NAPOLI - Ciro Venerato, giornalista Rai, collega ed amico di Paolo Prestisimone, con cui ha condiviso diverse esperienze professionali al seguito della Nazionale italiana di calcio, ha scritto un pensiero per “Napoli Magazine” dedicato a Prestisimone in seguito alla sua prematura scomparsa: “L’amicizia non ha tempo. Non è datata. I suoi confini sono dettati da stati d’animo, non da frequentazioni. Era da qualche anno che non incrociavo Paolo ma certi rapporti non hanno bisogno di certificazioni: bastava rivedersi per scovare l’antico feeling.
Conobbi Paolo nel 1990. Me lo presentò Antonio Sasso ai tempi del “Roma”, al centro direzionale. Lui era già inviato di punta. Viveva a Milano e quando il lavoro lo riportava nella sua città natale si appoggiava alla mia vecchia redazione per scrivere pezzi o controllare le agenzie. Internet era ancora un’ipotesi, non una realtà.
Ma l’amicizia forte, reale, consolidata, con Paolo, nacque a Coverciano, al centro tecnico. Anni dopo fui assunto da Rds e seguivo come lui la nazionale del povero Cesarone Maldini. Ad accomunarci il feeling reciproco con Adolfo Mollichelli, inviato del Mattino e nostro mentore, meglio conosciuto con l’appellativo di “conte”.
Quattro anni di vita comune girando il mondo. Al trio napoletano si unì Stefano Boldrini, inviato de l’Unità. Un giornale che incontrava le simpatie mie e di Adolfo. Paolo non si sbilanciava, ma una mia idea ce l’ho.
Paolo era il saggio del gruppo. Quello più pacato e meno polemico. In federazione era stimatissimo. Un collega di rara cultura. Scriveva come pochi: un intellettuale prestato al giornalismo. Seguiva il calcio ma amava il basket. Lo si intuiva lontano un miglio. Un uomo perbene: questo era Paolo Prestisimone. Ho avuto l’onore e la gioia di condividere tante giornate con lui. Momenti che non dimenticherò mai. Istantanee di coscienza scolpite nella memoria. Un sorriso dell’anima. Entrambi amavamo la buona tavola: a Firenze il nostro punto di riferimento era “Osvaldo”, trattoria distante un sospiro da Coverciano. Adolfo e Stefano molto più contenuti. Fortuna che c’era Paolino, mio sodale di merende.
Il tragitto del destino ha poi scelto percorsi diversi per entrambi. Ma io sapevo di lui e Paolo sapeva di me, tramite comuni amici. Ha lottato da leone contro un brutto male. Ma non è uscito sconfitto. Chi affronta il diavolo per le corna resta pur sempre un eroe.
Scriveva pezzi in punta di penna, mutuando la vita di tutti i giorni: un gentiluomo d’altri tempi che mancherà tanto a chi lo ho apprezzato e stimato. Paolo Prestisimone? Un uomo leale. Un giornalista di razza. La gente, rammentava la Allende, muore davvero solo quando è dimenticata. Paolo sopravviverà all’oblio”.
di Napoli Magazine
16/09/2016 - 20:53
NAPOLI - Ciro Venerato, giornalista Rai, collega ed amico di Paolo Prestisimone, con cui ha condiviso diverse esperienze professionali al seguito della Nazionale italiana di calcio, ha scritto un pensiero per “Napoli Magazine” dedicato a Prestisimone in seguito alla sua prematura scomparsa: “L’amicizia non ha tempo. Non è datata. I suoi confini sono dettati da stati d’animo, non da frequentazioni. Era da qualche anno che non incrociavo Paolo ma certi rapporti non hanno bisogno di certificazioni: bastava rivedersi per scovare l’antico feeling.
Conobbi Paolo nel 1990. Me lo presentò Antonio Sasso ai tempi del “Roma”, al centro direzionale. Lui era già inviato di punta. Viveva a Milano e quando il lavoro lo riportava nella sua città natale si appoggiava alla mia vecchia redazione per scrivere pezzi o controllare le agenzie. Internet era ancora un’ipotesi, non una realtà.
Ma l’amicizia forte, reale, consolidata, con Paolo, nacque a Coverciano, al centro tecnico. Anni dopo fui assunto da Rds e seguivo come lui la nazionale del povero Cesarone Maldini. Ad accomunarci il feeling reciproco con Adolfo Mollichelli, inviato del Mattino e nostro mentore, meglio conosciuto con l’appellativo di “conte”.
Quattro anni di vita comune girando il mondo. Al trio napoletano si unì Stefano Boldrini, inviato de l’Unità. Un giornale che incontrava le simpatie mie e di Adolfo. Paolo non si sbilanciava, ma una mia idea ce l’ho.
Paolo era il saggio del gruppo. Quello più pacato e meno polemico. In federazione era stimatissimo. Un collega di rara cultura. Scriveva come pochi: un intellettuale prestato al giornalismo. Seguiva il calcio ma amava il basket. Lo si intuiva lontano un miglio. Un uomo perbene: questo era Paolo Prestisimone. Ho avuto l’onore e la gioia di condividere tante giornate con lui. Momenti che non dimenticherò mai. Istantanee di coscienza scolpite nella memoria. Un sorriso dell’anima. Entrambi amavamo la buona tavola: a Firenze il nostro punto di riferimento era “Osvaldo”, trattoria distante un sospiro da Coverciano. Adolfo e Stefano molto più contenuti. Fortuna che c’era Paolino, mio sodale di merende.
Il tragitto del destino ha poi scelto percorsi diversi per entrambi. Ma io sapevo di lui e Paolo sapeva di me, tramite comuni amici. Ha lottato da leone contro un brutto male. Ma non è uscito sconfitto. Chi affronta il diavolo per le corna resta pur sempre un eroe.
Scriveva pezzi in punta di penna, mutuando la vita di tutti i giorni: un gentiluomo d’altri tempi che mancherà tanto a chi lo ho apprezzato e stimato. Paolo Prestisimone? Un uomo leale. Un giornalista di razza. La gente, rammentava la Allende, muore davvero solo quando è dimenticata. Paolo sopravviverà all’oblio”.