Teatro Barone di Melito di Napoli
Info 0813418905, 3281011228
Giovedì 3 marzo, ore 20.45
Teatro Diana di Nocera Inferiore
info 3347009811
Venerdì 4 marzo, ore 20.45
Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere
Info 0823799612
Sabato 5 marzo, ore 21.00
Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
presenta
Carlo Buccirosso in
La rottamazione di un italiano perbene
tratto da Il miracolo di Don Ciccillo
scritto e diretto da Carlo Buccirosso
con (in o.di a.)
Donatella De Felice, Elvira Zingone, Giordano Bassetti,
Fiorella Zullo, Peppe Miale, Gino Monteleone,
Matteo Tugnoli, Davide Marotta, Tilde De Spirito
scene Gilda Cerullo e Renato Lori, costumi Zaira de Vincentiis
musiche Paolo Petrella, disegno luci Francesco Adinolfi
aiuto regia Fabrizio Miano
produzione esecutiva A.G. Spettacoli
Un ristorante di periferia e una famiglia unita per la nuova invenzione di Carlo Buccirosso. Una vicenda attuale e scottante per Alberto Pisapìa, ristoratore di professione sull’orlo del fallimento, che dovrà affrontare un incubo che logora la serenità dell’intera famiglia.
Note di regia
Alberto Pisapìa, ristoratore di professione, gestisce un ristorante di periferia ormai sull’orlo del fallimento! Sposato con Valeria Vitiello, donna sanguigna dal carattere combattivo, è padre di due figli, Viola e Matteo, la prima anarchica e irascibile, l’altro riflessivo e pacato.
Alberto vive ormai, da quasi quattro anni, una situazione di grande disagio psichico che negli ultimi tempi ha assunto la conformazione di un vero e proprio esaurimento nervoso! Difatti, un po’ a causa della crisi economica del paese e della propria attività di ristorazione di riflesso, e anche a seguito di una serie di investimenti avventati consigliati dal fratello Ernesto, suo avvocato e socio in affari, Alberto si è ritrovato a dover combattere una personale disperata battaglia contro gli attacchi spietati dell’Equitalia che, con inesorabile precisione lo colpisce quasi quotidianamente nella quiete della propria abitazione, ormai ipotecata da tempo, con cartelle esattoriali di tutti i tipi, di tutti generi, di svariate forme e consistenza!
E ben poco sembra poter fare l’amore quotidiano di sua moglie Valeria e dei suoi due figli, tesi a recuperare la lucidità di Alberto attraverso l’illusoria rappresentazione di una realtà ben diversa da quella che logora ormai da tempo la serenità dell’intera famiglia Pisapia!
E un altro grosso problema contribuirà a peggiorare ancor di più la malattia di Alberto, un cancro indistruttibile che neppure la medicina più all’avanguardia sarebbe stata in grado di debellare: la malvagità di sua suocera Clementina, spietato ed integerrimo funzionario della agenzia delle Entrate! Soltanto un miracolo avrebbe potuto salvare l’anima di Alberto, posseduto irrimediabilmente da orribili pensieri di morte… farla finita con la propria vita, o con quella di sua suocera?!?
Un incubo dal quale potersi liberare solo grazie all’amore della famiglia, che si prodigherà per salvare la vita di un onesto contribuente di questa Iniquitalia!
Carlo Buccirosso
Teatro Verdi di Salerno
Da giovedì 3 a domenica 6 marzo
(feriali ore 21.00 - festivi ore 18.00)
info 089662141
Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale
presentano
Piazza degli eroi
di Thomas Bernhard, traduzione Roberto Menin
con
Renato Carpentieri, Imma Villa, Betti Pedrazzi, Silvia Ajelli, Paolo Cresta, Francesca Cutolo, Stefano Jotti, Valeria Luchetti, Vincenzo Pasquariello, Enzo Salomone
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Daniela Cernigliaro
suono Hubert Westkemper
aiuto regia Luca Bargagna
assistente alle scene Sebastiana Di Gesù
assistente ai costumi Pina Sorrentino
regia Roberto Andò
Piazza degli Eroi (Heldenplatz) apparso nel 1988, è l’ultimo testo teatrale di Thomas Bernhard, e uno dei suoi indiscussi capolavori. Quando il grande scrittore austriaco morì, il 12 febbraio del 1989, il pubblico che lo aveva amato recepì il messaggio di radicale drammaticità di quest’opera con una emozione talmente intensa da risultare insopportabile, e lo associò all’atto notarile che lo scrittore aveva depositato, a quel testamento in cui, con altrettanta visionaria provocazione, Bernhard aveva disposto che nel suo paese d’origine fosse vietata sia la pubblicazione dei suoi testi, sia la loro messinscena.
