Mario Rui, ex terzino del Napoli, ha rilasciato un'intervista al quotidiano Tuttosport. Ecco un estratto.
Lei a Napoli è immortale: è stato il vice capitano del terzo scudetto. Che effetto le fa?
"Immortale è una parola forte, forse troppo grande per me. Sono stato fortunato: lo scudetto lì è una gioia immensa, indescrivibile. È travolgente. Principalmente ricordo che le basi per quel trionfo le mettemmo in ritiro: erano andati via tanti giocatori importanti per la squadra. A Dimaro ci siamo uniti e compattati, abbiamo fatto un patto. C’era tanta gente che dubitava di noi, tranne Spalletti. In ritiro ci siamo uniti e siamo diventati un gruppo fortissimo, stavamo proprio bene insieme".
A proposito di strani effetti, ora c’è Luciano Spalletti alla Juve. Che reazione ha avuto quando l’ha saputo?
"Non mi sono stupito: è il migliore, l’allenatore più affidabile. Alla Juve avevano bisogno di un grande allenatore. Col mister abbiamo trascorso tanti momenti stupendi: trovarne uno migliore di lui libero era impossibile".
È stato l’allenatore che le ha dato di più in carriera?
"Farei fatica a scegliere tra lui e Sarri. Maurizio mi ha formato tecnicamente e tatticamente, mi ha trasmesso delle conoscenze calcistiche che mi sono portato dietro dappertutto. Spalletti invece è il più completo che io abbia mai avuto, penso sia il migliore per come riesce a gestire ogni aspetto del gruppo: dal campo allo spogliatoio, fino alla comunicazione".
C’è un episodio che rende inscindibile il vostro rapporto?
"Mi portò a Roma, ma mi feci subito male in ritiro. Ero a terra psicologicamente, non mi sentivo mai bene dal punto di vista fisico. Lui prima della partita contro il Palermo mi ha detto “ti darò fiducia, anche se non stai bene. Te lo meriti per come stai lavorando”. Mi ha voluto bene, non mi ha abbandondato nei momenti più complicati: gli ho dato tutto me stesso, ma lui mi ha ripagato con il suo rispetto e la sua stima".
Ricorda un suo discorso alla squadra? Quando è riuscito ad emozionarla?
"Il bello di Spalletti è questo: lui preparava ogni discorso pre-partita per farci vivere un’emozione forte. Sapeva toccare il cuore, entravi in campo e volavi. Il merito di quello scudetto ritengo sia suo all’80%: basti pensare che dormiva a Castelvolturno, era il suo bunker. Ha sacrificato tutto per la squadra, anche la sua vita privata".
di Napoli Magazine
05/12/2025 - 08:19
Mario Rui, ex terzino del Napoli, ha rilasciato un'intervista al quotidiano Tuttosport. Ecco un estratto.
Lei a Napoli è immortale: è stato il vice capitano del terzo scudetto. Che effetto le fa?
"Immortale è una parola forte, forse troppo grande per me. Sono stato fortunato: lo scudetto lì è una gioia immensa, indescrivibile. È travolgente. Principalmente ricordo che le basi per quel trionfo le mettemmo in ritiro: erano andati via tanti giocatori importanti per la squadra. A Dimaro ci siamo uniti e compattati, abbiamo fatto un patto. C’era tanta gente che dubitava di noi, tranne Spalletti. In ritiro ci siamo uniti e siamo diventati un gruppo fortissimo, stavamo proprio bene insieme".
A proposito di strani effetti, ora c’è Luciano Spalletti alla Juve. Che reazione ha avuto quando l’ha saputo?
"Non mi sono stupito: è il migliore, l’allenatore più affidabile. Alla Juve avevano bisogno di un grande allenatore. Col mister abbiamo trascorso tanti momenti stupendi: trovarne uno migliore di lui libero era impossibile".
È stato l’allenatore che le ha dato di più in carriera?
"Farei fatica a scegliere tra lui e Sarri. Maurizio mi ha formato tecnicamente e tatticamente, mi ha trasmesso delle conoscenze calcistiche che mi sono portato dietro dappertutto. Spalletti invece è il più completo che io abbia mai avuto, penso sia il migliore per come riesce a gestire ogni aspetto del gruppo: dal campo allo spogliatoio, fino alla comunicazione".
C’è un episodio che rende inscindibile il vostro rapporto?
"Mi portò a Roma, ma mi feci subito male in ritiro. Ero a terra psicologicamente, non mi sentivo mai bene dal punto di vista fisico. Lui prima della partita contro il Palermo mi ha detto “ti darò fiducia, anche se non stai bene. Te lo meriti per come stai lavorando”. Mi ha voluto bene, non mi ha abbandondato nei momenti più complicati: gli ho dato tutto me stesso, ma lui mi ha ripagato con il suo rispetto e la sua stima".
Ricorda un suo discorso alla squadra? Quando è riuscito ad emozionarla?
"Il bello di Spalletti è questo: lui preparava ogni discorso pre-partita per farci vivere un’emozione forte. Sapeva toccare il cuore, entravi in campo e volavi. Il merito di quello scudetto ritengo sia suo all’80%: basti pensare che dormiva a Castelvolturno, era il suo bunker. Ha sacrificato tutto per la squadra, anche la sua vita privata".