In Campania il 79,7% di bambini e adolescenti tra i 6 e i 17 anni utilizza internet tutti i giorni - la terza regione con la percentuale più alta dopo Basilicata (82,2%) e Molise (80,5%), contro una media nazionale del 73% - e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone. In Italia, il 65,9% usa il cellulare tutti i giorni, in Campania la percentuale sale al 72,8%.
Si abbassa sempre di più l’età in cui si possiede o utilizza uno smartphone, con un aumento significativo dopo la pandemia: al Sud i bambini di 6-10 anni che usano il cellulare tutti i giorni è passato dal 28% al 43% tra il biennio 2018-19 e il 2021-22.
Nonostante questo utilizzo diffuso, nella mappa europea sulle competenze digitali dei 16-19enni, l’Italia si posiziona quart’ultima: la quota di giovanissimi con scarse o nessuna competenza è del 42% rispetto a una media europea del 31%. Il dato medio italiano nasconde ampi divari territoriali, con il Nord e il Centro più vicino ai valori medi europei (34%) e il Sud che ha oltre la metà dei ragazzi con scarse o nessuna competenza (52%). Se guardiamo ai giovanissimi che hanno acquisito elevate competenze digitali, gli italiani sono poco più di 1 su 4 (il 27%) a fronte del 50% dei coetanei francesi e del 47% degli spagnoli.
Questi alcuni dei dati della XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Tempi digitali”, diffusi oggi da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro -, in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che si celebra lunedì 20 novembre.
L’Atlante è una fotografia dell’Italia in un tempo in cui, per la prima volta, la vita dei bambini è “datificata”, registrata e condivisa sul web, ed esplora le opportunità e i rischi che bambini, bambine e adolescenti stanno affrontando dentro la nuova rivoluzione dell’onlife e di una vita spesa tra reale e virtuale. E se da un lato emergono le conseguenze di una sovraesposizione al digitale, dall’altro ci sono anche quelle dell’essere esclusi dalla dimensione online, se non si ha accesso alla rete o si è privi di competenze. Nella pubblicazione di Save the Children, dati, mappe e interviste fotografano il bisogno di protezione per i più giovani mentre affrontano le “opportunità rischiose” della rivoluzione digitale in un’Italia che sconta ancora ritardi e carenze sulla strada per la transizione digitale, collocandosi al 18esimo posto tra i 27 stati membri dell’UE rispetto alla digitalizzazione dell’economia e della società. Per quanto riguarda la connettività, le famiglie con accesso alla banda ultra larga a fine 2022 erano il 52% (dato significativamente aumentato rispetto al 2016, quando erano appena l’8%), con differenze territoriali importanti. La rete ultraveloce con fibra fino all’abitazione raggiunge il 73,2% delle famiglie nella provincia di Napoli, il 58,9% nella provincia di Salerno, il 54,5% nella provincia di Caserta, il 45,2% nella provincia di Benevento, il 41,1% nella provincia di Avellino. Le famiglie ultraconnesse con accesso alla fibra FTTH (fino all’abitazione) rappresentano il 23,8% nella provincia di Napoli, l’ottava provincia più connessa in Italia, il 9,4% nella provincia di Salerno, il 6,29 nella provincia di Benevento, il 3,6% nella provincia di Caserta, il 2% nella provincia di Avellino, il 6% nella provincia di Benevento.
“Tra opportunità e rischi, questo Atlante dell’Infanzia vuole essere una fotografia delle luci e delle ombre che le nostre ragazze e i nostri ragazzi stanno affrontando nel percorso lungo le autostrade digitali. C’è chi è stato messo nelle condizioni di percorrerle in fretta e di evitare gli ostacoli, chi con quegli ostacoli si è scontrato e chi, invece, quelle autostrade le vede solo da lontano. La pandemia da Covid-19 ha segnato un punto di svolta nella transizione digitale: se da un lato la tecnologia ha acquisito una sempre maggiore importanza in ogni sfera di vita dei bambini con un aumento del tempo passato di fronte agli schermi di pc e tablet, dall’altra molti studenti risultano privi delle necessarie competenze per affrontare il mondo digitale. Occorre pertanto un’accurata analisi dei bisogni e delle lacune esistenti, unita a un intervento per contrastare la povertà educativa digitale, una dimensione della povertà educativa che priva i bambini e i ragazzi delle opportunità per apprendere, sperimentare, sviluppare liberamente capacità, talenti e aspirazioni, attraverso l’utilizzo responsabile, etico e creativo degli strumenti digitali. Inoltre, è fondamentale ridurre le diseguaglianze e agire affinché i ragazzi acquisiscano le competenze digitali necessarie: la tecnologia può e deve essere una grande opportunità di sviluppo e di democrazia, ma va resa universale e utilizzata secondo regole condivise, altrimenti rischia di acuire le diseguaglianze e creare un esercito di esclusi”, ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice generale di Save the Children.