Il clamore suscitato a Vienna al debutto di Piazza degli Eroi confermò l’immagine di uno scrittore furiosamente critico nei confronti del permanere in Austria di strutture autoritarie e fasciste, e il giudizio feroce per la classe politica che vi si era impiantata dal dopoguerra, colpevole di non aver mai veramente tagliato col passato nazista.
Piazza degli eroi è dunque il testo più politico di Thomas Bernhard, beninteso nella cifra esistenziale e metafisica che alla politica ha sempre voluto attribuire questo autore. Pur essendo ritenuto una summa dei temi di questo autentico genio della letteratura e del teatro, ed essere stato sin dalla sua apparizione oggetto di importanti messinscene in Europa e nel mondo, Piazza degli Eroi non è mai stato rappresentato in Italia.
Negli ultimi anni, ho pensato molte volte di farlo, e ora, in apertura di un nuovo ciclo della mia vita di uomo di teatro a Napoli, alla direzione del Teatro Stabile, ho pensato che fosse arrivato il momento giusto. Giusto e opportuno. La letteratura critica dedicata al grande drammaturgo ha evidenziato come nei lavori di Bernhard non ci siano quasi mai riferimenti temporali e come le indicazioni di luogo siano sempre ridotte al minimo.
Non si può dire lo stesso per Piazza degli Eroi, dove, al contrario, compaiono nomi di luoghi e date, a cominciare dall’indicazione iniziale: Vienna, marzo 1988. Nel disegnare il suo estremo congedo dalla vita e dal teatro, Bernhard sceglie di dare un nome e un tempo all’ottusità brutale che vede avanzare.
Ma, come sempre accade in un’opera di fantasia, l’Austria di Bernhard è insieme un luogo concreto e una metafora. Così come lo è la piazza che dà nome al testo, la stessa in cui nel 1938 Hitler annunciò alla folla acclamante l’Anschluss, l’annessione dell’Austria al destino nazista della Germania. Se è venuto il tempo di rappresentare in Italia Piazza degli Eroi è proprio perché, a dispetto della inedita precisione realistica di Bernhard, oggi per comprendere il senso di questo testo visionario e catastrofico non servono indicazioni di luogo e di tempo.
Ognuno degli spettatori che assisterà a una recita di Piazza degli Eroi, capirà subito che l’azione si svolge in una qualsiasi piazza da comizio, di una qualsiasi città d’Europa. L’Austria di Bernhard (dallo scrittore intravista profeticamente nei primi consensi per Haider), nel giro di una trentina e passa d’anni, è ormai ovunque.
La storia del professor Schuster, una mente matematica filosofica, suicida per protesta contro l’avanzare della barbarie antisemita, è raccontata dal drammaturgo in una partitura a più voci, modulando una orchestrazione perfetta dove appaiono come relitti citazioni di altri grandi testi – tra tutti, Il giardino dei ciliegi di Cechov.
La piazza e le voci inneggianti che si levano a disturbare la mente sconvolta della vedova del suicida, sono la piazza e le voci che ovunque nell’Europa smarrita di oggi invocano l’uomo forte, “un regista che li sprofondi definitivamente nel baratro”, come dice lo zio Robert, il fratello del suicida, parafrasando lo stesso Bernhard.
Ad affiancarmi in questa impegnativa impresa, quali cerimonieri e testimoni del mio incontro con Napoli, ho chiamato Renato Carpentieri, geniale attore e intellettuale, da tempo mio complice, e Imma Villa, una delle grandi interpreti del teatro italiano, un’artista della scena la cui fama non è ancora pari al talento.
Roberto Andò
Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta
Da venerdì 4 a domenica 6 marzo 2022
(feriali ore 20.45, domenica ore 18.00)
info 0823444051
Artisti Associati
presenta
Vanessa Incontrada, Gabriele Pignotta in
Scusa sono in riunione…Ti posso richiamare?
una commedia scritta e diretta da Gabriele Pignotta
con Fabio Avaro, Nick Nicolosi, Siddhartha Prestinari
scene Matteo Soltanto, costumi Valter Azzini
luci Pietro Sperduti, musiche Stefano Switala
Pignotta dipinge il ritratto della sua generazione, quella dei quarantenni di oggi, abbastanza cresciuta da poter vivere inseguendo il successo e la carriera ma non abbastanza adulta da poter smettere diridere ed ironizzare su se stessa.
Scusa sono in riunione...ti posso richiamare? è un’attuale e acutissima commedia degli equivoci che, con ironia, ci invita a riflettere sull’ossessione della visibilità e sulla brama di successo che caratterizzano i nostri tempi.
Già il titolo racconta molto di questa commedia, una frase che si trasforma in tormentone, per una generazione, quella dei quarantenni di oggi, abbastanza cresciuta da poter vivere inseguendo il successo e la carriera ma non abbastanza adulta da poter smettere di ridere ed ironizzare su se stessa.
