A "1 Football Night", su 1 Station Radio, è intervenuto il giornalista Arturo Minervini.
Siamo a tre gare dal termine. Possiamo dire che, probabilmente, sia stato Raspadori il vero sostituto di Khvicha Kvaratskhelia?
“È un discorso sicuramente interessante, ma va strutturato bene. Come caratteristiche, no, Raspadori non è il sostituto naturale di Kvaratskhelia. Però il Napoli con lui ha cambiato qualcosa, ed è stato molto bravo ad ampliare una duttilità che già si era intravista a inizio stagione, ma che si è poi ampliata con il tempo. Conte ha puntato su un calciatore che, alla fine, ti ha portato sette punti e ti ha anche permesso di aprire il tuo orizzonte mentale verso un calcio differente. Raspadori ti ha valorizzato di più McTominay, perché a un certo punto è diventato devastante nella capacità di inserirsi nelle scie lasciate libere da Kvaratskhelia. Quelle zone prima erano un po’ coperte, ma lui le ha sapute occupare con intelligenza. E poi Raspadori ha dimostrato una cosa: quando ha la possibilità di giocare, fa gol. Quando gioca nel suo ruolo, questo ragazzo la butta dentro. La sua media è quella: ogni 100-120 minuti segna. Se ha la possibilità di calciare, becca la porta. A Lecce ha fatto un gol pesantissimo, importantissimo, e ha confermato soprattutto di esserci. È un ragazzo sempre col sorriso, di quelli positivi che fanno bene a uno spogliatoio. Era arrivato con grandi aspettative. Con Spalletti aveva giocato poco, ma anche lì aveva fatto gol importanti. L’anno scorso, secondo me, è stato anche lui una delle vittime della pessima gestione, perché hanno voluto per forza adattarlo a un ruolo da esterno che non è il suo. E invece oggi lo ritroviamo a grandi livelli. Questo ci fa piacere, davvero. Ci fa piacere per Giacomo Raspadori e anche per Antonio Conte, che è riuscito a trovare delle varianti tattiche che hanno sopperito alle tantissime assenze per infortunio che il Napoli ha patito in questa stagione".
A proposito di Antonio Conte, le chiedo: la stagione del Napoli, secondo lei, è davvero miracolosa come molti sostengono, o si ferma al “prodigioso”?
“Beh, il prodigio è relativo. Da settembre e a gennaio sì, lì si può parlare di prodigio, perché il Napoli era una squadra forte e non aveva avuto grossi infortuni. Aveva tutti gli effettivi a disposizione. Da gennaio in poi, la valutazione cambia. C’è davvero qualcosa di miracoloso, di inspiegabile, in quello che è accaduto. Hai perso il tuo miglior giocatore, Kvaratskhelia. Si fa male il sostituto, David Neres, che poi hai avuto solo per due o tre partite e pure a mezzo servizio. Si è fatto male anche il tuo acquisto più importante, Buongiorno — quello che il Napoli ha pagato di più in estate e che doveva essere il riferimento difensivo. Eppure, a un certo punto, ha giocato anche quello che sembrava la maledizione dell’anno scorso, Juan Jesus. La gente non lo voleva nemmeno vedere in foto, e invece è diventato importante. E poi si fa male anche lui! Cioè, ragazzi, è successo di tutto. E nonostante ciò, il Napoli sta provando — attenzione alle parole — provando a vincere un secondo Scudetto in tre anni. Giocando spesso con Spinazzola esterno alto, con Olivera centrale, che non aveva mai fatto quel ruolo nel Napoli. E si è adattato. Stiamo parlando di qualcosa che sì, può essere definito miracoloso".
Adesso il miracolo va completato. Mancano tre ostacoli sul cammino del Napoli: Genoa, Parma e Cagliari. Le chiedo: quale tra queste tre partite la preoccupa maggiormente?