Nonostante la legge preveda che un utente possa avere accesso ai social solo dopo aver compiuto 13 anni, la realtà mostra una presenza massiccia di preadolescenti che hanno aperto un profilo indicando un’età maggiore o hanno usato quello di un adulto, spesso un genitore più o meno consapevole: il 40,7% degli 11-13enni in Italia usa i social media, con una prevalenza femminile (47,1%) rispetto a quella maschile (34,5%).
Il tema non riguarda però solo i social e il problema della verifica dell’età è diventato centrale per chi si occupa di attività online: bambini e adolescenti utilizzano piattaforme, tecnologie, software, algoritmi che non sono stati progettati per loro, correndo numerosi rischi.
Inoltre, tra gli 11 e i 13 anni sono in aumento gli atti di cyberbullismo: La Campania registra – insieme alla Sicilia - il record negativo, con la percentuale più alta di adolescenti vittime di questi episodi, il 16,2%. Le ragazze sono più frequentemente vittime di atti di cyberbullismo, ma esiste anche una quota di “bulle” che colpiscono le compagne per isolarle e deriderle soprattutto negli anni della preadolescenza, quando i tempi di crescita non sono uguali per tutte.
“La rete internet non è stata pensata per l’infanzia. Le sue regole, i suoi algoritmi, i suoi business non sono disegnati per accogliere i tanti bambini e adolescenti che oggi la popolano. È sotto gli occhi di tutti l’urgenza di ridisegnare gli ambienti digitali per farli diventare spazi sicuri. L’entrata in vigore il 21 novembre della delibera dell’Agcom con cui le sim intestate ai minori non avranno più accesso a contenuti inappropriati deve rappresentare solo il primo passo di un piano più ampio per un ambiente digitale a misura di bambini, bambine e adolescenti. Occorre sciogliere i nodi tecnici per verificare l’effettiva età di chi si iscrive ai social, rafforzare il contrasto alla produzione, diffusione e fruizione di immagini pedopornografiche, alla diffusione di immagini private senza consenso, del cyberbullismo, dei discorsi di odio e di tutto ciò che rende oggi violento e distruttivo l’impatto con la rete per i giovani naviganti. È fondamentale che anche l’Unione Europea, nel percorso di approvazione della Proposta di Regolamento sulla prevenzione e la lotta contro gli abusi sessuali sui minori mantenga come prioritario l’obbligo per le piattaforme di assumere un ruolo attivo nel contrasto alla pedopornografia. Questo richiede senza dubbio un forte investimento in termini di risorse e di tecnologie, ma non possiamo accettare che la sicurezza dei bambini in rete sia considerata meno importante rispetto a quella del commercio o del banking on line. Più in generale, tutta la comunità educante deve attivarsi per far sì che l’ambiente digitale possa davvero diventare per i ragazzi e le ragazze un prezioso spazio di protagonismo, che serva ad aprire i loro orizzonti e non a chiudersi. Ecco perché sono così interessanti tutte le esperienze che cercano di connettere la dimensione digitale alle esperienze pratiche nella cura dei beni comuni del territorio. Penso a #palestriamoci, la petizione online delle ragazze e dei ragazzi della scuola media di Napoli Cuoco Schipa per riqualificare la palestra inagibile da anni. La petizione è stata lanciata nell’ambito di un programma che sostiene l’acquisizione delle competenze digitali attraverso l’esercizio della cittadinanza attiva”, ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children.
I giovani e il digitale
Ragazze e ragazzi sfruttano la connessione per molteplici attività, a partire dalla messaggeria istantanea, utilizzata dal 93% dei 14-17enni. Tra le altre attività preferite dagli adolescenti italiani online ci sono: guardare i video (84%, in crescita), frequentare i social media (79%) – con Facebook in drastico declino mentre avanzano Instagram, TikTok e Snapchat – e l’uso dei videogiochi (72,4%). Se le ragazze frequentano con più costanza e intensità i social media (84% contro il 74% dei maschi), il gaming impegna di più i ragazzi (81% contro il 64% delle ragazze), anche se le videogiocatrici sono in crescita. Ma i giovani utilizzano la connessione anche per informarsi: il 28,5% degli 11-17enni legge riviste e giornali online (percentuale che sale al 37% nella fascia 14-17 anni) e sfrutta i social media come canali di informazione, anche se non sempre dichiara di sapersi difendere dalle insidie delle fake news. I giovani usano sempre di più i social media per diffondere conoscenze e informazioni e fare attivismo, sfruttando anche la facilità di collaborazione e di partecipazione che offrono le piattaforme digitali.
