In cima alla lista dei napoletani non c’era di certo il Verona, considerato negli anni Settanta una squadretta di provincia. C’erano il Milan, la Juventus, la Fiorentina, la Lazio. Con la Roma c’era addirittura un incredibile e invidiato gemellaggio. Ma poi qualcosa cambiò d’improvviso. Era il 16 settembre del 1984, la prima di campionato, la prima volta di Diego Armando Maradona in Serie A. In Veneto, al seguito del Napoli, arrivarono 15mila persone e questa invasione, la prima dei napoletani a Verona, non fu vista di buon occhio dai tifosi di casa. Diego poi era Diego e già aveva fatto capire di che pasta era fatto in Coppa Italia contro il Pescara segnando un gol in rovesciata, l’entusiasmo era tanto e i napoletani colorarono quella domenica. Ebbene, dalla curva veronese e in particolare dal settore delle “Brigate gialloblù” arrivarono cori mai sentiti prima: “terremotati”, “benvenuti in Italia”, “colerosi”. Fu la prima volta che la storia del calcio italiano “registrò” quello slogan razzista che poi purtroppo è diventato un ritornello che si ascolta abitualmente in tutti i campi di calcio. Ma sentirsi urlare “terremotati” quando Napoli e tutta la Campania, ancora piangevano per i morti del sisma di quattro anni prima, fu un duro colpo. Il Verona vinse quella partita per 3-1 e l’euforia dei veronesi diventò razzismo. Ma fu l’anno dopo, il 23 febbraio del 1986 che venne ribadito quello che si può definire vero e proprio odio. Arrivarono 3mila napoletani allo stadio Bentegodi e quei cori si udirono con forza in tutto il settore veronese. Le telecamere della Rai ripresero però la scena e alla trasmissione “Domenica Sportiva” addirittura furono messi in sovrimpressione le parole degli ultras gialloblù. Tutta Italia fu a conoscenza di quanto avvenne in quello stadio durante la partita che finì con il risultato di 2-2. La settimana dopo durante Napoli-Torino gli ultras partenopei scandirono 10 minuti ininterrotti di cori contro i veronesi. Dalle parole si passò ai fatti e ogni volta che spera la possibilità di incrociarsi seguirono violenti scontri tra ultras, con feriti, accoltellati, arresti. Il 10 settembre del 1989 il Napoli espugnò il Bentegodi vincendo per 2-1. I tifosi del Napoli non si accontentarono della vittoria ma invasero il campo e corsero sotto la curva dei “Butei” per offenderli e oltraggiarli nel loro “territorio”. Memorabile invece furono le 20mila banane di carta esposte in Curva B il 21 gennaio del 1990 e passò alla storia lo striscione “La storia ha voluto: Giuletta è ‘na zoccola e Romeo un cornuto”, al quale ironicamente risposero i gialloblù con un “napoletani figli di Giulietta”. Lo stesso striscione venne riproposto nel 1996 e fece il giro di tutte le televisioni diventando un vero e proprio sfottò usato anche da altri ultras in Italia. I veronesi risposero con “cinica” cattiveria quando vincendo l’anno successivo in rimonta per 2-1 cantarono in ventimila il coro che segnò qualche anno prima le grandi imprese di Maradona: “Oj vita mia” con accento veneto. Seguirono gli anni della serie C, quelli della B e l’incontro-scontro del 2002. Il Napoli era in bassa classifica nella serie cadetta dove c’era anche il Verona. Per buona parte del campionato nelle curve del Napoli, la A e la B, venne esposto uno striscione: “Tutti a Verona” e in prossimità della data della partita in Veneto fu distribuito un volantino che invitava i tifosi ad andare in trasferta al Bentegodi: ne arrivarono in 5mila. Ci furono incidenti fino a notte fonda e numerosi arresti. Fu lì che fu coniato, seguendo il motivo della canzone dei Ricchi e Poveri “sarà perché ti amo”, un