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NEWS - Ddl stupro: la Lega chiede audizioni, le opposizioni abbandonano i lavori, sì alla legge sul femminicidio alla Camera
25.11.2025 19:47 di Napoli Magazine
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Le opposizioni hanno abbandonato la commissione Giustizia del Senato che ha avviato l'esame del disegno di legge sulla violenza sessuale, che contiene la norma sul consenso delle donne frutto di un accordo bipartisan su input di Giorgia Meloni ed Elly Schlein.

Alla Camera arriva invece il sì all'unanimità al ddl sul femminicidio, che diventa legge. 

Il provvedimento che quest'estate anche al Senato aveva incassato un via libera bipartisan, introduce all'interno del codice penale il nuovo articolo 577-bis sul reato di femminicidio. Si tratta di una fattispecie specifica di omicidio che prevede l'ergastolo per chiunque provochi la morte di una donna per discriminazione, odio o prevaricazione o mediante atti di controllo, possesso o dominio.

E' femminicidio anche l'omicidio commesso per il rifiuto della donna di instaurare o mantenere un rapporto affettivo o come atto di limitazione delle sue libertà individuali.

"Il reato di femminicidio è legge. Un passo avanti importante per il paese. Il Pd tiene fede agli impegni presi, come fanno le forze di governo responsabili. Altrettanto non ha fatto la maggioranza al Senato sul consenso, brutta pagina in una giornata che meritava unità", scrive su X il senatore dem Filippo Sensi.

Sul ddl sulla violenza sessuale, le opposizioni protestano contro la richiesta di un maggiore approfondimento sulla norma chiesto dalla Lega, a cui si sono associati Fratelli d'Italia e Forza Italia chiedendo anche le audizioni. Le opposizioni avevano chiesto, già nella conferenza dei capigruppo, il voto direttamente in Aula oggi anche per far coincidere il voto con la giornata internazionale contro la violenza alle donne che cade oggi. E il presidente del Senato, Ignazio La Russa, si era associato. 

"Dopo aver votato all'unanimità la legge che mette al centro il consenso libero e attuale nei casi di violenza sessuale, oggi la maggioranza ha deciso di bloccarla al Senato. Hanno rinviato il voto e sospeso l'esame in Commissione sine die. Di fronte al voltafaccia della maggioranza è evidente che viene meno la fiducia nel governo". Lo dichiara Maria Elena Boschi, annunciando che nessuna riformulazione degli ordini del giorno al dl femminicidi verrà più accettata.

"Dopo l'impegno solenne preso qui alla Camera da tutte le forze politiche, maggioranza compresa, Roccella ha il dovere di spiegare perché al Senato si sta rimangiando la parola data. Noi - spiega - avevamo perplessità, avevamo emendamenti, ma li abbiamo ritirati per garantire un voto unanime al Paese. Ci siamo comportati con serietà perché volevamo dare un segnale forte, trasversale, culturale prima ancora che normativo. Scoprire che la stessa maggioranza rinnega l'intesa sulla legge sul consenso è un segnale pessimo. Per il rapporto tra maggioranza e opposizione, ma - conclude - soprattutto per le cittadine e i cittadini che chiedono certezze, non giochi politici sulla pelle delle donne". 

"Inspiegabile e gravissimo voltafaccia della destra sulla legge sul consenso e, a farne le spese, saranno ancora una volta le donne". Così la deputata dem Michela Di Biase, relatrice del provvedimento sul consenso alla Camera, commenta quanto sta accadendo al Senato sul testo approvato all'unanimità dalla Camera la scorsa settimana.

"Sarebbe estremamente grave se il provvedimento, approvato all'unanimità meno di una settimana fa alla Camera, venisse ora rimesso in discussione. Un simile passo indietro rappresenterebbe inoltre un chiaro segnale alla Presidente del Consiglio, che ha lavorato insieme alla Segretaria Schlein per favorire la più ampia convergenza possibile, e una incomprensibile marcia indietro degli stessi partiti di governo che alla Camera avevano espresso pieno voto favorevole. Siamo davanti a un cambio di paradigma epocale che introduce nel nostro ordinamento penale un principio semplice e fondamentale: se non c'è consenso, c'è stupro. Sarebbe davvero grave se polemiche e diatribe interne alla maggioranza - o veri e propri messaggi politici, tutti interni alla destra - impedissero al nostro Paese di compiere un passo così importante verso la tutela dei diritti e della dignità delle donne".

