Cultura & Gossip
SPETTACOLI - Agenda settimanale dal 21 al 27 febbraio 2022 in Campania, programmata dal Circuito Teatro Pubblico Campano
18.02.2022 14:08 di Napoli Magazine
aA

Sala Pasolini di Salerno
Info 0895618707
Martedì 22 febbraio, ore 21.00

 

Fabbrica srl
presenta

 

Museo Pasolini
di e con Ascanio Celestini

 

voci Grazia Napoletano e Luigi Celidonio
musiche Gianluca Casadei
suono Andrea Pesce


Secondo l’ICOM (International Council of Museums) le cinque funzioni di un museo sono: ricerca, acquisizione, conservazione, comunicazione, esposizione. Come potrebbe essere un museo Pier Paolo Pasolini?


In una teca potremmo mettere la sua prima poesia: di quei versi resta il ricordo di due parole “rosignolo” e “verzura”. È il 1929. Mentre Mussolini firma i Patti Lateranensi, Antonio Gramsci ottiene carta e penna e comincia a scrivere i Quaderni dal Carcere. 
E così via, come dice Vincenzo Cerami: “Se noi prendiamo tutta l’opera di Pasolini dalla prima poesia che scrisse quando aveva sette anni fino al film Salò, l’ultima sua opera, noi avremo il ritratto della storia italiana dalla fine degli anni del fascismo fino alla metà degni anni ’70. Pasolini ci ha raccontato cosa è successo nel nostro paese in tutti questi anni”.


Ascanio Celestini ci guida in un ipotetico Museo Pasolini che, attraverso le testimonianze di chi l'ha conosciuto, ma anche di chi l'ha immaginato, amato e odiato, si compone partendo dalle domande: qual’è il pezzo forte del Museo Pasolini? Quale oggetto dobbiamo cercare? Quale oggetto dovremmo impegnarci a acquisire da una collezione privata o pubblica, recuperarlo da qualche magazzino, discarica, biblioteca o ufficio degli oggetti smarriti?
Cosa siamo tenuti a fare per conservarlo? Cosa possiamo comunicare attraverso di lui? 
E infine: in quale modo dobbiamo esporlo?


Teatro Ricciardi di Capua
Info 0823963874
Giovedì 24 febbraio, ore 20.30

 

Teatro Umberto di Nola
info 0815127683, 0818231622
Sabato 26 febbraio, ore 20.45

 

Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro in collaborazione con Bon Voyage
e con Festival Teatrale di Borgio Verezzi
presenta

Lello Arena in

Parenti serpenti
di Carmine Amoroso

con Giorgia Trasselli

e con (in o. a.) 
Raffaele Ausiello, Marika De Chiara, Andrea de Goyzueta, 
Carla Ferraro, Luciano Giugliano, Anna Rita Vitolo

scene Roberto Crea, ideazione scenica Luciano Melchionna
costumi Milla, musiche Stag
disegno luci Salvatore Palladino
assistente alla regia Sara Esposito

regia di Luciano Melchionna

 

Lello Arena diretto da Luciano Melchionna è il protagonista della divertente e amara commedia di Carmine Amoroso, conosciuta dal grande pubblico grazie al film “cult” di  Mario Monicelli del 1992.
Tutto ha inizio con un Natale a casa degli anziani genitori che aspettano tutto l’anno quel momento per rivedere i figli ormai lontani. E se quest’anno gli amati genitori volessero chiedere qualcosa ai loro figli? Se volessero finalmente essere “accuditi”, chi si farà carico della loro richiesta?
Luciano Melchionna, il visionario creatore di Dignità Autonome di Prostituzione, costruisce uno spaccato di vita intimo e familiare di grande attualità, con un crescendo di situazioni esilaranti e spietate che riescono a far ridere e allo stesso tempo a far riflettere con profonda emozione e commozione.

 

