NAPOLI - Un pareggio a reti bianche contro l'Hellas Verona, in casa, non è sicuramente un risultato per cui giore. Su questo siamo tutti d'accordo. Era lecito attendersi di più, soprattutto da chi è stato chiamato ad attaccare la porta avversaria. Eppure più di una nota positiva riesco ad evidenziarla in questo scialbo pareggio, che dimenticheremo presto. Di sicuro il ritorno delle Curve, il 12° uomo in campo, che con tamburi e cori hanno accompagnato tutta la partita, mettendo in bella mostra anche qualche bandierone, come quelli simbolici di Pasquale D'Angelo e Bud Spencer. E poi la scelta di far riposare un tempo Lobotka, Zielinski, Kvaratskhelia e Osimhen, che certamente potranno trarne beneficio nel ritorno dei Quarti di Champions. Se poi si considera che hanno rivisto il campo Juan Jesus (impeccabile) e Demme (pimpante tra le linee) ecco che un mezzo sorriso forse riesco a strapparlo a chi sta leggendo queste righe. Vincere sarebbe stata un'altra storia. Chiediamolo ad Osimhen e alla traversa che ancora sta vibrando dopo la girata di destro del bomber nigeriano. Sarebbe stato un sigillo da cineteca, ma c'è poco da fare. Se la palla non entra, se Raspa e' ancora in fase di rodaggio dopo l'infortunio, se Lozano non scava il giusto spazio sulla fascia per sfondare, se Anguissa naviga a vista, piu' di tanto non si riesce ad ottenere. Ne sanno qualcosa anche l'Inter, caduta in casa sotto i colpi di Caldirola del Monza, e il Milan, fermato da un pareggio per 1-1 a Bologna. Anche in questi casi turnover in chiave Champions, ci sta. Mentalmente tutti sono concentrati su un traguardo che potrebbe essere super importante. E l'appeal di questa 30.ma giornata di campionato, in effetti, e' passato in secondo piano. Tornando al campo, comunque, voglio fare un plauso a Di Lorenzo: questo ragazzo non conosce la parola "stanchezza", è sempre vigile, ed in tal senso credo che i gradi di capitano gli abbiano fatto davvero bene per completare la sua crescita. Anche Politano (idem Olivera ed a tratti Elmas) ha provato a fare il suo, ma piu' di una volta ha dovuto fare i conti, come lo stesso Osimhen (atterrato senza pietà) con i falli non chiamati dal signor La Penna di Roma. Come per Kovacs, anche qui non è stato facile comprendere il metro di giudizio: spesso lontano dall'azione, si è reso protagonista di decisioni del tutto discutibili. Una su tutte? Le legnate sulle gambe degli azzurri, concesse placidamente ai veronesi, che per poco non causavano danni irreversibili. Per fortuna Ngonge non è Osimhen, altrimenti ci saremmo ritrovati a commentare una sconfitta senza senso. Ricordo però a tutti che il Napoli viaggia a +14 sulla Lazio. Per cui c'e' poco da esultare, cari gufi. Ora testa alla Champions, c'e' da ribaltare un 1-0. Con un Victor così, tutto è possibile! Carichiamo le nostre anime d'azzurro all'ennesima potenza. In campo, con loro, ci saremo tutti noi, quelli nati e cresciuti con il cuore tinto d'azzurro, a guardia di una fede. Sempre al fianco della squadra, in C come ad un passo dalla semifinale di Champions. Testa libera e sorriso sulle labbra. Senza limiti, con l'augurio di poter parlare solo di calcio e non di arbitri.

di Napoli Magazine
16/04/2023 - 23:20
NAPOLI - Un pareggio a reti bianche contro l'Hellas Verona, in casa, non è sicuramente un risultato per cui giore. Su questo siamo tutti d'accordo. Era lecito attendersi di più, soprattutto da chi è stato chiamato ad attaccare la porta avversaria. Eppure più di una nota positiva riesco ad evidenziarla in questo scialbo pareggio, che dimenticheremo presto. Di sicuro il ritorno delle Curve, il 12° uomo in campo, che con tamburi e cori hanno accompagnato tutta la partita, mettendo in bella mostra anche qualche bandierone, come quelli simbolici di Pasquale D'Angelo e Bud Spencer. E poi la scelta di far riposare un tempo Lobotka, Zielinski, Kvaratskhelia e Osimhen, che certamente potranno trarne beneficio nel ritorno dei Quarti di Champions. Se poi si considera che hanno rivisto il campo Juan Jesus (impeccabile) e Demme (pimpante tra le linee) ecco che un mezzo sorriso forse riesco a strapparlo a chi sta leggendo queste righe. Vincere sarebbe stata un'altra storia. Chiediamolo ad Osimhen e alla traversa che ancora sta vibrando dopo la girata di destro del bomber nigeriano. Sarebbe stato un sigillo da cineteca, ma c'è poco da fare. Se la palla non entra, se Raspa e' ancora in fase di rodaggio dopo l'infortunio, se Lozano non scava il giusto spazio sulla fascia per sfondare, se Anguissa naviga a vista, piu' di tanto non si riesce ad ottenere. Ne sanno qualcosa anche l'Inter, caduta in casa sotto i colpi di Caldirola del Monza, e il Milan, fermato da un pareggio per 1-1 a Bologna. Anche in questi casi turnover in chiave Champions, ci sta. Mentalmente tutti sono concentrati su un traguardo che potrebbe essere super importante. E l'appeal di questa 30.ma giornata di campionato, in effetti, e' passato in secondo piano. Tornando al campo, comunque, voglio fare un plauso a Di Lorenzo: questo ragazzo non conosce la parola "stanchezza", è sempre vigile, ed in tal senso credo che i gradi di capitano gli abbiano fatto davvero bene per completare la sua crescita. Anche Politano (idem Olivera ed a tratti Elmas) ha provato a fare il suo, ma piu' di una volta ha dovuto fare i conti, come lo stesso Osimhen (atterrato senza pietà) con i falli non chiamati dal signor La Penna di Roma. Come per Kovacs, anche qui non è stato facile comprendere il metro di giudizio: spesso lontano dall'azione, si è reso protagonista di decisioni del tutto discutibili. Una su tutte? Le legnate sulle gambe degli azzurri, concesse placidamente ai veronesi, che per poco non causavano danni irreversibili. Per fortuna Ngonge non è Osimhen, altrimenti ci saremmo ritrovati a commentare una sconfitta senza senso. Ricordo però a tutti che il Napoli viaggia a +14 sulla Lazio. Per cui c'e' poco da esultare, cari gufi. Ora testa alla Champions, c'e' da ribaltare un 1-0. Con un Victor così, tutto è possibile! Carichiamo le nostre anime d'azzurro all'ennesima potenza. In campo, con loro, ci saremo tutti noi, quelli nati e cresciuti con il cuore tinto d'azzurro, a guardia di una fede. Sempre al fianco della squadra, in C come ad un passo dalla semifinale di Champions. Testa libera e sorriso sulle labbra. Senza limiti, con l'augurio di poter parlare solo di calcio e non di arbitri.
