Golazo
GOLAZO - Adolfo Mollichelli scrive su "NM": "Ragazzi, la rabbia e l'orgoglio! Ultima chiamata per il Napoli"
20.11.2019 22:34 di Napoli Magazine

NAPOLI - Torna il campionato dopo le abbuffate nazionali. Con tanti motivi di estremo interesse. A cominciare, naturaliter, dal Napoli che sarà dopo le liti in famiglia. Il calcio oramai è un'industria, si sa. Muove soldi a palate ed interessi economici. Ma è soprattutto gioia: una raffinatezza tecnica, un dribbling choc, sempre più rari, un gol-golazo. Come quello siglato da Insigne in terra di Bosnia, davanti a Dzeko e Pjanic e scusate se è poco. Un colpo da bigliardo (mia antica passione) senza stecca, o meglio con la stecca nel piede destro, il suo preferito. Certi gol nascono dall'istinto e però chi non è baciato dalla classe non può neppure pensare di farlo, un gol come quello di Lorenzinho. Non m'ha stupito più di tanto. Piuttosto, ho notato come il piccoletto nostro sia completamente felice quando veste l'altro azzurro che, in verità, è talvolta bianco o addirittura verde acqua, verde marino è più esatto cromaticamente parlando. E poi c'è stata la rete di Fabiàn Ruiz, la più importante, quella definita sblocca-partita nella manita della Spagna alla Romania. Olé. Anche il sivigliano quando veste la maglia roja è tutto un sorriso. C'è da meditare. Un'idea ce l'avrei. Sia Insigne che Fabiàn si esprimono al meglio con le rispettive nazionali perché giostrano nelle posizioni a loro più consone. Stop. Sabato, per gli azzurri di casa nostra comincerà un nuovo campionato, almeno dovrebbe. Per poter dire forte e chiaro a loro stessi e soprattutto agli avversari: ricominciamo, siamo più vivi che mai, scurdammece 'o passato. Certo, il nuovo inizio, la rinascita passa per un giogo stretto. Alle 6 della sera, tanto per spiazzare Garcìa Lorca. Nell'arena del Diavolo che ha il forcone spuntato e la coda tra le gambe. Ma è pur sempre un diavolo. Arena che Sopracciglio Alzato conosce come le sue tasche, avendo calcato quella terra sia come giocatore sia come tecnico, vincente in entrambe le recite. La partita della stagione, ci siamo. Su entrambi i fronti. Ultima spiaggia per il Milan (e per Pioli), ultima chiamata di una risalita che il Napoli non può non ascoltare, sentire dentro. A volte l'orgoglio vale più di uno schema tattico indovinato. Ragazzi, la rabbia e l'orgoglio. Oriana Fallaci docet.

 

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

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NAPOLI - Torna il campionato dopo le abbuffate nazionali. Con tanti motivi di estremo interesse. A cominciare, naturaliter, dal Napoli che sarà dopo le liti in famiglia. Il calcio oramai è un'industria, si sa. Muove soldi a palate ed interessi economici. Ma è soprattutto gioia: una raffinatezza tecnica, un dribbling choc, sempre più rari, un gol-golazo. Come quello siglato da Insigne in terra di Bosnia, davanti a Dzeko e Pjanic e scusate se è poco. Un colpo da bigliardo (mia antica passione) senza stecca, o meglio con la stecca nel piede destro, il suo preferito. Certi gol nascono dall'istinto e però chi non è baciato dalla classe non può neppure pensare di farlo, un gol come quello di Lorenzinho. Non m'ha stupito più di tanto. Piuttosto, ho notato come il piccoletto nostro sia completamente felice quando veste l'altro azzurro che, in verità, è talvolta bianco o addirittura verde acqua, verde marino è più esatto cromaticamente parlando. E poi c'è stata la rete di Fabiàn Ruiz, la più importante, quella definita sblocca-partita nella manita della Spagna alla Romania. Olé. Anche il sivigliano quando veste la maglia roja è tutto un sorriso. C'è da meditare. Un'idea ce l'avrei. Sia Insigne che Fabiàn si esprimono al meglio con le rispettive nazionali perché giostrano nelle posizioni a loro più consone. Stop. Sabato, per gli azzurri di casa nostra comincerà un nuovo campionato, almeno dovrebbe. Per poter dire forte e chiaro a loro stessi e soprattutto agli avversari: ricominciamo, siamo più vivi che mai, scurdammece 'o passato. Certo, il nuovo inizio, la rinascita passa per un giogo stretto. Alle 6 della sera, tanto per spiazzare Garcìa Lorca. Nell'arena del Diavolo che ha il forcone spuntato e la coda tra le gambe. Ma è pur sempre un diavolo. Arena che Sopracciglio Alzato conosce come le sue tasche, avendo calcato quella terra sia come giocatore sia come tecnico, vincente in entrambe le recite. La partita della stagione, ci siamo. Su entrambi i fronti. Ultima spiaggia per il Milan (e per Pioli), ultima chiamata di una risalita che il Napoli non può non ascoltare, sentire dentro. A volte l'orgoglio vale più di uno schema tattico indovinato. Ragazzi, la rabbia e l'orgoglio. Oriana Fallaci docet.

 

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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