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IL RICORDO - Marcolin: "Mihajlovic? Papà straordinario e severo, ma si scioglieva appena i ragazzi gli facevano gli occhioni"
07.09.2025 12:16 di Napoli Magazine
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Dario Marcolin, ex centrocampista, ha rilasciato un'intervista a la Gazzetta dello Sport ricordano Sven Goran Eriksson, suo allenatore ai tempi della Lazio con cui ha avuto un grande rapporto: "Le partite a tennis con lui! A volte vincevo a volte no. Era il classico ‘pallettaro’, uno scambio durava 15 o 20 colpi. Una persona perbene, aveva una soluzione per tutto e per tutti, nello spogliatoio nessuno ce l’aveva mai con lui, nemmeno quelli che non giocavano. Aveva 30 calciatori in rosa? Costruiva 30 rapporti importanti. Un gentiluomo. Quella grande Lazio è merito suo e della sua calma. Poi in campo si affidava molto ai suoi giocatori: numero uno nella gestione dello spogliatoio. Mihajlovic? Sì, all’Inter e poi sono stato il suo secondo a Catania e Firenze. Le nostre famiglie sono molto unite. Ho vissuto Sinisa in ogni sua fase. Papà straordinario, severo ma poi si scioglieva appena i ragazzi gli facevano gli occhioni. Allenatore diretto. Pretendeva sempre qualcosa di nuovo. Mi martellava su questo".

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IL RICORDO - Marcolin: "Mihajlovic? Papà straordinario e severo, ma si scioglieva appena i ragazzi gli facevano gli occhioni"

di Napoli Magazine

07/09/2025 - 12:16

Dario Marcolin, ex centrocampista, ha rilasciato un'intervista a la Gazzetta dello Sport ricordano Sven Goran Eriksson, suo allenatore ai tempi della Lazio con cui ha avuto un grande rapporto: "Le partite a tennis con lui! A volte vincevo a volte no. Era il classico ‘pallettaro’, uno scambio durava 15 o 20 colpi. Una persona perbene, aveva una soluzione per tutto e per tutti, nello spogliatoio nessuno ce l’aveva mai con lui, nemmeno quelli che non giocavano. Aveva 30 calciatori in rosa? Costruiva 30 rapporti importanti. Un gentiluomo. Quella grande Lazio è merito suo e della sua calma. Poi in campo si affidava molto ai suoi giocatori: numero uno nella gestione dello spogliatoio. Mihajlovic? Sì, all’Inter e poi sono stato il suo secondo a Catania e Firenze. Le nostre famiglie sono molto unite. Ho vissuto Sinisa in ogni sua fase. Papà straordinario, severo ma poi si scioglieva appena i ragazzi gli facevano gli occhioni. Allenatore diretto. Pretendeva sempre qualcosa di nuovo. Mi martellava su questo".