Ex ragazze ed ex ragazzi che senza accorgersene sono diventati donne e uomini con l’animo diviso tra le ambizioni ed i propri bisogni di affetto, ma anche in fon do persone portatrici sane di un fallimento sentimentale vissuto sui ritmi frenetici di un’esistenza ormai dipendente dalla tecnologia che non lascia spazio ad un normale e sano vivere i rapporti interpersonali!
Ma cosa succederebbe se queste stesse persone per uno strano scherzo di uno di loro si ritrovassero protagonisti di un reality show televisivo?
La risposta rimane di proprietà di un pubblico che dopo avere riso di se stesso si interrogherà a lungo sul senso di molti aspetti della sua vita!
Dopo il grande successo teatrale di Mi piaci perché sei così e quello cinematografico di Ti sposo ma non troppo ritroviamo la coppia Incontrada Pignotta in una commedia geniale, travolgente assolutamente da non perdere.
Teatro Delle Rose, Piano Di Sorrento
info 0818786165
Venerdì 4 marzo, ore 21.00
Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro in collaborazione con Bon Voyage
e con Festival Teatrale di Borgio Verezzi
presenta
Lello Arena
in
Parenti serpenti
di Carmine Amoroso
con Giorgia Trasselli
e con (in o. a.)
Raffaele Ausiello, Marika De Chiara, Andrea de Goyzueta,
Carla Ferraro, Luciano Giugliano, Anna Rita Vitolo
scene Roberto Crea
ideazione scenica Luciano Melchionna
costumi Milla, musiche Stag
disegno luci Salvatore Palladino
assistente alla regia Sara Esposito
regia di Luciano Melchionna
Lello Arena diretto da Luciano Melchionna è il protagonista della divertente e amara commedia di Carmine Amoroso, conosciuta dal grande pubblico grazie al film “cult” di Mario Monicelli del 1992.
Tutto ha inizio con un Natale a casa degli anziani genitori che aspettano tutto l’anno quel momento per rivedere i figli ormai lontani. E se quest’anno gli amati genitori volessero chiedere qualcosa ai loro figli? Se volessero finalmente essere “accuditi”, chi si farà carico della loro richiesta?
Luciano Melchionna, il visionario creatore di Dignità Autonome di Prostituzione, costruisce uno spaccato di vita intimo e familiare di grande attualità, con un crescendo di situazioni esilaranti e spietate che riescono a far ridere e allo stesso tempo a far riflettere con profonda emozione e commozione.
Note di regia
Un Natale in famiglia, nel paesino d’origine, come ogni anno da tanti anni. Un Natale pieno di ricordi e di regali da scambiare, in questo rito stanco che resta l’unico appiglio possibile per tentare di ravvivare i legami famigliari, come il fuoco del braciere che i genitori anziani usano, ancora oggi, per scaldare la casa: un braciere pericoloso ma rassicurante come tutte le abitudini e le tradizioni. Un Natale a casa dei genitori anziani che aspettano tutto l’anno quel momento per rivedere i figli cresciuti, andati a lavorare in altre città. Uno sbarco di figli e parenti affettuosi e premurosi che si riuniscono, ancora una volta, per cercare di spurgare le nevrosi e le stanche dinamiche di coppia di cui sono ormai intrisi, in un crescendo di situazioni esilaranti e stridenti in cui tutti noi possiamo riconoscerci.
Immaginare Lello Arena, con la sua carica comica e umana, nei panni di papà Saverio mi ha fatto immediatamente sorridere, tanto da ipotizzare il suo sguardo come quello di un bambino intento a descrivere ed esplorare le dinamiche ipocrite e meschine che lo circondano nei giorni di santissima festività. È un genitore davvero in demenza senile o è un uomo che non vuole vedere più la realtà e si diverte a trasformarla e a provocare tutti?
Andando via di casa, diventando adulti, ogni figlio ha dovuto fare i conti con la realtà, ha dovuto accettare i fallimenti e ha imparato a difendere il proprio orticello mal coltivato, spesso per incuria o incapacità, ma in quelle pause fatte di neve e palline colorate ognuno di loro si impegna a mostrarsi spensierato, affettuoso e risolto. All’improvviso però, i genitori, fino ad allora punti di riferimento, esprimono l’esigenza di essere accuditi come hanno fatto anni prima con loro: uno dei figli dovrà ospitarli e prendersi cura della loro vecchiaia… a chi toccherà?
