Teatro Magic Vision di Casalnuovo
Info 0818030270, 3292180679
Martedì 24 gennaio, ore 20.45
Teatro Ricciardi di Capua
Info 0823963874
Giovedì 26 gennaio, ore 20.30
Teatro Di Costanzo Mattiello di Pompei
Info 0818577725, 3381890767
Da venerdì 27 a domenica 29 gennaio
(feriali ore 20.30, festivi ore 18.15)
Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro, S.G.A.T.
Tradizione e Turismo - Teatro Sannazaro
presentano
Il medico dei pazzi
di Eduardo Scarpetta
adattamento e regia Claudio Di Palma
con Massimo De Matteo
e con Giovanni Allocca, Raffaele Ausiello, Andrea de Goyzueta,
Angela De Matteo, Renato De Simone, Luciano Giugliano,
Valentina Martiniello, Ingrid Sansone, Federico Siano
scene Luigi Ferrigno
costumi Giuseppe Avallone
aiuto regia Peppe Miale
assistente alla regia Manuel Di Martino
La celebre commedia di Scarpetta, capolavoro assoluto di comicità, rivive di nuova luce nell’adattamento diretto da Claudio Di Palma. Siamo negli anni Cinquanta, la filodiffusione invade per la prima volta i luoghi pubblici con l’intento di pacificare gli animi agitati da un vortice di affannoso arrivismo.
Qui ritroviamo le avventure di Felice Sciosciammocca giunto a Napoli per fare visita al nipote Ciccillo che gli ha fatto credere di essere medico e proprietario di una clinica “per matti”. Le frustrazioni, le speranze, le ambizioni degli stravaganti personaggi si trasformano in assolute follie agli occhi dello stralunato Sciosciammocca, regalando al pubblico irresistibili spunti di travolgente comicità.
Lo spettacolo
Un giovane sfaccendato e disoccupato, inopinatamente scialacquatore al gioco, fa credere a suo zio Felice Sciosciammocca, sindaco di Roccasecca e suo ingenuo finanziatore, di essere medico a Napoli in una clinica per malati di mente.
Al sopraggiungere inatteso dello zio il giovane si affanna a tessergli contro un intricato raggiro. Spaccia i clienti di un albergo da lui frequentato come i casi clinici che è impegnato a seguire e curare.
In effetti, le caratterialità degli ospiti rendono sufficientemente credibili agli occhi dello zio Felice le anomalie psichiche loro attribuite dal giovane e conseguentemente il poveruomo, tutto teso ad assecondare le volontà dei “pazzi”, diventa artefice e vittima di una continua e crescente serie di equivoci esilaranti.
Il lieto fine è misuratamente annunciato e realizzato. La scoperta dell’inganno, la confessione ed il perdono diventano, così, fasi di una liturgia della pacificazione che sancisce e chiude come da tradizione ogni invenzione di Scarpetta.
Mutuando le dinamiche delle vaudevilles francesi, Scarpetta prefigura, nelle sue opere, esasperazioni comiche che provengono in ogni caso da spaccati di vita possibile.
La società parallela che teatralmente immagina ha, infatti, punti di contatto con un mondo reale, quello partenopeo d’inizio Novecento, popolato ancora da macchiettismi naturali e da rarità fisico-comportamentali.
Il suo abile gioco drammaturgico consiste nell’inserimento surreale di queste eccentriche zoomorfie umane in contesti e situazioni che ne accelerano il potenziale buffo e buffonesco.
La sua grammatica scenica farcisce i personaggi di un linguaggio composto da strafalcioni e nonsense, articolando così rapporti che, nella moltiplicazione dell’assurdo, sappiano anche testimoniare vizi e manie assolutamente verosimili.
È così che, ad esempio, il risibile complotto che il giovane rampollo ordisce ai danni dell’ingenuo zio Sciosciammocca diventi occasione, magari non cosciente, ma non per questo meno efficace, di una analisi dei rapporti tra il vero ed il falso, tra la sanità mentale e la follia.
‘Il medico dei pazzi è, in questo senso, un emblematico, complesso e riuscito ingranaggio teatrale in cui la comicità nasce infondo dal contrasto continuamente opposto dagli eventi (dalla vita) ai legittimi desideri e ai plausibili propositi dei più disparati avventori. Impietosamente, ma con spirito divertito, Scarpetta fa inciampare le sue creature in mille frustrazioni trasformando così agli occhi di Sciosciammocca, e soprattutto del pubblico, le loro minute, quotidiane speranze in assolute follie.
Scarpetta suggerisce a tutti, insomma, di riconoscere l’insania e lo squilibrio che frequentemente informano la nostra ostentata assennatezza e nel sonoro divertimento che sa generare, nasconde note sottili e taglienti che restano come vago e misterioso riverbero della più gioiosa risata.
Note di regia
Occorre riconoscere che in taluni casi le scelte registiche rispondono a quel fenomeno di transitorietà creativa (quando va bene) che prende il nome di suggestione: un’insinuazione sotterranea, un’induzione a volte anche arbitraria.
Nel caso de Il medico dei pazzi, per conseguire le ragioni che hanno spinto allo studio della sua messa in scena, la suggestione ha avuto nome: filodiffusione.
Una innovazione tecnologica che arriva in Italia a fine anni ’50 e che determina il tentativo di convertire molti luoghi pubblici, relazionati per lo più al concetto di cittadino come cliente, ad occasioni di piacevole rilassatezza.
Alberghi, lidi balneari, negozi, ma anche studi professionali, uffici ricreano ambienti pacificanti attraverso la trasmissione continua di musica a basso volume e in gran parte carezzevole. Una colonna sonora perpetua e sottile il cui andamento muove la necessità di riposare gli animi, di metterli a proprio agio.
Animi, invece, all’epoca per nulla propensi all’adagio e agitati piuttosto da un vortice di nuovi interessi quotidiani in cui disinvolto disimpegno ed affannoso arrivismo andavano entrambi assumendo la connotazione del vizio.
Una frenesia che porta i segni di un ritmo prevalentemente cittadino a cui la rarefazione della provincia paesana opponeva resistenza inconsapevole.
Una discrasia musicale di tempi che evidenziava uno scarto profondo di usi e linguaggi fra i centri e le periferie. Un’ultima frattura prima del processo, neppure lento, certamente inarrestabile dell’omologazione.
Ecco! In fondo è tutta qui la sproporzione di identità fra Felice Sciosciammocca da Roccasecca e gli altri (davvero tutti, anche sua moglie).
Ecco le ragioni delle sue sorprese, delle sue paure, del suo disorientamento. Ecco, di conseguenza, i motivi della sua comicità: scaturiscono dalla sua inopportunità linguistica, estetica, emotiva.
I tic compulsivi, i tentativi di accreditamento sociale dei cittadini che incrocia, pur plausibili, gli sembrano immotivati e folli; capaci di condannarlo ad una sorta di buffa e dolente solitudine.
Ecco, infine, le ragioni per rimodulare e ricollocare luoghi e linguaggi della commedia nella fine degli anni Cinquanta accompagnandoli, a questo punto quasi inutile dirlo, dai suoni lontani della filodiffusione.
Claudio Di Palma
Teatro Eduardo De Filippo di Agropoli
Info 3247879696
Martedì 24 gennaio, ore 20.45
Cinema Teatro Modernissimo di Telese
Info 0824976106
Mercoledì 25 gennaio, ore 20.30
Teatro Italia di Acerra
Info 08118280134, 3333155417
Giovedì 26 gennaio, ore 20.45
Teatro Barone di Melito di Napoli
Info 0813418905, 3278654469
Venerdì 27 gennaio, ore 20.45
Teatro Partenio di Avellino
Info 0825270961 - 3484072885
Sabato 28, ore 20.45, e domenica 29 gennaio, ore 18.00
Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
in collaborazione con A.G. Spettacoli
presentano
Carlo Buccirosso in
L’erba del vicino è sempre più verde
scritto e diretto da Carlo Buccirosso
con (in ordine di apparizione)
Fabrizio Miano, Donatella de Felice Peppe Miale,
Elvira Zingone, Maria Bolignano, Fiorella Zullo
scene Gilda Cerullo e Renato Lori
costumi Zaira de Vincentiis
musiche Cosimo Lombradi
disegno luci Francesco Adinolfi
Mario Martusciello, funzionario benestante di banca, da tempo in aperta burrascosa crisi matrimoniale con sua moglie, si è rifugiato da alcuni mesi in un moderno monolocale, vivendo un momento di profonda depressione, insoddisfatto del proprio tenore di vita, delle proprie ambizioni, delle proprie scelte, delle proprie amicizie, e non di meno di sua sorella, rea di preoccuparsi eccessivamente del suo inaspettato isolamento.
