In Evidenza
L'EX - Raffaele Sergio: "Napoli, quella di Conte è una provocazione motivazionale, infortuni? Lo staff è preparato, troveranno sicuramente rimedi, Nazionale, adesso guardiamo avanti in maniera positiva, ma serve una riflessione"
17.11.2025 12:40 di Napoli Magazine
aA

A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Raffaele Sergio, allenatore ed ex calciatore, fra le tante, di Napoli, Udinese e Lazio. Di seguito, un estratto dell’intervista.

Secondo lei si poteva fare di più per evitare i play-off oppure la prima sconfitta con la Norvegia ha condizionato il cammino dell'Italia?

"Sicuramente la Norvegia ha fatto un percorso importante. In questo momento, sotto l'aspetto tecnico e fisico, è avanti a noi. Adesso è inutile piangere: bisogna guardare avanti in maniera positiva. Con molta probabilità arriveremo comunque ai Mondiali tramite i playoff. Però è normale che i vertici della FIGC e della Lega debbano farsi qualche domanda: da vent’anni, a livello di nazionale e di calcio italiano, non riusciamo più a produrre giovani di talento e di valore, e siamo quasi a dodici senza mondiale. Questa è una riflessione che va fatta. L'obiettivo principale, adesso, è salvaguardare il nostro calcio e qualificarci al Mondiale, perché manchiamo da troppo tempo. Abbiamo una generazione che non ha mai visto gli Azzurri ai Mondiali, ed è gravissimo". 

L'allargamento del Mondiale a 48 squadre ha penalizzato l'Europa: è questa la causa delle difficoltà dell'Italia, o sono solo alibi?

"Oggettivamente a mio avviso queste non devono essere scuse. Siamo una nazione che ha vinto quattro Mondiali: se iniziamo a porci queste domande, significa cercare alibi. È come se il Brasile non si qualificasse e dicesse che sono cambiate le regole. Non lo accetto. Noi siamo sempre stati un riferimento calcistico mondiale, e non possiamo attaccarci a queste cose. Le difficoltà non sono di oggi: sono vent'anni che siamo in crisi. Se rischiamo per la terza volta di non andare ai Mondiali, allora sì che dobbiamo farci delle domande vere. Dobbiamo essere all'altezza di arrivare primi nel girone, senza recriminare".

Un ascoltatore scrive che i troppi stranieri in Serie A stiano danneggiando la Nazionale. È d'accordo con questa analisi?

"Ormai siamo invasi dagli stranieri, ma non è solo una questione sportiva: sono le leggi che permettono questo. Ti faccio un esempio: ho giocato nell'Udinese, e oggi non c'è più un italiano in campo per i friulani. Come se ne esce? Per me basterebbe una regola semplice: sei italiani obbligatori in campo e cinque stranieri, anche comunitari. Vedresti che il sistema cambierebbe subito. Si tornerebbe a lavorare di più sui settori giovanili, e verrebbero fuori tanti giovani italiani validi che oggi sono penalizzati".

Il Napoli stabilisce il record europeo con ben 17 infortuni muscolari: di chi è la colpa?

"Conte ed il suo staff sono all'altezza di trovare rimedi ai troppi infortuni muscolari causati anche da qualche loro errore. Quando ci sono così tanti infortuni muscolari, qualche errore c'è sempre. Champions, campionato, Coppa Italia: giochi ogni tre giorni, hai poco tempo per allenarti, i carichi sono elevati. E poi il Napoli ha tanti nazionali, e molti rientrano stanchi o già acciaccati. Il calcio di oggi è molto più impegnativo: il giocatore non è una macchina. Se ci sono così tanti infortuni, significa che qualcosa si sta sbagliando. Però lo staff di Conte è preparato, troveranno sicuramente rimedi". 

Le dichiarazioni pubbliche di Conte contro la squadra sono state parte di una strategia per mettere i giocatori con le spalle al muro?

"A mio avviso sì. Io la vedo come una provocazione motivazionale. A volte devi toccare punti delicati per risvegliare l'ambiente. È sempre meglio parlarne nello spogliatoio, certo, ma Conte è diretto: vuole stimolare tutti, squadra e ambiente, a parlare di meno e correre di più. Io la leggo così. È una spinta per far venire fuori il carattere della squadra".

