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IL GRAFFIO - Il Napoli ha dato di sé tre versioni
17.01.2022 10:57 di Napoli Magazine Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica

Dopo il tonfo in Coppa Italia il Napoli si è ancora una volta autoassolto. Ha respinto l’idea di un processo interno. È una buona strategia per conservare autostima dentro e credibilità all’esterno. Ma si spera che Spalletti nello stretto riserbo dello spogliatoio, blindato nell’acustica, abbia riunito staff e squadra per una analisi di un male oscuro. La discontinuità. Una tendenza che carica di ottimismo la partita di stasera con il Bologna. Non solo perché Mihajlovic nel lodevole coraggio del suo assetto offensivo finisce per lasciare qualche varco ad avversari che sappiano cercare la profondità, come ha dimostrato proprio il Napoli nella gara di andata, un perentorio 3-0 il 28 ottobre. È la bizzarra alternanza di risultati a far pensare che anche stavolta sia possibile superare lo choc di una disfatta. Il 2-5 con la Fiorentina in Coppa Italia è più grave della stessa eliminazione dal torneo. L’hanno determinata la subalternità nel gioco e le espulsioni di due titolari affermati come Lozano e Fabiàn Ruiz, non due inesperti supplenti. Non è questa la partita della verità, perché sarebbe l’ennesima in una serie di inspiegati chiaroscuri. Pari solo agli altissimi valori tecnici della squadra. Il rifiuto di un processo interno non esclude che Spalletti abbia cercato i motivi di continue metamorfosi. È interesse del Napoli guardarsi dentro, riflettere, darsi una stabilità di rendimento. Attribuire alle assenze gli improvvisi insuccessi è fuorviante per almeno tre ragioni: molti altri club hanno perso pezzi in corsa, il Covid non ha risparmiato nessuno e la terza rallegra il Napoli. Proprio nei giocatori chiamati a sostituire i titolari assenti Spalletti ha scoperto preziosi pezzi di ricambio. In una squadra che sembrava angosciata senza Koulibaly, Anguissa, Fabiàn Ruiz, Osimhen sono emersi Rrahmani, Juan Jesus, Lobotka accostato dallo stesso Spalletti a Jorginho, il riapparso Ghoulam, lo stesso Petagna riproposto in tandem con Mertens. Le delusioni sono forse dovute a cali collettivi di tensione. Perché non indagare a fondo? Proprio De Laurentiis, il 10 dicembre a margine della presentazione di un libro riconobbe i pregi dell’allenatore. “Il migliore che io abbia avuto nella mia presidenza anche perché fa ruotare i giocatori e alcuni smentiscono i miei dubbi su acquisti che ritenevo sbagliati”. Il Napoli ha dato di sé tre versioni. La prima è nella serie magica delle otto vittorie su otto all’inizio, 24 punti e primato solido. Media 3 .Novembre e dicembre lasciano invece troppi interrogativi aperti, con 11 gare e soli 15 punti, media 1,3. La terza è quella del 2022: bel pari a Torino con la Juve in assoluta emergenza, rassicurante conferma con la vittoria sulla Samp, i 5 schiaffi della Fiorentina in Coppa Italia. Giusto rifiutare processi, ma ora che la Juve è a due punti avendone recuperati 12, sembra opportuna una verifica. Tre le spie rosse accese, meglio controllare le possibili cause di discontinuità. 1.Mancanza di motivazioni. 2 Malanni muscolari alla base delle assenze, non solo Covid. 3. La gestione di Insigne. Il fantasista e capitano precipita da 35 gare e 19 gol dello scorso campionato alle attuali 17 presenze con 4 gol. Regalare agli avversari 15 gol di Insigne è un vero buco nero. Aldilà della sua scelta di emigrare in Canada, siamo sicuri che il Napoli abbia gestito bene la sua vicenda umana e professionale?

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IL GRAFFIO - Il Napoli ha dato di sé tre versioni

di Napoli Magazine

17/01/2024 - 10:57

Dopo il tonfo in Coppa Italia il Napoli si è ancora una volta autoassolto. Ha respinto l’idea di un processo interno. È una buona strategia per conservare autostima dentro e credibilità all’esterno. Ma si spera che Spalletti nello stretto riserbo dello spogliatoio, blindato nell’acustica, abbia riunito staff e squadra per una analisi di un male oscuro. La discontinuità. Una tendenza che carica di ottimismo la partita di stasera con il Bologna. Non solo perché Mihajlovic nel lodevole coraggio del suo assetto offensivo finisce per lasciare qualche varco ad avversari che sappiano cercare la profondità, come ha dimostrato proprio il Napoli nella gara di andata, un perentorio 3-0 il 28 ottobre. È la bizzarra alternanza di risultati a far pensare che anche stavolta sia possibile superare lo choc di una disfatta. Il 2-5 con la Fiorentina in Coppa Italia è più grave della stessa eliminazione dal torneo. L’hanno determinata la subalternità nel gioco e le espulsioni di due titolari affermati come Lozano e Fabiàn Ruiz, non due inesperti supplenti. Non è questa la partita della verità, perché sarebbe l’ennesima in una serie di inspiegati chiaroscuri. Pari solo agli altissimi valori tecnici della squadra. Il rifiuto di un processo interno non esclude che Spalletti abbia cercato i motivi di continue metamorfosi. È interesse del Napoli guardarsi dentro, riflettere, darsi una stabilità di rendimento. Attribuire alle assenze gli improvvisi insuccessi è fuorviante per almeno tre ragioni: molti altri club hanno perso pezzi in corsa, il Covid non ha risparmiato nessuno e la terza rallegra il Napoli. Proprio nei giocatori chiamati a sostituire i titolari assenti Spalletti ha scoperto preziosi pezzi di ricambio. In una squadra che sembrava angosciata senza Koulibaly, Anguissa, Fabiàn Ruiz, Osimhen sono emersi Rrahmani, Juan Jesus, Lobotka accostato dallo stesso Spalletti a Jorginho, il riapparso Ghoulam, lo stesso Petagna riproposto in tandem con Mertens. Le delusioni sono forse dovute a cali collettivi di tensione. Perché non indagare a fondo? Proprio De Laurentiis, il 10 dicembre a margine della presentazione di un libro riconobbe i pregi dell’allenatore. “Il migliore che io abbia avuto nella mia presidenza anche perché fa ruotare i giocatori e alcuni smentiscono i miei dubbi su acquisti che ritenevo sbagliati”. Il Napoli ha dato di sé tre versioni. La prima è nella serie magica delle otto vittorie su otto all’inizio, 24 punti e primato solido. Media 3 .Novembre e dicembre lasciano invece troppi interrogativi aperti, con 11 gare e soli 15 punti, media 1,3. La terza è quella del 2022: bel pari a Torino con la Juve in assoluta emergenza, rassicurante conferma con la vittoria sulla Samp, i 5 schiaffi della Fiorentina in Coppa Italia. Giusto rifiutare processi, ma ora che la Juve è a due punti avendone recuperati 12, sembra opportuna una verifica. Tre le spie rosse accese, meglio controllare le possibili cause di discontinuità. 1.Mancanza di motivazioni. 2 Malanni muscolari alla base delle assenze, non solo Covid. 3. La gestione di Insigne. Il fantasista e capitano precipita da 35 gare e 19 gol dello scorso campionato alle attuali 17 presenze con 4 gol. Regalare agli avversari 15 gol di Insigne è un vero buco nero. Aldilà della sua scelta di emigrare in Canada, siamo sicuri che il Napoli abbia gestito bene la sua vicenda umana e professionale?

Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica