A "1 Football Club" su 1 Station Radio è intervenuto Delio Rossi, allenatore ex Lazio ed Atalanta.
L’Inter meritatamente approda in finale di Champions League, dove affronterà il Paris Saint-Germain. Le chiedo: secondo lei, in questa finale una delle due parte con i favori del pronostico, oppure è la classica gara da tripla?
“È una gara da tripla, anche perché è in partita secca, quindi non si possono fare calcoli come nelle sfide di andata e ritorno. In questo tipo di gare contano molto anche gli episodi. Certo, quando ci sono dei fenomeni in campo — e ce ne sono sia nel Paris Saint-Germain che nell’Inter — la partita può essere decisa in qualsiasi momento da una giocata estemporanea.”
Ha parlato della finalissima del 31 maggio, ma il plot del campionato è davvero particolare: dalla zona Champions alla bagarre salvezza. Tra le squadre invischiate, chi vede meglio?
“Non è facile, ma penso che la madre di tutte le partite sarà Lazio–Juventus. Se dovesse vincere la Lazio, secondo me diventerebbe la favorita per un posto in Europa. Per quanto riguarda la salvezza, il discorso è ancora più complesso. Conta molto arrivare alla fine in buone condizioni fisiche, senza troppi infortuni. Prendiamo l’Empoli: sta giocando decimata, e con una rosa di medio-basso livello, se ti mancano quattro o cinque titolari diventa davvero dura. Poi, spesso tutto si decide per un punto, anche in base a chi incontri nel finale: se affronti squadre senza motivazioni o, al contrario, in piena corsa per un obiettivo, cambia tutto. Anche il calendario incide molto.”
Mancano appena tre giornate. È ancora presto per dirlo con certezza, ma secondo lei, come verrà ricordato questo Napoli?
“Vincere due scudetti in tre anni non è semplice, quindi direi che il Napoli sarà ricordato come una squadra di altissimo livello, forse impensabile all’inizio, considerando la concorrenza. Io lo avevo già indicato tra le favorite, perché quest’anno ha potuto preparare le partite con più calma, senza le coppe. Se avesse giocato anche in Europa, magari avrebbe perso qualche punto, come è successo ad altre squadre.”
Le chiedo allora: visto che già da mesi pronosticava il Napoli vincente, ora che ha maturato un vantaggio sull’Inter e ci sono solo 9 punti a disposizione, crede che il campionato sia virtualmente chiuso?
“Conoscendo i giocatori e, soprattutto, l’allenatore, che è un martello, direi di sì. Hanno fatto 30 e faranno anche 31. Non penso proprio che scivoleranno in queste ultime partite.”
Quindi secondo lei il percorso è ormai in discesa?
“Sì, anche se ci sono state difficoltà, le hanno superate nel momento giusto. Quando vinci partite complicate, significa che senti il traguardo vicino.”
Cosa dovrebbe fare il Napoli per convincere Conte a restare, considerando che non ha ancora smentito la possibilità di andare via?
“Per mia esperienza, se un allenatore non vuole restare, non c’è molto da fare. Già il fatto che vada convinto significa che non è convinto fino in fondo. Puoi offrirgli più soldi o altri giocatori, ma se ha deciso di andare via troverà sempre un motivo per farlo. Prima di tutto, bisogna capire se ci sono i presupposti per continuare insieme in maniera serena. Se ci sono dubbi, è meglio separarsi.”
C’è chi sostiene che il Napoli dovrebbe garantirgli un mercato faraonico per trattenerlo. Lei la pensa diversamente?
“Sì, io credo che se Conte non è stimolato a restare, non lo convinci nemmeno con un grande mercato. Tra l’altro, quest’anno il Napoli a gennaio si è, tra virgolette, indebolito, eppure ha vinto. E il prossimo anno giocherà anche la Champions, quindi dovrà comunque fare un mercato all’altezza, con o senza Conte. Ma non significa comprare giocatori da 100 milioni. Il Napoli ha sempre avuto una filosofia virtuosa. Ha vinto scudetti dopo aver venduto i suoi giocatori migliori, quindi può continuare su quella linea, cercando sempre di migliorarsi.”
Qual è la sua sensazione finale: secondo lei, Conte resterà o lascerà Napoli?
“Non lo so. Io non sono nella sua testa. Faccio fatica a giudicare le parole o i pensieri degli altri. Posso solo dire che, se da una parte o dall’altra non c’è convinzione totale, allora è giusto lasciarsi. Io, quando alleno una squadra, lo faccio con lo stesso entusiasmo che avrei con il Real Madrid, anche se fosse una squadra di Serie C. Se non ho questa convinzione, vivo male. Alla fine del campionato, se capisco che non ci sono le condizioni per andare avanti, vado via. E questo indipendentemente dai giocatori che mi possono promettere.”
di Napoli Magazine
08/05/2025 - 11:25
A "1 Football Club" su 1 Station Radio è intervenuto Delio Rossi, allenatore ex Lazio ed Atalanta.
