Cultura & Gossip
MOSTRA - "Pompeii Threnody" di Cerith Wyn Evans dal 19 luglio 2025 all'11 gennaio 2026 all'Antiquarium di Boscoreale
18.07.2025 15:27 di Napoli Magazine

Come un canto funebre, viscerale e profondo, un’antica trenodia greca, che nell’alternanza di cori e voci soliste accompagnavano nell’ultimo saluto il defunto, così la mostra personale Pompeii Threnody di Cerith Wyn Evans (1958, Llanelli, Galles-UK) - che inaugura venerdì 18 luglio all’Antiquarium di Boscoreale - conduce il visitatore in un dialogo inconscio e involontario “con chi e con ciò che, in fondo, continua a vivere a Pompei”, rievocandone la perdurante vitalità della memoria. 
 
Pompeii Threnody è la prima mostra site-specific del programma Pompeii Commitment. Materie archeologiche appositamente pensata per l’Antiquarium di Boscoreale e Villa Regina, offrendone una nuova lettura dei luoghi attraverso il linguaggio della contemporaneità.
La mostra, a cura di Andrea Viliani con Stella Bottai, Laura Mariano, Caterina Avataneo, sarà aperta al pubblico da sabato 19 luglio 2025 a domenica 11 gennaio 2026.
Pompeii Threnody esplora la memoria, il tempo e la trasformazione, elementi centrali nell’opera dell’artista gallese, tra i più raffinati e poetici del panorama internazionale.
Dodici le opere in mostra, di cui dieci appositamente realizzate per l’occasione, in un dialogo suggestivo tra materia archeologica e immaginario contemporaneo. Tra queste:

  • nove fotoincisioni dedicate ai cipressi della piana del Sarno, che evocano la dimensione geologica e memoriale del paesaggio vesuviano;
  • un’installazione luminosa ispirata al carro cerimoniale rinvenuto a Civita Giuliana, con il celebre palindromo latino IN GIRUM IMUS NOCTE ET CONSUMIMUR IGNIAndiamo in tondo nella notte e siamo consumati dal fuoco
  • due lampade-scultura in forma di palme dorate, poste nel patio dell’Antiquarium, in dialogo con l’architettura della vicina Villa Regina.

Il percorso di visita è introdotto dalla statua bronzea di un efebo lampadoforo. Le sue labbra recano solo alcune tracce dell’antica colazione dorata, ricordo frammentario ed eco soffusa di una materia e di una celebrazione vitali ormai quasi, ma non ancora del tutto, scomparse. Lo stesso colore ci accompagna, come una traccia riportata sui muri, nel percorso
 
Salite le scale, nella prima sala al 1° piano è esposta la serie di nove fotoincisioni Pompeii Threnody (The Ancient Cypress Trees of the Sarno Plain), in cui sulla carta appaiono dettagli dei resti fossilizzati di antichi cipressi della piana del fiume Sarno.
Nelle parole dell’artista, “dettagliando la profonda bellezza di questi esemplari naturali, preservati e venerati”, le fotoincisioni sono “studi altamente estetizzati, formalmente severi, ed elegantemente presentati, meditazioni sulla messa in luce della materia occlusa. Allo stesso modo, gli alberi (radici) scavati ed esposti (agli elementi) vengono qui documentati, arrestati ed esposti (all'ambiente fotochimico). Rappresentazione della pulsione a contenere e catturare, a reificare e abitare con il feticcio, a soffermarsi sulla sua meraviglia organica trascendente, sul suo status e capacità di produrre stupore: Sic transit…”.
 
Come tecnica artistica, la fotoincisione corrisponde a un procedimento fotografico di stampa in piano su lastra di zinco, in cui l’immagine non viene disegnata come nelle normali incisioni, ma fotografata su uno strato di vernice sensibile, poi steso su una lastra tipografica. Utilizzando la tecnica combinatoria e processuale della photogravure (fotoincisione), Wyn Evans condensa in una matrice multipla e in un impasto paziente, sia il tempo passato che il tempo presente, sia la consistenza naturale che quella culturale di queste antiche radici, sopravvissute a un’eruzione vulcanica e conservate ora in Antiquarium museale. Qui divengono per l’artista dei memoriali interspecie dell’attivismo di queste materie organiche antiche, ma anche la testimonianza della loro disponibilità a trasformarsi in possibili documenti storici e in meditazioni sul mistero di ciò che definiamo come “opera d’arte”. 

Nella contigua sala al 1° piano è allestito il carro di Civita Giuliana rinvenuto nel 2021, il quale costituisce l’apice e il fulcro della mostra. Qui viene esposta una delle versioni della serie di opere di Wyn Evans intitolate IN GIRUM IMUS NOCTE ET CONSUMIMUR IGNI, 2025, sempre diverse per dimensioni e colore della luce, nelle loro varie iterazioni. Questa ulteriore versione prende le dimensioni dalle ruote del carro di Civita Giliana e assume il colore e la temperatura di 6500 Kelvin: ‘daylight’, ovvero luce del giorno.

 L’artista commenta: “Il famoso palindromo latino (a cui fui introdotto dall’autore situazionista francese Guy Debord, che ne fede il titolo di un suo film) è variamente tradotto in inglese spesso come “Andiamo in tondo nella notte e siamo consumati dal fuoco”. Ricordando il ‘mito’, ancora e ancora l'Eterno Ritorno, l'infrastruttura temporale del trauma... è condannata alla ripetizione. Qui torniamo a un’opera ‘riciclata’ per essere reiterata a e su Pompei. Mi sono reso conto che l'opera ha trovato di fatto la sua casa, anche se sono tornato più volte su questa frase e ho realizzato, attraverso diverse iterazioni, opere con testo, immagini in movimento, neon, fuochi d'artificio… questa occasione di situare l'opera a Pompei porta con sé un significato e una pertinenza singolari non raggiunti in precedenza. L’opera ‘appartiene’ a Pompei. L’oscillazione sempre circolante, avanti e indietro, manifesta una singolarità come un ‘feedback’. Qui – in situ – corollario alle ruote immobilizzate del carro...  veicolo fantasma, costellato di ciò che sopravvive all'erosione del tempo...  come un'ulteriore fonte di luce da aggiungere alla squisita complessità delle ombre proiettate dall' armatura in Perspex nell’attuale display. Una cerimonia. Suona. Un epitaffio sospeso nel gas e nel vetro... con parenti in altri distretti del senso, come, ad esempio, la fotografia (un ritornello leggero). Un’interfaccia tra materia (artefatto materiale) e rappresentazione – il cardine su cui oscillano – l’‘attrito’ come contatto, il punto in cui ‘toccano’”.

A Boscoreale, l’opera diventa una ruota del tempo e la manifestazione dell’oscillazione perpetua e interconnessa di ogni materia, di ogni significato e di ogni rappresentazione.

La mostra comprende, infine, anche un passaggio più intimo che riporta la dimensione pubblica della mostra a una dimensione quasi domestica, in cui l’Antiquarium sembra prendere le sembianze e assecondare i comportamenti che avremmo potuto osservare nell’antica Villa romana accanto al museo.

Nel patio esterno che congiunge piano terra e 1° piano sono allestite due lampade della collezione dell’artista, oggetti di arredo moderno che riproducono i tronchi e le foglie di due palme dorate. Il riflesso luminoso delle loro silhouette metalliche si sparge lungo i muri perimetrali e accompagna con le sue vibrazioni le volute tracciate da alcuni pesci rossi nella vasca che, su un alto del patio, riproduce l’impluvium delle antiche domus. Chiudendo (o riaprendo?) il cerchio della mostra stessa, in questo angolo appartato e momento di quiete imprevista l’artista sembra cercare e far incontrare fra loro, come se fossero un’unica cosa luce e buio, istante e durata, presenza e assenza, storia e quotidianità, pubblico e privato, umano e non umano, come se l’Antiquarium e la Villa si fossero finalmente riuniti, e qualcuno ci stesse sussurrando, al contempo “benvenuti”, o “bentornati”?