All’improvviso, dunque, un terremoto segna una crepa nell’immobilità rassegnata di un andamento ormai sempre uguale e in via di spegnimento, una crepa dalla quale un gas mefitico si espanderà e inquinerà l’aria. Sarà la soluzione più spicciola e più crudele a prendere il sopravvento. Verità? Paradosso? Spesso, come si è soliti dire, la realtà supera la fantasia. E questo mi ha spronato ad affrontare un testo che ha la peculiarità rara di fotografare uno spaccato di vita famigliare sempre assolutamente attuale, purtroppo. Si può far ridere nel raccontarlo e sorridere nell’assistere alle spumeggianti gag ma, allo stesso tempo, non ci si può riflettere sopra senza una profonda amarezza. Viviamo in un’epoca in cui i valori, primo fra tutti il rispetto, stanno pian piano sparendo e l’egoismo sta prendendo decisamente il sopravvento sulla carità umana e sulla semplice, fondamentale, empatia. Prima o poi saremo tutti dei vecchi bambini bisognosi di cure, perché trasformarci in soprammobili polverosi, inutili e ingombranti?
In quest’epoca in cui tutto e il contrario di tutto sono la stessa cosa ormai, con questa commedia passeremo dalle risate a crepapelle per il tratteggio grottesco e a tratti surreale dei personaggi al più turpe cambiamento di quegli esseri che – chi di noi non ne ha conosciuto almeno uno? – da umani si trasformeranno negli animali più pericolosi e subdoli: i serpenti.
Luciano Melchionna
Teatro Umberto di Nola
info 0815127683, 0818231622
Venerdì 4 marzo, ore 20.45
Teatro delle Arti di Salerno
info 089221807
Sabato 5, ore 21.00, e domenica 6 marzo, ore 18.30
AR.TE.TE.CA Teatro Bracco
presenta
Giacomo Rizzo
Caterina De Santis
in
Un figlio in provetta
scritto e diretta da Giacomo Rizzo
con la Compagnia Stabile del Teatro Bracco
con Carla Schiavone
e con la partecipazione di Corrado Taranto
Questa farsa, scritta da Giacomo Rizzo, conserva intatto tutto il sapore delle farse napoletane del ‘900 ma naturalmente oggi i linguaggi e i tempi sono cambiati, il meccanismo degli equivoci resta pressoché identico ma oggi è normale avere un figlio in provetta.
Il protagonista di questa storia, il povero Giacomo Rizzo, marito non più giovane, sembra che non riesca a mettere incinta la sua giovane moglie e allora la suocera impicciona, la bravissima Caterina De Santis, organizza tutto all’insaputa del genero, i risvolti sarà una grande sarabanda di esilaranti situazioni comiche, con una cameriera ucraina che parla e capisce l’italiano solo quando le fa comodo, un ginecologo, squattrinato e senza scrupoli, un avvocato spasimante della suocera, un donatore equivoco che vuole essere pagato e appunto, il protagonista disperato che non sa come liberarsi da questa folla impazzita di personaggi.
Ma alla fine il figlio di chi è ? Insomma come tutte le commedie della grande tradizione napoletana si riderà a crepapelle e il pubblico resterà incantato da questi giochi che sicuramente appartengono alla Commedia dell’Arte millenaria di cui è ricco il repertorio di tradizione napoletano.
Note di regia
La commedia “Un Figlio in Provetta“ tratta un argomento di grande attualità. Tantissime coppie di sposi e di conviventi, vogliono un figlio, ma uno dei due ha qualche problema, e si ricorre a un ginecologo per farsi consigliare sul risultato di questa fecondazione artificiale.
Riccardo, è un uomo di una certa età, sposato a Veronica, (giovane di 34 anni) ha bisogno di un figlio per poter ereditare una cifra consistente da un suo lontano parente, essendo lui,bunico erede.
La suocera, Teresa, si fa aiutare da una sua amica ginecologa (Tiziana) e con Veronica (all’insaputa di Riccardo) ricorrono a questa fecondazione artificiale. Riccardo intanto, ha pensato di andare in vacanza in una casa in montagna insieme a sua moglie Veronica , per poter stare con lei il più possibile e realizzare il sogno di un figlio, ignaro di tutto. Teresa intanto, conoscendo l’indirizzo della casa in montagna, raggiunge la figlia in vacanza, invitando un avvocato suo amante (Costantino Grande).
Nella casa in montagna, c’è una cameriera tutto fare polacca- spagnola (Carmensita), proposta e voluta dalla suocera la quale combina solo guai, anche, lei fidanzata con un omaccione (Totore) il quale la chiama continuamente sul telefono fisso di casa. Altri personaggi interverranno nella casa in montagna e la faccenda si ingarbuglia sempre più.
Ma alla fine il figlio di chi è? Insomma come tutte le commedie della grande tradizione napoletana si riderà a crepapelle e il pubblico resterà incantato da questi giochi che sicuramente appartengono alla Commedia dell’Arte millenaria di cui è ricco il repertorio di tradizione napoletano.