nuovo coro che faceva così: “Passamontagna bastone nella mano, questo è il momento che noi aspettavamo, per il Verona è un odio che non muore, che ce ne frega di andare in prigione… e la guerriglia sarà”. Le trasferte da quel momento furono vietate. E allora con chi prendersela? Il 26 maggio del 2007, quando il Napoli riconquistò la serie A, ci fu un assalto ai giornalisti partenopei che seguirono la trasferta del Napoli in terra Veneta. Gli azzurri vinsero per 3 a 1 e dalla Tribuna piovve di tutto in testa ai professionisti partenopei. Con le leggi sempre più stringenti di tifosi veronesi non se ne sono visti più al San Paolo. Poi qualcosa è cambiato. Lo scorso anno i “Butei” hanno sottoscritto in massa la “Tessera del Tifoso”, cosa che gli ultras napoletani non hanno fatto, e quindi hanno iniziato a girare l’Italia facendo sentire con forza la loro voce e il loro odio contro Napoli e i napoletani. Quella di domenica è sicuramente una partita a rischio ma il Casms, l’osservatorio sulle manifestazioni sportive, che ha vietato tantissime trasferte, come quella a Torino contro la Juventus, della Lazio e della Roma a Napoli, ha clamorosamente autorizzato la trasferta ai veronesi ritenendola non rischiosa. I veronesi poi sono gemellati con i fiorentini ed erano a Roma quando il Napoli ha affrontato la squadra toscana per la finale di Coppa Italia dove perse la vita Ciro Esposito. Ci furono degli scontri violenti preceduti dall’omicidio di Tor di Quinto, tra napoletani, veronesi, fiorentini. Ci sono troppi conti in sospeso e si ipotizza, ma il dato non è ancora confermato, che a Napoli arriveranno oltre un migliaio di gialloblù. Il San Paolo poi è uno stadio diffidato per gli scontri contro l’Inter in casa del mese scorso. Allora cosa succederà? L’ennesima trappola?
di Napoli Magazine
08/04/2016 - 12:03
In cima alla lista dei napoletani non c’era di certo il Verona, considerato negli anni Settanta una squadretta di provincia. C’erano il Milan, la Juventus, la Fiorentina, la Lazio. Con la Roma c’era addirittura un incredibile e invidiato gemellaggio. Ma poi qualcosa cambiò d’improvviso. Era il 16 settembre del 1984, la prima di campionato, la prima volta di Diego Armando Maradona in Serie A. In Veneto, al seguito del Napoli, arrivarono 15mila persone e questa invasione, la prima dei napoletani a Verona, non fu vista di buon occhio dai tifosi di casa. Diego poi era Diego e già aveva fatto capire di che pasta era fatto in Coppa Italia contro il Pescara segnando un gol in rovesciata, l’entusiasmo era tanto e i napoletani colorarono quella domenica. Ebbene, dalla curva veronese e in particolare dal settore delle “Brigate gialloblù” arrivarono cori mai sentiti prima: “terremotati”, “benvenuti in Italia”, “colerosi”. Fu la prima volta che la storia del calcio italiano “registrò” quello slogan razzista che poi purtroppo è diventato un ritornello che si ascolta abitualmente in tutti i campi di calcio. Ma sentirsi urlare “terremotati” quando Napoli e tutta la Campania, ancora piangevano per i morti del sisma di quattro anni prima, fu un duro colpo. Il Verona vinse quella partita per 3-1 e l’euforia dei veronesi diventò razzismo. Ma fu l’anno dopo, il 23 febbraio del 1986 che venne ribadito quello che si può definire vero e proprio odio. Arrivarono 3mila napoletani allo stadio Bentegodi e quei cori si udirono con forza in tutto il settore veronese. Le telecamere della Rai ripresero però la scena e alla trasmissione “Domenica Sportiva” addirittura furono messi in sovrimpressione le parole degli ultras gialloblù. Tutta Italia fu a conoscenza di quanto avvenne in quello stadio durante la partita che finì con il risultato di 2-2. La settimana dopo durante Napoli-Torino gli ultras partenopei scandirono 10 minuti ininterrotti di cori contro i veronesi. Dalle parole si passò ai fatti e ogni volta che spera la possibilità di incrociarsi seguirono violenti scontri tra ultras, con feriti, accoltellati, arresti. Il 10 settembre del 1989 il Napoli espugnò il Bentegodi vincendo per 2-1. I tifosi del Napoli non si accontentarono della vittoria ma invasero il campo e corsero sotto la curva dei “Butei” per offenderli e oltraggiarli nel loro “territorio”. Memorabile invece furono le 20mila banane di carta esposte in Curva B il 21 gennaio del 1990 e passò alla storia lo striscione “La storia ha voluto: Giuletta è ‘na zoccola e Romeo un cornuto”, al quale ironicamente risposero i gialloblù con un “napoletani figli di Giulietta”. Lo stesso striscione venne riproposto nel 1996 e fece il giro di tutte le televisioni diventando un vero e proprio sfottò usato anche da altri ultras in Italia. I veronesi risposero con “cinica” cattiveria quando vincendo l’anno successivo in rimonta per 2-1 cantarono in ventimila il coro che segnò qualche anno prima le grandi imprese di Maradona: “Oj vita mia” con accento veneto. Seguirono gli anni della serie C, quelli della B e l’incontro-scontro del 2002. Il Napoli era in bassa classifica nella serie cadetta dove c’era anche il Verona. Per buona parte del campionato nelle curve del Napoli, la A e la B, venne esposto uno striscione: “Tutti a Verona” e in prossimità della data della partita in Veneto fu distribuito un volantino che invitava i tifosi ad andare in trasferta al Bentegodi: ne arrivarono in 5mila. Ci furono incidenti fino a notte fonda e numerosi arresti. Fu lì che fu coniato, seguendo il motivo della canzone dei Ricchi e Poveri “sarà perché ti amo”, un nuovo coro che faceva così: “Passamontagna bastone nella mano, questo è il momento che noi aspettavamo, per il Verona è un odio che non muore, che ce ne frega di andare in prigione… e la guerriglia sarà”. Le trasferte da quel momento furono vietate. E allora con chi prendersela? Il 26 maggio del 2007, quando il Napoli riconquistò la serie A, ci fu un assalto ai giornalisti partenopei che seguirono la trasferta del Napoli in terra Veneta. Gli azzurri vinsero per 3 a 1 e dalla Tribuna piovve di tutto in testa ai professionisti partenopei. Con le leggi sempre più stringenti di tifosi veronesi non se ne sono visti più al San Paolo. Poi qualcosa è cambiato. Lo scorso anno i “Butei” hanno sottoscritto in massa la “Tessera del Tifoso”, cosa che gli ultras napoletani non hanno fatto, e quindi hanno iniziato a girare l’Italia facendo sentire con forza la loro voce e il loro odio contro Napoli e i napoletani. Quella di domenica è sicuramente una partita a rischio ma il Casms, l’osservatorio sulle manifestazioni sportive, che ha vietato tantissime trasferte, come quella a Torino contro la Juventus, della Lazio e della Roma a Napoli, ha clamorosamente autorizzato la trasferta ai veronesi ritenendola non rischiosa. I veronesi poi sono gemellati con i fiorentini ed erano a Roma quando il Napoli ha affrontato la squadra toscana per la finale di Coppa Italia dove perse la vita Ciro Esposito. Ci furono degli scontri violenti preceduti dall’omicidio di Tor di Quinto, tra napoletani, veronesi, fiorentini. Ci sono troppi conti in sospeso e si ipotizza, ma il dato non è ancora confermato, che a Napoli arriveranno oltre un migliaio di gialloblù. Il San Paolo poi è uno stadio diffidato per gli scontri contro l’Inter in casa del mese scorso. Allora cosa succederà? L’ennesima trappola?