Genitori onlife
Nonostante le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – accolte anche in Italia dalla Società Italiana di Pediatria (SIP) – di non utilizzare dispositivi digitali per i bambini di età inferiore ai 2 anni, secondo una recente indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia il 22,1% dei bambini di 2-5 mesi passa del tempo davanti allo schermo (tv, computer, tablet o smartphone), per la maggior parte per meno di un’ora al giorno. I livelli di esposizione crescono con l’aumentare dell’età: se si considera il tempo di fruizione complessivo, che va da meno di un’ora a oltre tre ore, la percentuale di bambine e bambini che ha un’esposizione agli schermi tra gli 11 e i 15 mesi d’età in media arriva al 58,1%, quasi 3 su 5. In Campania la percentuale sale al 66,2% con il 5,1% di bambini esposto per tre o più ore al giorno, primato negativo in Italia.
Dipendenze da internet
In un contesto nazionale che mostra una crescita dei comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica, la Campania registra le più alte percentuali d’Italia di ragazze e i ragazzi di 11, 13 e 15 anni che mostrano un uso problematico dei social media (il 16%, sopra la media nazionale del 13,5%) e dei videogiochi (il 26,9% contro una media nazionale del 24%).
I comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica, da social media o da gioco online, sono correlati a un aumento dell’ansia sociale, della depressione e dell’impulsività, nonché a una peggiore qualità del sonno e a un rendimento scolastico scarso. Un uso intensivo di internet è associato anche a un maggior rischio di sovrappeso o obesità, a causa dell’inattività (navigare a lungo vuol dire stare molte ore seduti, per lo più fermi), e per le cattive abitudini alimentari legate all’iperconnessione. In Italia è in crescita il numero di ragazze e ragazzi obesi o in sovrappeso, soprattutto al Sud, dove è maggiore anche la percentuale di 6-17enni che usano il cellulare tutti i giorni. In Campania la percentuale è del 31,6%, la quota più elevata in Italia, dove la media è del 22,6%.
La prevenzione è un primo importante passo e dovrebbe concentrarsi sui più giovani visto che i più alti tassi di dipendenza da internet si riscontrano durante l’infanzia e l’adolescenza e necessita di un approccio congiunto di scuola e famiglia.
Benché ancora non esista una definizione univoca di dipendenza da internet, in Italia ci sono 87 centri territoriali che offrono assistenza ai minorenni attraverso équipe multidisciplinari formate da psicologi, assistenti sociali, educatori. La maggior parte si concentra nelle regioni del Centro Nord, con il primato della Lombardia (33 centri) e, a seguire, Marche (10) e Liguria (9), con diverse regioni scoperte, mentre al Sud e nelle isole sono soltanto 8. In Campania, l’unico centro che si occupa, tra gli altri servizi, di questo tipo di dipendenze, si trova a Caserta.
Delle 10mila persone, tra giovani e adulti, che finora hanno contattato questi servizi in Italia, la fascia d’età più rappresentata è quella dei 15-17enni (con il 13,7% dei maschi e il 9,2% delle ragazze) mentre quella tra 0 e 17 anni, nel suo complesso, costituisce quasi il 30% del totale. Per quanto riguarda le diagnosi, al primo posto c’è una generica dipendenza da internet, e, a seguire, internet gaming disorder, dipendenza dalle relazioni virtuali, da sesso virtuale, shopping online e sovraccarico cognitivo (o information overloading), ovvero la ricerca ossessiva di informazioni sul web. Spesso molte di queste dipendenze sono collegate anche con altri fenomeni: è emerso, per esempio, che ragazze e ragazzi che presentano un uso problematico di internet hanno anche una probabilità maggiore di soffrire di disturbi dell’alimentazione o mostrano un maggiore consumo di alcol e ansiolitici.
La scuola digitale
Nel processo di alfabetizzazione digitale, la scuola svolge un ruolo fondamentale nell’insegnare a utilizzare i linguaggi e gli strumenti in modo adeguato e sicuro. Dotare tutte le scuole di una connessione veloce e stabile e di strumenti digitali adeguati rappresenta il prerequisito essenziale per ridurre il digital divide e combattere la povertà educativa digitale, dando priorità agli istituti situati in aree particolarmente svantaggiate dove maggiore è l’incidenza della povertà materiale ed educativa. In questa direzione, una svolta importante per la transizione digitale del mondo della scuola è attesa con il PNRR, che prevede 2,1 miliardi di euro per finanziare il Piano Scuola 4.0 con interventi per il cablaggio, l’innovazione degli ambienti per l’apprendimento e degli strumenti digitali in tutte le scuole, oltre che 800 milioni su formazione digitale dei docenti.
Con il Piano “Scuole connesse” – avviato nel 2021 e che punta a connettere il 100% delle scuole del primo e secondo ciclo entro la fine del 2023 alla velocità di 1 gigabyte al secondo – sono 19.432 le scuole sul territorio nazionale che sono state “attivate” sulle 32.350 incluse nel Piano, ovvero il 60%.
Secondo le stime, guardando alla percentuale di scuole con la banda ultra larga, la Campania si situa poco al di sopra delle media nazionale di scuole connesse – dall’infanzia alle superiori –con il 70,3% rispetto al dato nazionale del 69,3%, mentre è la Puglia a guidare la classifica con l’85,6%, seguita dalla Lombardia (78,7%), fanalino di coda la Sardegna dove le scuole ancora prive di connessione ultra veloce raggiungono il 67%. Per quanto riguarda le scuole secondarie di primo grado, nei Comuni di Napoli, Avellino e Salerno la percentuale di scuole connesse in base al Piano Scuole della Strategia per la banda ultralarga è superiore all’80%, a Caserta e Benevento il dato scende al 71%. Per quanto riguarda, invece, le scuole secondarie di secondo grado, la percentuale sale, con il 92% delle scuole del comune di Napoli, il 91% a Caserta, l’88% a Salerno, l’87% ad Avellino e l’83% di Benevento.
Per realtà territoriali difficili da raggiungere o poco dotate di opportunità culturali e ricreative, il digitale rappresenta uno strumento di innovazione didattica, utile, per esempio per collegare le piccole scuole, ovvero plessi che accolgono pochissimi studenti (poco più di 11mila in Italia), che diventano così luogo di sperimentazione e un importante presidio comunitario.
Il digitale è un potente strumento per innovare e sperimentare. Tra le applicazioni più sperimentate negli ultimi anni c’è il gaming applicato alla didattica: dalle Escape Room per imparare le declinazioni del greco antico all’utilizzo del videogame Minecraft, passando anche per il coding, ovvero la programmazione informatica, tutte attività che favoriscono la creatività, il problem solving e il lavoro di squadra. E può rappresentare anche uno strumento innovativo per prendersi cura dei beni comuni del territorio. Ne è un esempio #Palestriamoci, la petizione online lanciata dagli studenti dell’istituto comprensivo Cuoco Schipa di Napoli per riqualificare la loro palestra da anni inagibile. La petizione è stata costruita e lanciata dagli studenti nell’ambito del progetto Connessioni Digitali, promosso da Save the Children e sostenuto dal Gruppo Crédit Agricole in Italia per potenziare le competenze digitali di ragazze e ragazzi delle scuole secondarie di primo grado. Il progetto, che ha coinvolto 100 scuole in tutta Italia, si avvale della collaborazione e della supervisione scientifica del CREMIT (Centro di Ricerca sull'Educazione ai Media all'Innovazione e alla Tecnologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), della partnership con ANSA e dell’implementazione a livello territoriale della cooperativa E.D.I. Onlus. Connessioni Digitali ha l’obiettivo di sostenere i ragazzi nell’acquisizione di competenze digitali di base ma anche di accompagnarli in un percorso che li guidi verso un uso più consapevole e responsabile di questi strumenti che, come testimoniato dalla loro petizione online, possono trasformarsi in uno strumento di cittadinanza attiva e non di isolamento. “I ragazzi hanno risposto in modo autentico, direi eccellente”, spiega la professoressa Alessandra Daloiso che ha seguito studentesse e studenti del Cuoco Schipa in questo progetto.
Negli ultimi anni sono aumentate anche le tecnologie didattiche che favoriscono l’inclusione degli alunni con disabilità. In Italia il 76% delle scuole primarie e secondarie (statali e non statali) dispone di postazioni informatiche adattate alle esigenze degli alunni con disabilità, in Campania sono il 74,3%, poco al di sotto della media nazionale, ma lontano dai territori più virtuosi della Provincia autonoma di Trento (88%), dell’Umbria (84%) e dell’EmiliaRomagna (83%).
di Napoli Magazine
15/11/2023 - 11:27
In Campania il 79,7% di bambini e adolescenti tra i 6 e i 17 anni utilizza internet tutti i giorni - la terza regione con la percentuale più alta dopo Basilicata (82,2%) e Molise (80,5%), contro una media nazionale del 73% - e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone. In Italia, il 65,9% usa il cellulare tutti i giorni, in Campania la percentuale sale al 72,8%.