Una commedia che serve a farci riflettere, e farci tornare a teatro per stare insieme e farci divertire. Parola di Giacomo Rizzo
di Napoli Magazine
25/02/2022 - 12:31
Teatro Barone di Melito di Napoli
Info 0813418905, 3281011228
Giovedì 3 marzo, ore 20.45
Teatro Diana di Nocera Inferiore
info 3347009811
Venerdì 4 marzo, ore 20.45
Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere
Info 0823799612
Sabato 5 marzo, ore 21.00
Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
presenta
Carlo Buccirosso in
La rottamazione di un italiano perbene
tratto da Il miracolo di Don Ciccillo
scritto e diretto da Carlo Buccirosso
con (in o.di a.)
Donatella De Felice, Elvira Zingone, Giordano Bassetti,
Fiorella Zullo, Peppe Miale, Gino Monteleone,
Matteo Tugnoli, Davide Marotta, Tilde De Spirito
scene Gilda Cerullo e Renato Lori, costumi Zaira de Vincentiis
musiche Paolo Petrella, disegno luci Francesco Adinolfi
aiuto regia Fabrizio Miano
produzione esecutiva A.G. Spettacoli
Un ristorante di periferia e una famiglia unita per la nuova invenzione di Carlo Buccirosso. Una vicenda attuale e scottante per Alberto Pisapìa, ristoratore di professione sull’orlo del fallimento, che dovrà affrontare un incubo che logora la serenità dell’intera famiglia.
Note di regia
Alberto Pisapìa, ristoratore di professione, gestisce un ristorante di periferia ormai sull’orlo del fallimento! Sposato con Valeria Vitiello, donna sanguigna dal carattere combattivo, è padre di due figli, Viola e Matteo, la prima anarchica e irascibile, l’altro riflessivo e pacato.
Alberto vive ormai, da quasi quattro anni, una situazione di grande disagio psichico che negli ultimi tempi ha assunto la conformazione di un vero e proprio esaurimento nervoso! Difatti, un po’ a causa della crisi economica del paese e della propria attività di ristorazione di riflesso, e anche a seguito di una serie di investimenti avventati consigliati dal fratello Ernesto, suo avvocato e socio in affari, Alberto si è ritrovato a dover combattere una personale disperata battaglia contro gli attacchi spietati dell’Equitalia che, con inesorabile precisione lo colpisce quasi quotidianamente nella quiete della propria abitazione, ormai ipotecata da tempo, con cartelle esattoriali di tutti i tipi, di tutti generi, di svariate forme e consistenza!
E ben poco sembra poter fare l’amore quotidiano di sua moglie Valeria e dei suoi due figli, tesi a recuperare la lucidità di Alberto attraverso l’illusoria rappresentazione di una realtà ben diversa da quella che logora ormai da tempo la serenità dell’intera famiglia Pisapia!
E un altro grosso problema contribuirà a peggiorare ancor di più la malattia di Alberto, un cancro indistruttibile che neppure la medicina più all’avanguardia sarebbe stata in grado di debellare: la malvagità di sua suocera Clementina, spietato ed integerrimo funzionario della agenzia delle Entrate! Soltanto un miracolo avrebbe potuto salvare l’anima di Alberto, posseduto irrimediabilmente da orribili pensieri di morte… farla finita con la propria vita, o con quella di sua suocera?!?
Un incubo dal quale potersi liberare solo grazie all’amore della famiglia, che si prodigherà per salvare la vita di un onesto contribuente di questa Iniquitalia!
Carlo Buccirosso
Teatro Verdi di Salerno
Da giovedì 3 a domenica 6 marzo
(feriali ore 21.00 - festivi ore 18.00)
info 089662141
Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale
presentano
Piazza degli eroi
di Thomas Bernhard, traduzione Roberto Menin
con
Renato Carpentieri, Imma Villa, Betti Pedrazzi, Silvia Ajelli, Paolo Cresta, Francesca Cutolo, Stefano Jotti, Valeria Luchetti, Vincenzo Pasquariello, Enzo Salomone
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Daniela Cernigliaro
suono Hubert Westkemper
aiuto regia Luca Bargagna
assistente alle scene Sebastiana Di Gesù
assistente ai costumi Pina Sorrentino
regia Roberto Andò
Piazza degli Eroi (Heldenplatz) apparso nel 1988, è l’ultimo testo teatrale di Thomas Bernhard, e uno dei suoi indiscussi capolavori. Quando il grande scrittore austriaco morì, il 12 febbraio del 1989, il pubblico che lo aveva amato recepì il messaggio di radicale drammaticità di quest’opera con una emozione talmente intensa da risultare insopportabile, e lo associò all’atto notarile che lo scrittore aveva depositato, a quel testamento in cui, con altrettanta visionaria provocazione, Bernhard aveva disposto che nel suo paese d’origine fosse vietata sia la pubblicazione dei suoi testi, sia la loro messinscena.
