La Campania ha fatto incetta di riconoscimenti nella finalissima del Premio letterario nazionale “Città di Bolzano”, organizzato dalla sede del capoluogo altoatesino della Società Dante Alighieri, che si è svolta sabato scorso a Castel Mareccio. Maria Laura Cinquegrana, laureata in psicologia, (risultata anche la più giovane tra i finalisti) di Orta di Atella (Caserta) è risultata prima assoluta nella sezione saggistica con “Il prezzo del patriarcato - Mercificazione dei corpi e disturbi post-traumatici” (Erickson Direct Publishing) riguardante il tema di grande attualità della violenza maschile contro le donne. Sempre nella stessa sezione, il giornalista Marco Liguori di Napoli ha ottenuto il quarto posto con il saggio storico “Caterina Costa, la nave dei misteri” (De Ferrari Editore) in cui racconta la vicenda drammatica dell’esplosione del mercantile “Caterina Costa” avvenuta il 28 marzo 1943 nel Porto di Napoli, durante la Seconda guerra mondiale, che trasportava carburanti e munizioni a Biserta nell’ultimo fronte nordafricano che vedeva contrapposte le truppe italo-tedesche agli Alleati anglo-americani. Un risultato molto importante per entrambi, se si pensa che hanno partecipato 208 concorrenti.
Il libro di Cinquegrana ha trattato il tema della violenza di genere, attraverso l’esposizione di dati scientifici e testimonianze molto toccanti. La giuria ha espresso la seguente motivazione per il primo posto: «Il libro è ben curato sotto tutti gli aspetti editoriali, compresa la grafica di copertina, ma sobrio come dev'essere un saggio. La prosa è piana, la leggibilità ottima».
Un volume per addetti ai lavori oppure si rivolge anche al grande pubblico? «È un libro tecnico-scientifico – risponde Cinquegrana – ma allo stesso tempo ho cercato di usare un linguaggio semplice e chiaro per renderlo accessibile a tutti, non solo a psicologi e sociologi. Il mio intento era la diffusione e la sensibilizzazione di più persone possibili a queste tematiche così drammatiche, come la tratta e lo sfruttamento sessuale». L’autrice ha voluto stimolare riflessioni rilevanti per cercare di incoraggiare un vero e proprio cambiamento sociale verso una nuova cultura basata sull’amore, il rispetto e l’educazione emotiva positiva.
Il libro di Liguori è giunto al suo 20° riconoscimento ufficiale, tra vittorie e altri piazzamenti, in poco più di due anni dalla pubblicazione. «La vicenda della “Caterina Costa” – spiega l’autore – era sconosciuta ai membri della commissione giudicatrice e ai presenti in sala. Anche quando ho presentato il mio saggio a Napoli diverse persone non la conoscevano: c’è stato un fenomeno di rimozione della memoria collettiva di una tragedia che è costata oltre 600 morti e più di 3mila feriti, che è solo una stima poiché la censura di guerra fascista diede cifre risibili di 65 morti e 1200 feriti e i quotidiani non riportarono la notizia per diversi giorni». I membri della giuria lo hanno definito come «un libro che si legge come un giallo, ma presenta una ricca scelta di fonti d’archivio e bibliografica come si addice a un saggio storico» e hanno chiesto all’autore com’è nata l’idea. «Il libro è nato dai racconti dei miei nonni e di mia mamma che abitavano alla Ferrovia, non lontani dalla Darsena dov’era attraccata la nave: poi ho sviluppato il mio lavoro nell’Archivio di Stato di Napoli, quello Centrale di Roma, quello della Fondazione Ansaldo e dell’Ufficio storico della Marina». Una vicenda ancora avvolta nel mistero, ma c’è una causa che potrebbe configurarsi come quella che ha scatenato l’incendio e l’esplosione? «Nei documenti è riportato – conclude Liguori – che nell’ultimo viaggio verso Napoli ci fu un incendio nella stiva di poppa a causa di una tubolatura di vapore difettosa. In quella stessa stiva, il 28 marzo 1943, avvenne l’incendio: non la prova della “pistola fumante”, ma può essere molto vicina alla realtà».