Si abbassa sempre di più l’età in cui si possiede o utilizza uno smartphone, con un aumento significativo dopo la pandemia: al Sud i bambini di 6-10 anni che usano il cellulare tutti i giorni è passato dal 28% al 43% tra il biennio 2018-19 e il 2021-22.
Nonostante questo utilizzo diffuso, nella mappa europea sulle competenze digitali dei 16-19enni, l’Italia si posiziona quart’ultima: la quota di giovanissimi con scarse o nessuna competenza è del 42% rispetto a una media europea del 31%. Il dato medio italiano nasconde ampi divari territoriali, con il Nord e il Centro più vicino ai valori medi europei (34%) e il Sud che ha oltre la metà dei ragazzi con scarse o nessuna competenza (52%). Se guardiamo ai giovanissimi che hanno acquisito elevate competenze digitali, gli italiani sono poco più di 1 su 4 (il 27%) a fronte del 50% dei coetanei francesi e del 47% degli spagnoli.
Questi alcuni dei dati della XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Tempi digitali”, diffusi oggi da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro -, in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che si celebra lunedì 20 novembre.
L’Atlante è una fotografia dell’Italia in un tempo in cui, per la prima volta, la vita dei bambini è “datificata”, registrata e condivisa sul web, ed esplora le opportunità e i rischi che bambini, bambine e adolescenti stanno affrontando dentro la nuova rivoluzione dell’onlife e di una vita spesa tra reale e virtuale. E se da un lato emergono le conseguenze di una sovraesposizione al digitale, dall’altro ci sono anche quelle dell’essere esclusi dalla dimensione online, se non si ha accesso alla rete o si è privi di competenze. Nella pubblicazione di Save the Children, dati, mappe e interviste fotografano il bisogno di protezione per i più giovani mentre affrontano le “opportunità rischiose” della rivoluzione digitale in un’Italia che sconta ancora ritardi e carenze sulla strada per la transizione digitale, collocandosi al 18esimo posto tra i 27 stati membri dell’UE rispetto alla digitalizzazione dell’economia e della società. Per quanto riguarda la connettività, le famiglie con accesso alla banda ultra larga a fine 2022 erano il 52% (dato significativamente aumentato rispetto al 2016, quando erano appena l’8%), con differenze territoriali importanti. La rete ultraveloce con fibra fino all’abitazione raggiunge il 73,2% delle famiglie nella provincia di Napoli, il 58,9% nella provincia di Salerno, il 54,5% nella provincia di Caserta, il 45,2% nella provincia di Benevento, il 41,1% nella provincia di Avellino. Le famiglie ultraconnesse con accesso alla fibra FTTH (fino all’abitazione) rappresentano il 23,8% nella provincia di Napoli, l’ottava provincia più connessa in Italia, il 9,4% nella provincia di Salerno, il 6,29 nella provincia di Benevento, il 3,6% nella provincia di Caserta, il 2% nella provincia di Avellino, il 6% nella provincia di Benevento.
“Tra opportunità e rischi, questo Atlante dell’Infanzia vuole essere una fotografia delle luci e delle ombre che le nostre ragazze e i nostri ragazzi stanno affrontando nel percorso lungo le autostrade digitali. C’è chi è stato messo nelle condizioni di percorrerle in fretta e di evitare gli ostacoli, chi con quegli ostacoli si è scontrato e chi, invece, quelle autostrade le vede solo da lontano. La pandemia da Covid-19 ha segnato un punto di svolta nella transizione digitale: se da un lato la tecnologia ha acquisito una sempre maggiore importanza in ogni sfera di vita dei bambini con un aumento del tempo passato di fronte agli schermi di pc e tablet, dall’altra molti studenti risultano privi delle necessarie competenze per affrontare il mondo digitale. Occorre pertanto un’accurata analisi dei bisogni e delle lacune esistenti, unita a un intervento per contrastare la povertà educativa digitale, una dimensione della povertà educativa che priva i bambini e i ragazzi delle opportunità per apprendere, sperimentare, sviluppare liberamente capacità, talenti e aspirazioni, attraverso l’utilizzo responsabile, etico e creativo degli strumenti digitali. Inoltre, è fondamentale ridurre le diseguaglianze e agire affinché i ragazzi acquisiscano le competenze digitali necessarie: la tecnologia può e deve essere una grande opportunità di sviluppo e di democrazia, ma va resa universale e utilizzata secondo regole condivise, altrimenti rischia di acuire le diseguaglianze e creare un esercito di esclusi”, ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice generale di Save the Children.