Il clamore suscitato a Vienna al debutto di Piazza degli Eroi confermò l’immagine di uno scrittore furiosamente critico nei confronti del permanere in Austria di strutture autoritarie e fasciste, e il giudizio feroce per la classe politica che vi si era impiantata dal dopoguerra, colpevole di non aver mai veramente tagliato col passato nazista.
Piazza degli eroi è dunque il testo più politico di Thomas Bernhard, beninteso nella cifra esistenziale e metafisica che alla politica ha sempre voluto attribuire questo autore. Pur essendo ritenuto una summa dei temi di questo autentico genio della letteratura e del teatro, ed essere stato sin dalla sua apparizione oggetto di importanti messinscene in Europa e nel mondo, Piazza degli Eroi non è mai stato rappresentato in Italia.
Negli ultimi anni, ho pensato molte volte di farlo, e ora, in apertura di un nuovo ciclo della mia vita di uomo di teatro a Napoli, alla direzione del Teatro Stabile, ho pensato che fosse arrivato il momento giusto. Giusto e opportuno. La letteratura critica dedicata al grande drammaturgo ha evidenziato come nei lavori di Bernhard non ci siano quasi mai riferimenti temporali e come le indicazioni di luogo siano sempre ridotte al minimo.
Non si può dire lo stesso per Piazza degli Eroi, dove, al contrario, compaiono nomi di luoghi e date, a cominciare dall’indicazione iniziale: Vienna, marzo 1988. Nel disegnare il suo estremo congedo dalla vita e dal teatro, Bernhard sceglie di dare un nome e un tempo all’ottusità brutale che vede avanzare.
Ma, come sempre accade in un’opera di fantasia, l’Austria di Bernhard è insieme un luogo concreto e una metafora. Così come lo è la piazza che dà nome al testo, la stessa in cui nel 1938 Hitler annunciò alla folla acclamante l’Anschluss, l’annessione dell’Austria al destino nazista della Germania. Se è venuto il tempo di rappresentare in Italia Piazza degli Eroi è proprio perché, a dispetto della inedita precisione realistica di Bernhard, oggi per comprendere il senso di questo testo visionario e catastrofico non servono indicazioni di luogo e di tempo.
Ognuno degli spettatori che assisterà a una recita di Piazza degli Eroi, capirà subito che l’azione si svolge in una qualsiasi piazza da comizio, di una qualsiasi città d’Europa. L’Austria di Bernhard (dallo scrittore intravista profeticamente nei primi consensi per Haider), nel giro di una trentina e passa d’anni, è ormai ovunque.
La storia del professor Schuster, una mente matematica filosofica, suicida per protesta contro l’avanzare della barbarie antisemita, è raccontata dal drammaturgo in una partitura a più voci, modulando una orchestrazione perfetta dove appaiono come relitti citazioni di altri grandi testi – tra tutti, Il giardino dei ciliegi di Cechov.
La piazza e le voci inneggianti che si levano a disturbare la mente sconvolta della vedova del suicida, sono la piazza e le voci che ovunque nell’Europa smarrita di oggi invocano l’uomo forte, “un regista che li sprofondi definitivamente nel baratro”, come dice lo zio Robert, il fratello del suicida, parafrasando lo stesso Bernhard.
Ad affiancarmi in questa impegnativa impresa, quali cerimonieri e testimoni del mio incontro con Napoli, ho chiamato Renato Carpentieri, geniale attore e intellettuale, da tempo mio complice, e Imma Villa, una delle grandi interpreti del teatro italiano, un’artista della scena la cui fama non è ancora pari al talento.
Roberto Andò
Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta
Da venerdì 4 a domenica 6 marzo 2022
(feriali ore 20.45, domenica ore 18.00)
info 0823444051
Artisti Associati
presenta
Vanessa Incontrada, Gabriele Pignotta in
Scusa sono in riunione…Ti posso richiamare?
una commedia scritta e diretta da Gabriele Pignotta
con Fabio Avaro, Nick Nicolosi, Siddhartha Prestinari
scene Matteo Soltanto, costumi Valter Azzini
luci Pietro Sperduti, musiche Stefano Switala
Pignotta dipinge il ritratto della sua generazione, quella dei quarantenni di oggi, abbastanza cresciuta da poter vivere inseguendo il successo e la carriera ma non abbastanza adulta da poter smettere diridere ed ironizzare su se stessa.
Scusa sono in riunione...ti posso richiamare? è un’attuale e acutissima commedia degli equivoci che, con ironia, ci invita a riflettere sull’ossessione della visibilità e sulla brama di successo che caratterizzano i nostri tempi.
Già il titolo racconta molto di questa commedia, una frase che si trasforma in tormentone, per una generazione, quella dei quarantenni di oggi, abbastanza cresciuta da poter vivere inseguendo il successo e la carriera ma non abbastanza adulta da poter smettere di ridere ed ironizzare su se stessa.