di Napoli Magazine
05/12/2025 - 09:17
La Campania ha fatto incetta di riconoscimenti nella finalissima del Premio letterario nazionale “Città di Bolzano”, organizzato dalla sede del capoluogo altoatesino della Società Dante Alighieri, che si è svolta sabato scorso a Castel Mareccio. Maria Laura Cinquegrana, laureata in psicologia, (risultata anche la più giovane tra i finalisti) di Orta di Atella (Caserta) è risultata prima assoluta nella sezione saggistica con “Il prezzo del patriarcato - Mercificazione dei corpi e disturbi post-traumatici” (Erickson Direct Publishing) riguardante il tema di grande attualità della violenza maschile contro le donne. Sempre nella stessa sezione, il giornalista Marco Liguori di Napoli ha ottenuto il quarto posto con il saggio storico “Caterina Costa, la nave dei misteri” (De Ferrari Editore) in cui racconta la vicenda drammatica dell’esplosione del mercantile “Caterina Costa” avvenuta il 28 marzo 1943 nel Porto di Napoli, durante la Seconda guerra mondiale, che trasportava carburanti e munizioni a Biserta nell’ultimo fronte nordafricano che vedeva contrapposte le truppe italo-tedesche agli Alleati anglo-americani. Un risultato molto importante per entrambi, se si pensa che hanno partecipato 208 concorrenti.
Il libro di Cinquegrana ha trattato il tema della violenza di genere, attraverso l’esposizione di dati scientifici e testimonianze molto toccanti. La giuria ha espresso la seguente motivazione per il primo posto: «Il libro è ben curato sotto tutti gli aspetti editoriali, compresa la grafica di copertina, ma sobrio come dev'essere un saggio. La prosa è piana, la leggibilità ottima».
Un volume per addetti ai lavori oppure si rivolge anche al grande pubblico? «È un libro tecnico-scientifico – risponde Cinquegrana – ma allo stesso tempo ho cercato di usare un linguaggio semplice e chiaro per renderlo accessibile a tutti, non solo a psicologi e sociologi. Il mio intento era la diffusione e la sensibilizzazione di più persone possibili a queste tematiche così drammatiche, come la tratta e lo sfruttamento sessuale». L’autrice ha voluto stimolare riflessioni rilevanti per cercare di incoraggiare un vero e proprio cambiamento sociale verso una nuova cultura basata sull’amore, il rispetto e l’educazione emotiva positiva.
Il libro di Liguori è giunto al suo 20° riconoscimento ufficiale, tra vittorie e altri piazzamenti, in poco più di due anni dalla pubblicazione. «La vicenda della “Caterina Costa” – spiega l’autore – era sconosciuta ai membri della commissione giudicatrice e ai presenti in sala. Anche quando ho presentato il mio saggio a Napoli diverse persone non la conoscevano: c’è stato un fenomeno di rimozione della memoria collettiva di una tragedia che è costata oltre 600 morti e più di 3mila feriti, che è solo una stima poiché la censura di guerra fascista diede cifre risibili di 65 morti e 1200 feriti e i quotidiani non riportarono la notizia per diversi giorni». I membri della giuria lo hanno definito come «un libro che si legge come un giallo, ma presenta una ricca scelta di fonti d’archivio e bibliografica come si addice a un saggio storico» e hanno chiesto all’autore com’è nata l’idea. «Il libro è nato dai racconti dei miei nonni e di mia mamma che abitavano alla Ferrovia, non lontani dalla Darsena dov’era attraccata la nave: poi ho sviluppato il mio lavoro nell’Archivio di Stato di Napoli, quello Centrale di Roma, quello della Fondazione Ansaldo e dell’Ufficio storico della Marina». Una vicenda ancora avvolta nel mistero, ma c’è una causa che potrebbe configurarsi come quella che ha scatenato l’incendio e l’esplosione? «Nei documenti è riportato – conclude Liguori – che nell’ultimo viaggio verso Napoli ci fu un incendio nella stiva di poppa a causa di una tubolatura di vapore difettosa. In quella stessa stiva, il 28 marzo 1943, avvenne l’incendio: non la prova della “pistola fumante”, ma può essere molto vicina alla realtà».