ULTIMISSIME IN EVIDENZA
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
L'EX - Raffaele Sergio: "Napoli, quella di Conte è una provocazione motivazionale, infortuni? Lo staff è preparato, troveranno sicuramente rimedi, Nazionale, adesso guardiamo avanti in maniera positiva, ma serve una riflessione"

di Napoli Magazine

17/11/2025 - 12:40

A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Raffaele Sergio, allenatore ed ex calciatore, fra le tante, di Napoli, Udinese e Lazio. Di seguito, un estratto dell’intervista.

Secondo lei si poteva fare di più per evitare i play-off oppure la prima sconfitta con la Norvegia ha condizionato il cammino dell'Italia?

"Sicuramente la Norvegia ha fatto un percorso importante. In questo momento, sotto l'aspetto tecnico e fisico, è avanti a noi. Adesso è inutile piangere: bisogna guardare avanti in maniera positiva. Con molta probabilità arriveremo comunque ai Mondiali tramite i playoff. Però è normale che i vertici della FIGC e della Lega debbano farsi qualche domanda: da vent’anni, a livello di nazionale e di calcio italiano, non riusciamo più a produrre giovani di talento e di valore, e siamo quasi a dodici senza mondiale. Questa è una riflessione che va fatta. L'obiettivo principale, adesso, è salvaguardare il nostro calcio e qualificarci al Mondiale, perché manchiamo da troppo tempo. Abbiamo una generazione che non ha mai visto gli Azzurri ai Mondiali, ed è gravissimo". 

L'allargamento del Mondiale a 48 squadre ha penalizzato l'Europa: è questa la causa delle difficoltà dell'Italia, o sono solo alibi?

"Oggettivamente a mio avviso queste non devono essere scuse. Siamo una nazione che ha vinto quattro Mondiali: se iniziamo a porci queste domande, significa cercare alibi. È come se il Brasile non si qualificasse e dicesse che sono cambiate le regole. Non lo accetto. Noi siamo sempre stati un riferimento calcistico mondiale, e non possiamo attaccarci a queste cose. Le difficoltà non sono di oggi: sono vent'anni che siamo in crisi. Se rischiamo per la terza volta di non andare ai Mondiali, allora sì che dobbiamo farci delle domande vere. Dobbiamo essere all'altezza di arrivare primi nel girone, senza recriminare".

Un ascoltatore scrive che i troppi stranieri in Serie A stiano danneggiando la Nazionale. È d'accordo con questa analisi?

"Ormai siamo invasi dagli stranieri, ma non è solo una questione sportiva: sono le leggi che permettono questo. Ti faccio un esempio: ho giocato nell'Udinese, e oggi non c'è più un italiano in campo per i friulani. Come se ne esce? Per me basterebbe una regola semplice: sei italiani obbligatori in campo e cinque stranieri, anche comunitari. Vedresti che il sistema cambierebbe subito. Si tornerebbe a lavorare di più sui settori giovanili, e verrebbero fuori tanti giovani italiani validi che oggi sono penalizzati".

Il Napoli stabilisce il record europeo con ben 17 infortuni muscolari: di chi è la colpa?

"Conte ed il suo staff sono all'altezza di trovare rimedi ai troppi infortuni muscolari causati anche da qualche loro errore. Quando ci sono così tanti infortuni muscolari, qualche errore c'è sempre. Champions, campionato, Coppa Italia: giochi ogni tre giorni, hai poco tempo per allenarti, i carichi sono elevati. E poi il Napoli ha tanti nazionali, e molti rientrano stanchi o già acciaccati. Il calcio di oggi è molto più impegnativo: il giocatore non è una macchina. Se ci sono così tanti infortuni, significa che qualcosa si sta sbagliando. Però lo staff di Conte è preparato, troveranno sicuramente rimedi". 

Le dichiarazioni pubbliche di Conte contro la squadra sono state parte di una strategia per mettere i giocatori con le spalle al muro?

"A mio avviso sì. Io la vedo come una provocazione motivazionale. A volte devi toccare punti delicati per risvegliare l'ambiente. È sempre meglio parlarne nello spogliatoio, certo, ma Conte è diretto: vuole stimolare tutti, squadra e ambiente, a parlare di meno e correre di più. Io la leggo così. È una spinta per far venire fuori il carattere della squadra".