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IL PARERE - Di Marzio: "La politica dei giovani molto bella ma rischiosa, sarebbe servita più esperienza, occhio a Sallai del Palermo"
02.09.2016 10:54 di Napoli Magazine Fonte: Salvatore Malfitano per il Roma
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Vive di calcio, e non potrebbe essere altrimenti. Nella passata stagione ha anche contribuito alla salvezza del Palermo, ma Gianni Di Marzio non si ferma mai. Sempre alla ricerca dei calciatori di domani, e sempre al passo con uno sport in continuo mutamento, sia dal punto di vista tecnico che da quello economico. Per questo, concluso il mercato, ci siamo rivolti a lui, che il Napoli lo ha anche allenato a fine anni ’70, per tirare le somme dell’estate. La società ha deciso di puntare sulla linea verde, reinvestendo tutti i proventi della cessione di Higuain in giovani.

 

È stata la scelta giusta? «Puntare sui giovani è sempre la strada migliore, ma più per il futuro che per il presente. Quindi, sarebbe stata preferibile una politica più equilibrata in questo senso, unendo prospetti e giocatori d’esperienza. Quando arrivai sulla panchina del Napoli, misi fuori alcuni senatori della squadra come Clerici, Burgnich, Orlandini e Carmignani per dare spazio ad altri più giovani e che arrivavano da categorie inferiori».

 

Come andò allora? «Bene, anche se molti lo dimenticano: arrivammo in finale di Coppa Italia e riportai il Napoli in Europa. Poi fui pugnalato alle spalle da Ferlaino. Comunque, per quanto riguarda questo modo di operare, è molto rischioso».

 

La politica societaria non è mai stata incline a questo tipo di pericoli.... «Infatti, sarebbe stato più opportuno seguire l’esempio della Juventus che ha saputo prendere giovani di prospettiva come Pjaca e giocatori già affermati come Higuain, Pjanic, Benatia, Dani Alves. Con tutto il rispetto, il Napoli non è l’Udinese. Anche perché i friulani ciò che rivendono a 50 milioni, lo acquistano a uno mentre gli investimenti di De Laurentiis si basano comunque su cifre importanti, tra i 10 e i 20 milioni. Strategicamente, bisognava puntare a migliorarsi».

 

Come si poteva fare di meglio? «Si doveva acquistare in base alle esigenze della squadra. A centrocampo serve più fisicità, cosa che specialmente in contesto europeo non manca. Poi, un terzino e una prima punta. Giuntoli comunque ha lavorato molto bene».

 

L’uomo del mercato azzurro è stato Arek Milik, che dopo due giornate si è già preso il posto da titolare. «È stato pagato troppo: 35 milioni (bonus compresi) sono tanti. Fu pagato 2,8 milioni dall’Ajax, il Napoli poteva prenderlo a 15-20 milioni. In tutto questo, Gabbiadini resta un’incognita, perché con il polacco non può giocare: sono entrambi mancini e tendono ad accentrarsi, quindi continuerà ad essere una riserva. Se il Napoli giocasse a due punte annullerebbe le ali, che sono le più forti della Serie A; gli azzurri sono fatti per il 4-3-3».

 

Che giocatore consiglierebbe al Napoli per il futuro? «Senza proporre niente a nessuno, vi dico: tenete d’occhio Roland Sallai del Palermo. Classe 1997, arriva dalla Puskas Akademia, ha fantasia e inventiva. Dategli 4-5 mesi e, se giocherà, diventerà un fenomeno».

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02/09/2016 - 10:54

Vive di calcio, e non potrebbe essere altrimenti. Nella passata stagione ha anche contribuito alla salvezza del Palermo, ma Gianni Di Marzio non si ferma mai. Sempre alla ricerca dei calciatori di domani, e sempre al passo con uno sport in continuo mutamento, sia dal punto di vista tecnico che da quello economico. Per questo, concluso il mercato, ci siamo rivolti a lui, che il Napoli lo ha anche allenato a fine anni ’70, per tirare le somme dell’estate. La società ha deciso di puntare sulla linea verde, reinvestendo tutti i proventi della cessione di Higuain in giovani.

 

È stata la scelta giusta? «Puntare sui giovani è sempre la strada migliore, ma più per il futuro che per il presente. Quindi, sarebbe stata preferibile una politica più equilibrata in questo senso, unendo prospetti e giocatori d’esperienza. Quando arrivai sulla panchina del Napoli, misi fuori alcuni senatori della squadra come Clerici, Burgnich, Orlandini e Carmignani per dare spazio ad altri più giovani e che arrivavano da categorie inferiori».

 

Come andò allora? «Bene, anche se molti lo dimenticano: arrivammo in finale di Coppa Italia e riportai il Napoli in Europa. Poi fui pugnalato alle spalle da Ferlaino. Comunque, per quanto riguarda questo modo di operare, è molto rischioso».

 

La politica societaria non è mai stata incline a questo tipo di pericoli.... «Infatti, sarebbe stato più opportuno seguire l’esempio della Juventus che ha saputo prendere giovani di prospettiva come Pjaca e giocatori già affermati come Higuain, Pjanic, Benatia, Dani Alves. Con tutto il rispetto, il Napoli non è l’Udinese. Anche perché i friulani ciò che rivendono a 50 milioni, lo acquistano a uno mentre gli investimenti di De Laurentiis si basano comunque su cifre importanti, tra i 10 e i 20 milioni. Strategicamente, bisognava puntare a migliorarsi».

 

Come si poteva fare di meglio? «Si doveva acquistare in base alle esigenze della squadra. A centrocampo serve più fisicità, cosa che specialmente in contesto europeo non manca. Poi, un terzino e una prima punta. Giuntoli comunque ha lavorato molto bene».

 

L’uomo del mercato azzurro è stato Arek Milik, che dopo due giornate si è già preso il posto da titolare. «È stato pagato troppo: 35 milioni (bonus compresi) sono tanti. Fu pagato 2,8 milioni dall’Ajax, il Napoli poteva prenderlo a 15-20 milioni. In tutto questo, Gabbiadini resta un’incognita, perché con il polacco non può giocare: sono entrambi mancini e tendono ad accentrarsi, quindi continuerà ad essere una riserva. Se il Napoli giocasse a due punte annullerebbe le ali, che sono le più forti della Serie A; gli azzurri sono fatti per il 4-3-3».

 

Che giocatore consiglierebbe al Napoli per il futuro? «Senza proporre niente a nessuno, vi dico: tenete d’occhio Roland Sallai del Palermo. Classe 1997, arriva dalla Puskas Akademia, ha fantasia e inventiva. Dategli 4-5 mesi e, se giocherà, diventerà un fenomeno».

Fonte: Salvatore Malfitano per il Roma