In continua spasmodica ricerca di libertà, di cambiamenti, di nuove esperienze di vita e di un’apertura mentale che gli è sempre stata ostacolata dai sensi di inferiorità e dalla mancanza di spregiudicatezza, Mario guarda il mondo e le persone che lo circondano alla stessa stregua di un fanciullo smanioso di cimentarsi con le attrazioni più insidiose di un immenso parco giochi, cui non ha mai avuto l’opportunità di poter accedere…
Ed è così che pervaso dall’adrenalina della novità, dall’eccitazione del rischio, nonché dalla paura dell’ignoto, si ritroverà presto soggiogato dalla sindrome dell’”Erba del vicino”, ovverosia dalla sopravvalutazione di tutto quanto non gli appartenga, di ogni essere umano diverso da sé stesso, di qualsiasi tipo di emozione possa procurargli una donna che non sia uguale a sua moglie, come “una giovane avvenente influencer” conosciuta solo per caso…
Il tutto accompagnato da un senso di autocommiserazione, ed da un’ammirazione spropositata verso chi nella vita ha saputo guadagnarsi, con grande fortuna, soldi e successo a sbafo, a discapito suo che mai ha avuto il fegato di osare, né di cambiare modo di essere pur di raggiungere qualcosa d’importante…
È allora che quel senso di attrazione verso chi è diverso da te, che riesce in tutto più di te, e che sa essere quello che giocoforza non sei mai stato tu, potrebbe anche trasformarsi in un’irrefrenabile follia omicida, e a quel punto… sotto a chi tocca!
In un simile spiazzante panorama, chiunque avesse la malaugurata idea di suonare alla porta di casa Martusciello per qualsivoglia motivo, come per la consegna della ordinazione del giapponese o di un pacco postale, o peggio ancora per uno sventurato errore domiciliare, si troverebbe invischiato in una situazione non facilmente gestibile, con l’arduo compito poi di tentare di uscire dall’appartamento in tempi brevi, e possibilmente nelle migliori condizioni di salute!…
In definitiva, “l’erba del vicino” sarà pure più verde di quella dell’altro, ma ciò che conta è che non si macchi di rosso “sangue”… E se invece fosse proprio il vicino di casa in carne ed ossa, a sfidare la sorte suonando alla porta dell’appartamento di Mario, magari solo per chiedere la cortesia di qualche foglia di prezzemolo, cambierebbe qualcosa al finale della nostra vicenda?…
Carlo Buccirosso
Teatro Lendi di Sant’Arpino (CE)
info 0818919620, 3478572222
Da mercoledì 25 a domenica 29 gennaio, ore 21.00
Sal Da Vinci
in
Masaniello Revolution
di Sal Da Vinci e Ciro Villano
con
Fatima Trotta
Ernesto Lama, Francesco Da Vinci, Carlo Caracciolo, Giusy Attanasio,
Antonio Fiorillo, Marco Palmieri, Thayla Orefice, Andrea Iovino
messa in scena di Sal Da Vinci ed Ernesto Lama
musiche Maestro Adriano Pennino
Dopo 4 secoli dalla nascita di Masaniello, il mito rivive nella storia di Tommaso ripercorrendone le gesta, da semplice venditore di pesce a potente capopopolo di Piazza Mercato.
Tommaso infatti, nel 2022 è vessato da soprusi che mineranno la sua onesta attività, capeggerà una rivolta che lo porterà a detenere un potente talmente forte che non sarò facile da gestire. E chissà se, come il suo illustre predecessore, farà una fine ignobile (ucciso dal suo amato popolo) oppure riuscirà a salvarsi.
Tommaso, sua moglie Bernadette, il prete Don Mattia ed altri personaggi naïf ci faranno rivivere la leggenda di questo Masaniello in una versione 3.0. Passano i secoli ma i problemi restano immutati.
