Torino - È in corso alla Reggia di Venaria fino al 16 settembre 2018 l’esposizione conclusiva della XVIII edizione di Restituzioni, il programma di salvaguardia e valorizzazione che Intesa Sanpaolo conduce da quasi trent’anni a favore del patrimonio artistico nazionale.
In Campania il programma Restituzioni ha permesso il recupero di importanti opere d’arte, oggi esposte in mostra, rappresentative della storia del territorio e della ricchezza delle sue collezioni:
· Ignoto pittore campano
Crocifissione, terzo quarto del XIII secolo. Tempera e oro su tavola (legno di quercia); 110 x 77 cm
Napoli, Basilica di San Domenico Maggiore, cappellone del Crocifisso
Nel 1929 la tavola fu restaurata da Stanislao Troiano per conto della Sovrintendenza e poi pubblicata nel 1931 da Sergio Ortolani, che l’attribuì a «un pittore bizantineggiante, e non già bizantino», campano, attivo prima del 1273 e del citato miracolo di San Tommaso, rientrato a Napoli nel 1272 e morto poi nel 1274. A valle del restauro nell’ambito di Restituzioni, che gli ha restituito leggibilità ed eliminato la falsa doratura del fondo, la matrice orientale e l’origine locale del dipinto risultano palesi. Oltre alle scritte in latino e alla cornice a ‘bolli’, anche le aureole a pastiglia quadrettate tornano in varie icone locali coeve, come il Crocifisso di Sorrento ora a Capodimonte o le Madonne della chiesa delle Vergini a Cosenza, di Pozzano e di Ripalta, inquadrandosi in un fenomeno di scambi culturali che nel XIII secolo collega il Sud Italia a Cipro, al Sinai e alla Terrasanta grazie ad artisti itineranti sulle rotte delle crociate.
· Angiolillo Arcuccio (documentato a Napoli dal 1464 al 1492)
Trittico (Madonna con Bambino in trono, San Giovanni Battista, Sant’Antonio abate nel registro inferiore; Dio Padre benedicente, Angelo annunciante, Maria Vergine annunciata nel registro superiore). Trittico su tavola (legno di pioppo); 242 x 204,5 (misure complessive); 242 x 102 cm (scomparto centrale), 242 x 52 cm (scomparto sinistro), 242 x 50,5 cm (scomparto destro)
Napoli, Basilica di San Domenico Maggiore
La ricchezza cromatica rivelata dal restauro condotto in occasione di Restituzioni rende a questo trittico, proveniente dalla chiesa di San Domenico Maggiore, il giusto risalto nel corpus delle opere di Angiolillo Arcuccio, un maestro ‘minore’, documentato come pittore e miniatore a Napoli e in alcuni importanti centri dell’entroterra campano fra il 1464 e il 1492. Angiolillo definì una sua formula pittorica, declinata in una cospicua produzione di tavole e polittici, abitati da santi con volti dai tratti marcati da lumeggiature e Madonne cristallizzate nel bozzolo di vesti riccamente decorate
· La Nike di Capua
Fine del I secolo - inizi del II secolo d.C. Marmo proconnesio; 205 x 45 cm
Santa Maria Capua Vetere (Caserta), Museo Archeologico dell’Antica Capua
In marmo proconnesio, la scultura rappresenta una giovane donna stante, resa di prospetto; il peso del
corpo posa sulla gamba sinistra avanzata, mentre la destra è leggermente arretrata e flessa. La statua raffigura la dea in discesa dal volo mentre appoggia i piedi nudi, di cui solo uno è parzialmente conservato, su un plinto, anch’esso lacunoso, che plausibilmente doveva rappresentare una roccia o la sommità di una rupe. Dall’analisi di diversi elementi, quali la datazione, il tipo di marmo e le dimensioni, si ipotizza che la Nike, venerata perlopiù quale dea della vittoria sia in guerra sia in gare atletiche, era parte dell’apparato decorativo dell’Anfiteatro Campano. L’opera è stata oggetto di un intervento conservativo e ricostruttivo, promosso dal Polo Museale della Campania.
