Torna, in tutto il mondo l'incubo di una rinnovata e ancor più violenta guerra dei dazi tra gli Stati Uniti e la Cina. Una guerra che riguarda anche l'Europa, non solo da un punto di vista commerciale ma anche finanziario, con le Borse del Vecchio Continente che hanno chiuso in calo e i titoli delle auto in picchiata. L'oggetto del contendere questa volta è la stretta di Pechino sulle esportazioni di minerali rari. Un atto "molto ostile" per Donald Trump che ha minacciato pesanti ritorsioni e l'annullamento dell'atteso incontro con il presidente Xi in Corea del Sud tra due settimane. "Sto valutando un massiccio aumento dei dazi sui prodotti cinesi in arrivo negli Stati Uniti", ha avvertito il presidente americano su Truth. "È stata una vera sorpresa, non solo per me, ma per tutti i leader del mondo libero", ha aggiunto parlando di una serie di "lettere inviate" dalla Cina a Paesi in tutto il mondo che minacciano maggiori controlli sull'accesso alle terre rare e le esportazioni dei minerali che vi si trovano. A inizio anno, Pechino aveva introdotto delle restrizioni limitando le forniture necessarie alle case automobilistiche e alle aziende della difesa americana. Questa settimana il Dragone ha notevolmente aumentato i controlli sulle esportazioni, affermando tra l'altro che qualsiasi produttore di chip avanzati in qualsiasi parte del mondo deve ottenere una licenza per utilizzare minerali cinesi. La Cina domina la catena di approvvigionamento globale di molti di questi minerali e le misure hanno causato ansia tra le aziende americane ed europee. Giovedì Bruxelles ha espresso la sua preoccupazione per la mossa di Pechino. "Stiamo analizzando i dettagli: la Commissione europea si aspetta che la Cina agisca come un partner affidabile e garantisca un accesso stabile e prevedibile alle materie prime critiche", ha detto il portavoce per il Commercio Olof Gill. Durante il summit Ue-Cina di luglio, ha ricordato il funzionario, "le parti hanno concordato di rafforzare le relazioni commerciali aumentando la trasparenza e dando garanzie alle imprese Ue, in particolare nel settore dei magneti e delle terre rare". "Siamo stati contattati da altri Paesi estremamente arrabbiati per questa grande ostilità commerciale, nata dal nulla", ha insistito dal canto suo The Donald insinuando perfino che non sia stata un coincidenza che le autorià cinesi abbiano inviato le lettere sull'aumento dei controlli proprio "nei giorni in cui, dopo tremila anni di caos e combattimenti, ci sarà la pace in Medio Oriente". "Come presidente degli Stati Uniti contrasterò finanziariamente la loro mossa", ha avvertito poi il tycoon mettendo in dubbio il suo incontro con Xi. "Non ho parlato con il presidente Xi perché non c'era motivo di farlo", ha scritto spiegando che negli ultimi sei mesi i rapporti tra le due super potenze erano stati "buoni". Ma ora che "avrei dovuto incontrare il presidente cinese all'Apec in Corea del Sud non sembra più esserci una ragione per farlo". I timori per l'inizio di un nuovo pesante capitolo della guerra dei dazi hanno avuto un effetto immediato sulle Borse. Wall Street, che era già in bilico per lo shutdown dopo cinque mesi consecutivi di guadagni, era in calo nelle contrattazioni di metà pomeriggio. E le Borse europee hanno chiuso in ribasso dopo aver proceduto incerte per buona parte della seduta. Parigi, alle prese con la crisi politica, ha perso l'1,53%, Francoforte l'1,5% e Londra lo 0,86 per cento. Piazza Affari ha segnato una seduta pesante con l'indice Ftse Mib che ha lasciato sul terreno l'1,74% a 42.047. Per le nuove minacce di Trump è scesa in picchiata nel finale Stellantis (-7,27%). Sono scivolate così del 5,22% Tenaris e del 4,65% Leonardo in una giornata già negativa per i titoli della difesa dopo il cessate il fuoco a Gaza.