Attraverso la narrazione della commedia musicale, lo spettacolo prova a dare di nuovo vita ad un personaggio storico la cui lezione è di forte attualità e che nessuno, neppure nel ventunesimo secolo, sembra abbia imparato: mettere tutto il potere nelle mani di un unico uomo è pericoloso.
di Napoli Magazine
20/01/2023 - 13:34
Teatro Magic Vision di Casalnuovo
Info 0818030270, 3292180679
Martedì 24 gennaio, ore 20.45
Teatro Ricciardi di Capua
Info 0823963874
Giovedì 26 gennaio, ore 20.30
Teatro Di Costanzo Mattiello di Pompei
Info 0818577725, 3381890767
Da venerdì 27 a domenica 29 gennaio
(feriali ore 20.30, festivi ore 18.15)
Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro, S.G.A.T.
Tradizione e Turismo - Teatro Sannazaro
presentano
Il medico dei pazzi
di Eduardo Scarpetta
adattamento e regia Claudio Di Palma
con Massimo De Matteo
e con Giovanni Allocca, Raffaele Ausiello, Andrea de Goyzueta,
Angela De Matteo, Renato De Simone, Luciano Giugliano,
Valentina Martiniello, Ingrid Sansone, Federico Siano
scene Luigi Ferrigno
costumi Giuseppe Avallone
aiuto regia Peppe Miale
assistente alla regia Manuel Di Martino
La celebre commedia di Scarpetta, capolavoro assoluto di comicità, rivive di nuova luce nell’adattamento diretto da Claudio Di Palma. Siamo negli anni Cinquanta, la filodiffusione invade per la prima volta i luoghi pubblici con l’intento di pacificare gli animi agitati da un vortice di affannoso arrivismo.
Qui ritroviamo le avventure di Felice Sciosciammocca giunto a Napoli per fare visita al nipote Ciccillo che gli ha fatto credere di essere medico e proprietario di una clinica “per matti”. Le frustrazioni, le speranze, le ambizioni degli stravaganti personaggi si trasformano in assolute follie agli occhi dello stralunato Sciosciammocca, regalando al pubblico irresistibili spunti di travolgente comicità.
Lo spettacolo
Un giovane sfaccendato e disoccupato, inopinatamente scialacquatore al gioco, fa credere a suo zio Felice Sciosciammocca, sindaco di Roccasecca e suo ingenuo finanziatore, di essere medico a Napoli in una clinica per malati di mente.
Al sopraggiungere inatteso dello zio il giovane si affanna a tessergli contro un intricato raggiro. Spaccia i clienti di un albergo da lui frequentato come i casi clinici che è impegnato a seguire e curare.
In effetti, le caratterialità degli ospiti rendono sufficientemente credibili agli occhi dello zio Felice le anomalie psichiche loro attribuite dal giovane e conseguentemente il poveruomo, tutto teso ad assecondare le volontà dei “pazzi”, diventa artefice e vittima di una continua e crescente serie di equivoci esilaranti.
Il lieto fine è misuratamente annunciato e realizzato. La scoperta dell’inganno, la confessione ed il perdono diventano, così, fasi di una liturgia della pacificazione che sancisce e chiude come da tradizione ogni invenzione di Scarpetta.
Mutuando le dinamiche delle vaudevilles francesi, Scarpetta prefigura, nelle sue opere, esasperazioni comiche che provengono in ogni caso da spaccati di vita possibile.
La società parallela che teatralmente immagina ha, infatti, punti di contatto con un mondo reale, quello partenopeo d’inizio Novecento, popolato ancora da macchiettismi naturali e da rarità fisico-comportamentali.
Il suo abile gioco drammaturgico consiste nell’inserimento surreale di queste eccentriche zoomorfie umane in contesti e situazioni che ne accelerano il potenziale buffo e buffonesco.
La sua grammatica scenica farcisce i personaggi di un linguaggio composto da strafalcioni e nonsense, articolando così rapporti che, nella moltiplicazione dell’assurdo, sappiano anche testimoniare vizi e manie assolutamente verosimili.
È così che, ad esempio, il risibile complotto che il giovane rampollo ordisce ai danni dell’ingenuo zio Sciosciammocca diventi occasione, magari non cosciente, ma non per questo meno efficace, di una analisi dei rapporti tra il vero ed il falso, tra la sanità mentale e la follia.
‘Il medico dei pazzi è, in questo senso, un emblematico, complesso e riuscito ingranaggio teatrale in cui la comicità nasce infondo dal contrasto continuamente opposto dagli eventi (dalla vita) ai legittimi desideri e ai plausibili propositi dei più disparati avventori. Impietosamente, ma con spirito divertito, Scarpetta fa inciampare le sue creature in mille frustrazioni trasformando così agli occhi di Sciosciammocca, e soprattutto del pubblico, le loro minute, quotidiane speranze in assolute follie.