"Farò un ciclo di audizioni che sia mirato e breve su alcuni aspetti tecnici segnalati e poi si proseguirà. Essendo arrivato oggi in commissione, è erroneo e fuorviante dire che ci sono ritardi. Certamente il provvedimento andrà avanti". E' la rassicurazione data da Giulia Bongiorno, relatrice del ddl sulla violenza sessuale e il consenso, oltre che presidente della commissione Giustizia del Senato a cui è stato assegnato il provvedimento.

E ha aggiunto: "Domani mi arriveranno le richieste di audizioni. Cercherà di tagliare i tempi, a me piacerebbe concludere in poche settimane". Bongiorno, che è stata eletta con la Lega, ha spiegato l'iter seguito finora. "Il testo (approvato all'unanimità alla Camera la scorsa settimana, ndr) è arrivato oggi in commissione. Io ho dovuto chiedere se c'era unanimità a rinunciare a presentare emendamenti perché proceduralmente posso mandare in aula un provvedimento, senza dare termine per gli emendamenti, solo se c'è l'unanimità. Ma non c'è stata perché il centrodestra ha detto che si vogliono fare correzioni proponendo, prima, di fare alcune audizioni".

Bongiorno ha poi confermato che nel merito, i dubbi riguardano un comma che disciplina i casi di 'minore gravità' per cui i senatori del centrodestra hanno chiesto di specificare cosa si intende per minore gravità. Ma ha ribadito che si tratta di "un provvedimento importantissimo e utile perché è come se in Italia una giurisprudenza esalta il consenso e poi il singolo giudice si attiene al testo normativo. Quindi bisogna garantire omogeneità". 

"Facciamola meglio e facciamola tutti insieme. Riconosco che è una proposta di legge portata avanti prima dalla sinistra, ma l'impegno è farla rapidamente e migliorarla un po'. Preferisco che si voti il 13 o il 31 anziché farla il 25 e con una lacuna", ha detto ancora Bongiorno spiegando in Aula l'intento della maggioranza sul disegno di legge, rallentato per approfondire alcuni aspetti, come chiesto dal centrodestra.

"Sarebbe stato bellissimo approvarla oggi - ha continuato - ma avendo rilevato alcune modifiche emerse nella commissione. E devo dire che ci sono effettivamente piccole lacune specie su un comma che, a mio avviso, come fa spesso il legislatore, abbandona dei commi ma poi su un comma si fonda una vita".

E ha concluso: "Sarebbe stato più bello approvarla il 25 novembre ma a noi interessa, come legislatori, essere responsabili, il che significa che questa legge sarà fatta facendo alcune piccole aggiunte". 

"Sono venuta a fare il mio dovere a votare questo reato sul femminicidio perché sono una persona che rispetta gli accordi, perché penso che questo una forza responsabile deve fare: cioè rispettare gli accordi. Auspico che anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, faccia rispettare gli accordi".

Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, lasciando l'Aula della Camera dopo aver votato il ddl sul Femminicidio. Schlein ha detto di aver già sentito la premier "proprio per chiederle di rispettare gli accordi" senza però rivelare la risposta di Meloni: "questo dovete chiederlo a lei".

"Sulla legge sul consenso - ha proseguito Schlein - abbiamo votato all'unanimità dopo aver raggiunto un accordo su un testo meno di una settimana fa. Quindi siamo venuti qui e, da forza responsabile di governo, abbiamo votato la legge sul femminicidio, pur non essendo perfetta".

Ma, ha fatto osservare la leader dem, "abbiamo raggiunto un compromesso così come fatto su quella sul consenso. Auspico che anche la premier faccia rispettare quell'accordo perché sarebbe grave se sulla pelle delle donne si facessero rese dei conti post elettorali all'interno della maggioranza".

