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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "La tribù di Sopracciglio Alzato pronta a battagliar con lo spirto guerrier!"
05.12.2018 20:02 di Napoli Magazine

NAPOLI - Rivalità, più o meno accesa, sono loro le più belle del reame: la Madama sulla cadrega più alta, il Ciuccio - che nel mese natalizio mi piace chiamare Asinello - sul pagliericcio nobile della poltrona d'onore. La fiammella del campionato è tornata a scoppiettare al freddo della Berghèm che ha stadio ostile e una città alta che è un tesoro di artistica bellezza. Tutto s'è compiuto in coda ad una sfida per cuori forti, comunque di ruvida bellezza. Condita da un sinistro spagnolo, olé, in avvio - 'a morte 'e subito si dice a Napoli - e santificata nel gesto di delizia tecnica e di potenza, insieme, del polacco di tutte le sofferenze che ha deciso di mandare al cielo un sublime notturno, come quello di Chopin. Non si nasce per caso da quelle parti. Milik di cognome che ha per nome Arkadiusz e sì che ne ha sofferto di dolorosa solitudine, un po' meno di cento anni, ma due sono lo stesso tanti. E resta lì questo Ciuccio (l'Asinello) in scia alla cometa piemontese, il solo che s'è costruito il diritto di sfidante ufficiale. Tutti gli altri dietro e, credo, ammirati da tanta bellezza anche nei momenti di difficoltà. La Beneamata, così chiamano l'Inter i suoi fans bauscia, a Berghèm ne aveva presi quattro e lo sloveno Handanovic ne aveva tolti altri sei dalla ragnatela. Tanto per capirci, perché l'Atalanta è una signora squadra che gioca un calcio senza paura alcuna, uomo contro uomo. Una sfida spartiacque, perderla avrebbe significato l'addio ad una speranza che, come si sa, è l'ultima a morire. Non è stato facile e perciò ancor più bella la vittoria sulla Dea che era rientrata in partita con Zapata detto il panterone, vecchia conoscenza azzurra. Ne era consapevole Sopracciglio Alzato che aveva sussurrato ai suoi la prudenza necessaria difendendo con una linea a sei, prova generale di quanto potrà accadere nella città dei Beatles, dopo il Frosinone. E prima ci sarà il cosiddetto derby d'Italia che, si spera, possa essere poco bianco e molto nero, insomma un black friday in salsa pallonara. E comunque, andando incontro ai ciociari, sarà bene dimenticare, mettere da parte la spocchietta manifestata dal Ciuccio al cospetto del Chievo, i cui rappresentanti sono denominati "mussi", gli asini che volano. E infatti il Ciuccio li osservò mentre volavano via dal San Paolo con un punto d'oro, solo per loro. Mea culpa, massima culpa. E però la vita continua. E si ha l'impressione che la tribù azzurra di Sopracciglio Alzato combatterà tutte le prossime battaglie con quello spirto guerrier ch'entro gli rugge. A cominciare dalla prossima sera, quella europea, nel mitico Anfield dove le note di You'll never walk alone ti prendono dentro. E però, neanche noi scherziamo e prepariamoci a riempire Liverpool con le struggenti note di 'o surdato 'nnammurato, un canto nato dalla tristezza e tramutato in gioia. E poi, se proprio si vuole esagerare, beh!, ci sta anche un'altra composizione, magari un preludio in omaggio a Chopin ed agli ottavi di Champions che sono un po' meno della nona di Beethoven, ma valgono tanto.

 

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com 

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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "La tribù di Sopracciglio Alzato pronta a battagliar con lo spirto guerrier!"

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05/12/2024 - 20:02

NAPOLI - Rivalità, più o meno accesa, sono loro le più belle del reame: la Madama sulla cadrega più alta, il Ciuccio - che nel mese natalizio mi piace chiamare Asinello - sul pagliericcio nobile della poltrona d'onore. La fiammella del campionato è tornata a scoppiettare al freddo della Berghèm che ha stadio ostile e una città alta che è un tesoro di artistica bellezza. Tutto s'è compiuto in coda ad una sfida per cuori forti, comunque di ruvida bellezza. Condita da un sinistro spagnolo, olé, in avvio - 'a morte 'e subito si dice a Napoli - e santificata nel gesto di delizia tecnica e di potenza, insieme, del polacco di tutte le sofferenze che ha deciso di mandare al cielo un sublime notturno, come quello di Chopin. Non si nasce per caso da quelle parti. Milik di cognome che ha per nome Arkadiusz e sì che ne ha sofferto di dolorosa solitudine, un po' meno di cento anni, ma due sono lo stesso tanti. E resta lì questo Ciuccio (l'Asinello) in scia alla cometa piemontese, il solo che s'è costruito il diritto di sfidante ufficiale. Tutti gli altri dietro e, credo, ammirati da tanta bellezza anche nei momenti di difficoltà. La Beneamata, così chiamano l'Inter i suoi fans bauscia, a Berghèm ne aveva presi quattro e lo sloveno Handanovic ne aveva tolti altri sei dalla ragnatela. Tanto per capirci, perché l'Atalanta è una signora squadra che gioca un calcio senza paura alcuna, uomo contro uomo. Una sfida spartiacque, perderla avrebbe significato l'addio ad una speranza che, come si sa, è l'ultima a morire. Non è stato facile e perciò ancor più bella la vittoria sulla Dea che era rientrata in partita con Zapata detto il panterone, vecchia conoscenza azzurra. Ne era consapevole Sopracciglio Alzato che aveva sussurrato ai suoi la prudenza necessaria difendendo con una linea a sei, prova generale di quanto potrà accadere nella città dei Beatles, dopo il Frosinone. E prima ci sarà il cosiddetto derby d'Italia che, si spera, possa essere poco bianco e molto nero, insomma un black friday in salsa pallonara. E comunque, andando incontro ai ciociari, sarà bene dimenticare, mettere da parte la spocchietta manifestata dal Ciuccio al cospetto del Chievo, i cui rappresentanti sono denominati "mussi", gli asini che volano. E infatti il Ciuccio li osservò mentre volavano via dal San Paolo con un punto d'oro, solo per loro. Mea culpa, massima culpa. E però la vita continua. E si ha l'impressione che la tribù azzurra di Sopracciglio Alzato combatterà tutte le prossime battaglie con quello spirto guerrier ch'entro gli rugge. A cominciare dalla prossima sera, quella europea, nel mitico Anfield dove le note di You'll never walk alone ti prendono dentro. E però, neanche noi scherziamo e prepariamoci a riempire Liverpool con le struggenti note di 'o surdato 'nnammurato, un canto nato dalla tristezza e tramutato in gioia. E poi, se proprio si vuole esagerare, beh!, ci sta anche un'altra composizione, magari un preludio in omaggio a Chopin ed agli ottavi di Champions che sono un po' meno della nona di Beethoven, ma valgono tanto.

 

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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