Scarpetta suggerisce a tutti, insomma, di riconoscere l’insania e lo squilibrio che frequentemente informano la nostra ostentata assennatezza e nel sonoro divertimento che sa generare, nasconde note sottili e taglienti che restano come vago e misterioso riverbero della più gioiosa risata.
Note di regia
Occorre riconoscere che in taluni casi le scelte registiche rispondono a quel fenomeno di transitorietà creativa (quando va bene) che prende il nome di suggestione: un’insinuazione sotterranea, un’induzione a volte anche arbitraria.
Nel caso de Il medico dei pazzi, per conseguire le ragioni che hanno spinto allo studio della sua messa in scena, la suggestione ha avuto nome: filodiffusione.
Una innovazione tecnologica che arriva in Italia a fine anni ’50 e che determina il tentativo di convertire molti luoghi pubblici, relazionati per lo più al concetto di cittadino come cliente, ad occasioni di piacevole rilassatezza.
Alberghi, lidi balneari, negozi, ma anche studi professionali, uffici ricreano ambienti pacificanti attraverso la trasmissione continua di musica a basso volume e in gran parte carezzevole. Una colonna sonora perpetua e sottile il cui andamento muove la necessità di riposare gli animi, di metterli a proprio agio.
Animi, invece, all’epoca per nulla propensi all’adagio e agitati piuttosto da un vortice di nuovi interessi quotidiani in cui disinvolto disimpegno ed affannoso arrivismo andavano entrambi assumendo la connotazione del vizio.
Una frenesia che porta i segni di un ritmo prevalentemente cittadino a cui la rarefazione della provincia paesana opponeva resistenza inconsapevole.
Una discrasia musicale di tempi che evidenziava uno scarto profondo di usi e linguaggi fra i centri e le periferie. Un’ultima frattura prima del processo, neppure lento, certamente inarrestabile dell’omologazione.
Ecco! In fondo è tutta qui la sproporzione di identità fra Felice Sciosciammocca da Roccasecca e gli altri (davvero tutti, anche sua moglie).
Ecco le ragioni delle sue sorprese, delle sue paure, del suo disorientamento. Ecco, di conseguenza, i motivi della sua comicità: scaturiscono dalla sua inopportunità linguistica, estetica, emotiva.
I tic compulsivi, i tentativi di accreditamento sociale dei cittadini che incrocia, pur plausibili, gli sembrano immotivati e folli; capaci di condannarlo ad una sorta di buffa e dolente solitudine.
Ecco, infine, le ragioni per rimodulare e ricollocare luoghi e linguaggi della commedia nella fine degli anni Cinquanta accompagnandoli, a questo punto quasi inutile dirlo, dai suoni lontani della filodiffusione.
Claudio Di Palma
Teatro Eduardo De Filippo di Agropoli
Info 3247879696
Martedì 24 gennaio, ore 20.45
Cinema Teatro Modernissimo di Telese
Info 0824976106
Mercoledì 25 gennaio, ore 20.30
Teatro Italia di Acerra
Info 08118280134, 3333155417
Giovedì 26 gennaio, ore 20.45
Teatro Barone di Melito di Napoli
Info 0813418905, 3278654469
Venerdì 27 gennaio, ore 20.45
Teatro Partenio di Avellino
Info 0825270961 - 3484072885
Sabato 28, ore 20.45, e domenica 29 gennaio, ore 18.00
Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
in collaborazione con A.G. Spettacoli
presentano
Carlo Buccirosso in
L’erba del vicino è sempre più verde
scritto e diretto da Carlo Buccirosso
con (in ordine di apparizione)
Fabrizio Miano, Donatella de Felice Peppe Miale,
Elvira Zingone, Maria Bolignano, Fiorella Zullo
scene Gilda Cerullo e Renato Lori
costumi Zaira de Vincentiis
musiche Cosimo Lombradi
disegno luci Francesco Adinolfi
Mario Martusciello, funzionario benestante di banca, da tempo in aperta burrascosa crisi matrimoniale con sua moglie, si è rifugiato da alcuni mesi in un moderno monolocale, vivendo un momento di profonda depressione, insoddisfatto del proprio tenore di vita, delle proprie ambizioni, delle proprie scelte, delle proprie amicizie, e non di meno di sua sorella, rea di preoccuparsi eccessivamente del suo inaspettato isolamento.
