NAPOLI - Il Napoli è abituato già da almeno un anno a lottare contro quella che Antonio Conte, commentando negli spogliatoi dopo Napoli-Inter l’infortunio di Kevin De Bruyne, ha definito in maniera colorita ‘sfiga che qualcuno ci ha lanciato un po’ addosso’. Gli infortuni, prevalentemente quelli muscolari, già nella passata stagione avevano tormentato la squadra ma ogni volta si era riusciti a mettere una pezza, a trovare le soluzioni giuste per non snaturare la tattica e il gioco e alla fine, pur tra mille difficoltà, era arrivato lo scudetto. Quest’anno, però, la ‘sfiga’ richiamata da Conte che a Napoli si traduce con il termine ‘seccia’, si sta accanendo in una maniera un po’ eccessiva. De Bruyne per aver calciato (e trasformato) il rigore dell’1-0 sui nerazzurri, è fuori dai giochi e chissà per quanto tempo sarà costretto a rimanere al palo. Sono ancora de verificare anche le condizioni di Neres, crollato al suolo nel finale della sfida di sabato e che come minimo potrebbe saltare la partita di Lecce. Per non parlare di Lukaku, Rrahmani, Lobotka, Hojlund, tutti afflitti da infortuni di natura muscolare. Il solo Meret, che presumibilmente dovrà rimanere fermo fino alla fine dell’anno, ha subìto un infortunio di tipo traumatico, uno di quelli che nel corso di una stagione può accadere. Comunque anche nel caso del portiere si è trattato di un infortunio sui generis perché Meret ha messo male il piede per terra e si è procurato la frattura del secondo metatarso del piede destro. Insomma non è una cosa che accade tutti i giorni sui campi di allenamento. Che cosa fare per porre rimedio a questo infernale susseguirsi di catastrofi mediche? Rivolgersi a un santone? Farsi benedire? Portare la squadra in gita al Santuario di Pompei? O c’è forse il modo di lavorare sulla preparazione atletica per mettere un freno a ciò che di assolutamente inusuale sta accadendo? E’ solo questione di sfortuna o c’è dell’altro? La tendenza e la frequenza degli infortuni sono fattori estremamente preoccupanti. Purtroppo si tratta di danni sempre molto importanti che costringono i calciatori – vittime forse della ‘seccia’ o di chissà altro – a lunghissime soste ai box. E’ il caso di Lukaku, di Rrahmani, di Hojlund, di Lobotka, così come di Buongiorno che ha dovuto fermarsi per diverse settimane ed è rientrato in squadra soltanto da poco tempo. Contini, che ha subito un trauma contusivo al terzo metacarpo della mano destra, è rientrato in panchina soltanto contro l’Inter. Ora è il turno di De Bruyne, sperando che quello che riguarda Neres sia soltanto un falso allarme. La rosa di cui dispone Conte è sicuramente ampia ed attrezzata ma pensare di affrontare un’intera stagione dovendo fare a meno di tanti calciatori contemporaneamente è una prospettiva che preoccupa tutti. E se è vero ciò di cui parla l’allenatore, cioè di sfiga lanciata addosso ai giocatori del Napoli da qualcuno, ebbene questo qualcuno ha doti di menagramo davvero consistenti e bisogna trovare il modo per neutralizzare le sue malefiche influenze.

Mario Zaccaria
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
di Napoli Magazine
27/10/2025 - 10:00
NAPOLI - Il Napoli è abituato già da almeno un anno a lottare contro quella che Antonio Conte, commentando negli spogliatoi dopo Napoli-Inter l’infortunio di Kevin De Bruyne, ha definito in maniera colorita ‘sfiga che qualcuno ci ha lanciato un po’ addosso’. Gli infortuni, prevalentemente quelli muscolari, già nella passata stagione avevano tormentato la squadra ma ogni volta si era riusciti a mettere una pezza, a trovare le soluzioni giuste per non snaturare la tattica e il gioco e alla fine, pur tra mille difficoltà, era arrivato lo scudetto. Quest’anno, però, la ‘sfiga’ richiamata da Conte che a Napoli si traduce con il termine ‘seccia’, si sta accanendo in una maniera un po’ eccessiva. De Bruyne per aver calciato (e trasformato) il rigore dell’1-0 sui nerazzurri, è fuori dai giochi e chissà per quanto tempo sarà costretto a rimanere al palo. Sono ancora de verificare anche le condizioni di Neres, crollato al suolo nel finale della sfida di sabato e che come minimo potrebbe saltare la partita di Lecce. Per non parlare di Lukaku, Rrahmani, Lobotka, Hojlund, tutti afflitti da infortuni di natura muscolare. Il solo Meret, che presumibilmente dovrà rimanere fermo fino alla fine dell’anno, ha subìto un infortunio di tipo traumatico, uno di quelli che nel corso di una stagione può accadere. Comunque anche nel caso del portiere si è trattato di un infortunio sui generis perché Meret ha messo male il piede per terra e si è procurato la frattura del secondo metatarso del piede destro. Insomma non è una cosa che accade tutti i giorni sui campi di allenamento. Che cosa fare per porre rimedio a questo infernale susseguirsi di catastrofi mediche? Rivolgersi a un santone? Farsi benedire? Portare la squadra in gita al Santuario di Pompei? O c’è forse il modo di lavorare sulla preparazione atletica per mettere un freno a ciò che di assolutamente inusuale sta accadendo? E’ solo questione di sfortuna o c’è dell’altro? La tendenza e la frequenza degli infortuni sono fattori estremamente preoccupanti. Purtroppo si tratta di danni sempre molto importanti che costringono i calciatori – vittime forse della ‘seccia’ o di chissà altro – a lunghissime soste ai box. E’ il caso di Lukaku, di Rrahmani, di Hojlund, di Lobotka, così come di Buongiorno che ha dovuto fermarsi per diverse settimane ed è rientrato in squadra soltanto da poco tempo. Contini, che ha subito un trauma contusivo al terzo metacarpo della mano destra, è rientrato in panchina soltanto contro l’Inter. Ora è il turno di De Bruyne, sperando che quello che riguarda Neres sia soltanto un falso allarme. La rosa di cui dispone Conte è sicuramente ampia ed attrezzata ma pensare di affrontare un’intera stagione dovendo fare a meno di tanti calciatori contemporaneamente è una prospettiva che preoccupa tutti. E se è vero ciò di cui parla l’allenatore, cioè di sfiga lanciata addosso ai giocatori del Napoli da qualcuno, ebbene questo qualcuno ha doti di menagramo davvero consistenti e bisogna trovare il modo per neutralizzare le sue malefiche influenze.

Mario Zaccaria
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