Note di regia


Un Natale in famiglia, nel paesino d’origine, come ogni anno da tanti anni. Un Natale pieno di ricordi e di regali da scambiare, in questo rito stanco che resta l’unico appiglio possibile per tentare di ravvivare i legami famigliari, come il fuoco del braciere che i genitori anziani usano, ancora oggi, per scaldare la casa: un braciere pericoloso ma rassicurante come tutte le abitudini e le tradizioni. Un Natale a casa dei genitori anziani che aspettano tutto l’anno quel momento per rivedere i figli cresciuti, andati a lavorare in altre città. Uno sbarco di figli e parenti affettuosi e premurosi che si riuniscono, ancora una volta, per cercare di spurgare le nevrosi e le stanche dinamiche di coppia di cui sono ormai intrisi, in un crescendo di situazioni esilaranti e stridenti in cui tutti noi possiamo riconoscerci.
Immaginare Lello Arena, con la sua carica comica e umana, nei panni di papà Saverio mi ha fatto immediatamente sorridere, tanto da ipotizzare il suo sguardo come quello di un bambino intento a descrivere ed esplorare le dinamiche ipocrite e meschine che lo circondano nei giorni di santissima festività. È un genitore davvero in demenza senile o è un uomo che non vuole vedere più la realtà e si diverte a trasformarla e a provocare tutti?
Andando via di casa, diventando adulti, ogni figlio ha dovuto fare i conti con la realtà, ha dovuto accettare i fallimenti e ha imparato a difendere il proprio orticello mal coltivato, spesso per incuria o incapacità, ma in quelle pause fatte di neve e palline colorate ognuno di loro si impegna a mostrarsi spensierato, affettuoso e risolto. All’improvviso però, i genitori, fino ad allora punti di riferimento, esprimono l’esigenza di essere accuditi come hanno fatto anni prima con loro: uno dei figli dovrà ospitarli e prendersi cura della loro vecchiaia… a chi toccherà?
All’improvviso, dunque, un terremoto segna una crepa nell’immobilità rassegnata di un andamento ormai sempre uguale e in via di spegnimento, una crepa dalla quale un gas mefitico si espanderà e inquinerà l’aria. Sarà la soluzione più spicciola e più crudele a prendere il sopravvento. Verità? Paradosso? Spesso, come si è soliti dire, la realtà supera la fantasia. E questo mi ha spronato ad affrontare un testo che ha la peculiarità rara di fotografare uno spaccato di vita famigliare sempre assolutamente attuale, purtroppo. Si può far ridere nel raccontarlo e sorridere nell’assistere alle spumeggianti gag ma, allo stesso tempo, non ci si può riflettere sopra senza una profonda amarezza. Viviamo in un’epoca in cui i valori, primo fra tutti il rispetto, stanno pian piano sparendo e l’egoismo sta prendendo decisamente il sopravvento sulla carità umana e sulla semplice, fondamentale, empatia. Prima o poi saremo tutti dei vecchi bambini bisognosi di cure, perché trasformarci in soprammobili polverosi, inutili e ingombranti?
In quest’epoca in cui tutto e il contrario di tutto sono la stessa cosa ormai, con questa commedia passeremo dalle risate a crepapelle per il tratteggio grottesco e a tratti surreale dei personaggi al più turpe cambiamento di quegli esseri che – chi di noi non ne ha conosciuto almeno uno? – da umani si trasformeranno negli animali più pericolosi e subdoli: i serpenti.
Luciano Melchionna

 

Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta
Da venerdì 25 a domenica 27 febbraio 2022
 (feriali ore 20.45, domenica ore 18.00)
info 0823444051

 

Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
presenta

 

Sergio Rubini in

 

Ristrutturazione
ovvero disavventure casalinghe raccontate da Sergio Rubini
scritto da Sergio Rubini e Carla Cavalluzzi

 

musiche eseguite dal vivo da Musica da Ripostiglio
Luca Pirozzi chitarra e voce
Luca Giacomelli chitarra
Raffaele Toninelli contrabbasso
Emanuele Pellegrini batteria 

regia  Sergio Rubini

 

Dopo anni passati a pagare l’affitto, metti che un bel giorno ti svegli e decidi di starla a sentire quella vocina che da anni ti dice di fare quel passo che non hai mai avuto il coraggio di fare: metterti sulle spalle un mutuo e comprare finalmente una casa tutta tua. I benefici di essere proprietario di un immobile li conoscono tutti. 
Ciò che nessuno dice sono i sicuri disastri a cui andrai incontro il giorno in cui deciderai di mettere quell’unico bene che possiedi nelle mani di una ristrutturazione. 
Ristrutturazione è il racconto appunto, in forma confidenziale, della ristrutturazione di un appartamento, un viavai di architetti e ingegneri, allarmisti e idraulici, operai e condòmini. Una pletora di personaggi competenti e incapaci, leali e truffaldini, scansafatiche ed operosi fino all’esaltazione che si avvicendano nella vita dello sfortunato padrone di casa stravolgendola senza pietà. 
E questa vita sconvolta lo è ancor di più se i padroni di casa sono due, un Lui e una Lei, con i loro diversi punti di vista, la loro diversa capacità di resistere all’attacco quotidiano delle truppe corazzate che trasformano il loro “nido” in una casa occupata. 
E quando il tubo di scarico si intasa allagando la camera da letto, sembrerebbe che anche le fondamenta che reggono la stabilità della coppia stiano per cedere... 
Accompagnato e intervallato dai motivi e dalle atmosfere di una band musicale, il racconto prende il via da molto lontano: una prima casetta a Roma, un seminterrato con un problema idraulico per il quale si offre di dare una mano un maldestro autista di cinema che finirà per trasformare il seminterrato in una piscina; e poi il bell’attico tra i tetti della capitale dall’affitto galattico dove però non funziona niente, dal citofono all’acqua calda. Per finire con l’acquisto tanto desiderato di una casa propria, la prima casa, ed è allora che il fenomeno della ristrutturazione si abbatte sui due sventurati inesorabilmente. 
Una vasca da bagno da costruire in loco, delle tende frangisole automatizzate, l’installazione dell’allarme e delle relative telecamere, l’azzeramento di un vergognoso odore di fogna che non molla la presa per ben trenta giorni, sono le stazioni attraverso le quali si snodano le vicissitudini del protagonista e della sua compagna che a loro volta 
vengono fuori da quel turbinio di eventi, stressati ma ristrutturati... se non che l’arrivo della pandemia azzera tutto, imponendo nuove regole e nuovi codici: un nuovo mondo che necessita a sua volta di una ristrutturazione profonda e collettiva per poter ricominciare a girare. 

 

Teatro Di Costanzo Mattiello di Pompei
Info 3381890767, 3337361628
Da venerdì 25 a domenica 27 febbraio 
(feriali ore 20.30, festivi ore 18.15)

 

I Due della Città del Sole
presenta

Enzo Decaro in

Non è vero ma ci credo
di Peppino De Filippo

con (in o.a.) 
Francesca Ciardiello,Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Massimo Pagano, 
Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo, Ingrid Sansone

scene Luigi Ferrigno
costumi Chicca Ruocco
disegno luci Pietro Sperduti

 

regia Leo Muscato

 

Ho mosso i primi passi nel mondo del teatro quando avevo poco più di vent’anni. Mi ero trasferito a Roma per fare l’Università e non sapevo ancora nulla di questo mestiere. Mi presentai a un provino con Luigi De Filippo e lui mi prese a bottega nella sua compagnia. Mi insegnò letteralmente a stare in palcoscenico, dandomi l’opportunità di vivere la straordinaria avventura delle vecchie tournée da 200 repliche l’anno. 
Rimasi con lui per due stagioni; poi mi trasferii a Milano per studiare regia. Ci siamo rivisti ventidue anni dopo, pochi mesi prima che morisse. Mi chiese di pensare a un progetto da fare insieme. 
Ne pensai mille, ma non abbiamo avuto il tempo di realizzarne uno. Ereditando la direzione artistica della sua compagnia, ho deciso di inaugurare questo nuovo corso partendo proprio dal primo spettacolo che ho fatto con lui, Non è vero ma ci credo. Rispettando i canoni della tradizione del teatro napoletano, proveremo a dare a questa storia un sapore più contemporaneo. 
Quella che andremo a raccontare è una tragedia tutta da ridere, popolata da una serie di caratteri dai nomi improbabili e che sono in qualche modo versioni moderne delle maschere della commedia dell’arte. 
Il protagonista di questa storia assomiglia tanto ad alcuni personaggi di Molière che Luigi De Filippo amava molto. L’avaro, avarissimo imprenditore Gervasio Savastano, vive nel perenne incubo di essere vittima della iettatura. 
La sua vita è diventata un vero e proprio inferno perché vede segni funesti ovunque: nella gente che incontra, nella corrispondenza che trova sulla scrivania, nei sogni che fa di notte. Forse teme che qualcuno qualcosa possa minacciare l’impero economico che è riuscito a mettere in piedi con tanti sacrifici. 
Qualunque cosa, anche la più banale, lo manda in crisi. Chi gli sta accanto non sa più come approcciarlo. La moglie e la figlia sono sull’orlo di una crisi di nervi; non possono uscire di casa perché lui glielo impedisce. Anche i suoi dipendenti sono stanchi di tollerare quelle assurde manie ossessive. 
A un certo punto le sue fisime oltrepassano la soglia del ridicolo: licenzia il suo dipendente Malvurio solo perché è convinto che porti sfortuna. L’uomo minaccia di denunciarlo, portarlo in tribunale e intentare una causa per calunnia. 
Sembra il preambolo di una tragedia, ma siamo in una commedia che fa morir dal ridere. E infatti sulla soglia del suo ufficio appare Sammaria, un giovane in cerca di lavoro. Sembra intelligente, gioviale e preparato, ma il commendator Savastano è attratto da un’altra qualità di quel giovane: la sua gobba. 
Da qui partono una serie di eventi paradossali ed esilaranti che vedranno al centro della vicenda la credulità del povero commendator Savastano.
Peppino De Filippo aveva ambientato la sua storia nella Napoli un po’ oleografica degli anni 30. Luigi aveva posticipato l’ambientazione una ventina d’anni più avanti. Noi seguiremo questo sua intuizione avvicinando ancora di più l’azione ai giorni nostri, ambientando la storia in una Napoli anni 80, una Napoli un po’ tragicomica e surreale in cui convivevano Mario Merola, Pino Daniele e Maradona.
Lo spettacolo concepito con un ritmo iperbolico condenserà l’intera vicenda in un solo atto di 90 minuti.
Leo Muscato

 

Teatro Magic Vision di Casalnuovo
Info 0818030270, 3292180679
Venerdì 25 febbraio, ore 20.45
Teatro Diana e Italia Concerti 
presentano

 

 

Maurizio Casagrande 
in

A tu per tre

con Ania Cecilia e Claudia Vietri

disegno luci Saverio Toppi
scenografia Claudio Alfinito
costumi Rosaria Riccio

 

regia Maurizio Casagrande

 

Semplice, confidenziale e di grande presa sul pubblico che si ritrova immerso in una atmosfera calda e piacevole, ma mai banale o approssimativa. Tutto avviene in una apparente improvvisazione che, nello svolgersi della serata, svela il raffinato disegno generale.
In scena la pianista Claudia Vietri, la cantante Ania Cecilia e Maurizio Casagrande. Due donne ed un uomo. Un “triangolo” pericoloso che porterà le ragazze a coalizzarsi contro di lui mettendolo in netta minoranza. 

