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L'ANALISI - Ciro Venerato a "NM": "Juventus prima, ma il Ciuccio è infinitamente più bello"
12.12.2016 10:11 di Napoli Magazine

NAPOLI - Ciro Venerato, giornalista Rai, ha rilasciato un'intervista a “Napoli Magazine”, esprimendo il proprio punto di vista sul momento del Napoli: “10 perle in 3 gare. Se la Juve vince lottando, il Napoli sarriano gioca dominando. Impartisce lezioni di calcio moderno il compagno Maurizio, vecchia pellaccia dura a morire. Chi gliela aveva già venduta è rimasto con le pive nel sacco. Sarri ha rilanciato il Napoli con le sue idee: non ha cambiato modulo, non ha stravolto la preparazione atletica, non ha abbassato la linea difensiva, nè ha spazzato il pallone in tribuna. Non ne aveva bisogno: la sua squadra non era in crisi di gioco. Più semplicemente non la buttava dentro e alla lunga questo aveva creato una crisi di identità sfociata in carenza di aggressività, letale per gli azzurri. Per come è concepito il calcio sarriano, giocare sotto ritmo è quasi un suicidio. Personalmente ho bocciato i partenopei solo a Bergamo: in altre gare avevano creato tanto, se non tantissimo, raccogliendo meno di quanto prodotto. L’assenza di Milik unita a quella di Albiol ha creato una sorta di mini corto circuito.  Ma le prestazioni, quelle no, non sono mai mancate per chi sa leggere e interpretare una partita di calcio.  E non mi riferisco ai dati del possesso palla, ma alle palle goal create e alla qualità del gioco: quasi sempre verticale mai orizzontale. La ragnatela fitta di passaggi serve solo a creare le premesse per i tagli o le verticalizzazioni. Senza Milik il Napoli è tornato ad essere una portentosa macchina da goal. La tripletta di Mertens è un altro successo del Sarri-pensiero. In tanti gli rinfacciavano il tridente leggero, il toscano ha tirato dritto; andava solo metabolizzato il nuovo modo di stare in campo. Al Sant’Elia ha cambiato 5 uomini rispetto alla gara di Lisbona: la squadra non ne ha risentito. Rog e Giaccherini stanno gradualmente trovando il loro spazio. Bastava solo un pò di tempo: il calcio del toscano non si impara in un giorno. In Europa poche squadre deliziano come gli azzurri: football di elevatissima fattura. Lo scorso anno, a Radio Crc e a Number Two, affermai che Sarri avrebbe potuto fare il verso a Sacchi, Guardiola e Ancelotti: cultori del bel gioco rispetto a Simeone, Mourinho e Allegri: più attaccati al mero risultato. 7 giorni fa lo ha scritto un “certo” Sconcerti sul Corriere della Sera. Le mie non erano fantasie di un cronista innamorato, ma una visione tecnica e tattica di chi conosceva il calcio di Sarri sin dai tempi della Lega Pro. Poi è anche questione di gusti. Da sempre ho un debole per chi predica un calcio offensivo, pur stimando chi vince seguendo altre strade. La priorità è l’organizzazione tattica. Poi ognuno sceglie la strada da seguire. Sarri ha completato il lavoro di Benitez. Rafa sapeva solo attaccare, Maurizio ha insegnato anche a difendersi. Linea alta, squadra corta, pochi tocchi e qualità di palleggio. Tiki taka in salsa napoletana. Mica facile impartirlo in poco tempo ai nuovi acquisti. Più semplice inserire una faccia nuova se chiedi ai tuoi di difendere e ripartire, lasciando al soggetto la scelta della giocata, senza un copione già scritto. Va poi ricordato anche il contesto che circonda il toscanaccio. Il Napoli è un club che studia da grande ma ancora non lo è per un milione di motivi. Perdere Higuain non è stato cosa da poco. Con il Pipita in campo gli azzurri avrebbero i punti della Juve. Con Milik non a mezzo servizio sarebbe a ridosso dai bianconeri. Ma la stagione è ancora lunga: può regalare tante belle sorprese e magistrali partite di calcio. Allegri mi ricorda Capello: don Fabio vinse più scudetti di Sacchi, ma la critica e i tifosi erano ancora estasiati dal calcio di Arrigo. Sta accadendo la stessa cosa con Sarri. La Juve è prima, ma il Ciuccio è infinitamente più bello. Ci sono scudetti da consegnare agli almanacchi, e vittorie che invece restano in fondo al cuore: indimenticabili. Godiamoci Sarri e il suo Napoli. Applausi e punti: miscela giusta".