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di Napoli Magazine

25/11/2025 - 19:47

Le opposizioni hanno abbandonato la commissione Giustizia del Senato che ha avviato l'esame del disegno di legge sulla violenza sessuale, che contiene la norma sul consenso delle donne frutto di un accordo bipartisan su input di Giorgia Meloni ed Elly Schlein.

Alla Camera arriva invece il sì all'unanimità al ddl sul femminicidio, che diventa legge. 

Il provvedimento che quest'estate anche al Senato aveva incassato un via libera bipartisan, introduce all'interno del codice penale il nuovo articolo 577-bis sul reato di femminicidio. Si tratta di una fattispecie specifica di omicidio che prevede l'ergastolo per chiunque provochi la morte di una donna per discriminazione, odio o prevaricazione o mediante atti di controllo, possesso o dominio.

E' femminicidio anche l'omicidio commesso per il rifiuto della donna di instaurare o mantenere un rapporto affettivo o come atto di limitazione delle sue libertà individuali.

"Il reato di femminicidio è legge. Un passo avanti importante per il paese. Il Pd tiene fede agli impegni presi, come fanno le forze di governo responsabili. Altrettanto non ha fatto la maggioranza al Senato sul consenso, brutta pagina in una giornata che meritava unità", scrive su X il senatore dem Filippo Sensi.

Sul ddl sulla violenza sessuale, le opposizioni protestano contro la richiesta di un maggiore approfondimento sulla norma chiesto dalla Lega, a cui si sono associati Fratelli d'Italia e Forza Italia chiedendo anche le audizioni. Le opposizioni avevano chiesto, già nella conferenza dei capigruppo, il voto direttamente in Aula oggi anche per far coincidere il voto con la giornata internazionale contro la violenza alle donne che cade oggi. E il presidente del Senato, Ignazio La Russa, si era associato. 

"Dopo aver votato all'unanimità la legge che mette al centro il consenso libero e attuale nei casi di violenza sessuale, oggi la maggioranza ha deciso di bloccarla al Senato. Hanno rinviato il voto e sospeso l'esame in Commissione sine die. Di fronte al voltafaccia della maggioranza è evidente che viene meno la fiducia nel governo". Lo dichiara Maria Elena Boschi, annunciando che nessuna riformulazione degli ordini del giorno al dl femminicidi verrà più accettata.

"Dopo l'impegno solenne preso qui alla Camera da tutte le forze politiche, maggioranza compresa, Roccella ha il dovere di spiegare perché al Senato si sta rimangiando la parola data. Noi - spiega - avevamo perplessità, avevamo emendamenti, ma li abbiamo ritirati per garantire un voto unanime al Paese. Ci siamo comportati con serietà perché volevamo dare un segnale forte, trasversale, culturale prima ancora che normativo. Scoprire che la stessa maggioranza rinnega l'intesa sulla legge sul consenso è un segnale pessimo. Per il rapporto tra maggioranza e opposizione, ma - conclude - soprattutto per le cittadine e i cittadini che chiedono certezze, non giochi politici sulla pelle delle donne". 

"Inspiegabile e gravissimo voltafaccia della destra sulla legge sul consenso e, a farne le spese, saranno ancora una volta le donne". Così la deputata dem Michela Di Biase, relatrice del provvedimento sul consenso alla Camera, commenta quanto sta accadendo al Senato sul testo approvato all'unanimità dalla Camera la scorsa settimana.

"Sarebbe estremamente grave se il provvedimento, approvato all'unanimità meno di una settimana fa alla Camera, venisse ora rimesso in discussione. Un simile passo indietro rappresenterebbe inoltre un chiaro segnale alla Presidente del Consiglio, che ha lavorato insieme alla Segretaria Schlein per favorire la più ampia convergenza possibile, e una incomprensibile marcia indietro degli stessi partiti di governo che alla Camera avevano espresso pieno voto favorevole. Siamo davanti a un cambio di paradigma epocale che introduce nel nostro ordinamento penale un principio semplice e fondamentale: se non c'è consenso, c'è stupro. Sarebbe davvero grave se polemiche e diatribe interne alla maggioranza - o veri e propri messaggi politici, tutti interni alla destra - impedissero al nostro Paese di compiere un passo così importante verso la tutela dei diritti e della dignità delle donne".