· Manifattura di Ludwigsburg (attiva tra 1758 e 1824)
Specchiera, 1765-1770. Porcellana dipinta e dorata; 150 x 89 cm
Napoli, Museo Duca di Martina e Villa Floridiana (inv. 1802)
La specchiera è composta da ventidue elementi mistilinei in porcellana bianca che incorniciano lo specchio, arricchiti da volute e fregi che culminano in una cimasa su cui poggiano, in posizione seduta, una figura maschile che abbraccia una fenice e una femminile che molto probabilmente reggeva un parasole, di cui resta un frammento dell’asta. Sulla cornice inferiore, invece, è seduto un fanciullo che con la destra suona un tamburo e con la sinistra regge un parasole e accanto ha una scimmietta. Le figure indossano abiti “alla turca” e su tutta la cornice sono applicati fiori, frutta e tralci di foglie che, come tutti gli altri elementi in rilievo, sono in porcellana dipinta a smalti policromi. Dovrebbe aver fatto parte del famoso salottino di porcellana della regina Maria Amalia, realizzato nella Real Fabbrica di Capodimonte (1743-1759) tra il 1757 e il 1759 per la Reggia di Portici e poi trasferito nel 1866 in quella di Capodimonte.
· Giovanni Battista (Battistello) Caracciolo (Napoli, 1578 - 1635)
Cristo legato alla colonna, 1625 ca. Olio su tela, 183,5 × 130 cm.
Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte (inv. Q 1780)
Il dipinto occupa una posizione rilevante nella letteratura su Battistello e, più in generale, sul primo naturalismo meridionale in virtù dell’ovvio rapporto che il suo soggetto intrattiene con quel fondamentale capolavoro del primo tempo napoletano di Caravaggio che è la Flagellazione di Cristo del 1607, oggi anch’essa a Capodimonte. Il restauro realizzato nell’ambito di Restituzioni ha portato a nuova luce la colonna del supplizio e il gioco di mani tra il carnefice e la sua vittima e ha risarcito sapientemente i lievi passaggi cromatici, compromessi da diffuse piccole lacune e abrasioni.
· Giovanni Bellini (Venezia, 1430 ca - Venezia, 1516)
La Trasfigurazione*, 1478-1479 ca. Olio su tavola; 117 x 149,7 cm
Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte (inv. Q 1930, n. 56)
La scena raffigurata è riferita dal racconto evangelico. Cristo sale sul monte assieme a Pietro, Giacomo e Giovanni e rivela per la prima volta agli apostoli la sua natura divina: il suo aspetto si trasfigura, il volto emana una luce radiosa, le vesti sono di un biancore abbagliante e conversa con i profeti Elia e Mosè che improvvisamente gli appaiono accanto; quindi dall’alto compare una nube dalla quale la voce di Dio padre proclama «Questi è il Figlio mio, l’eletto». Le osservazioni e le indagini scientifiche realizzate in occasione del restauro nell’ambito di Restituzioni hanno messo in evidenza numerose nuove acquisizioni rispetto agli studi precedenti, chiarendo alcuni aspetti di centrale importanza in merito allo stato di conservazione dell’opera e all’autografia di alcune stesure, che in passato era stata messa in dubbio. L’opera, non esposta in mostra, è sottoposta ad un lungo e attento restauro in corso presso il Laboratorio di Restauro del Museo di Capodimonte, Napoli.