Nonostante la legge preveda che un utente possa avere accesso ai social solo dopo aver compiuto 13 anni, la realtà mostra una presenza massiccia di preadolescenti che hanno aperto un profilo indicando un’età maggiore o hanno usato quello di un adulto, spesso un genitore più o meno consapevole: il 40,7% degli 11-13enni in Italia usa i social media, con una prevalenza femminile (47,1%) rispetto a quella maschile (34,5%).
Il tema non riguarda però solo i social e il problema della verifica dell’età è diventato centrale per chi si occupa di attività online: bambini e adolescenti utilizzano piattaforme, tecnologie, software, algoritmi che non sono stati progettati per loro, correndo numerosi rischi.
Inoltre, tra gli 11 e i 13 anni sono in aumento gli atti di cyberbullismo: La Campania registra – insieme alla Sicilia - il record negativo, con la percentuale più alta di adolescenti vittime di questi episodi, il 16,2%. Le ragazze sono più frequentemente vittime di atti di cyberbullismo, ma esiste anche una quota di “bulle” che colpiscono le compagne per isolarle e deriderle soprattutto negli anni della preadolescenza, quando i tempi di crescita non sono uguali per tutte.
“La rete internet non è stata pensata per l’infanzia. Le sue regole, i suoi algoritmi, i suoi business non sono disegnati per accogliere i tanti bambini e adolescenti che oggi la popolano. È sotto gli occhi di tutti l’urgenza di ridisegnare gli ambienti digitali per farli diventare spazi sicuri. L’entrata in vigore il 21 novembre della delibera dell’Agcom con cui le sim intestate ai minori non avranno più accesso a contenuti inappropriati deve rappresentare solo il primo passo di un piano più ampio per un ambiente digitale a misura di bambini, bambine e adolescenti. Occorre sciogliere i nodi tecnici per verificare l’effettiva età di chi si iscrive ai social, rafforzare il contrasto alla produzione, diffusione e fruizione di immagini pedopornografiche, alla diffusione di immagini private senza consenso, del cyberbullismo, dei discorsi di odio e di tutto ciò che rende oggi violento e distruttivo l’impatto con la rete per i giovani naviganti. È fondamentale che anche l’Unione Europea, nel percorso di approvazione della Proposta di Regolamento sulla prevenzione e la lotta contro gli abusi sessuali sui minori mantenga come prioritario l’obbligo per le piattaforme di assumere un ruolo attivo nel contrasto alla pedopornografia. Questo richiede senza dubbio un forte investimento in termini di risorse e di tecnologie, ma non possiamo accettare che la sicurezza dei bambini in rete sia considerata meno importante rispetto a quella del commercio o del banking on line. Più in generale, tutta la comunità educante deve attivarsi per far sì che l’ambiente digitale possa davvero diventare per i ragazzi e le ragazze un prezioso spazio di protagonismo, che serva ad aprire i loro orizzonti e non a chiudersi. Ecco perché sono così interessanti tutte le esperienze che cercano di connettere la dimensione digitale alle esperienze pratiche nella cura dei beni comuni del territorio. Penso a #palestriamoci, la petizione online delle ragazze e dei ragazzi della scuola media di Napoli Cuoco Schipa per riqualificare la palestra inagibile da anni. La petizione è stata lanciata nell’ambito di un programma che sostiene l’acquisizione delle competenze digitali attraverso l’esercizio della cittadinanza attiva”, ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children.
I giovani e il digitale
Ragazze e ragazzi sfruttano la connessione per molteplici attività, a partire dalla messaggeria istantanea, utilizzata dal 93% dei 14-17enni. Tra le altre attività preferite dagli adolescenti italiani online ci sono: guardare i video (84%, in crescita), frequentare i social media (79%) – con Facebook in drastico declino mentre avanzano Instagram, TikTok e Snapchat – e l’uso dei videogiochi (72,4%). Se le ragazze frequentano con più costanza e intensità i social media (84% contro il 74% dei maschi), il gaming impegna di più i ragazzi (81% contro il 64% delle ragazze), anche se le videogiocatrici sono in crescita. Ma i giovani utilizzano la connessione anche per informarsi: il 28,5% degli 11-17enni legge riviste e giornali online (percentuale che sale al 37% nella fascia 14-17 anni) e sfrutta i social media come canali di informazione, anche se non sempre dichiara di sapersi difendere dalle insidie delle fake news. I giovani usano sempre di più i social media per diffondere conoscenze e informazioni e fare attivismo, sfruttando anche la facilità di collaborazione e di partecipazione che offrono le piattaforme digitali.
