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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, ora onora l'Europa League, magari puntando alla finale"
12.12.2018 11:27 di Napoli Magazine

NAPOLI - L'ultimo cerchio del girone dell'inferno - non mì è mai piaciuto etichettarlo della morte - è stato fatale. Il Napoli esce dalla Champions (sfumati una quarantina di milioni) e va a rendere ancora più interessante l'Europa League che, in effetti, può definirsi una seconda coppa con le orecchie, visti e considerati gli squadroni partecipanti, e altri si aggiungeranno dopo gli esiti dell'ultimo turno. Va giù insieme con la Beneamata, cioè l'Inter, che non è riuscita a battere gli olandesi del Psv. La delusione c'è ed è pure forte assai. Gli azzurri, imbattuti fino all'ultimo atto, crollano - e mi riferisco alla prestazione in generale - nel tempio di Anfield. Alcuni sprazzi di gioco non hanno prodotto che fumo, e pensare che non si era a Londra. Mettiamo da parte battiti del cuore ed eterna passione: il Napoli ha giocato male al cospetto di un Liverpool che si è esibito in confusione. Raramente m'era capitato di seguire una partita di coppa così infarcita di errori, tattici e tecnici. Il gol della condanna? Sbagliano Mario Rui e perfino gigante d'ebano Koulibaly. Il primo, facendosi aggirare da Salah all'interno; il secondo non accompagnando all'esterno l'egiziano. Direte: ma Ospina s'è lasciato passare la sfera tra le gambe, vero. Ma lo stesso Ospina è stato autore di perlomeno tre salvataggi doc, e va detto. Come va ricordato che quel Mané era evidentemente a digiuno da diverso tempo e s'è mangiato tre gol fatti, perlomeno. I nostri azzurri con risvolti giallini hanno ciccato con Callejòn e con Milik che avrebbe potuto essere ancora una volta la stella della notte e acciuffare la qualificazione per i capelli. Fate un po' di conti e vedrete che l'uno a zero è fasullo. Scontato sul filo di lana qualche pareggio di troppo. Bearsi dell'imbattibilità serve a poco da quando si va avanti con i tre punti a vittoria. Il mio amico Marcello Lippi l'aveva capito da subito e di conseguenza impostava le sue squadre e la Nazionale a trazione anteriore. Esempio: una squadra pareggia tre partite su tre e conquista tre punti; un'altra ne vince due e ne perde una e ne conquista il doppio: sei. E' accaduta una cosa del genere nel girone dell'inferno. Rammarico enorme per quella prima Stella Rossa di sera; per la resurrezione improvvisa dell'argentino triste Di Maria a Parigi; per la rete concessa ai belgradesi al San Paolo. Ma il rammarico più evidente è per la esibizione offerta nella città dei Beatles. E, a mio sommesso avviso, per alcune scelte tecniche attuate da Ancelotti. Non avrei mai tolto dalla scena Fabiàn Ruiz e andava trovato il modo per dare un aiuto consistente ad Allan. E' andata così, cioè male. Non resta che onorare l'Europa League, magari puntando alla finale. Si può fare. Un'ultima osservazione, mi frulla nella testa la frase di Carletto, quella lì: se non ci qualificheremo, saremo degli zebedei (più elegante di co..ioni).

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com 

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12/12/2024 - 11:27

NAPOLI - L'ultimo cerchio del girone dell'inferno - non mì è mai piaciuto etichettarlo della morte - è stato fatale. Il Napoli esce dalla Champions (sfumati una quarantina di milioni) e va a rendere ancora più interessante l'Europa League che, in effetti, può definirsi una seconda coppa con le orecchie, visti e considerati gli squadroni partecipanti, e altri si aggiungeranno dopo gli esiti dell'ultimo turno. Va giù insieme con la Beneamata, cioè l'Inter, che non è riuscita a battere gli olandesi del Psv. La delusione c'è ed è pure forte assai. Gli azzurri, imbattuti fino all'ultimo atto, crollano - e mi riferisco alla prestazione in generale - nel tempio di Anfield. Alcuni sprazzi di gioco non hanno prodotto che fumo, e pensare che non si era a Londra. Mettiamo da parte battiti del cuore ed eterna passione: il Napoli ha giocato male al cospetto di un Liverpool che si è esibito in confusione. Raramente m'era capitato di seguire una partita di coppa così infarcita di errori, tattici e tecnici. Il gol della condanna? Sbagliano Mario Rui e perfino gigante d'ebano Koulibaly. Il primo, facendosi aggirare da Salah all'interno; il secondo non accompagnando all'esterno l'egiziano. Direte: ma Ospina s'è lasciato passare la sfera tra le gambe, vero. Ma lo stesso Ospina è stato autore di perlomeno tre salvataggi doc, e va detto. Come va ricordato che quel Mané era evidentemente a digiuno da diverso tempo e s'è mangiato tre gol fatti, perlomeno. I nostri azzurri con risvolti giallini hanno ciccato con Callejòn e con Milik che avrebbe potuto essere ancora una volta la stella della notte e acciuffare la qualificazione per i capelli. Fate un po' di conti e vedrete che l'uno a zero è fasullo. Scontato sul filo di lana qualche pareggio di troppo. Bearsi dell'imbattibilità serve a poco da quando si va avanti con i tre punti a vittoria. Il mio amico Marcello Lippi l'aveva capito da subito e di conseguenza impostava le sue squadre e la Nazionale a trazione anteriore. Esempio: una squadra pareggia tre partite su tre e conquista tre punti; un'altra ne vince due e ne perde una e ne conquista il doppio: sei. E' accaduta una cosa del genere nel girone dell'inferno. Rammarico enorme per quella prima Stella Rossa di sera; per la resurrezione improvvisa dell'argentino triste Di Maria a Parigi; per la rete concessa ai belgradesi al San Paolo. Ma il rammarico più evidente è per la esibizione offerta nella città dei Beatles. E, a mio sommesso avviso, per alcune scelte tecniche attuate da Ancelotti. Non avrei mai tolto dalla scena Fabiàn Ruiz e andava trovato il modo per dare un aiuto consistente ad Allan. E' andata così, cioè male. Non resta che onorare l'Europa League, magari puntando alla finale. Si può fare. Un'ultima osservazione, mi frulla nella testa la frase di Carletto, quella lì: se non ci qualificheremo, saremo degli zebedei (più elegante di co..ioni).

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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