La mostra La fragilità della bellezza. Tiziano, Van Dyck, Twombly e altri 200 capolavori restaurati, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, organizzata in collaborazione con il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, resterà aperta al pubblico fino al 16 settembre 2018. L’esposizione presenta 80 nuclei di opere, per un totale di 212 manufatti restaurati grazie a Intesa Sanpaolo nel biennio 2016-2017. Le opere appartengono a 17 regioni italiane: oltre a Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Liguria, Toscana, Abruzzo, Lazio, Campania, Calabria e Puglia, già interessate nelle precedenti edizioni, per la prima volta sono state coinvolte Friuli Venezia Giulia, Umbria, Basilicata, Molise, Sardegna e si conta anche una presenza estera, proveniente da Dresda.
In questa edizione Intesa Sanpaolo ha collaborato con 44 enti di tutela (Soprintendenze, Poli Museali e Musei autonomi) e sono 63 gli enti proprietari. Un imponente lavoro di recupero, che ha coinvolto 205 professionisti del restauro in tutta Italia, incluso il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” con cui Intesa Sanpaolo ha stabilito da tempo una collaborazione continuativa.
La mostra copre un arco cronologico di quasi 40 secoli, spaziando dall’antichità al contemporaneo fornendo così un ampio panorama del patrimonio artistico italiano. Tra le opere esposte, gli affreschi della Tomba di Henib, dal Museo Egizio di Torino; la preziosa Testa di Basilea, dal Museo
Archeologico Nazionale di Reggio Calabria; il Ritratto di Caterina Balbi Durazzo di Anton Van Dyck, da Palazzo Reale di Genova; San Girolamo penitente di Tiziano, dalla Pinacoteca di Brera; San Daniele nella fossa dei leoni di Pietro da Cortona, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, fino a opere di Morandi, Burri e Twombly. Nella grande varietà non mancano oggetti particolari come il Mantello Tupinambà, realizzato con penne e fibre di cotone, giunto tra XVI e XVII secolo in Italia dal Brasile, oggi conservato alla Pinacoteca Ambrosiana, o il seicentesco Clavicembalo dipinto, dal Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma.
Dal 1989 ad oggi, sono ormai oltre 1300 le opere “restituite” alla collettività: una sorta di ideale museo, con testimonianze che spaziano dalle epoche proto-storiche fino all’età contemporanea, dall’archeologia all’oreficeria, alle arti plastiche e pittoriche. Sono più di 200 i musei, i siti archeologici, le chiese, garanti della destinazione pubblica dei propri tesori, che hanno beneficiato di questo programma, centinaia i laboratori di restauro qualificati, distribuiti da Nord a Sud, incaricati dei restauri ed altrettanti gli studiosi coinvolti nella redazione delle schede storico-critiche per i cataloghi. Un curriculum a cui si aggiungono gli interventi di restauro realizzati su opere di scala monumentale come, ad esempio, i mosaici pavimentali paleocristiani della Basilica di Aquileia, gli affreschi di Altichiero e Avanzo nella Cappella di San
Giacomo nella Basilica del Santo a Padova, gli affreschi di Lanfranco della Cappella di San Gennaro nel Duomo di Napoli, fino al recente restauro della Casa del Manzoni, a Milano, vero e proprio monumento “nazionale”. In quest’ambito inoltre, nel giugno 2009, in concomitanza col compiersi dei vent’anni di attività di Restituzioni, sono stati portati a conclusione i restauri degli affreschi trecenteschi di Stefano Fiorentino nella chiesa dell’Abbazia di Chiaravalle, alle porte di Milano.
Oltre al progetto Restituzioni per la salvaguardia del patrimonio pubblico, Intesa Sanpaolo esprime il suo impegno in ambito culturale anche attraverso la valorizzazione a livello nazionale e internazionale del suo cospicuo e prestigioso patrimonio storico, artistico, architettonico e archivistico, in particolare nelle tre sedi delle Gallerie d’Italia a Milano, Napoli e Vicenza, nell’intento di condividerlo con la collettività. Le iniziative in ambito culturale si concretizzano in un piano triennale di interventi denominato Progetto Cultura, che prevede mostre, incontri, attività didattiche e formative oltre ad attività sinergiche con altre importanti istituzioni culturali nazionali e internazionali.
INFORMAZIONI MOSTRA
Sede
Reggia di Venaria, Sala delle Arti
Piazza della Repubblica, 4, 10078 Venaria Reale (TO)
Apertura
Le biglietterie e gli ingressi chiudono un’ora prima rispetto agli orari sotto indicati.
Lunedì: giorno di chiusura (tranne eventuali giorni festivi)
Da martedì a venerdì: dalle ore 9.00 alle 17.00
Sabato, domenica e festivi: dalle ore 9.00 alle 18.30.
La Reggia e le Mostre sono aperte nei giorni Festivi, con gli stessi orari della domenica: Pasqua e Pasquetta, Festa della Liberazione (25 aprile), Festa del Lavoro (1° maggio), Festa della Repubblica (2 giugno), Ferragosto (15 agosto),
Restano aperte, ma secondo l'orario settimanale, il giorno di Sant'Eusebio, Patrono di Venaria Reale (14 agosto).
Consultare il sito www.lavenaria.it per altre eventuali aperture speciali stagionali.
Biglietti mostra
Intero: 10 euro
Ridotto: 8 euro Gruppi di min. 12 persone, maggiori di 65 anni, titolari di un biglietto di una delle sedi di Gallerie d’Italia emesso nel periodo di durata della mostra, clienti e dipendenti di Intesa Sanpaolo.
Ridotto over 6 under 21: 6 euro Ragazzi dai 6 ai 20 anni
Universitari under 26: 6 euro
Scuole: 3 euro Classi minimo di 18 studenti, ingresso gratuito per 2 accompagnatori ogni 27 studenti
Gratuito Minori di 6 anni
Consultare il sito www.lavenaria.it per l’elenco completo delle riduzioni e gratuità
Informazioni
www.restituzioni.com
www.lavenaria.it
di Napoli Magazine
28/03/2018 - 17:06
Torino - È in corso alla Reggia di Venaria fino al 16 settembre 2018 l’esposizione conclusiva della XVIII edizione di Restituzioni, il programma di salvaguardia e valorizzazione che Intesa Sanpaolo conduce da quasi trent’anni a favore del patrimonio artistico nazionale.
In Campania il programma Restituzioni ha permesso il recupero di importanti opere d’arte, oggi esposte in mostra, rappresentative della storia del territorio e della ricchezza delle sue collezioni:
· Ignoto pittore campano
Crocifissione, terzo quarto del XIII secolo. Tempera e oro su tavola (legno di quercia); 110 x 77 cm
Napoli, Basilica di San Domenico Maggiore, cappellone del Crocifisso
Nel 1929 la tavola fu restaurata da Stanislao Troiano per conto della Sovrintendenza e poi pubblicata nel 1931 da Sergio Ortolani, che l’attribuì a «un pittore bizantineggiante, e non già bizantino», campano, attivo prima del 1273 e del citato miracolo di San Tommaso, rientrato a Napoli nel 1272 e morto poi nel 1274. A valle del restauro nell’ambito di Restituzioni, che gli ha restituito leggibilità ed eliminato la falsa doratura del fondo, la matrice orientale e l’origine locale del dipinto risultano palesi. Oltre alle scritte in latino e alla cornice a ‘bolli’, anche le aureole a pastiglia quadrettate tornano in varie icone locali coeve, come il Crocifisso di Sorrento ora a Capodimonte o le Madonne della chiesa delle Vergini a Cosenza, di Pozzano e di Ripalta, inquadrandosi in un fenomeno di scambi culturali che nel XIII secolo collega il Sud Italia a Cipro, al Sinai e alla Terrasanta grazie ad artisti itineranti sulle rotte delle crociate.
· Angiolillo Arcuccio (documentato a Napoli dal 1464 al 1492)
Trittico (Madonna con Bambino in trono, San Giovanni Battista, Sant’Antonio abate nel registro inferiore; Dio Padre benedicente, Angelo annunciante, Maria Vergine annunciata nel registro superiore). Trittico su tavola (legno di pioppo); 242 x 204,5 (misure complessive); 242 x 102 cm (scomparto centrale), 242 x 52 cm (scomparto sinistro), 242 x 50,5 cm (scomparto destro)
Napoli, Basilica di San Domenico Maggiore
La ricchezza cromatica rivelata dal restauro condotto in occasione di Restituzioni rende a questo trittico, proveniente dalla chiesa di San Domenico Maggiore, il giusto risalto nel corpus delle opere di Angiolillo Arcuccio, un maestro ‘minore’, documentato come pittore e miniatore a Napoli e in alcuni importanti centri dell’entroterra campano fra il 1464 e il 1492. Angiolillo definì una sua formula pittorica, declinata in una cospicua produzione di tavole e polittici, abitati da santi con volti dai tratti marcati da lumeggiature e Madonne cristallizzate nel bozzolo di vesti riccamente decorate
· La Nike di Capua
Fine del I secolo - inizi del II secolo d.C. Marmo proconnesio; 205 x 45 cm
Santa Maria Capua Vetere (Caserta), Museo Archeologico dell’Antica Capua
In marmo proconnesio, la scultura rappresenta una giovane donna stante, resa di prospetto; il peso del
corpo posa sulla gamba sinistra avanzata, mentre la destra è leggermente arretrata e flessa. La statua raffigura la dea in discesa dal volo mentre appoggia i piedi nudi, di cui solo uno è parzialmente conservato, su un plinto, anch’esso lacunoso, che plausibilmente doveva rappresentare una roccia o la sommità di una rupe. Dall’analisi di diversi elementi, quali la datazione, il tipo di marmo e le dimensioni, si ipotizza che la Nike, venerata perlopiù quale dea della vittoria sia in guerra sia in gare atletiche, era parte dell’apparato decorativo dell’Anfiteatro Campano. L’opera è stata oggetto di un intervento conservativo e ricostruttivo, promosso dal Polo Museale della Campania.
· Manifattura di Ludwigsburg (attiva tra 1758 e 1824)
Specchiera, 1765-1770. Porcellana dipinta e dorata; 150 x 89 cm
Napoli, Museo Duca di Martina e Villa Floridiana (inv. 1802)
La specchiera è composta da ventidue elementi mistilinei in porcellana bianca che incorniciano lo specchio, arricchiti da volute e fregi che culminano in una cimasa su cui poggiano, in posizione seduta, una figura maschile che abbraccia una fenice e una femminile che molto probabilmente reggeva un parasole, di cui resta un frammento dell’asta. Sulla cornice inferiore, invece, è seduto un fanciullo che con la destra suona un tamburo e con la sinistra regge un parasole e accanto ha una scimmietta. Le figure indossano abiti “alla turca” e su tutta la cornice sono applicati fiori, frutta e tralci di foglie che, come tutti gli altri elementi in rilievo, sono in porcellana dipinta a smalti policromi. Dovrebbe aver fatto parte del famoso salottino di porcellana della regina Maria Amalia, realizzato nella Real Fabbrica di Capodimonte (1743-1759) tra il 1757 e il 1759 per la Reggia di Portici e poi trasferito nel 1866 in quella di Capodimonte.
· Giovanni Battista (Battistello) Caracciolo (Napoli, 1578 - 1635)
Cristo legato alla colonna, 1625 ca. Olio su tela, 183,5 × 130 cm.
Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte (inv. Q 1780)
Il dipinto occupa una posizione rilevante nella letteratura su Battistello e, più in generale, sul primo naturalismo meridionale in virtù dell’ovvio rapporto che il suo soggetto intrattiene con quel fondamentale capolavoro del primo tempo napoletano di Caravaggio che è la Flagellazione di Cristo del 1607, oggi anch’essa a Capodimonte. Il restauro realizzato nell’ambito di Restituzioni ha portato a nuova luce la colonna del supplizio e il gioco di mani tra il carnefice e la sua vittima e ha risarcito sapientemente i lievi passaggi cromatici, compromessi da diffuse piccole lacune e abrasioni.
· Giovanni Bellini (Venezia, 1430 ca - Venezia, 1516)
La Trasfigurazione*, 1478-1479 ca. Olio su tavola; 117 x 149,7 cm
Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte (inv. Q 1930, n. 56)
La scena raffigurata è riferita dal racconto evangelico. Cristo sale sul monte assieme a Pietro, Giacomo e Giovanni e rivela per la prima volta agli apostoli la sua natura divina: il suo aspetto si trasfigura, il volto emana una luce radiosa, le vesti sono di un biancore abbagliante e conversa con i profeti Elia e Mosè che improvvisamente gli appaiono accanto; quindi dall’alto compare una nube dalla quale la voce di Dio padre proclama «Questi è il Figlio mio, l’eletto». Le osservazioni e le indagini scientifiche realizzate in occasione del restauro nell’ambito di Restituzioni hanno messo in evidenza numerose nuove acquisizioni rispetto agli studi precedenti, chiarendo alcuni aspetti di centrale importanza in merito allo stato di conservazione dell’opera e all’autografia di alcune stesure, che in passato era stata messa in dubbio. L’opera, non esposta in mostra, è sottoposta ad un lungo e attento restauro in corso presso il Laboratorio di Restauro del Museo di Capodimonte, Napoli.
La mostra La fragilità della bellezza. Tiziano, Van Dyck, Twombly e altri 200 capolavori restaurati, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, organizzata in collaborazione con il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, resterà aperta al pubblico fino al 16 settembre 2018. L’esposizione presenta 80 nuclei di opere, per un totale di 212 manufatti restaurati grazie a Intesa Sanpaolo nel biennio 2016-2017. Le opere appartengono a 17 regioni italiane: oltre a Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Liguria, Toscana, Abruzzo, Lazio, Campania, Calabria e Puglia, già interessate nelle precedenti edizioni, per la prima volta sono state coinvolte Friuli Venezia Giulia, Umbria, Basilicata, Molise, Sardegna e si conta anche una presenza estera, proveniente da Dresda.
In questa edizione Intesa Sanpaolo ha collaborato con 44 enti di tutela (Soprintendenze, Poli Museali e Musei autonomi) e sono 63 gli enti proprietari. Un imponente lavoro di recupero, che ha coinvolto 205 professionisti del restauro in tutta Italia, incluso il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” con cui Intesa Sanpaolo ha stabilito da tempo una collaborazione continuativa.
La mostra copre un arco cronologico di quasi 40 secoli, spaziando dall’antichità al contemporaneo fornendo così un ampio panorama del patrimonio artistico italiano. Tra le opere esposte, gli affreschi della Tomba di Henib, dal Museo Egizio di Torino; la preziosa Testa di Basilea, dal Museo
Archeologico Nazionale di Reggio Calabria; il Ritratto di Caterina Balbi Durazzo di Anton Van Dyck, da Palazzo Reale di Genova; San Girolamo penitente di Tiziano, dalla Pinacoteca di Brera; San Daniele nella fossa dei leoni di Pietro da Cortona, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, fino a opere di Morandi, Burri e Twombly. Nella grande varietà non mancano oggetti particolari come il Mantello Tupinambà, realizzato con penne e fibre di cotone, giunto tra XVI e XVII secolo in Italia dal Brasile, oggi conservato alla Pinacoteca Ambrosiana, o il seicentesco Clavicembalo dipinto, dal Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma.
Dal 1989 ad oggi, sono ormai oltre 1300 le opere “restituite” alla collettività: una sorta di ideale museo, con testimonianze che spaziano dalle epoche proto-storiche fino all’età contemporanea, dall’archeologia all’oreficeria, alle arti plastiche e pittoriche. Sono più di 200 i musei, i siti archeologici, le chiese, garanti della destinazione pubblica dei propri tesori, che hanno beneficiato di questo programma, centinaia i laboratori di restauro qualificati, distribuiti da Nord a Sud, incaricati dei restauri ed altrettanti gli studiosi coinvolti nella redazione delle schede storico-critiche per i cataloghi. Un curriculum a cui si aggiungono gli interventi di restauro realizzati su opere di scala monumentale come, ad esempio, i mosaici pavimentali paleocristiani della Basilica di Aquileia, gli affreschi di Altichiero e Avanzo nella Cappella di San
Giacomo nella Basilica del Santo a Padova, gli affreschi di Lanfranco della Cappella di San Gennaro nel Duomo di Napoli, fino al recente restauro della Casa del Manzoni, a Milano, vero e proprio monumento “nazionale”. In quest’ambito inoltre, nel giugno 2009, in concomitanza col compiersi dei vent’anni di attività di Restituzioni, sono stati portati a conclusione i restauri degli affreschi trecenteschi di Stefano Fiorentino nella chiesa dell’Abbazia di Chiaravalle, alle porte di Milano.
Oltre al progetto Restituzioni per la salvaguardia del patrimonio pubblico, Intesa Sanpaolo esprime il suo impegno in ambito culturale anche attraverso la valorizzazione a livello nazionale e internazionale del suo cospicuo e prestigioso patrimonio storico, artistico, architettonico e archivistico, in particolare nelle tre sedi delle Gallerie d’Italia a Milano, Napoli e Vicenza, nell’intento di condividerlo con la collettività. Le iniziative in ambito culturale si concretizzano in un piano triennale di interventi denominato Progetto Cultura, che prevede mostre, incontri, attività didattiche e formative oltre ad attività sinergiche con altre importanti istituzioni culturali nazionali e internazionali.
INFORMAZIONI MOSTRA
Sede
Reggia di Venaria, Sala delle Arti
Piazza della Repubblica, 4, 10078 Venaria Reale (TO)
Apertura
Le biglietterie e gli ingressi chiudono un’ora prima rispetto agli orari sotto indicati.
Lunedì: giorno di chiusura (tranne eventuali giorni festivi)
Da martedì a venerdì: dalle ore 9.00 alle 17.00
Sabato, domenica e festivi: dalle ore 9.00 alle 18.30.
La Reggia e le Mostre sono aperte nei giorni Festivi, con gli stessi orari della domenica: Pasqua e Pasquetta, Festa della Liberazione (25 aprile), Festa del Lavoro (1° maggio), Festa della Repubblica (2 giugno), Ferragosto (15 agosto),
Restano aperte, ma secondo l'orario settimanale, il giorno di Sant'Eusebio, Patrono di Venaria Reale (14 agosto).
Consultare il sito www.lavenaria.it per altre eventuali aperture speciali stagionali.
Biglietti mostra
Intero: 10 euro
Ridotto: 8 euro Gruppi di min. 12 persone, maggiori di 65 anni, titolari di un biglietto di una delle sedi di Gallerie d’Italia emesso nel periodo di durata della mostra, clienti e dipendenti di Intesa Sanpaolo.
Ridotto over 6 under 21: 6 euro Ragazzi dai 6 ai 20 anni
Universitari under 26: 6 euro
Scuole: 3 euro Classi minimo di 18 studenti, ingresso gratuito per 2 accompagnatori ogni 27 studenti
Gratuito Minori di 6 anni
Consultare il sito www.lavenaria.it per l’elenco completo delle riduzioni e gratuità
Informazioni
www.restituzioni.com
www.lavenaria.it