Con la sua Trenodia di Pompei, Wyn Evans porta la propria storia e le proprie storie in quella e quelle di Pompei: un dialogo prezioso, o per meglio dire un “feedback” (per citare l’artista stesso), che rievoca e reincanta davvero lo spazio-tempo circolare pompeiano, il contesto dei suoi eterni ritorni, il suo sempre ritornante e sempre vivo percorso verso sé stesso. “Consumata dal fuoco” (come nell'antica eruzione evocata dai neon e dalle fotoincisioni contemporanei di Wyn Evans), Pompei è ancora qui, con i suoi carri e i suoi alberi, i suoi miti e la sua vita quotidiana, i suoi abitanti umani, animali, minerali e vegetali tutti eternamente insieme come compagni di uno stesso fato, qualcosa di spaventoso ma inevitabile, inquietante e onirico ma reale e rassicurante. E, quindi, alla fine, semplicemente giusto.

Due delle opere di Evans prodotte per la mostra – Pompeii Threnody (IN GIRUM IMUS NOCTE ET CONSUMIMUR IGNI) Pompeii Threnody (The Ancient Cypress Trees of the Sarno Plain), 2025 – entrano a far parte della collezione di arte contemporanea del Parco Archeologico di Pompei (Collectio), aggiungendosi a quelle delle artiste e degli artisti Simone Fattal, Lara Favaretto, Invernomuto, Luisa Lambri, Anna Maria Maiolino, Anri Sala e Wael Shawky.

 

La mostra è stata supportata da Nicoletta Fiorucci Foundation.

INFORMAZIONI AL PUBBLICO

Cerith Wyn Evans. Pompeii Threnody  
Antiquarium di Boscoreale 
19 luglio 2025 – 11 gennaio 2026

 
La mostra è stata supportata da Nicoletta Fiorucci Foundation.

A cura di: Andrea Viliani con Stella Bottai, Laura Mariano, Caterina Avataneo
Responsabile unico Procedimento: Silvia Martina Bertesago (Parco Archeologico di Pompei) 
Assistenza Curatoriale e Organizzativa: Anna Civale, Giorgio Motisi (Parco Archeologico di Pompei)
Supporto legale e amministrativo: Salvatore Zaza, Alfonso Salvati

 

 
BIGLIETTI E ORARI
Intero: € 8
Ridotto: € 2 per i cittadini UE di età compresa tra i 18 ed i 25 anni (non compiuti)
l'Antiquarium è visitabile anche col biglietto "3 days" valido 3 giorni (26 euro) o con il biglietto Pompeii, valido 1 giorno (22 euro)
lunedì-domenica dalle 9.00 alle 19.00 con ultimo ingresso alle 18.00

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di Napoli Magazine

18/07/2025 - 15:27

Come un canto funebre, viscerale e profondo, un’antica trenodia greca, che nell’alternanza di cori e voci soliste accompagnavano nell’ultimo saluto il defunto, così la mostra personale Pompeii Threnody di Cerith Wyn Evans (1958, Llanelli, Galles-UK) - che inaugura venerdì 18 luglio all’Antiquarium di Boscoreale - conduce il visitatore in un dialogo inconscio e involontario “con chi e con ciò che, in fondo, continua a vivere a Pompei”, rievocandone la perdurante vitalità della memoria. 
 
Pompeii Threnody è la prima mostra site-specific del programma Pompeii Commitment. Materie archeologiche appositamente pensata per l’Antiquarium di Boscoreale e Villa Regina, offrendone una nuova lettura dei luoghi attraverso il linguaggio della contemporaneità.
La mostra, a cura di Andrea Viliani con Stella Bottai, Laura Mariano, Caterina Avataneo, sarà aperta al pubblico da sabato 19 luglio 2025 a domenica 11 gennaio 2026.
Pompeii Threnody esplora la memoria, il tempo e la trasformazione, elementi centrali nell’opera dell’artista gallese, tra i più raffinati e poetici del panorama internazionale.
Dodici le opere in mostra, di cui dieci appositamente realizzate per l’occasione, in un dialogo suggestivo tra materia archeologica e immaginario contemporaneo. Tra queste:

  • nove fotoincisioni dedicate ai cipressi della piana del Sarno, che evocano la dimensione geologica e memoriale del paesaggio vesuviano;
  • un’installazione luminosa ispirata al carro cerimoniale rinvenuto a Civita Giuliana, con il celebre palindromo latino IN GIRUM IMUS NOCTE ET CONSUMIMUR IGNIAndiamo in tondo nella notte e siamo consumati dal fuoco
  • due lampade-scultura in forma di palme dorate, poste nel patio dell’Antiquarium, in dialogo con l’architettura della vicina Villa Regina.

Il percorso di visita è introdotto dalla statua bronzea di un efebo lampadoforo. Le sue labbra recano solo alcune tracce dell’antica colazione dorata, ricordo frammentario ed eco soffusa di una materia e di una celebrazione vitali ormai quasi, ma non ancora del tutto, scomparse. Lo stesso colore ci accompagna, come una traccia riportata sui muri, nel percorso
 
Salite le scale, nella prima sala al 1° piano è esposta la serie di nove fotoincisioni Pompeii Threnody (The Ancient Cypress Trees of the Sarno Plain), in cui sulla carta appaiono dettagli dei resti fossilizzati di antichi cipressi della piana del fiume Sarno.
Nelle parole dell’artista, “dettagliando la profonda bellezza di questi esemplari naturali, preservati e venerati”, le fotoincisioni sono “studi altamente estetizzati, formalmente severi, ed elegantemente presentati, meditazioni sulla messa in luce della materia occlusa. Allo stesso modo, gli alberi (radici) scavati ed esposti (agli elementi) vengono qui documentati, arrestati ed esposti (all'ambiente fotochimico). Rappresentazione della pulsione a contenere e catturare, a reificare e abitare con il feticcio, a soffermarsi sulla sua meraviglia organica trascendente, sul suo status e capacità di produrre stupore: Sic transit…”.
 
Come tecnica artistica, la fotoincisione corrisponde a un procedimento fotografico di stampa in piano su lastra di zinco, in cui l’immagine non viene disegnata come nelle normali incisioni, ma fotografata su uno strato di vernice sensibile, poi steso su una lastra tipografica. Utilizzando la tecnica combinatoria e processuale della photogravure (fotoincisione), Wyn Evans condensa in una matrice multipla e in un impasto paziente, sia il tempo passato che il tempo presente, sia la consistenza naturale che quella culturale di queste antiche radici, sopravvissute a un’eruzione vulcanica e conservate ora in Antiquarium museale. Qui divengono per l’artista dei memoriali interspecie dell’attivismo di queste materie organiche antiche, ma anche la testimonianza della loro disponibilità a trasformarsi in possibili documenti storici e in meditazioni sul mistero di ciò che definiamo come “opera d’arte”. 

Nella contigua sala al 1° piano è allestito il carro di Civita Giuliana rinvenuto nel 2021, il quale costituisce l’apice e il fulcro della mostra. Qui viene esposta una delle versioni della serie di opere di Wyn Evans intitolate IN GIRUM IMUS NOCTE ET CONSUMIMUR IGNI, 2025, sempre diverse per dimensioni e colore della luce, nelle loro varie iterazioni. Questa ulteriore versione prende le dimensioni dalle ruote del carro di Civita Giliana e assume il colore e la temperatura di 6500 Kelvin: ‘daylight’, ovvero luce del giorno.

 L’artista commenta: “Il famoso palindromo latino (a cui fui introdotto dall’autore situazionista francese Guy Debord, che ne fede il titolo di un suo film) è variamente tradotto in inglese spesso come “Andiamo in tondo nella notte e siamo consumati dal fuoco”. Ricordando il ‘mito’, ancora e ancora l'Eterno Ritorno, l'infrastruttura temporale del trauma... è condannata alla ripetizione. Qui torniamo a un’opera ‘riciclata’ per essere reiterata a e su Pompei. Mi sono reso conto che l'opera ha trovato di fatto la sua casa, anche se sono tornato più volte su questa frase e ho realizzato, attraverso diverse iterazioni, opere con testo, immagini in movimento, neon, fuochi d'artificio… questa occasione di situare l'opera a Pompei porta con sé un significato e una pertinenza singolari non raggiunti in precedenza. L’opera ‘appartiene’ a Pompei. L’oscillazione sempre circolante, avanti e indietro, manifesta una singolarità come un ‘feedback’. Qui – in situ – corollario alle ruote immobilizzate del carro...  veicolo fantasma, costellato di ciò che sopravvive all'erosione del tempo...  come un'ulteriore fonte di luce da aggiungere alla squisita complessità delle ombre proiettate dall' armatura in Perspex nell’attuale display. Una cerimonia. Suona. Un epitaffio sospeso nel gas e nel vetro... con parenti in altri distretti del senso, come, ad esempio, la fotografia (un ritornello leggero). Un’interfaccia tra materia (artefatto materiale) e rappresentazione – il cardine su cui oscillano – l’‘attrito’ come contatto, il punto in cui ‘toccano’”.

A Boscoreale, l’opera diventa una ruota del tempo e la manifestazione dell’oscillazione perpetua e interconnessa di ogni materia, di ogni significato e di ogni rappresentazione.

La mostra comprende, infine, anche un passaggio più intimo che riporta la dimensione pubblica della mostra a una dimensione quasi domestica, in cui l’Antiquarium sembra prendere le sembianze e assecondare i comportamenti che avremmo potuto osservare nell’antica Villa romana accanto al museo.

Nel patio esterno che congiunge piano terra e 1° piano sono allestite due lampade della collezione dell’artista, oggetti di arredo moderno che riproducono i tronchi e le foglie di due palme dorate. Il riflesso luminoso delle loro silhouette metalliche si sparge lungo i muri perimetrali e accompagna con le sue vibrazioni le volute tracciate da alcuni pesci rossi nella vasca che, su un alto del patio, riproduce l’impluvium delle antiche domus. Chiudendo (o riaprendo?) il cerchio della mostra stessa, in questo angolo appartato e momento di quiete imprevista l’artista sembra cercare e far incontrare fra loro, come se fossero un’unica cosa luce e buio, istante e durata, presenza e assenza, storia e quotidianità, pubblico e privato, umano e non umano, come se l’Antiquarium e la Villa si fossero finalmente riuniti, e qualcuno ci stesse sussurrando, al contempo “benvenuti”, o “bentornati”?

Con la sua Trenodia di Pompei, Wyn Evans porta la propria storia e le proprie storie in quella e quelle di Pompei: un dialogo prezioso, o per meglio dire un “feedback” (per citare l’artista stesso), che rievoca e reincanta davvero lo spazio-tempo circolare pompeiano, il contesto dei suoi eterni ritorni, il suo sempre ritornante e sempre vivo percorso verso sé stesso. “Consumata dal fuoco” (come nell'antica eruzione evocata dai neon e dalle fotoincisioni contemporanei di Wyn Evans), Pompei è ancora qui, con i suoi carri e i suoi alberi, i suoi miti e la sua vita quotidiana, i suoi abitanti umani, animali, minerali e vegetali tutti eternamente insieme come compagni di uno stesso fato, qualcosa di spaventoso ma inevitabile, inquietante e onirico ma reale e rassicurante. E, quindi, alla fine, semplicemente giusto.

Due delle opere di Evans prodotte per la mostra – Pompeii Threnody (IN GIRUM IMUS NOCTE ET CONSUMIMUR IGNI) Pompeii Threnody (The Ancient Cypress Trees of the Sarno Plain), 2025 – entrano a far parte della collezione di arte contemporanea del Parco Archeologico di Pompei (Collectio), aggiungendosi a quelle delle artiste e degli artisti Simone Fattal, Lara Favaretto, Invernomuto, Luisa Lambri, Anna Maria Maiolino, Anri Sala e Wael Shawky.

 

La mostra è stata supportata da Nicoletta Fiorucci Foundation.

INFORMAZIONI AL PUBBLICO

Cerith Wyn Evans. Pompeii Threnody  
Antiquarium di Boscoreale 
19 luglio 2025 – 11 gennaio 2026

 
La mostra è stata supportata da Nicoletta Fiorucci Foundation.

A cura di: Andrea Viliani con Stella Bottai, Laura Mariano, Caterina Avataneo
Responsabile unico Procedimento: Silvia Martina Bertesago (Parco Archeologico di Pompei) 
Assistenza Curatoriale e Organizzativa: Anna Civale, Giorgio Motisi (Parco Archeologico di Pompei)
Supporto legale e amministrativo: Salvatore Zaza, Alfonso Salvati

 

 
BIGLIETTI E ORARI
Intero: € 8
Ridotto: € 2 per i cittadini UE di età compresa tra i 18 ed i 25 anni (non compiuti)
l'Antiquarium è visitabile anche col biglietto "3 days" valido 3 giorni (26 euro) o con il biglietto Pompeii, valido 1 giorno (22 euro)
lunedì-domenica dalle 9.00 alle 19.00 con ultimo ingresso alle 18.00