NAPOLI - Francesco Bagnaia è Campione del Mondo. 50 anni dopo l’iride di Giacomo Agostini in sella alla MV Agusta, un pilota italiano torna a trionfare nella classe regina delle due ruote su una moto italiana. Basterebbe questo per spiegare la valenza dell’impresa firmata da “Pecco” e la sua Ducati, eppure, nel tripudio di emozioni che hanno caratterizzato questa stagione di MotoGp, questa vittoria assume molteplici significati ed è destinata a diventare una delle pagine più incredibili della storia di questo sport. Quella tra Bagnaia e Ducati si è rivelata una “Combinazione Perfetta”, citando lo slogan adottato dalla casa motociclistica bolognese nei festeggiamenti, perché nessuno degli otto italiani che lo avevano preceduto aveva mai vinto un Mondiale Piloti con la Desmosedici e solo Casey Stoner, tra gli stranieri, riuscì a portarla in trionfo. Di coincidenze e combinazioni, però, ce ne sono molte altre e tutte caratterizzano in egual modo la vittoria, meritata, di “Pecco”. Si consuma in Spagna, a Valencia, la stagione della consacrazione di quello che, per molti, è l’erede di Valentino Rossi che solo un anno fa, nel medesimo circuito, metteva la parola fine su una carriera fantastica. Proprio Vale, che di Bagnaia ha osservato tutto, dalle prime gare in Moto3 alla definitiva esplosione del suo talento, è stato la presenza fondamentale del weekend del giovane “Pecco”, chiudendo un cerchio. Il primo anno dell’era “dopo Rossi” corrisponde al ritorno di un italiano sul tetto del Mondo, rompendo un digiuno che durava dal 2009 in cui fu proprio “il Dottore” a vincere il titolo. Nelle tornate del Gran Premio spagnolo, siamo sicuri che anche lo stesso Bagnaia ha ripensato a tutte quelle “perfette combinazioni” che lo hanno portato fino alla bandiera scacchi e alla conquista dell’iride. Avrà, forse, pensato, per la prima volta in tutta la sua carriera, che quella targa di predestinato era più veritiera e meno pesante del previsto e che è stato proprio lui, involontariamente, ad assegnarsi un segno divino che lo avrebbe portato al titolo. La combinazione che ha aperto le porte della vittoria nasce dalla Moto3 in cui decise di correre con il numero 21 che, dopo la vittoria e la promozione in Moto2, diventò il 42. Anche in quel caso fu un trionfo e per la MotoGp decise di continuare questo “rito”, ormai diventato fortunato, assegnandosi il numero 63 che lo ha accompagnato fino all’iride. 21, 42 e 63, da oggi, hanno un solo comune denominatore, ovvero il numero 1, simbolo del campione. Bagnaia, in questa stagione, è stato un vero numero 1 non tanto per come ha guidato, ma per come ha reagito alle difficoltà. Tra i pensieri di “Pecco” ci sarà stato anche quel distacco di 91 punti che lo separava da Quartararo dopo il GP del Sachsenring e di come in molti, in troppi, avevano messo la parola fine alle speranze del torinese. Mai nessuno, nella storia di questo sport, aveva rimontato una situazione di svantaggio di 91 punti. “Pecco”, invece, l’ha fatto con lucidità, spirito combattivo e talento. Se è vero che il campione lo si riconosce nei momenti di difficoltà, Bagnaia ha dimostrato di essere ampiamente degno di questo nome e non può avere senso svilire la sua impresa limitando le considerazioni alla evidente superiorità della sua moto rispetto alle altre in griglia. Bagnaia e Ducati sono cresciuti insieme in questa stagione ed entrambi sono diventati imbattibili. Quello che può essere il culmine della sua carriera, però, sarà solo l’inizio di una nuova storia. La nuova generazione di piloti italiani è già pronta per conquistare le copertine dei prossimi anni di corse e lo stesso “Pecco” dovrà dimostrare di saper resistere alla sfida più difficile: quella della riconferma. Nei festeggiamenti c’è, però, da spendere alcune doverose parole per chi ha ceduto lo scettro vinto lo scorso anno, ovvero Fabio Quartararo. Il pilota francese ha guidato con una moto inferiore, confidando solo sul suo enorme talento che si è messo in evidenza per tutta la stagione. “El Diablo” è un rivale fortissimo e, allo stesso tempo, uno dei più leali. È stato il primo a congratularsi con Bagnaia dimostrando eleganza e sportività anche nella sconfitta e la “classe” di un vinto rende ancor più giustizia anche al trionfo di un vincitore. Una “Nuvola Rossa” si eleva nel firmamento della MotoGp e consegna il nome di Francesco “Pecco” Bagnaia alla storia di questo sport.
