Mister Z
MISTER Z - Napoli, è qui la festa!
02.05.2023 11:00 di Napoli Magazine

NAPOLI - Essendo abbastanza avanti con l’età ho avuto la fortuna di vivere pienamente le conquiste sportive del Napoli negli anni di Maradona. Mi riferisco agli scudetti del 1987 e del 1990 e alla Coppa Uefa del 1989. In queste tre occasioni i festeggiamenti del popolo napoletano furono travolgenti. Centinaia di migliaia di persone scesero in piazza per manifestare tutta la loro gioia e le scene alle quali mi capitò di assistere non furono molto differenti da quelle che hanno caratterizzato i festeggiamenti andati in scena nei giorni scorsi per il terzo tricolore della storia. La fantasia dei napoletani in ogni circostanza si sbizzarrì liberamente e la festa in ogni occasione fu allegra e colorata. Vi fu anche qualche eccesso, ma non accadde mai nulla di grave e tutti poterono partecipare alla gioia collettiva senza sbarramenti e preclusioni di alcun genere. Proprio per il vivido ricordo che porto dentro di me di quelle giornate di gioia irrefrenabile e condivisa, sono rimasto molto colpito dalla decisione di irregimentare la festa, in quest’ultima occasione, come se invece che un popolo festante si apprestasse a scendere in strada una armata di Lanzichenecchi. Zone rosse, sbarramenti, centro storico blindato, stadio inavvicinabile, gente costretta a percorrere chilometri su chilometri a piedi. Ma perché? Quel che è accaduto al termine di Napoli-Salernitana (e senza che alla fine sia andata in scena la festa vera e propria, a seguito il mancato raggiungimento del traguardo tricolore) ha davvero dell’incredibile e dell’inspiegabile. So di persone costrette a percorrere fino a 10 chilometri a piedi per tornare a casa da Fuorigrotta, anche per l’assenza assoluta di mezzi pubblici di trasporto. Metropolitana e Cumana prese d’assalto (io stesso avevo tentato di utilizzare la metropolitana per arrivare a Fuorigrotta ma ho dovuto battere in ritirata per il muro umano che ho trovato davanti a me nella stazione di Piazza Garibaldi), autobus inesistenti o quasi, taxi disponibili pochi e difficili da intercettare. Insomma un flop organizzativo tale da far si che tutti si siano chiesti il motivo per il quale è stato necessario fare riunioni su riunioni, incontri al vertice, scomodare grandi esperti di ordine pubblico per partorire alla fine un disegno sgangherato, rivelatosi del tutto inutile e addirittura controproducente. Invece di agevolare coloro i quali sono andati allo stadio e gli altri che si sono limitati a scendere in strada per partecipare alla festa collettiva, si sono messi loro i bastoni tra le ruote e si è finito per tramutare un momento gioioso in un pomeriggio e in una serata da incubo. Ora nell’imminenza del nuovo impegno del Napoli a Udine, dal quale è possibile (se non probabile) che possa uscire il verdetto definitivo e dunque la conquista dell’agognato scudetto, leggo che ci si prepara a mettere appunto un’altra volta un presunto piano-sicurezza in vista del ritorno della squadra a Napoli. Qualcuno vuole far anticipare la gara di qualche ora (???), altri pensano di chiudere nuovamente la città, creando sbarramenti e divieti. Non ne parliamo di far salire la squadra su un pullman scoperto e farlo girare per la città, idea che sembra atterrire coloro i quali sono chiamati a prendere decisioni. Sembra poi che ci sia il terrore che i tifosi possano raggiungere l’aerostazione di Capodichino in attesa del ritorno della squadra. Allora voglio ricordare che in occasione della vittoria della Coppa Uefa, nel 1989, anche io ero sull’aereo che riportò a Napoli la squadra dopo la vittoria della Coppa a Stoccarda. Atterrammo a Capodichino in nottata e trovammo i tifosi all’interno dell’aerostazione, anzi sul piazzale interno dello scalo, nei pressi delle piste di atterraggio. La squadra scese dall’aereo tra la folla festante, salì su un autobus e a passo d’uomo si mosse. Il popolo impazzito di gioia festeggiò i propri beniamini. Il traffico in Viale Umberto Maddalena era paralizzato e il pullman riuscì a farsi largo solo grazie alla scorta della polizia. Poi tutto rientrò nella normalità. Ricordo che dovetti tornare a casa a piedi, mentre un fiume di persone festante scendeva da Capodichino verso il centro città. Non ci furono né morti né feriti, ma soltanto l’affermazione di una grande gioia di popolo che partecipò a quell’indimenticabile evento collettivo. Allora mi domando: vogliamo lasciare le cose come stanno, gestendo soltanto in maniera ordinaria l’ordine pubblico, come è giusto che sia, senza fare esagerazioni? Ricordo a tutti che i servizi di trasporto pubblico a Napoli sono disastrati e che non c’è modo di sostenere un’onda d’urto di gente in movimento come quella che è destinata a formarsi per festeggiare la conquista di uno scudetto. Chiudiamo allora i pensatoi e lasciamo che le cose vadano per il loro verso perché in fondo si tratta di una festa e non di una tragedia.

