Calcio
IL COMMENTO - Cosmi: "Ounas è un cavallo di razza, Osimhen il più forte in Serie A"
29.12.2021 20:54 di Napoli Magazine

Serse Cosmi, allenatore, ha rilasciato alcune dichiarazioni a "Stadio Aperto" su TMW Radio: "Le prime dieci partite del Napoli facevano presupporre a qualcosa di incredibile. Poi purtroppo sono incappati in qualche difficoltà, a mio avviso dovuto soprattutto a problemi di infortuni e Covid che hanno compromesso quell'avvio. L'Inter, partita in sordina rispetto a loro e al Milan, ha trovato continuità di rendimento e risultati positivi: senza problemi di organico oggi guidano la classifica".

 

Quanto pesa la sfortuna del Napoli, e che giocatore è Anguissa?
"Pensavano di aver preso un giocatore forte e di prospettiva ma questo è arrivato e il giorno dopo era già il migliore in campo. Prima è stato tra i grandi vantaggi e oggi tra i problemi, perché è venuto meno. Hanno perso anche Koulibaly, i mediani... Certo, le ultime sconfitte con Empoli e Spezia non me le aspettavo".

 

Era lecito attendersi un Ounas più coinvolto nel Napoli?
"Per come la vedo io, il suo primo obiettivo per questa stagione era farsi considerare da Napoli e l'ha centrato, perché Spalletti si è subito accorto delle sue enormi potenzialità. Al completo però il Napoli ha una batteria notevole sulla trequarti, per scavalcare certi giocatori devi faticare. Quando sembrava essersi ritagliato qualcosa di importante ha avuto un infortunio ma anche quando è entrato è sempre stato d'impatto".

 

Possiamo rivelare che Spalletti le ha chiesto consiglio?
"Sono colloqui normali, sia io che lui apparteniamo a una generazione di allenatori che tra loro parlano. C'è collaborazione, io gli ho solo dato il mio parere e gli ho detto che è un cavallo di razza, uno di quelli con la gamba da campione e non inferiore ai Cuadrado, Muriel o altri che ho potuto allenare, come potenzialità. Poi la differenza, però, la fanno gli ultimi tre centimetri di testa".

 

Perché Simy fa così tanta fatica a Salerno?
"Premetto che quando sono arrivato a Crotone, Simy aveva già segnato sei-sette gol anche se erano cinque partite di fila che stava fuori ed aveva perso un po' di fiducia. Gli ho dato una maglia che ha sfruttato benissimo, andando non oltre le sue possibilità ma proprio al top: lui è un attaccante con caratteristiche precise, se gioca troppo lontano dalla porta non si esprime. Non attacca la profondità, il fisico non glielo permette, di testa a centrocampo non è un gran colpitore. Negli ultimi venti metri però ha una maniera speciale di concludere e i gol dentro. Non dico che va costruita una squadra per lui, ma se giochi a settanta metri dalla porta è inutile prendere Simy".

 

Due giorni per il destino della Salernitana. Che riflessioni si devono fare?
"Ogni anno purtroppo scompaiono squadre. Io l'unico pensiero lo faccio per i tifosi, gli altri invece sono quelli che determinano e tanto nessuno ci rimetterà mai quanto i tifosi. La propria squadra di calcio ha un valore enorme, agli altri non voglio pensarci: si è arrivati in questa situazione assurda ma c'era il modo per poterla evitare".

 

Al gol decisivo di Messias a Madrid cosa ha pensato?
"Una grande felicità per lui, più che per me. Io l'ho potuto allenare a Crotone ed è stata una fortuna: credo di aver visto palesemente le sue potenzialità da giocatore di assoluto livello, non solo buono. Poi è nata tutta la favola dell'amatore ma io sono abituato a guardare in campo, negli allenamenti, la faccia e mi sono permesso di dire che poteva giocare tranquillamente in una delle otto big del campionato. Ci ho azzeccato. Il suo problema è stato un lungo infortunio".

 

Eppure il sistema sembra volerle sabotare, certe storie.
"La pressione che viene messa sui ragazzi riguarda solo due categorie: giornalisti e procuratori. Chi sta nel calcio sa che c'è un tempo per tutto e che nessuno diventa campione dopo due mesi fatti bene. Il tempo ci vuole. I giovani, se sono forti, in Italia giocano già a diciott'anni il punto è che non appena fa qualcosa di buono ecco che parte il mondo. Se resistono anche a questo, vuol dire che sono mostri: siccome invece spesso sono ragazzi, succede che li perdi qualche anno".