di Napoli Magazine
10/10/2025 - 21:15
Torna, in tutto il mondo l'incubo di una rinnovata e ancor più violenta guerra dei dazi tra gli Stati Uniti e la Cina. Una guerra che riguarda anche l'Europa, non solo da un punto di vista commerciale ma anche finanziario, con le Borse del Vecchio Continente che hanno chiuso in calo e i titoli delle auto in picchiata. L'oggetto del contendere questa volta è la stretta di Pechino sulle esportazioni di minerali rari. Un atto "molto ostile" per Donald Trump che ha minacciato pesanti ritorsioni e l'annullamento dell'atteso incontro con il presidente Xi in Corea del Sud tra due settimane. "Sto valutando un massiccio aumento dei dazi sui prodotti cinesi in arrivo negli Stati Uniti", ha avvertito il presidente americano su Truth. "È stata una vera sorpresa, non solo per me, ma per tutti i leader del mondo libero", ha aggiunto parlando di una serie di "lettere inviate" dalla Cina a Paesi in tutto il mondo che minacciano maggiori controlli sull'accesso alle terre rare e le esportazioni dei minerali che vi si trovano. A inizio anno, Pechino aveva introdotto delle restrizioni limitando le forniture necessarie alle case automobilistiche e alle aziende della difesa americana. Questa settimana il Dragone ha notevolmente aumentato i controlli sulle esportazioni, affermando tra l'altro che qualsiasi produttore di chip avanzati in qualsiasi parte del mondo deve ottenere una licenza per utilizzare minerali cinesi. La Cina domina la catena di approvvigionamento globale di molti di questi minerali e le misure hanno causato ansia tra le aziende americane ed europee. Giovedì Bruxelles ha espresso la sua preoccupazione per la mossa di Pechino. "Stiamo analizzando i dettagli: la Commissione europea si aspetta che la Cina agisca come un partner affidabile e garantisca un accesso stabile e prevedibile alle materie prime critiche", ha detto il portavoce per il Commercio Olof Gill. Durante il summit Ue-Cina di luglio, ha ricordato il funzionario, "le parti hanno concordato di rafforzare le relazioni commerciali aumentando la trasparenza e dando garanzie alle imprese Ue, in particolare nel settore dei magneti e delle terre rare". "Siamo stati contattati da altri Paesi estremamente arrabbiati per questa grande ostilità commerciale, nata dal nulla", ha insistito dal canto suo The Donald insinuando perfino che non sia stata un coincidenza che le autorià cinesi abbiano inviato le lettere sull'aumento dei controlli proprio "nei giorni in cui, dopo tremila anni di caos e combattimenti, ci sarà la pace in Medio Oriente". "Come presidente degli Stati Uniti contrasterò finanziariamente la loro mossa", ha avvertito poi il tycoon mettendo in dubbio il suo incontro con Xi. "Non ho parlato con il presidente Xi perché non c'era motivo di farlo", ha scritto spiegando che negli ultimi sei mesi i rapporti tra le due super potenze erano stati "buoni". Ma ora che "avrei dovuto incontrare il presidente cinese all'Apec in Corea del Sud non sembra più esserci una ragione per farlo". I timori per l'inizio di un nuovo pesante capitolo della guerra dei dazi hanno avuto un effetto immediato sulle Borse. Wall Street, che era già in bilico per lo shutdown dopo cinque mesi consecutivi di guadagni, era in calo nelle contrattazioni di metà pomeriggio. E le Borse europee hanno chiuso in ribasso dopo aver proceduto incerte per buona parte della seduta. Parigi, alle prese con la crisi politica, ha perso l'1,53%, Francoforte l'1,5% e Londra lo 0,86 per cento. Piazza Affari ha segnato una seduta pesante con l'indice Ftse Mib che ha lasciato sul terreno l'1,74% a 42.047. Per le nuove minacce di Trump è scesa in picchiata nel finale Stellantis (-7,27%). Sono scivolate così del 5,22% Tenaris e del 4,65% Leonardo in una giornata già negativa per i titoli della difesa dopo il cessate il fuoco a Gaza.