 

 

Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine 

 

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MISTER Z - Napoli, è qui la festa!

di Napoli Magazine

02/05/2024 - 11:00

NAPOLI - Essendo abbastanza avanti con l’età ho avuto la fortuna di vivere pienamente le conquiste sportive del Napoli negli anni di Maradona. Mi riferisco agli scudetti del 1987 e del 1990 e alla Coppa Uefa del 1989. In queste tre occasioni i festeggiamenti del popolo napoletano furono travolgenti. Centinaia di migliaia di persone scesero in piazza per manifestare tutta la loro gioia e le scene alle quali mi capitò di assistere non furono molto differenti da quelle che hanno caratterizzato i festeggiamenti andati in scena nei giorni scorsi per il terzo tricolore della storia. La fantasia dei napoletani in ogni circostanza si sbizzarrì liberamente e la festa in ogni occasione fu allegra e colorata. Vi fu anche qualche eccesso, ma non accadde mai nulla di grave e tutti poterono partecipare alla gioia collettiva senza sbarramenti e preclusioni di alcun genere. Proprio per il vivido ricordo che porto dentro di me di quelle giornate di gioia irrefrenabile e condivisa, sono rimasto molto colpito dalla decisione di irregimentare la festa, in quest’ultima occasione, come se invece che un popolo festante si apprestasse a scendere in strada una armata di Lanzichenecchi. Zone rosse, sbarramenti, centro storico blindato, stadio inavvicinabile, gente costretta a percorrere chilometri su chilometri a piedi. Ma perché? Quel che è accaduto al termine di Napoli-Salernitana (e senza che alla fine sia andata in scena la festa vera e propria, a seguito il mancato raggiungimento del traguardo tricolore) ha davvero dell’incredibile e dell’inspiegabile. So di persone costrette a percorrere fino a 10 chilometri a piedi per tornare a casa da Fuorigrotta, anche per l’assenza assoluta di mezzi pubblici di trasporto. Metropolitana e Cumana prese d’assalto (io stesso avevo tentato di utilizzare la metropolitana per arrivare a Fuorigrotta ma ho dovuto battere in ritirata per il muro umano che ho trovato davanti a me nella stazione di Piazza Garibaldi), autobus inesistenti o quasi, taxi disponibili pochi e difficili da intercettare. Insomma un flop organizzativo tale da far si che tutti si siano chiesti il motivo per il quale è stato necessario fare riunioni su riunioni, incontri al vertice, scomodare grandi esperti di ordine pubblico per partorire alla fine un disegno sgangherato, rivelatosi del tutto inutile e addirittura controproducente. Invece di agevolare coloro i quali sono andati allo stadio e gli altri che si sono limitati a scendere in strada per partecipare alla festa collettiva, si sono messi loro i bastoni tra le ruote e si è finito per tramutare un momento gioioso in un pomeriggio e in una serata da incubo. Ora nell’imminenza del nuovo impegno del Napoli a Udine, dal quale è possibile (se non probabile) che possa uscire il verdetto definitivo e dunque la conquista dell’agognato scudetto, leggo che ci si prepara a mettere appunto un’altra volta un presunto piano-sicurezza in vista del ritorno della squadra a Napoli. Qualcuno vuole far anticipare la gara di qualche ora (???), altri pensano di chiudere nuovamente la città, creando sbarramenti e divieti. Non ne parliamo di far salire la squadra su un pullman scoperto e farlo girare per la città, idea che sembra atterrire coloro i quali sono chiamati a prendere decisioni. Sembra poi che ci sia il terrore che i tifosi possano raggiungere l’aerostazione di Capodichino in attesa del ritorno della squadra. Allora voglio ricordare che in occasione della vittoria della Coppa Uefa, nel 1989, anche io ero sull’aereo che riportò a Napoli la squadra dopo la vittoria della Coppa a Stoccarda. Atterrammo a Capodichino in nottata e trovammo i tifosi all’interno dell’aerostazione, anzi sul piazzale interno dello scalo, nei pressi delle piste di atterraggio. La squadra scese dall’aereo tra la folla festante, salì su un autobus e a passo d’uomo si mosse. Il popolo impazzito di gioia festeggiò i propri beniamini. Il traffico in Viale Umberto Maddalena era paralizzato e il pullman riuscì a farsi largo solo grazie alla scorta della polizia. Poi tutto rientrò nella normalità. Ricordo che dovetti tornare a casa a piedi, mentre un fiume di persone festante scendeva da Capodichino verso il centro città. Non ci furono né morti né feriti, ma soltanto l’affermazione di una grande gioia di popolo che partecipò a quell’indimenticabile evento collettivo. Allora mi domando: vogliamo lasciare le cose come stanno, gestendo soltanto in maniera ordinaria l’ordine pubblico, come è giusto che sia, senza fare esagerazioni? Ricordo a tutti che i servizi di trasporto pubblico a Napoli sono disastrati e che non c’è modo di sostenere un’onda d’urto di gente in movimento come quella che è destinata a formarsi per festeggiare la conquista di uno scudetto. Chiudiamo allora i pensatoi e lasciamo che le cose vadano per il loro verso perché in fondo si tratta di una festa e non di una tragedia.

 

 

Mario Zaccaria

 

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