Emiliana, la tifosa del Napoli aggredita all’esterno dello stadio Arechi prima di Salernitana-Napoli, è intervenuta in diretta a ‘Calcio Napoli 24 Live’ su CalcioNapoli24 TV: “Come sto? Molto meglio adesso, sono stati momenti difficili ma per fortuna siamo state miracolate, davvero. Cosa è successo? Siamo stati coinvolti in tre in questa aggressione, mi ero accostata ad un tornello con degli steward e dei tifosi a cui non avevo fatto caso. Ero allo stadio per diletto, non avevo badato alla presenza dei tifosi. Avevo chiesto l’ingresso dei tifosi, avevano sentito l’accento napoletano del mio collega avvocato mentre parlava con mia madre e hanno iniziato ad inveirci contro per via delle nostre origini. Ci hanno rincorso, c’erano le camionette dei poliziotti ferme a cui ho chiesto aiuto, ho implorato aiuto ma non hanno fatto niente. Ci hanno salvato gli steward: il mio collega ha abbracciato mia madre, alla quale tiravano i capelli mentre tiravano calci e pugni. Erano in 30-40, non c’era modo di potersi difendere. Alla fine ci hanno salvato gli steward, i poliziotti cercavano di essere belligeranti e mia madre ha provato a spiegare la situazione: pensavano che fosse stato il mio collega ad aver iniziato la rissa. Poi siamo stati ancora una volta insultati da alcuni tifosi della Salernitana. Nella seconda aggressione ho avvicinato due poliziotti sulle scale dell’Arechi, ma sono rimasti inermi ed impassibili: è inaccettabile che 30-40 persone aggrediscano un uomo e due donne. Io stavo andando a fuoco, la giacca ha iniziato a prendere fuoco per via della cicca di sigaretta: siamo ancora scossi, non ci rendiamo conto della gravità di ciò che è successo. Quelli non erano tifosi, erano persone depresse che non vedevano l’ora di prendere questione. Ed è inaccettabile che non vengano prese le distanze dagli altri tifosi. In ospedale c’era ancora un gruppo di tifosi che cercava di inveirci contro, sapendo che fosse presente la ragazza aggredita dai tifosi. E quando abbiamo voluto sporgere denuncia in polizia, il poliziotto non ci ha fatto entrare dicendo che non ci fosse il tempo di fare la denuncia. Dove accade che in una Questura non ci sia una persona libera? Sono in contatto con la DIGOS, stanno valutando i filmati: non li abbiamo ancora visionati, abbiamo bisogno di risentirci per ripassare in ufficio. Altri commenti di tifosi salernitani? Dicevano di avermi insegnato dignità e civiltà con i loro gesti. Mia mamma ha già perso un figlio, vedersi in una situazione così l’ha avvilita e non riesce a riprendersi: è stata una aggressione barbara ed ingiustificata”.
Giovanni, tifoso del Napoli aggredito all’esterno dello stadio Arechi prima di Salernitana-Napoli, è intervenuto in diretta a ‘Calcio Napoli 24 Live’ su CalcioNapoli24 TV: “È stata una sensazione terribile, non sapevamo come ripararci. Eravamo inermi, mi sono messo spalle ai cancelli e ho provato a parare quanti più colpi possibili, cercando di mettere sotto le braccia la mia collega e la madre, che venivano colpite specificamente: capelli tirati, una cicca di sigaretta nel polso del giubbino. Una aggressione vile verso due donne, solo dopo gli steward ci hanno tirato dentro i cancelli. La polizia voleva farci entrare nei distinti, dove già c’era un cordone di tifosi ad aspettarci: non se ne è proprio preoccupata. E a quel punto gli steward ci ha accompagnato da un drappello di poliziotti guidati dal dottor Ingenito che ci ha accompagnato all’ospedale. Ci hanno salvato la vita il dottor Ingenito e gli steward, era diventata una caccia all’uomo: se non ci avessero scortato fuori, non ne saremmo usciti. Era come se avessimo dato noi fastidio, come se fosse stata colpa nostra. Visto l’ostruzionismo che ci è stato fatto a Salerno, abbiamo deciso di fare direttamente la denuncia in Procura per bypassare diversi passaggi. I tifosi della curva hanno provato a parlare con me, additandomi come un bugiardo: spero che Salerno si distacchi da questa gente, altrimenti sono tutti conniventi. Ci saremmo indignati anche se fosse successo a Kabul. Ero preoccupato per la mia collega colpita al naso, sua mamma ed io nemmeno ci siamo refertati. Mi interessava solo uscire vivo, che brutti gli schiaffi in testa a lei e alla mamma. La paura ci ha salvato la vita, il problema è che aspettavamo qualcuno che intervenisse e non l’ha fatto”.