Ex ragazze ed ex ragazzi che senza accorgersene sono diventati donne e uomini con l’animo diviso tra le ambizioni ed i propri bisogni di affetto, ma anche in fon do persone portatrici sane di un fallimento sentimentale vissuto sui ritmi frenetici di un’esistenza ormai dipendente dalla tecnologia che non lascia spazio ad un normale e sano vivere i rapporti interpersonali!
Ma cosa succederebbe se queste stesse persone per uno strano scherzo di uno di loro si ritrovassero protagonisti di un reality show televisivo?
La risposta rimane di proprietà di un pubblico che dopo avere riso di se stesso si interrogherà a lungo sul senso di molti aspetti della sua vita!
Dopo il grande successo teatrale di Mi piaci perché sei così e quello cinematografico di Ti sposo ma non troppo ritroviamo la coppia Incontrada Pignotta in una commedia geniale, travolgente assolutamente da non perdere.
Teatro Delle Rose, Piano Di Sorrento
info 0818786165
Venerdì 4 marzo, ore 21.00
Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro in collaborazione con Bon Voyage
e con Festival Teatrale di Borgio Verezzi
presenta
Lello Arena
in
Parenti serpenti
di Carmine Amoroso
con Giorgia Trasselli
e con (in o. a.)
Raffaele Ausiello, Marika De Chiara, Andrea de Goyzueta,
Carla Ferraro, Luciano Giugliano, Anna Rita Vitolo
scene Roberto Crea
ideazione scenica Luciano Melchionna
costumi Milla, musiche Stag
disegno luci Salvatore Palladino
assistente alla regia Sara Esposito
regia di Luciano Melchionna
Lello Arena diretto da Luciano Melchionna è il protagonista della divertente e amara commedia di Carmine Amoroso, conosciuta dal grande pubblico grazie al film “cult” di Mario Monicelli del 1992.
Tutto ha inizio con un Natale a casa degli anziani genitori che aspettano tutto l’anno quel momento per rivedere i figli ormai lontani. E se quest’anno gli amati genitori volessero chiedere qualcosa ai loro figli? Se volessero finalmente essere “accuditi”, chi si farà carico della loro richiesta?
Luciano Melchionna, il visionario creatore di Dignità Autonome di Prostituzione, costruisce uno spaccato di vita intimo e familiare di grande attualità, con un crescendo di situazioni esilaranti e spietate che riescono a far ridere e allo stesso tempo a far riflettere con profonda emozione e commozione.
Note di regia
Un Natale in famiglia, nel paesino d’origine, come ogni anno da tanti anni. Un Natale pieno di ricordi e di regali da scambiare, in questo rito stanco che resta l’unico appiglio possibile per tentare di ravvivare i legami famigliari, come il fuoco del braciere che i genitori anziani usano, ancora oggi, per scaldare la casa: un braciere pericoloso ma rassicurante come tutte le abitudini e le tradizioni. Un Natale a casa dei genitori anziani che aspettano tutto l’anno quel momento per rivedere i figli cresciuti, andati a lavorare in altre città. Uno sbarco di figli e parenti affettuosi e premurosi che si riuniscono, ancora una volta, per cercare di spurgare le nevrosi e le stanche dinamiche di coppia di cui sono ormai intrisi, in un crescendo di situazioni esilaranti e stridenti in cui tutti noi possiamo riconoscerci.
Immaginare Lello Arena, con la sua carica comica e umana, nei panni di papà Saverio mi ha fatto immediatamente sorridere, tanto da ipotizzare il suo sguardo come quello di un bambino intento a descrivere ed esplorare le dinamiche ipocrite e meschine che lo circondano nei giorni di santissima festività. È un genitore davvero in demenza senile o è un uomo che non vuole vedere più la realtà e si diverte a trasformarla e a provocare tutti?
Andando via di casa, diventando adulti, ogni figlio ha dovuto fare i conti con la realtà, ha dovuto accettare i fallimenti e ha imparato a difendere il proprio orticello mal coltivato, spesso per incuria o incapacità, ma in quelle pause fatte di neve e palline colorate ognuno di loro si impegna a mostrarsi spensierato, affettuoso e risolto. All’improvviso però, i genitori, fino ad allora punti di riferimento, esprimono l’esigenza di essere accuditi come hanno fatto anni prima con loro: uno dei figli dovrà ospitarli e prendersi cura della loro vecchiaia… a chi toccherà?