 

Chi il più forte giocatore della Serie A?
"Considerando l'età e quanto può migliorare direi Osimhen. Decisivo perché fa tutto ciò che l'allenatore vuole da un attaccante".

 

Lei ha allenato Vicario: che ricordo ne ha?
"Per me è fortissimo: ha voglia di migliorarsi e capacità di essere partecipe durante le partite. Poi ha anche carattere, sa come venire fuori da certe situazioni. Sarà un sicuro protagonista dei prossimi anni nel ruolo".

 

Un altro che conosce, Caldara, sta tornando a giocare con continuità.
"Lui è stato troppo condizionato dagli infortuni perché ha la struttura da calciatore vero. Gli anni fatti a Cesena e Trapani l'hanno forgiato, erano due piazze che pretendevano. Io con lui mi sbilanciai e gli dissi, visto che era dell'Atalanta, che il suo futuro era lì. Oggi ha ritrovato semplicemente fiducia in se stesso e nelle sue qualità".

 

Baldini sembra rinato al Cittadella.
"Il Cittadella è da premiare come un centro di recupero per giovani talenti! Penso anche a D'Urso, per esempio, che è dovuto andare a giocare in Grecia. Baldini ha una storia ancora più assurda: aveva una gamba da Serie A, che oggi dimostra ancora, ma doveva trovare un ruolo. Io l'ho usato quinto, punta, interno... Aveva potenzialità ma non capivo dove sfruttarle meglio. Il comune denominatore, comunque, è Giaretta".

 

Cosa cerca oggi Serse Cosmi?
"Il mio obiettivo sarebbe quello di iniziare una stagione e non intendo un anno solare. Se si guarda il mio curriculum, il meglio l'ho sempre dato quando allenavo dall'inizio. Mi sono rotto le balle di fare il Dottor Morte, che porta all'eutanasia delle squadre! Alla fine valorizzare i giocatori purtroppo non conta niente: cerco una società che valorizzi me dopo averlo fatto io con giocatori ma anche con presidenti e qualche ds che oggi neanche mi chiama più. Nel nostro mestiere l'esperienza sembra più un limite che una qualità, eppure io mi sento meglio di prima su alcune cose".

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IL COMMENTO - Cosmi: "Ounas è un cavallo di razza, Osimhen il più forte in Serie A"

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29/12/2024 - 20:54

Serse Cosmi, allenatore, ha rilasciato alcune dichiarazioni a "Stadio Aperto" su TMW Radio: "Le prime dieci partite del Napoli facevano presupporre a qualcosa di incredibile. Poi purtroppo sono incappati in qualche difficoltà, a mio avviso dovuto soprattutto a problemi di infortuni e Covid che hanno compromesso quell'avvio. L'Inter, partita in sordina rispetto a loro e al Milan, ha trovato continuità di rendimento e risultati positivi: senza problemi di organico oggi guidano la classifica".

 

Quanto pesa la sfortuna del Napoli, e che giocatore è Anguissa?
"Pensavano di aver preso un giocatore forte e di prospettiva ma questo è arrivato e il giorno dopo era già il migliore in campo. Prima è stato tra i grandi vantaggi e oggi tra i problemi, perché è venuto meno. Hanno perso anche Koulibaly, i mediani... Certo, le ultime sconfitte con Empoli e Spezia non me le aspettavo".

 

Era lecito attendersi un Ounas più coinvolto nel Napoli?
"Per come la vedo io, il suo primo obiettivo per questa stagione era farsi considerare da Napoli e l'ha centrato, perché Spalletti si è subito accorto delle sue enormi potenzialità. Al completo però il Napoli ha una batteria notevole sulla trequarti, per scavalcare certi giocatori devi faticare. Quando sembrava essersi ritagliato qualcosa di importante ha avuto un infortunio ma anche quando è entrato è sempre stato d'impatto".

 

Possiamo rivelare che Spalletti le ha chiesto consiglio?
"Sono colloqui normali, sia io che lui apparteniamo a una generazione di allenatori che tra loro parlano. C'è collaborazione, io gli ho solo dato il mio parere e gli ho detto che è un cavallo di razza, uno di quelli con la gamba da campione e non inferiore ai Cuadrado, Muriel o altri che ho potuto allenare, come potenzialità. Poi la differenza, però, la fanno gli ultimi tre centimetri di testa".