Emanuele Petrarca
Napoli Magazine
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di Napoli Magazine
06/11/2022 - 17:37
NAPOLI - Francesco Bagnaia è Campione del Mondo. 50 anni dopo l’iride di Giacomo Agostini in sella alla MV Agusta, un pilota italiano torna a trionfare nella classe regina delle due ruote su una moto italiana. Basterebbe questo per spiegare la valenza dell’impresa firmata da “Pecco” e la sua Ducati, eppure, nel tripudio di emozioni che hanno caratterizzato questa stagione di MotoGp, questa vittoria assume molteplici significati ed è destinata a diventare una delle pagine più incredibili della storia di questo sport. Quella tra Bagnaia e Ducati si è rivelata una “Combinazione Perfetta”, citando lo slogan adottato dalla casa motociclistica bolognese nei festeggiamenti, perché nessuno degli otto italiani che lo avevano preceduto aveva mai vinto un Mondiale Piloti con la Desmosedici e solo Casey Stoner, tra gli stranieri, riuscì a portarla in trionfo. Di coincidenze e combinazioni, però, ce ne sono molte altre e tutte caratterizzano in egual modo la vittoria, meritata, di “Pecco”. Si consuma in Spagna, a Valencia, la stagione della consacrazione di quello che, per molti, è l’erede di Valentino Rossi che solo un anno fa, nel medesimo circuito, metteva la parola fine su una carriera fantastica. Proprio Vale, che di Bagnaia ha osservato tutto, dalle prime gare in Moto3 alla definitiva esplosione del suo talento, è stato la presenza fondamentale del weekend del giovane “Pecco”, chiudendo un cerchio. Il primo anno dell’era “dopo Rossi” corrisponde al ritorno di un italiano sul tetto del Mondo, rompendo un digiuno che durava dal 2009 in cui fu proprio “il Dottore” a vincere il titolo. Nelle tornate del Gran Premio spagnolo, siamo sicuri che anche lo stesso Bagnaia ha ripensato a tutte quelle “perfette combinazioni” che lo hanno portato fino alla bandiera scacchi e alla conquista dell’iride. Avrà, forse, pensato, per la prima volta in tutta la sua carriera, che quella targa di predestinato era più veritiera e meno pesante del previsto e che è stato proprio lui, involontariamente, ad assegnarsi un segno divino che lo avrebbe portato al titolo. La combinazione che ha aperto le porte della vittoria nasce dalla Moto3 in cui decise di correre con il numero 21 che, dopo la vittoria e la promozione in Moto2, diventò il 42. Anche in quel caso fu un trionfo e per la MotoGp decise di continuare questo “rito”, ormai diventato fortunato, assegnandosi il numero 63 che lo ha accompagnato fino all’iride. 21, 42 e 63, da oggi, hanno un solo comune denominatore, ovvero il numero 1, simbolo del campione. Bagnaia, in questa stagione, è stato un vero numero 1 non tanto per come ha guidato, ma per come ha reagito alle difficoltà. Tra i pensieri di “Pecco” ci sarà stato anche quel distacco di 91 punti che lo separava da Quartararo dopo il GP del Sachsenring e di come in molti, in troppi, avevano messo la parola fine alle speranze del torinese. Mai nessuno, nella storia di questo sport, aveva rimontato una situazione di svantaggio di 91 punti. “Pecco”, invece, l’ha fatto con lucidità, spirito combattivo e talento. Se è vero che il campione lo si riconosce nei momenti di difficoltà, Bagnaia ha dimostrato di essere ampiamente degno di questo nome e non può avere senso svilire la sua impresa limitando le considerazioni alla evidente superiorità della sua moto rispetto alle altre in griglia. Bagnaia e Ducati sono cresciuti insieme in questa stagione ed entrambi sono diventati imbattibili. Quello che può essere il culmine della sua carriera, però, sarà solo l’inizio di una nuova storia. La nuova generazione di piloti italiani è già pronta per conquistare le copertine dei prossimi anni di corse e lo stesso “Pecco” dovrà dimostrare di saper resistere alla sfida più difficile: quella della riconferma. Nei festeggiamenti c’è, però, da spendere alcune doverose parole per chi ha ceduto lo scettro vinto lo scorso anno, ovvero Fabio Quartararo. Il pilota francese ha guidato con una moto inferiore, confidando solo sul suo enorme talento che si è messo in evidenza per tutta la stagione. “El Diablo” è un rivale fortissimo e, allo stesso tempo, uno dei più leali. È stato il primo a congratularsi con Bagnaia dimostrando eleganza e sportività anche nella sconfitta e la “classe” di un vinto rende ancor più giustizia anche al trionfo di un vincitore. Una “Nuvola Rossa” si eleva nel firmamento della MotoGp e consegna il nome di Francesco “Pecco” Bagnaia alla storia di questo sport.
Emanuele Petrarca
Napoli Magazine
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