All’improvviso, dunque, un terremoto segna una crepa nell’immobilità rassegnata di un andamento ormai sempre uguale e in via di spegnimento, una crepa dalla quale un gas mefitico si espanderà e inquinerà l’aria. Sarà la soluzione più spicciola e più crudele a prendere il sopravvento. Verità? Paradosso? Spesso, come si è soliti dire, la realtà supera la fantasia. E questo mi ha spronato ad affrontare un testo che ha la peculiarità rara di fotografare uno spaccato di vita famigliare sempre assolutamente attuale, purtroppo. Si può far ridere nel raccontarlo e sorridere nell’assistere alle spumeggianti gag ma, allo stesso tempo, non ci si può riflettere sopra senza una profonda amarezza. Viviamo in un’epoca in cui i valori, primo fra tutti il rispetto, stanno pian piano sparendo e l’egoismo sta prendendo decisamente il sopravvento sulla carità umana e sulla semplice, fondamentale, empatia. Prima o poi saremo tutti dei vecchi bambini bisognosi di cure, perché trasformarci in soprammobili polverosi, inutili e ingombranti?
In quest’epoca in cui tutto e il contrario di tutto sono la stessa cosa ormai, con questa commedia passeremo dalle risate a crepapelle per il tratteggio grottesco e a tratti surreale dei personaggi al più turpe cambiamento di quegli esseri che – chi di noi non ne ha conosciuto almeno uno? – da umani si trasformeranno negli animali più pericolosi e subdoli: i serpenti.
Luciano Melchionna
Teatro Umberto di Nola
info 0815127683, 0818231622
Venerdì 4 marzo, ore 20.45
Teatro delle Arti di Salerno
info 089221807
Sabato 5, ore 21.00, e domenica 6 marzo, ore 18.30
AR.TE.TE.CA Teatro Bracco
presenta
Giacomo Rizzo
Caterina De Santis
in
Un figlio in provetta
scritto e diretta da Giacomo Rizzo
con la Compagnia Stabile del Teatro Bracco
con Carla Schiavone
e con la partecipazione di Corrado Taranto
Questa farsa, scritta da Giacomo Rizzo, conserva intatto tutto il sapore delle farse napoletane del ‘900 ma naturalmente oggi i linguaggi e i tempi sono cambiati, il meccanismo degli equivoci resta pressoché identico ma oggi è normale avere un figlio in provetta.
Il protagonista di questa storia, il povero Giacomo Rizzo, marito non più giovane, sembra che non riesca a mettere incinta la sua giovane moglie e allora la suocera impicciona, la bravissima Caterina De Santis, organizza tutto all’insaputa del genero, i risvolti sarà una grande sarabanda di esilaranti situazioni comiche, con una cameriera ucraina che parla e capisce l’italiano solo quando le fa comodo, un ginecologo, squattrinato e senza scrupoli, un avvocato spasimante della suocera, un donatore equivoco che vuole essere pagato e appunto, il protagonista disperato che non sa come liberarsi da questa folla impazzita di personaggi.
Ma alla fine il figlio di chi è ? Insomma come tutte le commedie della grande tradizione napoletana si riderà a crepapelle e il pubblico resterà incantato da questi giochi che sicuramente appartengono alla Commedia dell’Arte millenaria di cui è ricco il repertorio di tradizione napoletano.
Note di regia
La commedia “Un Figlio in Provetta“ tratta un argomento di grande attualità. Tantissime coppie di sposi e di conviventi, vogliono un figlio, ma uno dei due ha qualche problema, e si ricorre a un ginecologo per farsi consigliare sul risultato di questa fecondazione artificiale.
Riccardo, è un uomo di una certa età, sposato a Veronica, (giovane di 34 anni) ha bisogno di un figlio per poter ereditare una cifra consistente da un suo lontano parente, essendo lui,bunico erede.
La suocera, Teresa, si fa aiutare da una sua amica ginecologa (Tiziana) e con Veronica (all’insaputa di Riccardo) ricorrono a questa fecondazione artificiale. Riccardo intanto, ha pensato di andare in vacanza in una casa in montagna insieme a sua moglie Veronica , per poter stare con lei il più possibile e realizzare il sogno di un figlio, ignaro di tutto. Teresa intanto, conoscendo l’indirizzo della casa in montagna, raggiunge la figlia in vacanza, invitando un avvocato suo amante (Costantino Grande).
Nella casa in montagna, c’è una cameriera tutto fare polacca- spagnola (Carmensita), proposta e voluta dalla suocera la quale combina solo guai, anche, lei fidanzata con un omaccione (Totore) il quale la chiama continuamente sul telefono fisso di casa. Altri personaggi interverranno nella casa in montagna e la faccenda si ingarbuglia sempre più.
Ma alla fine il figlio di chi è? Insomma come tutte le commedie della grande tradizione napoletana si riderà a crepapelle e il pubblico resterà incantato da questi giochi che sicuramente appartengono alla Commedia dell’Arte millenaria di cui è ricco il repertorio di tradizione napoletano.
Una commedia che serve a farci riflettere, e farci tornare a teatro per stare insieme e farci divertire. Parola di Giacomo Rizzo