Genitori onlife
Nonostante le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – accolte anche in Italia dalla Società Italiana di Pediatria (SIP) – di non utilizzare dispositivi digitali per i bambini di età inferiore ai 2 anni, secondo una recente indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia il 22,1% dei bambini di 2-5 mesi passa del tempo davanti allo schermo (tv, computer, tablet o smartphone), per la maggior parte per meno di un’ora al giorno. I livelli di esposizione crescono con l’aumentare dell’età: se si considera il tempo di fruizione complessivo, che va da meno di un’ora a oltre tre ore, la percentuale di bambine e bambini che ha un’esposizione agli schermi tra gli 11 e i 15 mesi d’età in media arriva al 58,1%, quasi 3 su 5. In Campania la percentuale sale al 66,2% con il 5,1% di bambini esposto per tre o più ore al giorno, primato negativo in Italia.
Dipendenze da internet
In un contesto nazionale che mostra una crescita dei comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica, la Campania registra le più alte percentuali d’Italia di ragazze e i ragazzi di 11, 13 e 15 anni che mostrano un uso problematico dei social media (il 16%, sopra la media nazionale del 13,5%) e dei videogiochi (il 26,9% contro una media nazionale del 24%).
I comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica, da social media o da gioco online, sono correlati a un aumento dell’ansia sociale, della depressione e dell’impulsività, nonché a una peggiore qualità del sonno e a un rendimento scolastico scarso. Un uso intensivo di internet è associato anche a un maggior rischio di sovrappeso o obesità, a causa dell’inattività (navigare a lungo vuol dire stare molte ore seduti, per lo più fermi), e per le cattive abitudini alimentari legate all’iperconnessione. In Italia è in crescita il numero di ragazze e ragazzi obesi o in sovrappeso, soprattutto al Sud, dove è maggiore anche la percentuale di 6-17enni che usano il cellulare tutti i giorni. In Campania la percentuale è del 31,6%, la quota più elevata in Italia, dove la media è del 22,6%.
La prevenzione è un primo importante passo e dovrebbe concentrarsi sui più giovani visto che i più alti tassi di dipendenza da internet si riscontrano durante l’infanzia e l’adolescenza e necessita di un approccio congiunto di scuola e famiglia.
Benché ancora non esista una definizione univoca di dipendenza da internet, in Italia ci sono 87 centri territoriali che offrono assistenza ai minorenni attraverso équipe multidisciplinari formate da psicologi, assistenti sociali, educatori. La maggior parte si concentra nelle regioni del Centro Nord, con il primato della Lombardia (33 centri) e, a seguire, Marche (10) e Liguria (9), con diverse regioni scoperte, mentre al Sud e nelle isole sono soltanto 8. In Campania, l’unico centro che si occupa, tra gli altri servizi, di questo tipo di dipendenze, si trova a Caserta.
Delle 10mila persone, tra giovani e adulti, che finora hanno contattato questi servizi in Italia, la fascia d’età più rappresentata è quella dei 15-17enni (con il 13,7% dei maschi e il 9,2% delle ragazze) mentre quella tra 0 e 17 anni, nel suo complesso, costituisce quasi il 30% del totale. Per quanto riguarda le diagnosi, al primo posto c’è una generica dipendenza da internet, e, a seguire, internet gaming disorder, dipendenza dalle relazioni virtuali, da sesso virtuale, shopping online e sovraccarico cognitivo (o information overloading), ovvero la ricerca ossessiva di informazioni sul web. Spesso molte di queste dipendenze sono collegate anche con altri fenomeni: è emerso, per esempio, che ragazze e ragazzi che presentano un uso problematico di internet hanno anche una probabilità maggiore di soffrire di disturbi dell’alimentazione o mostrano un maggiore consumo di alcol e ansiolitici.