 

Perché Simy fa così tanta fatica a Salerno?
"Premetto che quando sono arrivato a Crotone, Simy aveva già segnato sei-sette gol anche se erano cinque partite di fila che stava fuori ed aveva perso un po' di fiducia. Gli ho dato una maglia che ha sfruttato benissimo, andando non oltre le sue possibilità ma proprio al top: lui è un attaccante con caratteristiche precise, se gioca troppo lontano dalla porta non si esprime. Non attacca la profondità, il fisico non glielo permette, di testa a centrocampo non è un gran colpitore. Negli ultimi venti metri però ha una maniera speciale di concludere e i gol dentro. Non dico che va costruita una squadra per lui, ma se giochi a settanta metri dalla porta è inutile prendere Simy".

 

Due giorni per il destino della Salernitana. Che riflessioni si devono fare?
"Ogni anno purtroppo scompaiono squadre. Io l'unico pensiero lo faccio per i tifosi, gli altri invece sono quelli che determinano e tanto nessuno ci rimetterà mai quanto i tifosi. La propria squadra di calcio ha un valore enorme, agli altri non voglio pensarci: si è arrivati in questa situazione assurda ma c'era il modo per poterla evitare".

 

Al gol decisivo di Messias a Madrid cosa ha pensato?
"Una grande felicità per lui, più che per me. Io l'ho potuto allenare a Crotone ed è stata una fortuna: credo di aver visto palesemente le sue potenzialità da giocatore di assoluto livello, non solo buono. Poi è nata tutta la favola dell'amatore ma io sono abituato a guardare in campo, negli allenamenti, la faccia e mi sono permesso di dire che poteva giocare tranquillamente in una delle otto big del campionato. Ci ho azzeccato. Il suo problema è stato un lungo infortunio".

 

Eppure il sistema sembra volerle sabotare, certe storie.
"La pressione che viene messa sui ragazzi riguarda solo due categorie: giornalisti e procuratori. Chi sta nel calcio sa che c'è un tempo per tutto e che nessuno diventa campione dopo due mesi fatti bene. Il tempo ci vuole. I giovani, se sono forti, in Italia giocano già a diciott'anni il punto è che non appena fa qualcosa di buono ecco che parte il mondo. Se resistono anche a questo, vuol dire che sono mostri: siccome invece spesso sono ragazzi, succede che li perdi qualche anno".

 

Chi il più forte giocatore della Serie A?
"Considerando l'età e quanto può migliorare direi Osimhen. Decisivo perché fa tutto ciò che l'allenatore vuole da un attaccante".

 

Lei ha allenato Vicario: che ricordo ne ha?
"Per me è fortissimo: ha voglia di migliorarsi e capacità di essere partecipe durante le partite. Poi ha anche carattere, sa come venire fuori da certe situazioni. Sarà un sicuro protagonista dei prossimi anni nel ruolo".

 

Un altro che conosce, Caldara, sta tornando a giocare con continuità.
"Lui è stato troppo condizionato dagli infortuni perché ha la struttura da calciatore vero. Gli anni fatti a Cesena e Trapani l'hanno forgiato, erano due piazze che pretendevano. Io con lui mi sbilanciai e gli dissi, visto che era dell'Atalanta, che il suo futuro era lì. Oggi ha ritrovato semplicemente fiducia in se stesso e nelle sue qualità".

 

Baldini sembra rinato al Cittadella.
"Il Cittadella è da premiare come un centro di recupero per giovani talenti! Penso anche a D'Urso, per esempio, che è dovuto andare a giocare in Grecia. Baldini ha una storia ancora più assurda: aveva una gamba da Serie A, che oggi dimostra ancora, ma doveva trovare un ruolo. Io l'ho usato quinto, punta, interno... Aveva potenzialità ma non capivo dove sfruttarle meglio. Il comune denominatore, comunque, è Giaretta".

 

Cosa cerca oggi Serse Cosmi?
"Il mio obiettivo sarebbe quello di iniziare una stagione e non intendo un anno solare. Se si guarda il mio curriculum, il meglio l'ho sempre dato quando allenavo dall'inizio. Mi sono rotto le balle di fare il Dottor Morte, che porta all'eutanasia delle squadre! Alla fine valorizzare i giocatori purtroppo non conta niente: cerco una società che valorizzi me dopo averlo fatto io con giocatori ma anche con presidenti e qualche ds che oggi neanche mi chiama più. Nel nostro mestiere l'esperienza sembra più un limite che una qualità, eppure io mi sento meglio di prima su alcune cose".