In continua spasmodica ricerca di libertà, di cambiamenti, di nuove esperienze di vita e di un’apertura mentale che gli è sempre stata ostacolata dai sensi di inferiorità e dalla mancanza di spregiudicatezza, Mario guarda il mondo e le persone che lo circondano alla stessa stregua di un fanciullo smanioso di cimentarsi con le attrazioni più insidiose di un immenso parco giochi, cui non ha mai avuto l’opportunità di poter accedere…
Ed è così che pervaso dall’adrenalina della novità, dall’eccitazione del rischio, nonché dalla paura dell’ignoto, si ritroverà presto soggiogato dalla sindrome dell’”Erba del vicino”, ovverosia dalla sopravvalutazione di tutto quanto non gli appartenga, di ogni essere umano diverso da sé stesso, di qualsiasi tipo di emozione possa procurargli una donna che non sia uguale a sua moglie, come “una giovane avvenente influencer” conosciuta solo per caso…
Il tutto accompagnato da un senso di autocommiserazione, ed da un’ammirazione spropositata verso chi nella vita ha saputo guadagnarsi, con grande fortuna, soldi e successo a sbafo, a discapito suo che mai ha avuto il fegato di osare, né di cambiare modo di essere pur di raggiungere qualcosa d’importante…
È allora che quel senso di attrazione verso chi è diverso da te, che riesce in tutto più di te, e che sa essere quello che giocoforza non sei mai stato tu, potrebbe anche trasformarsi in un’irrefrenabile follia omicida, e a quel punto… sotto a chi tocca!
In un simile spiazzante panorama, chiunque avesse la malaugurata idea di suonare alla porta di casa Martusciello per qualsivoglia motivo, come per la consegna della ordinazione del giapponese o di un pacco postale, o peggio ancora per uno sventurato errore domiciliare, si troverebbe invischiato in una situazione non facilmente gestibile, con l’arduo compito poi di tentare di uscire dall’appartamento in tempi brevi, e possibilmente nelle migliori condizioni di salute!…
In definitiva, “l’erba del vicino” sarà pure più verde di quella dell’altro, ma ciò che conta è che non si macchi di rosso “sangue”… E se invece fosse proprio il vicino di casa in carne ed ossa, a sfidare la sorte suonando alla porta dell’appartamento di Mario, magari solo per chiedere la cortesia di qualche foglia di prezzemolo, cambierebbe qualcosa al finale della nostra vicenda?…
Carlo Buccirosso
Teatro Lendi di Sant’Arpino (CE)
info 0818919620, 3478572222
Da mercoledì 25 a domenica 29 gennaio, ore 21.00
Sal Da Vinci
in
Masaniello Revolution
di Sal Da Vinci e Ciro Villano
con
Fatima Trotta
Ernesto Lama, Francesco Da Vinci, Carlo Caracciolo, Giusy Attanasio,
Antonio Fiorillo, Marco Palmieri, Thayla Orefice, Andrea Iovino
messa in scena di Sal Da Vinci ed Ernesto Lama
musiche Maestro Adriano Pennino
Dopo 4 secoli dalla nascita di Masaniello, il mito rivive nella storia di Tommaso ripercorrendone le gesta, da semplice venditore di pesce a potente capopopolo di Piazza Mercato.
Tommaso infatti, nel 2022 è vessato da soprusi che mineranno la sua onesta attività, capeggerà una rivolta che lo porterà a detenere un potente talmente forte che non sarò facile da gestire. E chissà se, come il suo illustre predecessore, farà una fine ignobile (ucciso dal suo amato popolo) oppure riuscirà a salvarsi.
Tommaso, sua moglie Bernadette, il prete Don Mattia ed altri personaggi naïf ci faranno rivivere la leggenda di questo Masaniello in una versione 3.0. Passano i secoli ma i problemi restano immutati.
Attraverso la narrazione della commedia musicale, lo spettacolo prova a dare di nuovo vita ad un personaggio storico la cui lezione è di forte attualità e che nessuno, neppure nel ventunesimo secolo, sembra abbia imparato: mettere tutto il potere nelle mani di un unico uomo è pericoloso.