L’Inter meritatamente approda in finale di Champions League, dove affronterà il Paris Saint-Germain. Le chiedo: secondo lei, in questa finale una delle due parte con i favori del pronostico, oppure è la classica gara da tripla?
“È una gara da tripla, anche perché è in partita secca, quindi non si possono fare calcoli come nelle sfide di andata e ritorno. In questo tipo di gare contano molto anche gli episodi. Certo, quando ci sono dei fenomeni in campo — e ce ne sono sia nel Paris Saint-Germain che nell’Inter — la partita può essere decisa in qualsiasi momento da una giocata estemporanea.”
Ha parlato della finalissima del 31 maggio, ma il plot del campionato è davvero particolare: dalla zona Champions alla bagarre salvezza. Tra le squadre invischiate, chi vede meglio?
“Non è facile, ma penso che la madre di tutte le partite sarà Lazio–Juventus. Se dovesse vincere la Lazio, secondo me diventerebbe la favorita per un posto in Europa. Per quanto riguarda la salvezza, il discorso è ancora più complesso. Conta molto arrivare alla fine in buone condizioni fisiche, senza troppi infortuni. Prendiamo l’Empoli: sta giocando decimata, e con una rosa di medio-basso livello, se ti mancano quattro o cinque titolari diventa davvero dura. Poi, spesso tutto si decide per un punto, anche in base a chi incontri nel finale: se affronti squadre senza motivazioni o, al contrario, in piena corsa per un obiettivo, cambia tutto. Anche il calendario incide molto.”
Mancano appena tre giornate. È ancora presto per dirlo con certezza, ma secondo lei, come verrà ricordato questo Napoli?
“Vincere due scudetti in tre anni non è semplice, quindi direi che il Napoli sarà ricordato come una squadra di altissimo livello, forse impensabile all’inizio, considerando la concorrenza. Io lo avevo già indicato tra le favorite, perché quest’anno ha potuto preparare le partite con più calma, senza le coppe. Se avesse giocato anche in Europa, magari avrebbe perso qualche punto, come è successo ad altre squadre.”
Le chiedo allora: visto che già da mesi pronosticava il Napoli vincente, ora che ha maturato un vantaggio sull’Inter e ci sono solo 9 punti a disposizione, crede che il campionato sia virtualmente chiuso?
“Conoscendo i giocatori e, soprattutto, l’allenatore, che è un martello, direi di sì. Hanno fatto 30 e faranno anche 31. Non penso proprio che scivoleranno in queste ultime partite.”
Quindi secondo lei il percorso è ormai in discesa?
“Sì, anche se ci sono state difficoltà, le hanno superate nel momento giusto. Quando vinci partite complicate, significa che senti il traguardo vicino.”
Cosa dovrebbe fare il Napoli per convincere Conte a restare, considerando che non ha ancora smentito la possibilità di andare via?
“Per mia esperienza, se un allenatore non vuole restare, non c’è molto da fare. Già il fatto che vada convinto significa che non è convinto fino in fondo. Puoi offrirgli più soldi o altri giocatori, ma se ha deciso di andare via troverà sempre un motivo per farlo. Prima di tutto, bisogna capire se ci sono i presupposti per continuare insieme in maniera serena. Se ci sono dubbi, è meglio separarsi.”
C’è chi sostiene che il Napoli dovrebbe garantirgli un mercato faraonico per trattenerlo. Lei la pensa diversamente?
“Sì, io credo che se Conte non è stimolato a restare, non lo convinci nemmeno con un grande mercato. Tra l’altro, quest’anno il Napoli a gennaio si è, tra virgolette, indebolito, eppure ha vinto. E il prossimo anno giocherà anche la Champions, quindi dovrà comunque fare un mercato all’altezza, con o senza Conte. Ma non significa comprare giocatori da 100 milioni. Il Napoli ha sempre avuto una filosofia virtuosa. Ha vinto scudetti dopo aver venduto i suoi giocatori migliori, quindi può continuare su quella linea, cercando sempre di migliorarsi.”
Qual è la sua sensazione finale: secondo lei, Conte resterà o lascerà Napoli?
“Non lo so. Io non sono nella sua testa. Faccio fatica a giudicare le parole o i pensieri degli altri. Posso solo dire che, se da una parte o dall’altra non c’è convinzione totale, allora è giusto lasciarsi. Io, quando alleno una squadra, lo faccio con lo stesso entusiasmo che avrei con il Real Madrid, anche se fosse una squadra di Serie C. Se non ho questa convinzione, vivo male. Alla fine del campionato, se capisco che non ci sono le condizioni per andare avanti, vado via. E questo indipendentemente dai giocatori che mi possono promettere.”