Calcio
INTER - Acerbi: "Champions? Credevamo davvero di poterla vincere"
24.09.2025 19:23 di Napoli Magazine
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Francesco Acerbi, difensore dell’Inter, ha rilasciato un’intervista a Sky Sport in occasione dell’uscita del suo libro “Io, Guerriero”: "Dopo la malattia ho vissuto una vera e propria rinascita calcistica. È stato un momento complicato, ma da lì è iniziato il mio percorso personale, in cui ho provato - e provo tuttora - a raccogliere quante più soddisfazioni possibili. La sfida con il Barcellona? Una serata incredibile, probabilmente la più bella, anche se alla fine non abbiamo alzato trofei. Tutto è arrivato in modo naturale, sono sensazioni che ti nascono dentro e che impari ad accettare perché più grandi di te. Una volta che capisci davvero cosa vuoi, la strada si fa meno ripida. La vita va curata nei dettagli, ma tutto parte dalla testa: cercare scuse significa finire in un vortice da cui non esci più. Gol Barcellona? Ricordo bene il 3-2 di Raphinha. Non ero arrabbiato, perché nel secondo tempo il Barça non aveva praticamente mai tirato in porta. È una squadra fortissima, ma ho pensato: “Andiamo avanti, tanto cambia poco se finisce 3-2 o 4-2”. Se la palla arriva, devo esserci. Per fortuna Denzel ha messo un gran cross e sono riuscito a segnare. È stata un’emozione enorme, pur sapendo che il percorso era ancora lungo. La finale di Champions contro il PSG? Dopo la partita non c’era rabbia, piuttosto tanta stanchezza mentale. In quella settimana avevamo battuto Bayern e Barcellona, credevamo davvero di poterla vincere. Ma contro certe squadre non basta dare il 100%, servono energie fresche e loro quella sera sono stati perfetti. Spalletti? Ho semplicemente raccontato i fatti. Dopo l’operazione che mi ha impedito di andare all’Europeo, non ho più ricevuto una chiamata. Non me lo aspettavo, ma è il ct che decide. Alcune dichiarazioni hanno peggiorato la situazione e alla fine ho scelto io di non esserci. Spalletti mi ha telefonato la mattina prima, lasciando intendere di voler chiarire. Avrei giocato con la Norvegia e poi stop, non mi ha parlato di futuro né di Mondiale. Mi sono sentito usato: a 37 anni non avevo voglia di fare questa esperienza. Non sono Messi o Pelé, ma neppure merito di essere trattato così. Allegri al Milan mi fece giocare sei mesi in cui però non ero ancora pronto mentalmente. Iachini è stato fondamentale, con Inzaghi ho vissuto sette anni e ci siamo tolti tante soddisfazioni. Ho avuto tecnici validi, sia sotto il profilo tattico che umano. Haaland? A me piace confrontarmi con i campioni. Gli ho chiesto due volte la maglia e lui mi ha mandato a quel paese (ride, ndr). Chivu? Lo smacco della finale non deve pesarci. Bisogna azzerare tutto e ripartire, come in ogni cosa. Il mister è molto preparato, è una persona per bene e ha idee chiare. Mi ha colpito positivamente: sa cosa significa vincere e perdere, conosce le nostre ambizioni e ci guida con grande convinzione".

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INTER - Acerbi: "Champions? Credevamo davvero di poterla vincere"

di Napoli Magazine

24/09/2025 - 19:23

Francesco Acerbi, difensore dell’Inter, ha rilasciato un’intervista a Sky Sport in occasione dell’uscita del suo libro “Io, Guerriero”: "Dopo la malattia ho vissuto una vera e propria rinascita calcistica. È stato un momento complicato, ma da lì è iniziato il mio percorso personale, in cui ho provato - e provo tuttora - a raccogliere quante più soddisfazioni possibili. La sfida con il Barcellona? Una serata incredibile, probabilmente la più bella, anche se alla fine non abbiamo alzato trofei. Tutto è arrivato in modo naturale, sono sensazioni che ti nascono dentro e che impari ad accettare perché più grandi di te. Una volta che capisci davvero cosa vuoi, la strada si fa meno ripida. La vita va curata nei dettagli, ma tutto parte dalla testa: cercare scuse significa finire in un vortice da cui non esci più. Gol Barcellona? Ricordo bene il 3-2 di Raphinha. Non ero arrabbiato, perché nel secondo tempo il Barça non aveva praticamente mai tirato in porta. È una squadra fortissima, ma ho pensato: “Andiamo avanti, tanto cambia poco se finisce 3-2 o 4-2”. Se la palla arriva, devo esserci. Per fortuna Denzel ha messo un gran cross e sono riuscito a segnare. È stata un’emozione enorme, pur sapendo che il percorso era ancora lungo. La finale di Champions contro il PSG? Dopo la partita non c’era rabbia, piuttosto tanta stanchezza mentale. In quella settimana avevamo battuto Bayern e Barcellona, credevamo davvero di poterla vincere. Ma contro certe squadre non basta dare il 100%, servono energie fresche e loro quella sera sono stati perfetti. Spalletti? Ho semplicemente raccontato i fatti. Dopo l’operazione che mi ha impedito di andare all’Europeo, non ho più ricevuto una chiamata. Non me lo aspettavo, ma è il ct che decide. Alcune dichiarazioni hanno peggiorato la situazione e alla fine ho scelto io di non esserci. Spalletti mi ha telefonato la mattina prima, lasciando intendere di voler chiarire. Avrei giocato con la Norvegia e poi stop, non mi ha parlato di futuro né di Mondiale. Mi sono sentito usato: a 37 anni non avevo voglia di fare questa esperienza. Non sono Messi o Pelé, ma neppure merito di essere trattato così. Allegri al Milan mi fece giocare sei mesi in cui però non ero ancora pronto mentalmente. Iachini è stato fondamentale, con Inzaghi ho vissuto sette anni e ci siamo tolti tante soddisfazioni. Ho avuto tecnici validi, sia sotto il profilo tattico che umano. Haaland? A me piace confrontarmi con i campioni. Gli ho chiesto due volte la maglia e lui mi ha mandato a quel paese (ride, ndr). Chivu? Lo smacco della finale non deve pesarci. Bisogna azzerare tutto e ripartire, come in ogni cosa. Il mister è molto preparato, è una persona per bene e ha idee chiare. Mi ha colpito positivamente: sa cosa significa vincere e perdere, conosce le nostre ambizioni e ci guida con grande convinzione".