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MR Z - Napoli, calma e sangue freddo
23.11.2021 10:33 di Napoli Magazine

NAPOLI - Parliamoci chiaro: il 4-2-3-1 è un modulo bellissimo, la trazione anteriore serve a rendere il reparto offensivo più pericoloso, a mettere in soggezione la retroguardia avversaria, a costruire azioni da gol a raffica. Ma c’è anche un limite intrinseco in questo schieramento che in certi casi, in particolari situazioni… può nuocere gravemente alla salute. Per giocare così, soprattutto quando di fronte non si ha un avversario votato esclusivamente alla difesa, occorre disporre di un terzetto, costituito dai due esterni e dalla sottopunta centrale, disponibile al sacrificio, particolarmente in palla e in condizioni atletiche ottimali. Sono proprio questi tre elementi della squadra, infatti, che devono supportare i due centrocampisti di ruolo i quali, teoricamente, dovrebbero dedicarsi quasi esclusivamente alla fase di contenimento. Ma se accade, come a San Siro nella gara con l’Inter, che i due esterni d’attacco (Insigne e Lozano, nella circostanza) non sanno o non possono per deficit atletico del momento dare un costante e cospicuo contributo ai centrocampisti, se accade inoltre che la sottopunta Zielinski si limiti soltanto al controllo iniziale del diretto avversario (Brozovic nella circostanza) quando parte l’azione, si finisce per dare troppo campo libero e consentire veloci giocate in verticale, senza che nessuno riesca a chiudere le linee di passaggio davanti all’area di rigore. L’Inter era schierata con il 3-5-2 molto rigido, con Darmian e Perisic allineati sui tre centrocampisti (Barella, Brozovic e Calhanoglu), e dunque a centrocampo molto spesso c’era una schiacciante superiorità numerica da parte dei milanesi alla quale poco poteva opporre il Napoli senza consistenti ripiegamenti dei suoi tre attaccanti di scorta. Quante volte abbiamo visto Ruiz sbandare, superato nettamente in velocità da Barella che avrebbe dovuto essere il suo avversario di riferimento? E lo stesso Anguissa ha catturato molti meno palloni in mezzo al campo di quanto non avvenga normalmente. Insomma contro le squadre di livello lo schieramento tattico andrebbe forse ripensato, soprattutto quando alcuni degli elementi essenziali per il gioco del Napoli appaiono essere fuori condizione, cosa che può accadere nell’arco di una stagione e non c’è da stupirsene, né da crocifiggere chi non è in giornata. Insomma la sconfitta con l’Inter fa rabbia anche perché la squadra di Inzaghi non ha mostrato rispetto al Napoli una schiacciante superiorità. Ha solo cinicamente approfittato di una contingenza tattica favorevole e ha beneficiato anche del notevole contributo della buona sorte (vedi i primi due gol e la parata di Handanovic sul colpo di testa di Mario Rui). Adesso, però, bisogna rialzarsi e rimettersi in cammino. Gli infortuni di Osimhen e Anguissa, uniti a quello di Ounas, il Covid che blocca Demme, Politano e il giovane Zanoli non devono condizionare la squadra che ha tutte le carte in regola per riprendere la sua strada, a partire da domani a Mosca dove si può e si deve chiudere il discorso qualificazione agli ottavi di finale di Europa League. E poi domenica al Maradona arriva Maurizio Sarri con la sua Lazio e i tifosi, si sa, aspettano questo momento con trepidazione…

 


Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine 

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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23/11/2024 - 10:33

NAPOLI - Parliamoci chiaro: il 4-2-3-1 è un modulo bellissimo, la trazione anteriore serve a rendere il reparto offensivo più pericoloso, a mettere in soggezione la retroguardia avversaria, a costruire azioni da gol a raffica. Ma c’è anche un limite intrinseco in questo schieramento che in certi casi, in particolari situazioni… può nuocere gravemente alla salute. Per giocare così, soprattutto quando di fronte non si ha un avversario votato esclusivamente alla difesa, occorre disporre di un terzetto, costituito dai due esterni e dalla sottopunta centrale, disponibile al sacrificio, particolarmente in palla e in condizioni atletiche ottimali. Sono proprio questi tre elementi della squadra, infatti, che devono supportare i due centrocampisti di ruolo i quali, teoricamente, dovrebbero dedicarsi quasi esclusivamente alla fase di contenimento. Ma se accade, come a San Siro nella gara con l’Inter, che i due esterni d’attacco (Insigne e Lozano, nella circostanza) non sanno o non possono per deficit atletico del momento dare un costante e cospicuo contributo ai centrocampisti, se accade inoltre che la sottopunta Zielinski si limiti soltanto al controllo iniziale del diretto avversario (Brozovic nella circostanza) quando parte l’azione, si finisce per dare troppo campo libero e consentire veloci giocate in verticale, senza che nessuno riesca a chiudere le linee di passaggio davanti all’area di rigore. L’Inter era schierata con il 3-5-2 molto rigido, con Darmian e Perisic allineati sui tre centrocampisti (Barella, Brozovic e Calhanoglu), e dunque a centrocampo molto spesso c’era una schiacciante superiorità numerica da parte dei milanesi alla quale poco poteva opporre il Napoli senza consistenti ripiegamenti dei suoi tre attaccanti di scorta. Quante volte abbiamo visto Ruiz sbandare, superato nettamente in velocità da Barella che avrebbe dovuto essere il suo avversario di riferimento? E lo stesso Anguissa ha catturato molti meno palloni in mezzo al campo di quanto non avvenga normalmente. Insomma contro le squadre di livello lo schieramento tattico andrebbe forse ripensato, soprattutto quando alcuni degli elementi essenziali per il gioco del Napoli appaiono essere fuori condizione, cosa che può accadere nell’arco di una stagione e non c’è da stupirsene, né da crocifiggere chi non è in giornata. Insomma la sconfitta con l’Inter fa rabbia anche perché la squadra di Inzaghi non ha mostrato rispetto al Napoli una schiacciante superiorità. Ha solo cinicamente approfittato di una contingenza tattica favorevole e ha beneficiato anche del notevole contributo della buona sorte (vedi i primi due gol e la parata di Handanovic sul colpo di testa di Mario Rui). Adesso, però, bisogna rialzarsi e rimettersi in cammino. Gli infortuni di Osimhen e Anguissa, uniti a quello di Ounas, il Covid che blocca Demme, Politano e il giovane Zanoli non devono condizionare la squadra che ha tutte le carte in regola per riprendere la sua strada, a partire da domani a Mosca dove si può e si deve chiudere il discorso qualificazione agli ottavi di finale di Europa League. E poi domenica al Maradona arriva Maurizio Sarri con la sua Lazio e i tifosi, si sa, aspettano questo momento con trepidazione…

 


Mario Zaccaria

 

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