In un periodo di grande difficoltà per le restrizioni e le incertezze dovute alla pandemia che ci ha colpiti così duramente, ho preferito scrivere ed allestire uno spettacolo agile e leggero che mi permettesse di girare con facilità e di poter mantenere bassi i costi per sostenere i teatri che hanno importanti difficoltà economiche, ma senza per questo rinunciare allo stile e alla qualità che da sempre mi hanno dato la possibilità di costruire un rapporto di fiducia con il pubblico che mi segue da anni. 

 

Maurizio Casagrande

 

 


Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere
Info 0823799612
Sabato 26 febbraio, ore 21.00

 

Teatro Totò srl
presenta

Verso il mito...Edith Piaf
di Gianmarco Cesario e Antonio Mocciola

con Francesca Marini, Massimo Masiello

musiche Lino Cannavacciuolo

adattamento e regia Gaetano Liguori

 

Parlare di Edith Piaf, senza entrare nell’iperrealismo, col rischio della narrazione didascalica che occhieggi alla fiction (già abbondantemente utilizzata sia in cinema che in teatro), a questo punta lo spettacolo dove la donna Edith si confronta con il suo mito, l’immortalità della sua figura e della sua arte con la fine della sua vita umana. 
Le canzoni, gli uomini, e gli episodi della sua vita si susseguono sulla scena con leggerezza e surrealismo: in un solo uomo lei rivede tutti quelli che l’hanno incontrata, aiutata, sfruttata, amata, odiata, George Moustaki, Yves Montand, Charles Aznavour, Gilbert Becaup, Leo Ferré, Eddie Constantine e Theo Sarapo. 
Tutti, in qualche modo, uguali, tranne lui, Marcel Cardan, l’unico a non aver sfruttato il suo nome per diventare famoso, lui che veniva da un mondo diverso, quello dello sport, e che era già famosissimo, ma che un tragico destino le tolse, e dal quale non si sarebbe mai separata, fino ed oltre la morte. 
Il testo, pensato e scritto per due interpreti di grande spessore, quali Francesca Marini e Massimo Masiello, rispettivamente nei ruoli della Piaf e di tutti gli uomini (o uno solo?) che con lei hanno cantato e vissuto, che grazie a lei hanno avuto la possibilità di provare cosa significhi attraversare l’amore, l’arte, la gioia e il dolore.

 

 

Teatro Partenio di Avellino
Info 0825270961 - 3484072885
Sabato 26, ore 20.45, e domenica 27 febbraio, ore 18.00

 

Cose Production & Tunnel Produzioni
presentano 

 

Sal Da Vinci in

 

La fabbrica dei sogni
scritto da Sal da Vinci e Ciro Villano
direzione artistica e coreografie Marcello e Mommo Sacchetta

 

con Fatima Trotta

e con
Ciro Villano, Francesco da Vinci, Daniela Cenciotti,
Ettore Massa, Enzo Fischetti, Federica Celio

 

I “Mainati” 
Ludovica Cinque, Luca Grassano, Davide Richiello, Elisabetta Romano, 
Mariateresa Russo, Luca Sciarrillo e i ragazzi della Cilea Academy

 

Ensemble 
Ciro Amelio, Imma Caiazzo, Viola Cappelli, Deborah Frittelli, Cristina Gallettini,  Andriy Lazorko, Marco Pipani, Enrico Savorani, Evelyn Giuseppina Sciarrino, Emiliano Serra

assistente alle coreografie Irene Tavassi
direzione musicale e arrangiamenti Adriano Pennino
scene Roberto Crea, costumi Amara Cavalcanti, disegno luci Francesco Adinolfi, 
video scenografie Mariano Soria, scenotecnica Massimo Comune Sacs, trucco Ciro Florio
foto Pepe Russo, grafica Francesco Fiengo
ingegnere del suono Gianni Gallo, service Emmedue
direttore di scena Ferruccio Pepe

 

La fabbrica dei sogni è un “non luogo” che realmente esiste. È il posto dove si nascondono le persone che hanno paura del mondo perché ci si sentono in pericolo. Ma è anche un luogo magico dove una favola divertente e romantica, scritta da Sal Da Vinci e Ciro Villano, prende forma, attraverso musiche e voci straordinarie, in primis quella di Sal, coreografie pazzesche, dirette da Marcello e Mommo Sacchetta, effetti spettacolari. 
La fabbrica dei sogni è l’ultima roccaforte dei matti che ancora oggi non credono nei sogni, ma vivono nei sogni. Un cantautore vive, dimenticato dal mondo, in un manicomio abbandonato e fatiscente. Non abbandona l’edificio, in attesa di essere abbattuto, perché quella è la sua casa, è il luogo dove è cresciuto, scrivendo canzoni che lui immaginava un giorno di cantare in un teatro vero.
Un agente di polizia municipale, incaricato di portarlo via, si lascia coinvolgere dall’artista ‘pazzo’ e sognatore nel folle progetto di trasformare quella casa di cura, che ospita anche altri personaggi reietti della società, in qualcosa che possa realizzare i loro sogni: un teatro che ospiti un vero spettacolo, portato in scena proprio dagli ‘ospiti’ di quel vecchio ospedale psichiatrico: i ‘pazzi’. Perché i pazzi non credono nei sogni, i pazzi vivono nei sogni!