“Secondo me, la gara più difficile è sempre la prossima. In questo caso, il Genoa. Siamo arrivati a un punto tale del percorso, della ‘maratona’, che se ne superi uno, poi ti viene tutto più facile. Il maratoneta, si dice, ha la crisi al trentesimo chilometro. Il Napoli quel punto lo ha già superato. Ma arrivare magari a battere il Genoa significherebbe poi avere bisogno di solo quattro punti nelle ultime due gare. Anche mentalmente ti fa stare più tranquillo. Quindi sì, temo molto la gara con il Genoa. Anche Conte, credo, stia facendo questo tipo di discorso, in attesa di buone notizie anche dagli altri campi. Perché il Napoli deve vincere la sua partita, ma anche l’Inter, poi, deve vincere le sue".
Ancora infortuni per il Napoli di Antonio Conte, ancora scelte particolari. Le chiedo: che idea si è fatto della decisione di non sostituire Lobotka all’intervallo nella gara contro il Lecce, nonostante la torsione evidente al ginocchio nel finale del primo tempo?
“Anch’io sono rimasto un po’ perplesso, perché a me sembrava evidente che l’infortunio di Lobotka fosse serio. Negli ultimi tre o quattro minuti del primo tempo si muoveva male, quasi zoppicando. Un giocatore così importante… L’unica spiegazione che mi do, è che forse il calciatore abbia detto ‘sto bene, voglio provarci’. Però è chiaro che bisogna stare molto attenti a questi dettagli. Gilmour poi lo fai entrare comunque a gara in corso, quando magari sarebbe stato meglio farlo partire subito nel secondo tempo, già consapevole del compito. Spero non sia nulla di grave. Ma Conte è estremo in tutto, nel bene e nel male. Lo prendi per com’è, nel pacchetto completo. E lui dice sempre: ‘Fino alla fine, provaci’. E Lobotka è troppo importante. Dalla panchina, comunque, hai un Gilmour che ha dimostrato di essere affidabile, secondo me".
di Napoli Magazine
05/05/2025 - 22:17
A "1 Football Night", su 1 Station Radio, è intervenuto il giornalista Arturo Minervini.
Siamo a tre gare dal termine. Possiamo dire che, probabilmente, sia stato Raspadori il vero sostituto di Khvicha Kvaratskhelia?
“È un discorso sicuramente interessante, ma va strutturato bene. Come caratteristiche, no, Raspadori non è il sostituto naturale di Kvaratskhelia. Però il Napoli con lui ha cambiato qualcosa, ed è stato molto bravo ad ampliare una duttilità che già si era intravista a inizio stagione, ma che si è poi ampliata con il tempo. Conte ha puntato su un calciatore che, alla fine, ti ha portato sette punti e ti ha anche permesso di aprire il tuo orizzonte mentale verso un calcio differente. Raspadori ti ha valorizzato di più McTominay, perché a un certo punto è diventato devastante nella capacità di inserirsi nelle scie lasciate libere da Kvaratskhelia. Quelle zone prima erano un po’ coperte, ma lui le ha sapute occupare con intelligenza. E poi Raspadori ha dimostrato una cosa: quando ha la possibilità di giocare, fa gol. Quando gioca nel suo ruolo, questo ragazzo la butta dentro. La sua media è quella: ogni 100-120 minuti segna. Se ha la possibilità di calciare, becca la porta. A Lecce ha fatto un gol pesantissimo, importantissimo, e ha confermato soprattutto di esserci. È un ragazzo sempre col sorriso, di quelli positivi che fanno bene a uno spogliatoio. Era arrivato con grandi aspettative. Con Spalletti aveva giocato poco, ma anche lì aveva fatto gol importanti. L’anno scorso, secondo me, è stato anche lui una delle vittime della pessima gestione, perché hanno voluto per forza adattarlo a un ruolo da esterno che non è il suo. E invece oggi lo ritroviamo a grandi livelli. Questo ci fa piacere, davvero. Ci fa piacere per Giacomo Raspadori e anche per Antonio Conte, che è riuscito a trovare delle varianti tattiche che hanno sopperito alle tantissime assenze per infortunio che il Napoli ha patito in questa stagione".
A proposito di Antonio Conte, le chiedo: la stagione del Napoli, secondo lei, è davvero miracolosa come molti sostengono, o si ferma al “prodigioso”?
“Beh, il prodigio è relativo. Da settembre e a gennaio sì, lì si può parlare di prodigio, perché il Napoli era una squadra forte e non aveva avuto grossi infortuni. Aveva tutti gli effettivi a disposizione. Da gennaio in poi, la valutazione cambia. C’è davvero qualcosa di miracoloso, di inspiegabile, in quello che è accaduto. Hai perso il tuo miglior giocatore, Kvaratskhelia. Si fa male il sostituto, David Neres, che poi hai avuto solo per due o tre partite e pure a mezzo servizio. Si è fatto male anche il tuo acquisto più importante, Buongiorno — quello che il Napoli ha pagato di più in estate e che doveva essere il riferimento difensivo. Eppure, a un certo punto, ha giocato anche quello che sembrava la maledizione dell’anno scorso, Juan Jesus. La gente non lo voleva nemmeno vedere in foto, e invece è diventato importante. E poi si fa male anche lui! Cioè, ragazzi, è successo di tutto. E nonostante ciò, il Napoli sta provando — attenzione alle parole — provando a vincere un secondo Scudetto in tre anni. Giocando spesso con Spinazzola esterno alto, con Olivera centrale, che non aveva mai fatto quel ruolo nel Napoli. E si è adattato. Stiamo parlando di qualcosa che sì, può essere definito miracoloso".
Adesso il miracolo va completato. Mancano tre ostacoli sul cammino del Napoli: Genoa, Parma e Cagliari. Le chiedo: quale tra queste tre partite la preoccupa maggiormente?
“Secondo me, la gara più difficile è sempre la prossima. In questo caso, il Genoa. Siamo arrivati a un punto tale del percorso, della ‘maratona’, che se ne superi uno, poi ti viene tutto più facile. Il maratoneta, si dice, ha la crisi al trentesimo chilometro. Il Napoli quel punto lo ha già superato. Ma arrivare magari a battere il Genoa significherebbe poi avere bisogno di solo quattro punti nelle ultime due gare. Anche mentalmente ti fa stare più tranquillo. Quindi sì, temo molto la gara con il Genoa. Anche Conte, credo, stia facendo questo tipo di discorso, in attesa di buone notizie anche dagli altri campi. Perché il Napoli deve vincere la sua partita, ma anche l’Inter, poi, deve vincere le sue".
Ancora infortuni per il Napoli di Antonio Conte, ancora scelte particolari. Le chiedo: che idea si è fatto della decisione di non sostituire Lobotka all’intervallo nella gara contro il Lecce, nonostante la torsione evidente al ginocchio nel finale del primo tempo?
“Anch’io sono rimasto un po’ perplesso, perché a me sembrava evidente che l’infortunio di Lobotka fosse serio. Negli ultimi tre o quattro minuti del primo tempo si muoveva male, quasi zoppicando. Un giocatore così importante… L’unica spiegazione che mi do, è che forse il calciatore abbia detto ‘sto bene, voglio provarci’. Però è chiaro che bisogna stare molto attenti a questi dettagli. Gilmour poi lo fai entrare comunque a gara in corso, quando magari sarebbe stato meglio farlo partire subito nel secondo tempo, già consapevole del compito. Spero non sia nulla di grave. Ma Conte è estremo in tutto, nel bene e nel male. Lo prendi per com’è, nel pacchetto completo. E lui dice sempre: ‘Fino alla fine, provaci’. E Lobotka è troppo importante. Dalla panchina, comunque, hai un Gilmour che ha dimostrato di essere affidabile, secondo me".