L’Irpinia Near Fault Observatory (INFO), il sistema di osservazione per lo studio della sismicità in Irpinia nato dalla collaborazione tra l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e l’Università degli Studi di Napoli Federico II, nell’ambito dell’infrastruttura di ricerca europea EPOS, diventa realtà operativa grazie al Progetto PNRR-MEET dell’INGV.
Da più di un anno l’osservatorio INFO è dotato di un dispositivo sperimentale di rilevamento sismico distribuito (DAS), implementato a Tito Scalo (PZ), e basato su 20 km di fibra ottica. Ad oggi, l’acquisizione del segnale sismico è estesa a un tratto di fibra ottica di 80 km, costituendo un sistema di monitoraggio continuo del sistema di faglie irpino-lucano che collega Sant’Angelo le Fratte a Castelgrande (PZ) e che è in grado di “fotografare” i movimenti del sottosuolo con altissima precisione.
“Se guardiamo alla sismicità irpina degli ultimi vent’anni - osserva Giulio Selvaggi, sismologo dell’INGV e coordinatore scientifico del progetto MEET - sono pochi gli eventi sismici di magnitudo rilevante. Per poter studiare il sistema di faglie e capire la dinamica della crosta terrestre nell’area abbiamo bisogno di una lente di ingrandimento che consenta di vedere i terremoti più piccoli e analizzarli nel dettaglio”.
Grazie alla collaborazione con le aziende Metis e Fastweb, la fibra ottica comunemente usata per le telecomunicazioni è ora impiegata come una fitta rete di sensori distribuiti lungo il tracciato.
“Le misure provengono da una sorgente laser che invia impulsi luminosi all’interno della fibra - spiega Gilberto Saccorotti, sismologo dell’INGV - Il passaggio dell’onda sismica deforma la fibra e, modificando il cammino ottico degli impulsi, consente di misurare con precisione la deformazione del terreno. È come avere un sismometro installato ogni 10 metri, lungo una distanza di 80 km”.
Il nuovo sistema, dedicato alla caratterizzazione della microsismicità nell’area, ha già registrato numerosi eventi di bassa magnitudo. Tuttavia, monitorando in continuo il sistema di faglie irpino-lucano, è stato in grado di registrare anche il terremoto di magnitudo ML 4.0 avvenuto nella zona di Montefredane (AV) lo scorso 25 ottobre, a circa 15 km di profondità. La deformazione del terreno causata da questo evento è stata osservata lungo gli interi 80 km di fibra ottica, fornendo un’immagine dettagliata e continua della propagazione delle onde sismiche che, al momento, non ha precedenti su scala nazionale.
“Siamo di fronte a un vero e proprio nuovo sistema di monitoraggio che trasforma radicalmente il segnale che finora riuscivamo a rilevare con i sensori sismici tradizionali - conclude Gaetano Festa, professore di Fisica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II - Con 80 km di cavo integrati al DAS siamo in grado di caratterizzare nel dettaglio anche la microsismicità e di compiere un salto di qualità nella conoscenza dei processi che avvengono sul sistema di faglie dell’Irpinia e del rischio sismico”.
Un salto tecnologico che segna un progresso decisivo nella capacità di osservare da vicino la genesi e la dinamica dei terremoti, aprendo la strada a nuove applicazioni della fibra ottica nella geofisica italiana.
di Napoli Magazine
29/10/2025 - 14:08
L’Irpinia Near Fault Observatory (INFO), il sistema di osservazione per lo studio della sismicità in Irpinia nato dalla collaborazione tra l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e l’Università degli Studi di Napoli Federico II, nell’ambito dell’infrastruttura di ricerca europea EPOS, diventa realtà operativa grazie al Progetto PNRR-MEET dell’INGV.
Da più di un anno l’osservatorio INFO è dotato di un dispositivo sperimentale di rilevamento sismico distribuito (DAS), implementato a Tito Scalo (PZ), e basato su 20 km di fibra ottica. Ad oggi, l’acquisizione del segnale sismico è estesa a un tratto di fibra ottica di 80 km, costituendo un sistema di monitoraggio continuo del sistema di faglie irpino-lucano che collega Sant’Angelo le Fratte a Castelgrande (PZ) e che è in grado di “fotografare” i movimenti del sottosuolo con altissima precisione.
“Se guardiamo alla sismicità irpina degli ultimi vent’anni - osserva Giulio Selvaggi, sismologo dell’INGV e coordinatore scientifico del progetto MEET - sono pochi gli eventi sismici di magnitudo rilevante. Per poter studiare il sistema di faglie e capire la dinamica della crosta terrestre nell’area abbiamo bisogno di una lente di ingrandimento che consenta di vedere i terremoti più piccoli e analizzarli nel dettaglio”.
Grazie alla collaborazione con le aziende Metis e Fastweb, la fibra ottica comunemente usata per le telecomunicazioni è ora impiegata come una fitta rete di sensori distribuiti lungo il tracciato.
“Le misure provengono da una sorgente laser che invia impulsi luminosi all’interno della fibra - spiega Gilberto Saccorotti, sismologo dell’INGV - Il passaggio dell’onda sismica deforma la fibra e, modificando il cammino ottico degli impulsi, consente di misurare con precisione la deformazione del terreno. È come avere un sismometro installato ogni 10 metri, lungo una distanza di 80 km”.
Il nuovo sistema, dedicato alla caratterizzazione della microsismicità nell’area, ha già registrato numerosi eventi di bassa magnitudo. Tuttavia, monitorando in continuo il sistema di faglie irpino-lucano, è stato in grado di registrare anche il terremoto di magnitudo ML 4.0 avvenuto nella zona di Montefredane (AV) lo scorso 25 ottobre, a circa 15 km di profondità. La deformazione del terreno causata da questo evento è stata osservata lungo gli interi 80 km di fibra ottica, fornendo un’immagine dettagliata e continua della propagazione delle onde sismiche che, al momento, non ha precedenti su scala nazionale.
“Siamo di fronte a un vero e proprio nuovo sistema di monitoraggio che trasforma radicalmente il segnale che finora riuscivamo a rilevare con i sensori sismici tradizionali - conclude Gaetano Festa, professore di Fisica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II - Con 80 km di cavo integrati al DAS siamo in grado di caratterizzare nel dettaglio anche la microsismicità e di compiere un salto di qualità nella conoscenza dei processi che avvengono sul sistema di faglie dell’Irpinia e del rischio sismico”.
Un salto tecnologico che segna un progresso decisivo nella capacità di osservare da vicino la genesi e la dinamica dei terremoti, aprendo la strada a nuove applicazioni della fibra ottica nella geofisica italiana.