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di Napoli Magazine

18/02/2022 - 14:08

Sala Pasolini di Salerno
Info 0895618707
Martedì 22 febbraio, ore 21.00

 

Fabbrica srl
presenta

 

Museo Pasolini
di e con Ascanio Celestini

 

voci Grazia Napoletano e Luigi Celidonio
musiche Gianluca Casadei
suono Andrea Pesce


Secondo l’ICOM (International Council of Museums) le cinque funzioni di un museo sono: ricerca, acquisizione, conservazione, comunicazione, esposizione. Come potrebbe essere un museo Pier Paolo Pasolini?


In una teca potremmo mettere la sua prima poesia: di quei versi resta il ricordo di due parole “rosignolo” e “verzura”. È il 1929. Mentre Mussolini firma i Patti Lateranensi, Antonio Gramsci ottiene carta e penna e comincia a scrivere i Quaderni dal Carcere. 
E così via, come dice Vincenzo Cerami: “Se noi prendiamo tutta l’opera di Pasolini dalla prima poesia che scrisse quando aveva sette anni fino al film Salò, l’ultima sua opera, noi avremo il ritratto della storia italiana dalla fine degli anni del fascismo fino alla metà degni anni ’70. Pasolini ci ha raccontato cosa è successo nel nostro paese in tutti questi anni”.


Ascanio Celestini ci guida in un ipotetico Museo Pasolini che, attraverso le testimonianze di chi l'ha conosciuto, ma anche di chi l'ha immaginato, amato e odiato, si compone partendo dalle domande: qual’è il pezzo forte del Museo Pasolini? Quale oggetto dobbiamo cercare? Quale oggetto dovremmo impegnarci a acquisire da una collezione privata o pubblica, recuperarlo da qualche magazzino, discarica, biblioteca o ufficio degli oggetti smarriti?
Cosa siamo tenuti a fare per conservarlo? Cosa possiamo comunicare attraverso di lui? 
E infine: in quale modo dobbiamo esporlo?


Teatro Ricciardi di Capua
Info 0823963874
Giovedì 24 febbraio, ore 20.30

 

Teatro Umberto di Nola
info 0815127683, 0818231622
Sabato 26 febbraio, ore 20.45

 

Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro in collaborazione con Bon Voyage
e con Festival Teatrale di Borgio Verezzi
presenta

Lello Arena in

Parenti serpenti
di Carmine Amoroso

con Giorgia Trasselli

e con (in o. a.) 
Raffaele Ausiello, Marika De Chiara, Andrea de Goyzueta, 
Carla Ferraro, Luciano Giugliano, Anna Rita Vitolo

scene Roberto Crea, ideazione scenica Luciano Melchionna
costumi Milla, musiche Stag
disegno luci Salvatore Palladino
assistente alla regia Sara Esposito

regia di Luciano Melchionna

 

Lello Arena diretto da Luciano Melchionna è il protagonista della divertente e amara commedia di Carmine Amoroso, conosciuta dal grande pubblico grazie al film “cult” di  Mario Monicelli del 1992.
Tutto ha inizio con un Natale a casa degli anziani genitori che aspettano tutto l’anno quel momento per rivedere i figli ormai lontani. E se quest’anno gli amati genitori volessero chiedere qualcosa ai loro figli? Se volessero finalmente essere “accuditi”, chi si farà carico della loro richiesta?
Luciano Melchionna, il visionario creatore di Dignità Autonome di Prostituzione, costruisce uno spaccato di vita intimo e familiare di grande attualità, con un crescendo di situazioni esilaranti e spietate che riescono a far ridere e allo stesso tempo a far riflettere con profonda emozione e commozione.

 

