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IL GRAFFIO - Antonio Corbo: "Il Napoli è pronto a rappresentare l'Italia in Europa"
06.02.2023 16:06 di Napoli Magazine Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica

Ora che il Napoli guarda il calcio italiano sempre più dall’alto, non sorprende neanche Osimhen. Per segnare il secondo allo Spezia salta da fermo a metri 2,58. Due centimetri più di Ronaldo, sembrava impossibile far meglio di Cr7, Samp-Juve del 19 dicembre. Ma ora che il Napoli passa anche da un primato all’altro, si può strappare un altro velo, osservare meglio nel suo futuro questa squadra di imprevista potenza che in serie A corre alla media di 2,66 punti, scudetto stimato a 101. Dopo la diciottesima vittoria, il Napoli non solo può, ma deve programmare un altro scatto verso l’alto. Se agilmente domina il campionato italiano, è pronto a rappresentarlo in Europa. Batte la Champions, l’Eintracht è lì che aspetta. Niente paura, è successo qualcosa in questi ultimi mesi, il Napoli viene fuori mentre evaporano le vincitrici degli ultimi tre scudetti. Juve, Inter e Milan. Sale con la forza tranquilla di chi vola senza perdere mai quota, di chi gioca senza paura, vince senza affanno. Anche gli avversari gli riconoscono la puntuale superiorità, provano ad attrezzarsi, nulla di più. Ma il Napoli ha sempre qualcosa in più. L’irresistibile coppia di attaccanti, 24 gol in due sono tanti, ma danno entrambi l’elemento che gli mancava. La fisicità. Non l’aveva e non poteva darsela quando giocava il calcio più bello del campionato. La linea a 3 dell’attacco (Callejòn e Insigne ai lati, Higuain o Mertens al centro) era incantevole nella sua leggerezza, sostenuta da grazia e ingegno di Hamsik. Il presidente firma il restauro, ma l’evoluzione deriva dall’opera di due personaggi. Toscani che si sono incontrati a Napoli, lavorando insieme non senza pregiudizi. Giuntoli ha indovinato gli acquisti, prima Osimhen poi Kvara. Il resto Spalletti limando i difetti di tutt’e due. Al georgiano non ha limitato l’inventiva, ma l’ha deviata portandolo a convergere al centro. Ne ha vietato i dribbling superflui, obbligando gli scambi in verticale con Mario Rui e in orizzontale con Osimhen. Più profondo il lavoro su Osimhen. Il nigeriano ha imparato a cadere, con la sua composta irruenza rischiava infortuni alla spalla. Ha più morbidi e sapienti quei piedi che sembravano di ghisa. Sintonizzare i movimenti, cercarsi, sentire i compagni senza vederli: è stata così valorizzata e arricchita la loro fisicità. Spalletti ne ha fatto una coppia forte per tecnica e potenza, una coppia da calcio europeo. Dimensione sancita anche dalla presenza di Anguissa, che ieri lo Spezia ha provato a disturbare con il frenetico Agudelo. Non solo il Napoli, Spalletti ha cambiato anche se stesso. Non era facile, del suo accento toscano, di vanità e allegorie aveva fatto un repertorio. Uno stile. Un giorno De Laurentiis gli consigliò di capire la città. Non si sa se vi è riuscito. Di certo oggi Napoli capisce che può essere davvero lui l’allenatore del grande ciclo, non solo in Italia.

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IL GRAFFIO - Antonio Corbo: "Il Napoli è pronto a rappresentare l'Italia in Europa"

di Napoli Magazine

06/02/2024 - 16:06

Ora che il Napoli guarda il calcio italiano sempre più dall’alto, non sorprende neanche Osimhen. Per segnare il secondo allo Spezia salta da fermo a metri 2,58. Due centimetri più di Ronaldo, sembrava impossibile far meglio di Cr7, Samp-Juve del 19 dicembre. Ma ora che il Napoli passa anche da un primato all’altro, si può strappare un altro velo, osservare meglio nel suo futuro questa squadra di imprevista potenza che in serie A corre alla media di 2,66 punti, scudetto stimato a 101. Dopo la diciottesima vittoria, il Napoli non solo può, ma deve programmare un altro scatto verso l’alto. Se agilmente domina il campionato italiano, è pronto a rappresentarlo in Europa. Batte la Champions, l’Eintracht è lì che aspetta. Niente paura, è successo qualcosa in questi ultimi mesi, il Napoli viene fuori mentre evaporano le vincitrici degli ultimi tre scudetti. Juve, Inter e Milan. Sale con la forza tranquilla di chi vola senza perdere mai quota, di chi gioca senza paura, vince senza affanno. Anche gli avversari gli riconoscono la puntuale superiorità, provano ad attrezzarsi, nulla di più. Ma il Napoli ha sempre qualcosa in più. L’irresistibile coppia di attaccanti, 24 gol in due sono tanti, ma danno entrambi l’elemento che gli mancava. La fisicità. Non l’aveva e non poteva darsela quando giocava il calcio più bello del campionato. La linea a 3 dell’attacco (Callejòn e Insigne ai lati, Higuain o Mertens al centro) era incantevole nella sua leggerezza, sostenuta da grazia e ingegno di Hamsik. Il presidente firma il restauro, ma l’evoluzione deriva dall’opera di due personaggi. Toscani che si sono incontrati a Napoli, lavorando insieme non senza pregiudizi. Giuntoli ha indovinato gli acquisti, prima Osimhen poi Kvara. Il resto Spalletti limando i difetti di tutt’e due. Al georgiano non ha limitato l’inventiva, ma l’ha deviata portandolo a convergere al centro. Ne ha vietato i dribbling superflui, obbligando gli scambi in verticale con Mario Rui e in orizzontale con Osimhen. Più profondo il lavoro su Osimhen. Il nigeriano ha imparato a cadere, con la sua composta irruenza rischiava infortuni alla spalla. Ha più morbidi e sapienti quei piedi che sembravano di ghisa. Sintonizzare i movimenti, cercarsi, sentire i compagni senza vederli: è stata così valorizzata e arricchita la loro fisicità. Spalletti ne ha fatto una coppia forte per tecnica e potenza, una coppia da calcio europeo. Dimensione sancita anche dalla presenza di Anguissa, che ieri lo Spezia ha provato a disturbare con il frenetico Agudelo. Non solo il Napoli, Spalletti ha cambiato anche se stesso. Non era facile, del suo accento toscano, di vanità e allegorie aveva fatto un repertorio. Uno stile. Un giorno De Laurentiis gli consigliò di capire la città. Non si sa se vi è riuscito. Di certo oggi Napoli capisce che può essere davvero lui l’allenatore del grande ciclo, non solo in Italia.

Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica