A "1 Football Club", in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Fabio Donolato, giornalista e speaker di Radio Serie A.
La notizia di giornata è la cessione di Victor Osimhen al Galatasaray, che avrebbe accettato anche la famosa clausola “anti-Italia”. Secondo lei, perché era stata inserita questa clausola?
“Ma perché ovviamente il Napoli, essendo una squadra protagonista del nostro campionato ormai da 15 anni, anche memore di alcuni errori del passato – penso a Higuain o ad altri calciatori passati ad altre squadre italiane – ha voluto tutelarsi. Il club ha cercato di evitare il rischio di rinforzare un avversario diretto. In questo caso si era parlato tanto della Juventus, ipotesi a cui personalmente ho creduto fino a un certo punto. Sta di fatto che, conoscendo il valore di Osimhen e la sua incidenza in Serie A, inserire una clausola del genere è stata una mossa molto furba da parte del Napoli. È vero che il Galatasaray giocherà la prossima Champions League, ma non parliamo di Barcellona, Real Madrid o Bayern Monaco, squadre già pressoché impossibili da affrontare. Così facendo, il Napoli ha chiuso una trattativa vincente per entrambe le parti, evitando al contempo di ritrovarsi contro il giocatore nel breve periodo. Rivederlo in Serie A sarebbe stato, secondo me, un errore strategico".
Quindi, secondo il suo parere, possiamo escludere la possibilità che ci fossero club italiani dietro il Galatasaray, magari già in accordo con i turchi?
“Sì, escluderei anche questa ipotesi, perché si parla comunque di cifre non semplici da raggiungere per i club italiani. Parliamo di 75 milioni di euro, che restano un valore importante, anche se con pagamento dilazionato. È vero che oggi tutti sembrano commercialisti quando si analizzano queste formule, ma resta il fatto che per almeno l’80%, se non il 90% delle squadre italiane, si tratta di una cifra fuori portata".
Secondo lei, con la cifra incassata dalla cessione di Osimhen, su cosa andrà ad investire il Napoli?
“Il grande problema del Napoli lo scorso anno è stato sotto porta. Nonostante una buona fase difensiva, davanti si è segnato meno del previsto. McTominay ha fatto una stagione sorprendente, ma Lukaku non è riuscito a garantire quei 20-25 gol che aveva prodotto all’Inter o altrove. E gli altri attaccanti non hanno reso come ci si aspettava, specie Simeone. Anche la cessione di Kvaratskhelia a gennaio ha pesato. Immagino che Antonio Conte voglia rinforzi davanti, anche perché, con l’accesso in Champions, l’esigenza realizzativa aumenterà. Credo che si punti a un attaccante centrale di spessore. A un certo punto pensavo che Darwin Núñez fosse il profilo giusto, ma mi pare che quella trattativa si sia raffreddata. Lorenzo Lucca è un nome interessante per il futuro, ma per l’immediato serve qualcuno di pronto subito. Conte vuole una squadra competitiva, con giocatori maturi. Lucca, al momento, non risponde a queste caratteristiche".
Quindi, in sostanza, lei si aspetta un altro acquisto in attacco oltre a Lucca?
“Sì, assolutamente. Con questo nuovo format della Champions League e due partite in più nella prima fase, hai bisogno di rotazioni. L’Inter ce lo ha insegnato: quest’anno si è affidata a Lautaro e Thuram, ma i cali di forma nei momenti decisivi hanno inciso sulla corsa Scudetto e Champions. Serve un titolare e una riserva dello stesso livello. Ecco, in difesa, ad esempio, il Napoli ha preso un calciatore in più rispetto alla passata stagione: mi aspetto una scelta del genere anche in attacco".
Spostandoci in casa Juventus, alcuni tifosi hanno storto il naso di fronte alla cessione di Samuel Mbangula al Werder Brema per soli 10 milioni di euro. Lei come giudica questa operazione? Lo avrebbe tenuto o avrebbe chiesto una cifra più elevata?
“All’interno di una stagione deludente per la Juventus, Mbangula è stato una delle poche note positive. La sua partenza, già adesso, mi ha un po’ sorpreso. La cifra non è alta, ma parliamo comunque di un ragazzo con una buona prima stagione tra i grandi. Tuttavia, se si guarda all’aspetto delle plusvalenze, l’operazione ha senso. Porta soldi alla Juventus, e oggi nessun club italiano si tira indietro di fronte a operazioni simili. Si perde un giocatore promettente, ma non un titolare inamovibile. Inoltre, Igor Tudor, probabilmente, aveva già un’idea su come sostituirlo, anche perché gli ha dato poco spazio. I 10 milioni sembrano pochi, ma si tratta di un giovane che non ha ancora avuto un impatto determinante in un top club. Operazioni del genere le fanno tutte: Juventus, Inter, Milan, Napoli, Roma. Soprattutto quando si tratta di calciatori cresciuti nel vivaio. Se arriva un’offerta vera, è difficile dire di no".
Ci spostiamo in casa Inter. Sembra che i nerazzurri abbiano fatto all-in su Ademola Lookman, ma l’offerta all’Atalanta risulti ancora troppo bassa. Alla fine l’Inter riuscirà ad acquistare l’attaccante nigeriano?
“Secondo me, sì, e le probabilità si alzerebbero se uscisse un attaccante. Al momento, Lautaro mi pare la certezza dell’Inter, anche per come si è esposto nel Mondiale per club. Thuram, invece, non sembra così convinto di restare. Dall’altra parte, però, c’è l’Atalanta, che non ha alcun bisogno di vendere. È una società solida, ben gestita, che ha vinto l’Europa League l'anno scorso e lavora con continuità. Quando vende, lo fa alle sue condizioni. Se chiedono 60 milioni, ne vogliono 60. L’Inter ha pochi margini di trattativa. La vicenda di Koopmeiners lo dimostra: l’Atalanta non fa sconti, e se non cedi alle loro richieste ti lasciano in sospeso fino all’ultimo, creando problemi anche al giocatore. Quindi, se l’Inter vuole Lookman, dovrà pagare quanto richiesto. Per farlo, dovrà probabilmente vendere uno dei suoi top".
di Napoli Magazine
21/07/2025 - 12:30
A "1 Football Club", in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Fabio Donolato, giornalista e speaker di Radio Serie A.
La notizia di giornata è la cessione di Victor Osimhen al Galatasaray, che avrebbe accettato anche la famosa clausola “anti-Italia”. Secondo lei, perché era stata inserita questa clausola?
“Ma perché ovviamente il Napoli, essendo una squadra protagonista del nostro campionato ormai da 15 anni, anche memore di alcuni errori del passato – penso a Higuain o ad altri calciatori passati ad altre squadre italiane – ha voluto tutelarsi. Il club ha cercato di evitare il rischio di rinforzare un avversario diretto. In questo caso si era parlato tanto della Juventus, ipotesi a cui personalmente ho creduto fino a un certo punto. Sta di fatto che, conoscendo il valore di Osimhen e la sua incidenza in Serie A, inserire una clausola del genere è stata una mossa molto furba da parte del Napoli. È vero che il Galatasaray giocherà la prossima Champions League, ma non parliamo di Barcellona, Real Madrid o Bayern Monaco, squadre già pressoché impossibili da affrontare. Così facendo, il Napoli ha chiuso una trattativa vincente per entrambe le parti, evitando al contempo di ritrovarsi contro il giocatore nel breve periodo. Rivederlo in Serie A sarebbe stato, secondo me, un errore strategico".
Quindi, secondo il suo parere, possiamo escludere la possibilità che ci fossero club italiani dietro il Galatasaray, magari già in accordo con i turchi?
“Sì, escluderei anche questa ipotesi, perché si parla comunque di cifre non semplici da raggiungere per i club italiani. Parliamo di 75 milioni di euro, che restano un valore importante, anche se con pagamento dilazionato. È vero che oggi tutti sembrano commercialisti quando si analizzano queste formule, ma resta il fatto che per almeno l’80%, se non il 90% delle squadre italiane, si tratta di una cifra fuori portata".
Secondo lei, con la cifra incassata dalla cessione di Osimhen, su cosa andrà ad investire il Napoli?
“Il grande problema del Napoli lo scorso anno è stato sotto porta. Nonostante una buona fase difensiva, davanti si è segnato meno del previsto. McTominay ha fatto una stagione sorprendente, ma Lukaku non è riuscito a garantire quei 20-25 gol che aveva prodotto all’Inter o altrove. E gli altri attaccanti non hanno reso come ci si aspettava, specie Simeone. Anche la cessione di Kvaratskhelia a gennaio ha pesato. Immagino che Antonio Conte voglia rinforzi davanti, anche perché, con l’accesso in Champions, l’esigenza realizzativa aumenterà. Credo che si punti a un attaccante centrale di spessore. A un certo punto pensavo che Darwin Núñez fosse il profilo giusto, ma mi pare che quella trattativa si sia raffreddata. Lorenzo Lucca è un nome interessante per il futuro, ma per l’immediato serve qualcuno di pronto subito. Conte vuole una squadra competitiva, con giocatori maturi. Lucca, al momento, non risponde a queste caratteristiche".
Quindi, in sostanza, lei si aspetta un altro acquisto in attacco oltre a Lucca?
“Sì, assolutamente. Con questo nuovo format della Champions League e due partite in più nella prima fase, hai bisogno di rotazioni. L’Inter ce lo ha insegnato: quest’anno si è affidata a Lautaro e Thuram, ma i cali di forma nei momenti decisivi hanno inciso sulla corsa Scudetto e Champions. Serve un titolare e una riserva dello stesso livello. Ecco, in difesa, ad esempio, il Napoli ha preso un calciatore in più rispetto alla passata stagione: mi aspetto una scelta del genere anche in attacco".
Spostandoci in casa Juventus, alcuni tifosi hanno storto il naso di fronte alla cessione di Samuel Mbangula al Werder Brema per soli 10 milioni di euro. Lei come giudica questa operazione? Lo avrebbe tenuto o avrebbe chiesto una cifra più elevata?
“All’interno di una stagione deludente per la Juventus, Mbangula è stato una delle poche note positive. La sua partenza, già adesso, mi ha un po’ sorpreso. La cifra non è alta, ma parliamo comunque di un ragazzo con una buona prima stagione tra i grandi. Tuttavia, se si guarda all’aspetto delle plusvalenze, l’operazione ha senso. Porta soldi alla Juventus, e oggi nessun club italiano si tira indietro di fronte a operazioni simili. Si perde un giocatore promettente, ma non un titolare inamovibile. Inoltre, Igor Tudor, probabilmente, aveva già un’idea su come sostituirlo, anche perché gli ha dato poco spazio. I 10 milioni sembrano pochi, ma si tratta di un giovane che non ha ancora avuto un impatto determinante in un top club. Operazioni del genere le fanno tutte: Juventus, Inter, Milan, Napoli, Roma. Soprattutto quando si tratta di calciatori cresciuti nel vivaio. Se arriva un’offerta vera, è difficile dire di no".
Ci spostiamo in casa Inter. Sembra che i nerazzurri abbiano fatto all-in su Ademola Lookman, ma l’offerta all’Atalanta risulti ancora troppo bassa. Alla fine l’Inter riuscirà ad acquistare l’attaccante nigeriano?
“Secondo me, sì, e le probabilità si alzerebbero se uscisse un attaccante. Al momento, Lautaro mi pare la certezza dell’Inter, anche per come si è esposto nel Mondiale per club. Thuram, invece, non sembra così convinto di restare. Dall’altra parte, però, c’è l’Atalanta, che non ha alcun bisogno di vendere. È una società solida, ben gestita, che ha vinto l’Europa League l'anno scorso e lavora con continuità. Quando vende, lo fa alle sue condizioni. Se chiedono 60 milioni, ne vogliono 60. L’Inter ha pochi margini di trattativa. La vicenda di Koopmeiners lo dimostra: l’Atalanta non fa sconti, e se non cedi alle loro richieste ti lasciano in sospeso fino all’ultimo, creando problemi anche al giocatore. Quindi, se l’Inter vuole Lookman, dovrà pagare quanto richiesto. Per farlo, dovrà probabilmente vendere uno dei suoi top".