La scuola digitale
Nel processo di alfabetizzazione digitale, la scuola svolge un ruolo fondamentale nell’insegnare a utilizzare i linguaggi e gli strumenti in modo adeguato e sicuro. Dotare tutte le scuole di una connessione veloce e stabile e di strumenti digitali adeguati rappresenta il prerequisito essenziale per ridurre il digital divide e combattere la povertà educativa digitale, dando priorità agli istituti situati in aree particolarmente svantaggiate dove maggiore è l’incidenza della povertà materiale ed educativa. In questa direzione, una svolta importante per la transizione digitale del mondo della scuola è attesa con il PNRR, che prevede 2,1 miliardi di euro per finanziare il Piano Scuola 4.0 con interventi per il cablaggio, l’innovazione degli ambienti per l’apprendimento e degli strumenti digitali in tutte le scuole, oltre che 800 milioni su formazione digitale dei docenti.
Con il Piano “Scuole connesse” – avviato nel 2021 e che punta a connettere il 100% delle scuole del primo e secondo ciclo entro la fine del 2023 alla velocità di 1 gigabyte al secondo – sono 19.432 le scuole sul territorio nazionale che sono state “attivate” sulle 32.350 incluse nel Piano, ovvero il 60%.
Secondo le stime, guardando alla percentuale di scuole con la banda ultra larga, la Campania si situa poco al di sopra delle media nazionale di scuole connesse – dall’infanzia alle superiori –con il 70,3% rispetto al dato nazionale del 69,3%, mentre è la Puglia a guidare la classifica con l’85,6%, seguita dalla Lombardia (78,7%), fanalino di coda la Sardegna dove le scuole ancora prive di connessione ultra veloce raggiungono il 67%. Per quanto riguarda le scuole secondarie di primo grado, nei Comuni di Napoli, Avellino e Salerno la percentuale di scuole connesse in base al Piano Scuole della Strategia per la banda ultralarga è superiore all’80%, a Caserta e Benevento il dato scende al 71%. Per quanto riguarda, invece, le scuole secondarie di secondo grado, la percentuale sale, con il 92% delle scuole del comune di Napoli, il 91% a Caserta, l’88% a Salerno, l’87% ad Avellino e l’83% di Benevento.
Per realtà territoriali difficili da raggiungere o poco dotate di opportunità culturali e ricreative, il digitale rappresenta uno strumento di innovazione didattica, utile, per esempio per collegare le piccole scuole, ovvero plessi che accolgono pochissimi studenti (poco più di 11mila in Italia), che diventano così luogo di sperimentazione e un importante presidio comunitario.
Il digitale è un potente strumento per innovare e sperimentare. Tra le applicazioni più sperimentate negli ultimi anni c’è il gaming applicato alla didattica: dalle Escape Room per imparare le declinazioni del greco antico all’utilizzo del videogame Minecraft, passando anche per il coding, ovvero la programmazione informatica, tutte attività che favoriscono la creatività, il problem solving e il lavoro di squadra. E può rappresentare anche uno strumento innovativo per prendersi cura dei beni comuni del territorio. Ne è un esempio #Palestriamoci, la petizione online lanciata dagli studenti dell’istituto comprensivo Cuoco Schipa di Napoli per riqualificare la loro palestra da anni inagibile. La petizione è stata costruita e lanciata dagli studenti nell’ambito del progetto Connessioni Digitali, promosso da Save the Children e sostenuto dal Gruppo Crédit Agricole in Italia per potenziare le competenze digitali di ragazze e ragazzi delle scuole secondarie di primo grado. Il progetto, che ha coinvolto 100 scuole in tutta Italia, si avvale della collaborazione e della supervisione scientifica del CREMIT (Centro di Ricerca sull'Educazione ai Media all'Innovazione e alla Tecnologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), della partnership con ANSA e dell’implementazione a livello territoriale della cooperativa E.D.I. Onlus. Connessioni Digitali ha l’obiettivo di sostenere i ragazzi nell’acquisizione di competenze digitali di base ma anche di accompagnarli in un percorso che li guidi verso un uso più consapevole e responsabile di questi strumenti che, come testimoniato dalla loro petizione online, possono trasformarsi in uno strumento di cittadinanza attiva e non di isolamento. “I ragazzi hanno risposto in modo autentico, direi eccellente”, spiega la professoressa Alessandra Daloiso che ha seguito studentesse e studenti del Cuoco Schipa in questo progetto.
Negli ultimi anni sono aumentate anche le tecnologie didattiche che favoriscono l’inclusione degli alunni con disabilità. In Italia il 76% delle scuole primarie e secondarie (statali e non statali) dispone di postazioni informatiche adattate alle esigenze degli alunni con disabilità, in Campania sono il 74,3%, poco al di sotto della media nazionale, ma lontano dai territori più virtuosi della Provincia autonoma di Trento (88%), dell’Umbria (84%) e dell’EmiliaRomagna (83%).