Mister Z
MR Z - Napoli, pragmatismo ed umiltà
15.03.2022 23:15 di Napoli Magazine

NAPOLI - Il pragmatismo e anche l’umiltà, vale a dire la capacità di tornare sui propri passi e prendere atto che certe scelte erano sbagliate, ha consentito a Spalletti di raddrizzare una situazione tecnico-tattico che, dopo la sconfitta interna con il Milan, si era capito non potesse portare da nessuna parte. Il Napoli a Verona ha avuto un comportamento in campo esemplare (i veneti hanno fatto solo un tiro e mezzo in porta per tutti i 90 minuti di gioco) e se questo è accaduto lo si deve essenzialmente alla scelta dell’allenatore di cambiare il vecchio (e ormai stantio) 4-2-3-1 con un più compatto e dinamico 4-3-3. A questo si deve aggiungere poi la decisione di fare a meno dall’inizio di due tra gli uomini meno in forma in questo momento, vale a dire Insigne e Zielinski, le cui prestazioni, negli ultimi tempi, avevano in gran parte contribuito a creare spazi eccessivi tra i reparti determinando una sofferenza insopportabile nel settore del centrocampo. La lezione tattica impartita da Pioli al Maradona evidentemente ha fatto riflettere il tecnico del Napoli il quale sin è reso conto che certe modifiche tattiche erano necessarie, soprattutto dovendo affrontare squadre, come il Verona, che attuano un asfissiante marcatura a uomo in tutti i settori del terreno di gioco. Non è detto che il Napoli debba continuare con il 4-3-3 fino alla fine del campionato. Ci possono essere partite in cui il 4-2-3-1, con la sua più spiccata vocazione offensiva e la minore copertura degli spazi a centrocampo, può bastare e avanzare per avere ragione dell’avversario di turno. Quel che mi ha felicemente sorpreso in occasione della partita del Bentegodi è anche l’aver finalmente messo fine – proprio per l’asfissiante marcatura a uomo dei veronesi – all’inutile e, anzi, controproducente pratica della partenza dell’azione dal portiere. Una scelta che contro la squadra di Tudor si sarebbe rivelata altrettanto scellerata quanto è avvenuto in passato in diverse occasioni. Mancano nove partite alla fine del campionato, cinque delle quali gli azzurri dovranno giocare in casa. Il Napoli è a tre punti dalla vetta e ha ancora una lunghezza di vantaggio sull’Inter che però deve recuperare una partita con il Bologna (a tal proposito è da sottolineare l’incommentabile comportamento della Lega che continua a non fissare una data, nonostante l’eliminazione dei nerazzurri dalla Champions League, falsando così di fatto l’esito del campionato più equilibrato degli ultimi 20 anni). In teoria può ancora esserci spazio per una rimonta, ma è evidente che non ci possono essere altri passi falsi o battute d’arresto. Per dirla con Osimhen, per sperare ancora in…qualcosa, ci vogliono nove vittorie. Il Napoli di Verona ha dimostrato di essere capace di compiere qualsiasi impresa. Non ci resta che aspettare e sperare.

 


Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine 

 

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di Napoli Magazine

15/03/2024 - 23:15

NAPOLI - Il pragmatismo e anche l’umiltà, vale a dire la capacità di tornare sui propri passi e prendere atto che certe scelte erano sbagliate, ha consentito a Spalletti di raddrizzare una situazione tecnico-tattico che, dopo la sconfitta interna con il Milan, si era capito non potesse portare da nessuna parte. Il Napoli a Verona ha avuto un comportamento in campo esemplare (i veneti hanno fatto solo un tiro e mezzo in porta per tutti i 90 minuti di gioco) e se questo è accaduto lo si deve essenzialmente alla scelta dell’allenatore di cambiare il vecchio (e ormai stantio) 4-2-3-1 con un più compatto e dinamico 4-3-3. A questo si deve aggiungere poi la decisione di fare a meno dall’inizio di due tra gli uomini meno in forma in questo momento, vale a dire Insigne e Zielinski, le cui prestazioni, negli ultimi tempi, avevano in gran parte contribuito a creare spazi eccessivi tra i reparti determinando una sofferenza insopportabile nel settore del centrocampo. La lezione tattica impartita da Pioli al Maradona evidentemente ha fatto riflettere il tecnico del Napoli il quale sin è reso conto che certe modifiche tattiche erano necessarie, soprattutto dovendo affrontare squadre, come il Verona, che attuano un asfissiante marcatura a uomo in tutti i settori del terreno di gioco. Non è detto che il Napoli debba continuare con il 4-3-3 fino alla fine del campionato. Ci possono essere partite in cui il 4-2-3-1, con la sua più spiccata vocazione offensiva e la minore copertura degli spazi a centrocampo, può bastare e avanzare per avere ragione dell’avversario di turno. Quel che mi ha felicemente sorpreso in occasione della partita del Bentegodi è anche l’aver finalmente messo fine – proprio per l’asfissiante marcatura a uomo dei veronesi – all’inutile e, anzi, controproducente pratica della partenza dell’azione dal portiere. Una scelta che contro la squadra di Tudor si sarebbe rivelata altrettanto scellerata quanto è avvenuto in passato in diverse occasioni. Mancano nove partite alla fine del campionato, cinque delle quali gli azzurri dovranno giocare in casa. Il Napoli è a tre punti dalla vetta e ha ancora una lunghezza di vantaggio sull’Inter che però deve recuperare una partita con il Bologna (a tal proposito è da sottolineare l’incommentabile comportamento della Lega che continua a non fissare una data, nonostante l’eliminazione dei nerazzurri dalla Champions League, falsando così di fatto l’esito del campionato più equilibrato degli ultimi 20 anni). In teoria può ancora esserci spazio per una rimonta, ma è evidente che non ci possono essere altri passi falsi o battute d’arresto. Per dirla con Osimhen, per sperare ancora in…qualcosa, ci vogliono nove vittorie. Il Napoli di Verona ha dimostrato di essere capace di compiere qualsiasi impresa. Non ci resta che aspettare e sperare.

 


Mario Zaccaria

 

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