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L'EX - Fabio Cannavaro: "Il mio sogno è tornare in panchina, Spalletti via? Peccato, è stato incredibile, sul mio addio al Napoli..."
06.06.2023 16:06 di Napoli Magazine

Fabio Cannavaro si è raccontato a Muschio Selvaggio, programma radiofonico condotto da Fedez: "Ricordo gli anni di Maradona, lo stadio era stracolmo. Ero in campo per fare il raccattapalle, si sono viste cose incredibili perché all'epoca non c'erano i sediolini e in un metro di gradone c'erano almeno tre persone. I fischi che ho sentito nel corso del match col Real Madrid mi rimbombano ancora nella testa. Io vengo dalla Loggetta, a pochi metri dallo stadio. Sono uno dei pochissimi che può dire di aver giocato sia fuori al Maradona che dentro. Addio al Napoli? Avevo vent'anni, mi è stato detto "se non ti cediamo rischiamo di fallire, poi la colpa è tua". Immaginate come possa sentirsi un ragazzo dopo queste parole. Mi dissero che sarei andato all'Inter, ma poi non si fece nulla e andai al Parma. Sotto casa trovai tantissime persone che mi chiedevano di restare. Sarebbe stata una bella storia, ma è andata in maniera diversa. In gialloblù ho trovato dei veri e propri fuoriclasse: in difesa ero tranquillo perché con me c'erano Thuram e Buffon. Il passaggio dall'Inter alla Juve?  Purtroppo per un anno abbondante non ho potuto mai scendere in campo a causa di un infortunio che impiegammo due mesi a individuare e riconoscere. E proprio quando tutto sembrava finalmente risolto, l’allora direttore generale dell’Inter Lele Oriali mi disse che mi avevano ceduto alla Juventus. Lì per lì ci rimasi male anche perchè ero finalmente guarito e non vedevo l’ora di scendere in campo con i compagni. A quel punto  chiamai il mio procuratore e gli dissi che non era il caso di giocare un’ultima gara con l’Inter, proprio per evitare i rischi di qualche infortunio che potesse compromettere l’operazione. Il mio agente si rivolse così a Luciano Moggi, che della Juventus era il direttore generale e il quale si assunse la responsabilità di risolvere la questione: ‘Non preoccuparti, ci penso io’, disse. Quella frase è stata strumentalizzata nel tempo. Quel ‘ci penso io’ era rivolto a far sì che io non giocassi l’ultima partita da giocatore nerazzurro per evitare infortuni o problemi di sorta. Mi piace molto allenare, non pensavo che potesse piacermi così tanto. Mi dedico veramente tanto, sicuramente l’esperienza di Benevento è andata male per me e per la squadra, questo mi dispiace, però non cambia nulla e ho voglia di allenare. Il sogno è tornare in panchina, è normale. Da calciatore ho vissuto delle esperienze importanti con squadre altrettanto importanti. Voglio avvicinarmi e rivivere quelle emozioni. Spalletti via? Peccato, l’ho visto qualche sera fa, è stato ospite a casa mia. È riuscito a fare qualcosa di incredibile".

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L'EX - Fabio Cannavaro: "Il mio sogno è tornare in panchina, Spalletti via? Peccato, è stato incredibile, sul mio addio al Napoli..."

di Napoli Magazine

06/06/2024 - 16:06

Fabio Cannavaro si è raccontato a Muschio Selvaggio, programma radiofonico condotto da Fedez: "Ricordo gli anni di Maradona, lo stadio era stracolmo. Ero in campo per fare il raccattapalle, si sono viste cose incredibili perché all'epoca non c'erano i sediolini e in un metro di gradone c'erano almeno tre persone. I fischi che ho sentito nel corso del match col Real Madrid mi rimbombano ancora nella testa. Io vengo dalla Loggetta, a pochi metri dallo stadio. Sono uno dei pochissimi che può dire di aver giocato sia fuori al Maradona che dentro. Addio al Napoli? Avevo vent'anni, mi è stato detto "se non ti cediamo rischiamo di fallire, poi la colpa è tua". Immaginate come possa sentirsi un ragazzo dopo queste parole. Mi dissero che sarei andato all'Inter, ma poi non si fece nulla e andai al Parma. Sotto casa trovai tantissime persone che mi chiedevano di restare. Sarebbe stata una bella storia, ma è andata in maniera diversa. In gialloblù ho trovato dei veri e propri fuoriclasse: in difesa ero tranquillo perché con me c'erano Thuram e Buffon. Il passaggio dall'Inter alla Juve?  Purtroppo per un anno abbondante non ho potuto mai scendere in campo a causa di un infortunio che impiegammo due mesi a individuare e riconoscere. E proprio quando tutto sembrava finalmente risolto, l’allora direttore generale dell’Inter Lele Oriali mi disse che mi avevano ceduto alla Juventus. Lì per lì ci rimasi male anche perchè ero finalmente guarito e non vedevo l’ora di scendere in campo con i compagni. A quel punto  chiamai il mio procuratore e gli dissi che non era il caso di giocare un’ultima gara con l’Inter, proprio per evitare i rischi di qualche infortunio che potesse compromettere l’operazione. Il mio agente si rivolse così a Luciano Moggi, che della Juventus era il direttore generale e il quale si assunse la responsabilità di risolvere la questione: ‘Non preoccuparti, ci penso io’, disse. Quella frase è stata strumentalizzata nel tempo. Quel ‘ci penso io’ era rivolto a far sì che io non giocassi l’ultima partita da giocatore nerazzurro per evitare infortuni o problemi di sorta. Mi piace molto allenare, non pensavo che potesse piacermi così tanto. Mi dedico veramente tanto, sicuramente l’esperienza di Benevento è andata male per me e per la squadra, questo mi dispiace, però non cambia nulla e ho voglia di allenare. Il sogno è tornare in panchina, è normale. Da calciatore ho vissuto delle esperienze importanti con squadre altrettanto importanti. Voglio avvicinarmi e rivivere quelle emozioni. Spalletti via? Peccato, l’ho visto qualche sera fa, è stato ospite a casa mia. È riuscito a fare qualcosa di incredibile".