Note di regia


Un Natale in famiglia, nel paesino d’origine, come ogni anno da tanti anni. Un Natale pieno di ricordi e di regali da scambiare, in questo rito stanco che resta l’unico appiglio possibile per tentare di ravvivare i legami famigliari, come il fuoco del braciere che i genitori anziani usano, ancora oggi, per scaldare la casa: un braciere pericoloso ma rassicurante come tutte le abitudini e le tradizioni. Un Natale a casa dei genitori anziani che aspettano tutto l’anno quel momento per rivedere i figli cresciuti, andati a lavorare in altre città. Uno sbarco di figli e parenti affettuosi e premurosi che si riuniscono, ancora una volta, per cercare di spurgare le nevrosi e le stanche dinamiche di coppia di cui sono ormai intrisi, in un crescendo di situazioni esilaranti e stridenti in cui tutti noi possiamo riconoscerci.
Immaginare Lello Arena, con la sua carica comica e umana, nei panni di papà Saverio mi ha fatto immediatamente sorridere, tanto da ipotizzare il suo sguardo come quello di un bambino intento a descrivere ed esplorare le dinamiche ipocrite e meschine che lo circondano nei giorni di santissima festività. È un genitore davvero in demenza senile o è un uomo che non vuole vedere più la realtà e si diverte a trasformarla e a provocare tutti?
Andando via di casa, diventando adulti, ogni figlio ha dovuto fare i conti con la realtà, ha dovuto accettare i fallimenti e ha imparato a difendere il proprio orticello mal coltivato, spesso per incuria o incapacità, ma in quelle pause fatte di neve e palline colorate ognuno di loro si impegna a mostrarsi spensierato, affettuoso e risolto. All’improvviso però, i genitori, fino ad allora punti di riferimento, esprimono l’esigenza di essere accuditi come hanno fatto anni prima con loro: uno dei figli dovrà ospitarli e prendersi cura della loro vecchiaia… a chi toccherà?
All’improvviso, dunque, un terremoto segna una crepa nell’immobilità rassegnata di un andamento ormai sempre uguale e in via di spegnimento, una crepa dalla quale un gas mefitico si espanderà e inquinerà l’aria. Sarà la soluzione più spicciola e più crudele a prendere il sopravvento. Verità? Paradosso? Spesso, come si è soliti dire, la realtà supera la fantasia. E questo mi ha spronato ad affrontare un testo che ha la peculiarità rara di fotografare uno spaccato di vita famigliare sempre assolutamente attuale, purtroppo. Si può far ridere nel raccontarlo e sorridere nell’assistere alle spumeggianti gag ma, allo stesso tempo, non ci si può riflettere sopra senza una profonda amarezza. Viviamo in un’epoca in cui i valori, primo fra tutti il rispetto, stanno pian piano sparendo e l’egoismo sta prendendo decisamente il sopravvento sulla carità umana e sulla semplice, fondamentale, empatia. Prima o poi saremo tutti dei vecchi bambini bisognosi di cure, perché trasformarci in soprammobili polverosi, inutili e ingombranti?
In quest’epoca in cui tutto e il contrario di tutto sono la stessa cosa ormai, con questa commedia passeremo dalle risate a crepapelle per il tratteggio grottesco e a tratti surreale dei personaggi al più turpe cambiamento di quegli esseri che – chi di noi non ne ha conosciuto almeno uno? – da umani si trasformeranno negli animali più pericolosi e subdoli: i serpenti.
Luciano Melchionna

 

Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta
Da venerdì 25 a domenica 27 febbraio 2022
 (feriali ore 20.45, domenica ore 18.00)
info 0823444051

 

Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
presenta

 

Sergio Rubini in

 

Ristrutturazione
ovvero disavventure casalinghe raccontate da Sergio Rubini
scritto da Sergio Rubini e Carla Cavalluzzi

 

musiche eseguite dal vivo da Musica da Ripostiglio
Luca Pirozzi chitarra e voce
Luca Giacomelli chitarra
Raffaele Toninelli contrabbasso
Emanuele Pellegrini batteria 

regia  Sergio Rubini

 

Dopo anni passati a pagare l’affitto, metti che un bel giorno ti svegli e decidi di starla a sentire quella vocina che da anni ti dice di fare quel passo che non hai mai avuto il coraggio di fare: metterti sulle spalle un mutuo e comprare finalmente una casa tutta tua. I benefici di essere proprietario di un immobile li conoscono tutti. 
Ciò che nessuno dice sono i sicuri disastri a cui andrai incontro il giorno in cui deciderai di mettere quell’unico bene che possiedi nelle mani di una ristrutturazione. 
Ristrutturazione è il racconto appunto, in forma confidenziale, della ristrutturazione di un appartamento, un viavai di architetti e ingegneri, allarmisti e idraulici, operai e condòmini. Una pletora di personaggi competenti e incapaci, leali e truffaldini, scansafatiche ed operosi fino all’esaltazione che si avvicendano nella vita dello sfortunato padrone di casa stravolgendola senza pietà. 
E questa vita sconvolta lo è ancor di più se i padroni di casa sono due, un Lui e una Lei, con i loro diversi punti di vista, la loro diversa capacità di resistere all’attacco quotidiano delle truppe corazzate che trasformano il loro “nido” in una casa occupata. 
E quando il tubo di scarico si intasa allagando la camera da letto, sembrerebbe che anche le fondamenta che reggono la stabilità della coppia stiano per cedere... 
Accompagnato e intervallato dai motivi e dalle atmosfere di una band musicale, il racconto prende il via da molto lontano: una prima casetta a Roma, un seminterrato con un problema idraulico per il quale si offre di dare una mano un maldestro autista di cinema che finirà per trasformare il seminterrato in una piscina; e poi il bell’attico tra i tetti della capitale dall’affitto galattico dove però non funziona niente, dal citofono all’acqua calda. Per finire con l’acquisto tanto desiderato di una casa propria, la prima casa, ed è allora che il fenomeno della ristrutturazione si abbatte sui due sventurati inesorabilmente. 
Una vasca da bagno da costruire in loco, delle tende frangisole automatizzate, l’installazione dell’allarme e delle relative telecamere, l’azzeramento di un vergognoso odore di fogna che non molla la presa per ben trenta giorni, sono le stazioni attraverso le quali si snodano le vicissitudini del protagonista e della sua compagna che a loro volta 
vengono fuori da quel turbinio di eventi, stressati ma ristrutturati... se non che l’arrivo della pandemia azzera tutto, imponendo nuove regole e nuovi codici: un nuovo mondo che necessita a sua volta di una ristrutturazione profonda e collettiva per poter ricominciare a girare. 