"Farò un ciclo di audizioni che sia mirato e breve su alcuni aspetti tecnici segnalati e poi si proseguirà. Essendo arrivato oggi in commissione, è erroneo e fuorviante dire che ci sono ritardi. Certamente il provvedimento andrà avanti". E' la rassicurazione data da Giulia Bongiorno, relatrice del ddl sulla violenza sessuale e il consenso, oltre che presidente della commissione Giustizia del Senato a cui è stato assegnato il provvedimento.

E ha aggiunto: "Domani mi arriveranno le richieste di audizioni. Cercherà di tagliare i tempi, a me piacerebbe concludere in poche settimane". Bongiorno, che è stata eletta con la Lega, ha spiegato l'iter seguito finora. "Il testo (approvato all'unanimità alla Camera la scorsa settimana, ndr) è arrivato oggi in commissione. Io ho dovuto chiedere se c'era unanimità a rinunciare a presentare emendamenti perché proceduralmente posso mandare in aula un provvedimento, senza dare termine per gli emendamenti, solo se c'è l'unanimità. Ma non c'è stata perché il centrodestra ha detto che si vogliono fare correzioni proponendo, prima, di fare alcune audizioni".

Bongiorno ha poi confermato che nel merito, i dubbi riguardano un comma che disciplina i casi di 'minore gravità' per cui i senatori del centrodestra hanno chiesto di specificare cosa si intende per minore gravità. Ma ha ribadito che si tratta di "un provvedimento importantissimo e utile perché è come se in Italia una giurisprudenza esalta il consenso e poi il singolo giudice si attiene al testo normativo. Quindi bisogna garantire omogeneità". 

"Facciamola meglio e facciamola tutti insieme. Riconosco che è una proposta di legge portata avanti prima dalla sinistra, ma l'impegno è farla rapidamente e migliorarla un po'. Preferisco che si voti il 13 o il 31 anziché farla il 25 e con una lacuna", ha detto ancora Bongiorno spiegando in Aula l'intento della maggioranza sul disegno di legge, rallentato per approfondire alcuni aspetti, come chiesto dal centrodestra.

"Sarebbe stato bellissimo approvarla oggi - ha continuato - ma avendo rilevato alcune modifiche emerse nella commissione. E devo dire che ci sono effettivamente piccole lacune specie su un comma che, a mio avviso, come fa spesso il legislatore, abbandona dei commi ma poi su un comma si fonda una vita".

E ha concluso: "Sarebbe stato più bello approvarla il 25 novembre ma a noi interessa, come legislatori, essere responsabili, il che significa che questa legge sarà fatta facendo alcune piccole aggiunte". 

"Sono venuta a fare il mio dovere a votare questo reato sul femminicidio perché sono una persona che rispetta gli accordi, perché penso che questo una forza responsabile deve fare: cioè rispettare gli accordi. Auspico che anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, faccia rispettare gli accordi".

Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, lasciando l'Aula della Camera dopo aver votato il ddl sul Femminicidio. Schlein ha detto di aver già sentito la premier "proprio per chiederle di rispettare gli accordi" senza però rivelare la risposta di Meloni: "questo dovete chiederlo a lei".

"Sulla legge sul consenso - ha proseguito Schlein - abbiamo votato all'unanimità dopo aver raggiunto un accordo su un testo meno di una settimana fa. Quindi siamo venuti qui e, da forza responsabile di governo, abbiamo votato la legge sul femminicidio, pur non essendo perfetta".

Ma, ha fatto osservare la leader dem, "abbiamo raggiunto un compromesso così come fatto su quella sul consenso. Auspico che anche la premier faccia rispettare quell'accordo perché sarebbe grave se sulla pelle delle donne si facessero rese dei conti post elettorali all'interno della maggioranza".