Il quattordicesimo turno di serie A si chiude con il posticipo Atalanta-Napoli. Partita storicamente ostica e particolarmente sentita dalle due tifoserie, non propriamente amiche. La temperatura sugli spalti si annuncia calda, all’Atleti Azzurri d’Italia sono attesi circa ventimila spettatori, di cui almeno mille di fede partenopea. Le limitazioni imposte dall’osservatorio (trasferta riservata ai soli possessori della tessera del tifoso) hanno rallentato l’esodo ma i napoletani, come sempre, non mancheranno. I più si sistemeranno nel settore ospiti ma in tanti si “annideranno” in tribuna. Fuoco e passione sulle gradinate, freddo pungente all’esterno dell’impianto: al fischio d’inizio il termometro si assesterà intorno ai tre gradi. Anticipo d’inverno per un Napoli chiamato a vincere la partita per dare un minimo di senso alla corsa al primo posto che rischia di chiudersi in largo anticipo, più per merito della Juventus (13 vittorie e un pari) che per demerito di tutte le altre che faticano a tenere il passo dei bianconeri.
LE POLEMICHE. La partita è stata anticipata dal dibattito sui cori razzisti, incentrato sulla possibilità di sospendere o meno il match in caso di comportamenti scorretti. Sul tema, nel corso della settimana, ha preso posizione la curva orobica, ribadendo la distinzione tra sfottò campanilistici e slogan discriminatori, a loro detta non appartenenti alla cultura del tifo bergamasco. Eppure, pochi mesi fa, (gennaio 2018) gli stessi tifosi dell’Atalanta esposero allo stadio San Paolo l’effige di Cesare Lombroso, non esattamente un antirazzista. Le contraddizioni, d’altronde, riguardano non solamente il pubblico (in generale) ma anche lo stesso sistema che per anni ha finto di non sentire (così come alcuni dei suoi protagonisti, finanche “titolati” allenatori… ) per poi svegliarsi improvvisamente, sull’onda della spinta mediatica che ha messo sul tavolo un problema di enorme rilevanza etica e morale. Ora c’è dunque lo spauracchio della sospensione e chissà se basterà a inibire certi istinti primordiali.
L’ULTIMO PRECEDENTE non è dei più rassicuranti. Lo scorso anno il Napoli di Sarri espugnò Bergamo con un grandissimo gol di Dries Mertens. Fu una delle vittorie più belle e sentite di un’annata splendida che avrebbe meritato un finale diverso rispetto a quello imposto dal solito canovaccio. La vittoria di misura fu corredata da qualche coro incivile (proveniente soprattutto dalle tribune) indirizzato a Kalidou Koulibaly e da un generale “antinapoletanismo” che in certi stadi (da nord a sud, è bene ricordarlo) non manca mai. Episodi ben lontani dalla sana rivalità che deve restare sacra e inviolabile ma tutto il resto c’entra poco o nulla con un certo modo di intendere lo sport. Sul tema Ancelotti è stato chiaro, inviterà l’arbitro a prendere provvedimenti e a sospendere la partita. Una scelta forte per lanciare un segnale chiaro a tutto il movimento calcio.
di Napoli Magazine
03/12/2018 - 12:37
Il quattordicesimo turno di serie A si chiude con il posticipo Atalanta-Napoli. Partita storicamente ostica e particolarmente sentita dalle due tifoserie, non propriamente amiche. La temperatura sugli spalti si annuncia calda, all’Atleti Azzurri d’Italia sono attesi circa ventimila spettatori, di cui almeno mille di fede partenopea. Le limitazioni imposte dall’osservatorio (trasferta riservata ai soli possessori della tessera del tifoso) hanno rallentato l’esodo ma i napoletani, come sempre, non mancheranno. I più si sistemeranno nel settore ospiti ma in tanti si “annideranno” in tribuna. Fuoco e passione sulle gradinate, freddo pungente all’esterno dell’impianto: al fischio d’inizio il termometro si assesterà intorno ai tre gradi. Anticipo d’inverno per un Napoli chiamato a vincere la partita per dare un minimo di senso alla corsa al primo posto che rischia di chiudersi in largo anticipo, più per merito della Juventus (13 vittorie e un pari) che per demerito di tutte le altre che faticano a tenere il passo dei bianconeri.
LE POLEMICHE. La partita è stata anticipata dal dibattito sui cori razzisti, incentrato sulla possibilità di sospendere o meno il match in caso di comportamenti scorretti. Sul tema, nel corso della settimana, ha preso posizione la curva orobica, ribadendo la distinzione tra sfottò campanilistici e slogan discriminatori, a loro detta non appartenenti alla cultura del tifo bergamasco. Eppure, pochi mesi fa, (gennaio 2018) gli stessi tifosi dell’Atalanta esposero allo stadio San Paolo l’effige di Cesare Lombroso, non esattamente un antirazzista. Le contraddizioni, d’altronde, riguardano non solamente il pubblico (in generale) ma anche lo stesso sistema che per anni ha finto di non sentire (così come alcuni dei suoi protagonisti, finanche “titolati” allenatori… ) per poi svegliarsi improvvisamente, sull’onda della spinta mediatica che ha messo sul tavolo un problema di enorme rilevanza etica e morale. Ora c’è dunque lo spauracchio della sospensione e chissà se basterà a inibire certi istinti primordiali.
L’ULTIMO PRECEDENTE non è dei più rassicuranti. Lo scorso anno il Napoli di Sarri espugnò Bergamo con un grandissimo gol di Dries Mertens. Fu una delle vittorie più belle e sentite di un’annata splendida che avrebbe meritato un finale diverso rispetto a quello imposto dal solito canovaccio. La vittoria di misura fu corredata da qualche coro incivile (proveniente soprattutto dalle tribune) indirizzato a Kalidou Koulibaly e da un generale “antinapoletanismo” che in certi stadi (da nord a sud, è bene ricordarlo) non manca mai. Episodi ben lontani dalla sana rivalità che deve restare sacra e inviolabile ma tutto il resto c’entra poco o nulla con un certo modo di intendere lo sport. Sul tema Ancelotti è stato chiaro, inviterà l’arbitro a prendere provvedimenti e a sospendere la partita. Una scelta forte per lanciare un segnale chiaro a tutto il movimento calcio.