha seccamente smentito una notizia della Welt am Sonntag, che citando fonti diplomatiche europee aveva scritto che Pechino sarebbe pronta a inviare forze di peacekeeping in Ucraina su mandato Onu. "Le notizie in questione non sono vere", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Guo Jiakun. Sul terreno, infine, il ministero della Difesa di Mosca ha rivendicato la conquista di un altro villaggio nella regione ucraina di Dnipropetrovsk, che non è tra le quattro rivendicate dalla Russia insieme alla Crimea, annessa nel 2014.
di Napoli Magazine
25/08/2025 - 21:05
Tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump torna aria di tempesta. Il presidente Usa ha nuovamente definito quello ucraino "il più grande venditore del mondo" e ha avvertito che per l'Ucraina non spenderà più "alcun soldo". Non certo un buon viatico per gli incontri annunciati nel prossimo fine settimana da Zelensky a Washington tra delegazioni ucraina e americana sul processo di pace. Anche perché il tycoon ha fatto sapere che è tornato a parlare con Vladimir Putin dopo il colloquio telefonico avuto con lui lunedì scorso, mentre riceveva alla Casa Bianca il leader dell'Ucraina e dei Paesi europei. "Abbiamo avuto una buona conversazione, tutte le nostre conversazioni sono buone", ha tenuto a sottolineare. Solo poche ore prima Zelensky aveva polemizzato con il vice presidente Usa JD Vance, colui che il 28 febbraio aveva dato il via al famoso alterco nello Studio Ovale e che domenica aveva riconosciuto al presidente russo di avere fatto "concessioni importanti a Donald Trump per la prima volta in tre anni e mezzo" di conflitto. La Russia, aveva aggiunto Vance, si è rivelata "molto flessibile su alcune delle sue esigenze fondamentali". Niente di più falso secondo il presidente ucraino. "Per quanto riguarda le concessioni della Russia - ha affermato Zelensky - non ne so nulla. Non credo che le cose dette dalla parte russa, ovvero che sono pronti a non continuare a occupare l'Ucraina, siano concessioni. Non credo che siano concessioni il fatto che ci stanno offrendo di ritirarci da territori che la Russia non controlla". E poi ha ricordato polemicamente che sono stati proprio gli Usa "a proporre, il 7 marzo", un cessate il fuoco, quello che adesso Trump ritiene non sia necessario per avviare le trattative di pace. A frenare il nuovo attacco di Trump a Zelensky non è servito nemmeno il fatto che nelle stesse ore il presidente ucraino avesse in programma un incontro con l'inviato speciale del presidente Usa per l'Ucraina, Keith Kellogg, in vista dei colloqui a Washington. "Non spendiamo piu' alcun soldo per l'Ucraina, noi trattiamo con la Nato e non con l'Ucraina", ha affermato l'inquilino della Casa Bianca, ribadendo quanto detto il mese scorso, cioè che le armi americane da inviare a Kiev avrebbero dovuto essere pagate d'ora in poi dai Paesi europei. Prima Zelensky, ha aggiunto, "ogni volta che se ne andava dalla Casa Bianca si portava via milioni di dollari". Quanto alle difficoltà nell'organizzare il vertice fra i presidenti ucraino e russo, Trump le ha liquidate dicendo che "Putin non vuole incontrare Zelensky perché non gli piace". E comunque "la guerra in Ucraina si è rivelata uno scontro tra caratteri". Preoccupante per Kiev e i Paesi europei è anche l'affermazione di Trump secondo la quale finora non sono state discusse garanzie di sicurezza specifiche per Kiev, anche se gli Stati Uniti saranno in campo per questo. Parole che contrastano con quelle di fonti europee vicine ai negoziati, secondo le quali negli ultimi dieci giorni gli Stati Uniti si sono concentrati su questo dossier e si sono registrati "progressi significativi". Da parte sua, invece, il portavoce della Cancelleria tedesca, Stefan Kornelius, ha avvertito che "saranno necessarie lunghe trattative" per puntare alla pace, tenuto conto della "complessità" del confronto. "La guerra in Ucraina non si chiuderà certo in una settimana", ha insistito il portavoce. Intanto la Cina ha seccamente smentito una notizia della Welt am Sonntag, che citando fonti diplomatiche europee aveva scritto che Pechino sarebbe pronta a inviare forze di peacekeeping in Ucraina su mandato Onu. "Le notizie in questione non sono vere", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Guo Jiakun. Sul terreno, infine, il ministero della Difesa di Mosca ha rivendicato la conquista di un altro villaggio nella regione ucraina di Dnipropetrovsk, che non è tra le quattro rivendicate dalla Russia insieme alla Crimea, annessa nel 2014.