di Napoli Magazine
02/11/2021 - 13:11
Emiliana, la tifosa del Napoli aggredita all’esterno dello stadio Arechi prima di Salernitana-Napoli, è intervenuta in diretta a ‘Calcio Napoli 24 Live’ su CalcioNapoli24 TV: “Come sto? Molto meglio adesso, sono stati momenti difficili ma per fortuna siamo state miracolate, davvero. Cosa è successo? Siamo stati coinvolti in tre in questa aggressione, mi ero accostata ad un tornello con degli steward e dei tifosi a cui non avevo fatto caso. Ero allo stadio per diletto, non avevo badato alla presenza dei tifosi. Avevo chiesto l’ingresso dei tifosi, avevano sentito l’accento napoletano del mio collega avvocato mentre parlava con mia madre e hanno iniziato ad inveirci contro per via delle nostre origini. Ci hanno rincorso, c’erano le camionette dei poliziotti ferme a cui ho chiesto aiuto, ho implorato aiuto ma non hanno fatto niente. Ci hanno salvato gli steward: il mio collega ha abbracciato mia madre, alla quale tiravano i capelli mentre tiravano calci e pugni. Erano in 30-40, non c’era modo di potersi difendere. Alla fine ci hanno salvato gli steward, i poliziotti cercavano di essere belligeranti e mia madre ha provato a spiegare la situazione: pensavano che fosse stato il mio collega ad aver iniziato la rissa. Poi siamo stati ancora una volta insultati da alcuni tifosi della Salernitana. Nella seconda aggressione ho avvicinato due poliziotti sulle scale dell’Arechi, ma sono rimasti inermi ed impassibili: è inaccettabile che 30-40 persone aggrediscano un uomo e due donne. Io stavo andando a fuoco, la giacca ha iniziato a prendere fuoco per via della cicca di sigaretta: siamo ancora scossi, non ci rendiamo conto della gravità di ciò che è successo. Quelli non erano tifosi, erano persone depresse che non vedevano l’ora di prendere questione. Ed è inaccettabile che non vengano prese le distanze dagli altri tifosi. In ospedale c’era ancora un gruppo di tifosi che cercava di inveirci contro, sapendo che fosse presente la ragazza aggredita dai tifosi. E quando abbiamo voluto sporgere denuncia in polizia, il poliziotto non ci ha fatto entrare dicendo che non ci fosse il tempo di fare la denuncia. Dove accade che in una Questura non ci sia una persona libera? Sono in contatto con la DIGOS, stanno valutando i filmati: non li abbiamo ancora visionati, abbiamo bisogno di risentirci per ripassare in ufficio. Altri commenti di tifosi salernitani? Dicevano di avermi insegnato dignità e civiltà con i loro gesti. Mia mamma ha già perso un figlio, vedersi in una situazione così l’ha avvilita e non riesce a riprendersi: è stata una aggressione barbara ed ingiustificata”.
Giovanni, tifoso del Napoli aggredito all’esterno dello stadio Arechi prima di Salernitana-Napoli, è intervenuto in diretta a ‘Calcio Napoli 24 Live’ su CalcioNapoli24 TV: “È stata una sensazione terribile, non sapevamo come ripararci. Eravamo inermi, mi sono messo spalle ai cancelli e ho provato a parare quanti più colpi possibili, cercando di mettere sotto le braccia la mia collega e la madre, che venivano colpite specificamente: capelli tirati, una cicca di sigaretta nel polso del giubbino. Una aggressione vile verso due donne, solo dopo gli steward ci hanno tirato dentro i cancelli. La polizia voleva farci entrare nei distinti, dove già c’era un cordone di tifosi ad aspettarci: non se ne è proprio preoccupata. E a quel punto gli steward ci ha accompagnato da un drappello di poliziotti guidati dal dottor Ingenito che ci ha accompagnato all’ospedale. Ci hanno salvato la vita il dottor Ingenito e gli steward, era diventata una caccia all’uomo: se non ci avessero scortato fuori, non ne saremmo usciti. Era come se avessimo dato noi fastidio, come se fosse stata colpa nostra. Visto l’ostruzionismo che ci è stato fatto a Salerno, abbiamo deciso di fare direttamente la denuncia in Procura per bypassare diversi passaggi. I tifosi della curva hanno provato a parlare con me, additandomi come un bugiardo: spero che Salerno si distacchi da questa gente, altrimenti sono tutti conniventi. Ci saremmo indignati anche se fosse successo a Kabul. Ero preoccupato per la mia collega colpita al naso, sua mamma ed io nemmeno ci siamo refertati. Mi interessava solo uscire vivo, che brutti gli schiaffi in testa a lei e alla mamma. La paura ci ha salvato la vita, il problema è che aspettavamo qualcuno che intervenisse e non l’ha fatto”.