 

Teatro Di Costanzo Mattiello di Pompei
Info 3381890767, 3337361628
Da venerdì 25 a domenica 27 febbraio 
(feriali ore 20.30, festivi ore 18.15)

 

I Due della Città del Sole
presenta

Enzo Decaro in

Non è vero ma ci credo
di Peppino De Filippo

con (in o.a.) 
Francesca Ciardiello,Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Massimo Pagano, 
Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo, Ingrid Sansone

scene Luigi Ferrigno
costumi Chicca Ruocco
disegno luci Pietro Sperduti

 

regia Leo Muscato

 

Ho mosso i primi passi nel mondo del teatro quando avevo poco più di vent’anni. Mi ero trasferito a Roma per fare l’Università e non sapevo ancora nulla di questo mestiere. Mi presentai a un provino con Luigi De Filippo e lui mi prese a bottega nella sua compagnia. Mi insegnò letteralmente a stare in palcoscenico, dandomi l’opportunità di vivere la straordinaria avventura delle vecchie tournée da 200 repliche l’anno. 
Rimasi con lui per due stagioni; poi mi trasferii a Milano per studiare regia. Ci siamo rivisti ventidue anni dopo, pochi mesi prima che morisse. Mi chiese di pensare a un progetto da fare insieme. 
Ne pensai mille, ma non abbiamo avuto il tempo di realizzarne uno. Ereditando la direzione artistica della sua compagnia, ho deciso di inaugurare questo nuovo corso partendo proprio dal primo spettacolo che ho fatto con lui, Non è vero ma ci credo. Rispettando i canoni della tradizione del teatro napoletano, proveremo a dare a questa storia un sapore più contemporaneo. 
Quella che andremo a raccontare è una tragedia tutta da ridere, popolata da una serie di caratteri dai nomi improbabili e che sono in qualche modo versioni moderne delle maschere della commedia dell’arte. 
Il protagonista di questa storia assomiglia tanto ad alcuni personaggi di Molière che Luigi De Filippo amava molto. L’avaro, avarissimo imprenditore Gervasio Savastano, vive nel perenne incubo di essere vittima della iettatura. 
La sua vita è diventata un vero e proprio inferno perché vede segni funesti ovunque: nella gente che incontra, nella corrispondenza che trova sulla scrivania, nei sogni che fa di notte. Forse teme che qualcuno qualcosa possa minacciare l’impero economico che è riuscito a mettere in piedi con tanti sacrifici. 
Qualunque cosa, anche la più banale, lo manda in crisi. Chi gli sta accanto non sa più come approcciarlo. La moglie e la figlia sono sull’orlo di una crisi di nervi; non possono uscire di casa perché lui glielo impedisce. Anche i suoi dipendenti sono stanchi di tollerare quelle assurde manie ossessive. 
A un certo punto le sue fisime oltrepassano la soglia del ridicolo: licenzia il suo dipendente Malvurio solo perché è convinto che porti sfortuna. L’uomo minaccia di denunciarlo, portarlo in tribunale e intentare una causa per calunnia. 
Sembra il preambolo di una tragedia, ma siamo in una commedia che fa morir dal ridere. E infatti sulla soglia del suo ufficio appare Sammaria, un giovane in cerca di lavoro. Sembra intelligente, gioviale e preparato, ma il commendator Savastano è attratto da un’altra qualità di quel giovane: la sua gobba. 
Da qui partono una serie di eventi paradossali ed esilaranti che vedranno al centro della vicenda la credulità del povero commendator Savastano.
Peppino De Filippo aveva ambientato la sua storia nella Napoli un po’ oleografica degli anni 30. Luigi aveva posticipato l’ambientazione una ventina d’anni più avanti. Noi seguiremo questo sua intuizione avvicinando ancora di più l’azione ai giorni nostri, ambientando la storia in una Napoli anni 80, una Napoli un po’ tragicomica e surreale in cui convivevano Mario Merola, Pino Daniele e Maradona.
Lo spettacolo concepito con un ritmo iperbolico condenserà l’intera vicenda in un solo atto di 90 minuti.
Leo Muscato

 

Teatro Magic Vision di Casalnuovo
Info 0818030270, 3292180679
Venerdì 25 febbraio, ore 20.45
Teatro Diana e Italia Concerti 
presentano

 

 

Maurizio Casagrande 
in

A tu per tre

con Ania Cecilia e Claudia Vietri

disegno luci Saverio Toppi
scenografia Claudio Alfinito
costumi Rosaria Riccio

 

regia Maurizio Casagrande

 

Semplice, confidenziale e di grande presa sul pubblico che si ritrova immerso in una atmosfera calda e piacevole, ma mai banale o approssimativa. Tutto avviene in una apparente improvvisazione che, nello svolgersi della serata, svela il raffinato disegno generale.
In scena la pianista Claudia Vietri, la cantante Ania Cecilia e Maurizio Casagrande. Due donne ed un uomo. Un “triangolo” pericoloso che porterà le ragazze a coalizzarsi contro di lui mettendolo in netta minoranza. 