 
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12/12/2016 - 10:11

NAPOLI - Ciro Venerato, giornalista Rai, ha rilasciato un'intervista a “Napoli Magazine”, esprimendo il proprio punto di vista sul momento del Napoli: “10 perle in 3 gare. Se la Juve vince lottando, il Napoli sarriano gioca dominando. Impartisce lezioni di calcio moderno il compagno Maurizio, vecchia pellaccia dura a morire. Chi gliela aveva già venduta è rimasto con le pive nel sacco. Sarri ha rilanciato il Napoli con le sue idee: non ha cambiato modulo, non ha stravolto la preparazione atletica, non ha abbassato la linea difensiva, nè ha spazzato il pallone in tribuna. Non ne aveva bisogno: la sua squadra non era in crisi di gioco. Più semplicemente non la buttava dentro e alla lunga questo aveva creato una crisi di identità sfociata in carenza di aggressività, letale per gli azzurri. Per come è concepito il calcio sarriano, giocare sotto ritmo è quasi un suicidio. Personalmente ho bocciato i partenopei solo a Bergamo: in altre gare avevano creato tanto, se non tantissimo, raccogliendo meno di quanto prodotto. L’assenza di Milik unita a quella di Albiol ha creato una sorta di mini corto circuito.  Ma le prestazioni, quelle no, non sono mai mancate per chi sa leggere e interpretare una partita di calcio.  E non mi riferisco ai dati del possesso palla, ma alle palle goal create e alla qualità del gioco: quasi sempre verticale mai orizzontale. La ragnatela fitta di passaggi serve solo a creare le premesse per i tagli o le verticalizzazioni. Senza Milik il Napoli è tornato ad essere una portentosa macchina da goal. La tripletta di Mertens è un altro successo del Sarri-pensiero. In tanti gli rinfacciavano il tridente leggero, il toscano ha tirato dritto; andava solo metabolizzato il nuovo modo di stare in campo. Al Sant’Elia ha cambiato 5 uomini rispetto alla gara di Lisbona: la squadra non ne ha risentito. Rog e Giaccherini stanno gradualmente trovando il loro spazio. Bastava solo un pò di tempo: il calcio del toscano non si impara in un giorno. In Europa poche squadre deliziano come gli azzurri: football di elevatissima fattura. Lo scorso anno, a Radio Crc e a Number Two, affermai che Sarri avrebbe potuto fare il verso a Sacchi, Guardiola e Ancelotti: cultori del bel gioco rispetto a Simeone, Mourinho e Allegri: più attaccati al mero risultato. 7 giorni fa lo ha scritto un “certo” Sconcerti sul Corriere della Sera. Le mie non erano fantasie di un cronista innamorato, ma una visione tecnica e tattica di chi conosceva il calcio di Sarri sin dai tempi della Lega Pro. Poi è anche questione di gusti. Da sempre ho un debole per chi predica un calcio offensivo, pur stimando chi vince seguendo altre strade. La priorità è l’organizzazione tattica. Poi ognuno sceglie la strada da seguire. Sarri ha completato il lavoro di Benitez. Rafa sapeva solo attaccare, Maurizio ha insegnato anche a difendersi. Linea alta, squadra corta, pochi tocchi e qualità di palleggio. Tiki taka in salsa napoletana. Mica facile impartirlo in poco tempo ai nuovi acquisti. Più semplice inserire una faccia nuova se chiedi ai tuoi di difendere e ripartire, lasciando al soggetto la scelta della giocata, senza un copione già scritto. Va poi ricordato anche il contesto che circonda il toscanaccio. Il Napoli è un club che studia da grande ma ancora non lo è per un milione di motivi. Perdere Higuain non è stato cosa da poco. Con il Pipita in campo gli azzurri avrebbero i punti della Juve. Con Milik non a mezzo servizio sarebbe a ridosso dai bianconeri. Ma la stagione è ancora lunga: può regalare tante belle sorprese e magistrali partite di calcio. Allegri mi ricorda Capello: don Fabio vinse più scudetti di Sacchi, ma la critica e i tifosi erano ancora estasiati dal calcio di Arrigo. Sta accadendo la stessa cosa con Sarri. La Juve è prima, ma il Ciuccio è infinitamente più bello. Ci sono scudetti da consegnare agli almanacchi, e vittorie che invece restano in fondo al cuore: indimenticabili. Godiamoci Sarri e il suo Napoli. Applausi e punti: miscela giusta".