In un periodo di grande difficoltà per le restrizioni e le incertezze dovute alla pandemia che ci ha colpiti così duramente, ho preferito scrivere ed allestire uno spettacolo agile e leggero che mi permettesse di girare con facilità e di poter mantenere bassi i costi per sostenere i teatri che hanno importanti difficoltà economiche, ma senza per questo rinunciare allo stile e alla qualità che da sempre mi hanno dato la possibilità di costruire un rapporto di fiducia con il pubblico che mi segue da anni. 

 

Maurizio Casagrande

 

 


Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere
Info 0823799612
Sabato 26 febbraio, ore 21.00

 

Teatro Totò srl
presenta

Verso il mito...Edith Piaf
di Gianmarco Cesario e Antonio Mocciola

con Francesca Marini, Massimo Masiello

musiche Lino Cannavacciuolo

adattamento e regia Gaetano Liguori

 

Parlare di Edith Piaf, senza entrare nell’iperrealismo, col rischio della narrazione didascalica che occhieggi alla fiction (già abbondantemente utilizzata sia in cinema che in teatro), a questo punta lo spettacolo dove la donna Edith si confronta con il suo mito, l’immortalità della sua figura e della sua arte con la fine della sua vita umana. 
Le canzoni, gli uomini, e gli episodi della sua vita si susseguono sulla scena con leggerezza e surrealismo: in un solo uomo lei rivede tutti quelli che l’hanno incontrata, aiutata, sfruttata, amata, odiata, George Moustaki, Yves Montand, Charles Aznavour, Gilbert Becaup, Leo Ferré, Eddie Constantine e Theo Sarapo. 
Tutti, in qualche modo, uguali, tranne lui, Marcel Cardan, l’unico a non aver sfruttato il suo nome per diventare famoso, lui che veniva da un mondo diverso, quello dello sport, e che era già famosissimo, ma che un tragico destino le tolse, e dal quale non si sarebbe mai separata, fino ed oltre la morte. 
Il testo, pensato e scritto per due interpreti di grande spessore, quali Francesca Marini e Massimo Masiello, rispettivamente nei ruoli della Piaf e di tutti gli uomini (o uno solo?) che con lei hanno cantato e vissuto, che grazie a lei hanno avuto la possibilità di provare cosa significhi attraversare l’amore, l’arte, la gioia e il dolore.

 

 

Teatro Partenio di Avellino
Info 0825270961 - 3484072885
Sabato 26, ore 20.45, e domenica 27 febbraio, ore 18.00

 

Cose Production & Tunnel Produzioni
presentano 

 

Sal Da Vinci in

 

La fabbrica dei sogni
scritto da Sal da Vinci e Ciro Villano
direzione artistica e coreografie Marcello e Mommo Sacchetta

 

con Fatima Trotta

e con
Ciro Villano, Francesco da Vinci, Daniela Cenciotti,
Ettore Massa, Enzo Fischetti, Federica Celio

 

I “Mainati” 
Ludovica Cinque, Luca Grassano, Davide Richiello, Elisabetta Romano, 
Mariateresa Russo, Luca Sciarrillo e i ragazzi della Cilea Academy

 

Ensemble 
Ciro Amelio, Imma Caiazzo, Viola Cappelli, Deborah Frittelli, Cristina Gallettini,  Andriy Lazorko, Marco Pipani, Enrico Savorani, Evelyn Giuseppina Sciarrino, Emiliano Serra

assistente alle coreografie Irene Tavassi
direzione musicale e arrangiamenti Adriano Pennino
scene Roberto Crea, costumi Amara Cavalcanti, disegno luci Francesco Adinolfi, 
video scenografie Mariano Soria, scenotecnica Massimo Comune Sacs, trucco Ciro Florio
foto Pepe Russo, grafica Francesco Fiengo
ingegnere del suono Gianni Gallo, service Emmedue
direttore di scena Ferruccio Pepe

 

La fabbrica dei sogni è un “non luogo” che realmente esiste. È il posto dove si nascondono le persone che hanno paura del mondo perché ci si sentono in pericolo. Ma è anche un luogo magico dove una favola divertente e romantica, scritta da Sal Da Vinci e Ciro Villano, prende forma, attraverso musiche e voci straordinarie, in primis quella di Sal, coreografie pazzesche, dirette da Marcello e Mommo Sacchetta, effetti spettacolari. 
La fabbrica dei sogni è l’ultima roccaforte dei matti che ancora oggi non credono nei sogni, ma vivono nei sogni. Un cantautore vive, dimenticato dal mondo, in un manicomio abbandonato e fatiscente. Non abbandona l’edificio, in attesa di essere abbattuto, perché quella è la sua casa, è il luogo dove è cresciuto, scrivendo canzoni che lui immaginava un giorno di cantare in un teatro vero.
Un agente di polizia municipale, incaricato di portarlo via, si lascia coinvolgere dall’artista ‘pazzo’ e sognatore nel folle progetto di trasformare quella casa di cura, che ospita anche altri personaggi reietti della società, in qualcosa che possa realizzare i loro sogni: un teatro che ospiti un vero spettacolo, portato in scena proprio dagli ‘ospiti’ di quel vecchio ospedale psichiatrico: i ‘pazzi’. Perché i pazzi non credono nei sogni, i pazzi vivono nei sogni!