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G-FACTOR - G. Lucariello su "NM": "Andiamoci piano, non è l'Apocalisse!"
11.10.2019 19:18 di Napoli Magazine

NAPOLI - Andiamoci piano, non è l’Apocalisse. Potrebbe però diventarlo. Calma e sangue freddo piuttosto, cerchiamo di non far rompere il giocattolo che ha soltanto bisogno di un cambio di marcia, inteso a livello di prestazioni del collettivo e di risultati. Attenzione, dunque, non c’è nessun riferimento al timoniere che in questo periodo è stato messo sotto processo e in discussione con il chiacchiericcio sfrenato alimentato dalla rabbia e da una disperazione a cui bisogna assolutamente porre un freno per non buttare a mare sogni, speranze e progetti che invece occorre portare avanti, ad ogni costo. Significa che non si può alzare la bandiera bianca della resa. Perché tanto scetticismo? Il discorso è semplice. Tuttociò perchè c’è il sospetto o anche la sensazione che i sei punti che dividono il Napoli dalla Juve siano insormontabili, irrecuperabili e che l’attuale stagione possa essere in qualche modo la copia di quella archiviata. E allora? Vale un detto del Trap che amava ripetere “non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ammazzato”, in altre parole come si dice dalle nostre parti calcisticamente parlando “Il Ciuccio è ferito ma non è morto”, vivaddio. E’ chiaro pure che non tiriamo dalla parte di nessuno, ma soltanto della squadra del cuore – che ci si perdoni la ripetizione – è nel cuore di tutti. Ebbene c’è da fare qualcosa o forse più di qualcosa per rimettere il Napoli sui binari che hanno determinato la partitissima con il Liverpool. Come? Non parliamo né di moduli né di schemi e nemmeno di scelte, argomenti di squisita competenza dell’allenatore, ma c’è qualcosa che va esaminato e discusso al di là di qualsiasi attribuzione e responsabilità dei vari ruoli sotto il profilo dell’organico tecnico. E tocca dirlo con molta franchezza e senza peli sulla lingua, insomma non si può nascondere che il primo problema di cui soffre il Napoli è quello della condizione fisico-atletica, mettiamocelo bene in testa. Di prove e controprove ne abbiamo avute anche diverse: la squadra gioca un solo tempo per partita, il primo o il secondo, e i giocatori – e non occorre molta attenzione per rendersene conto – arrivano sempre in ritardo sui palloni rispetto agli avversari. E’ un deficit piuttosto evidente e che si trasforma anche in mancanza di aggressività, di rapidità nelle giocate e nell’intensità, tre elementi che ti consentono di far emergere le superiori qualità calcistiche nei confronti degli avversari, di qualsiasi livello. C’è bisogno quindi di ritrovare la condizione fisico-atletica attraverso la preparazione. Vuoi che Ancelotti non lo sappia o non abbia individuato questo problema prioritario? In seconda battuta, ma certamente di grande valenza c’è il problema del turnover, questa rotazione purtroppo inefficace – sarà pure il nuovo orizzonte del calcio moderno come più volte ha sostenuto Ancelotti – che crea soltanto confusione e non soltanto sul terreno di gioco ma soprattutto nella testa dei giocatori. Magari una rotazione ragionata può produrre risvolti positivi, anzichè assumere gli aspetti di una giostra volante. Ancelotti ha parlato anche di duttilità dei giocatori e cioè ognuno di loro deve essere in grado di rivestire e svolgere più ruoli. D’accordo, ma non più di due, altrimenti si provoca un fuori-giro nella loro testa, come potrebbe già essere capitato a chi in una gara ha giocato sulla trequarti e sulla fascia destra nella partita successiva. O chi dalla trequarti è stato poi spostato nel ruolo di regista, con nessun apprezzabile risultato. Già, il regista. Il mister più volte ha fatto presente che non c’era bisogno di tale figura, ma i fatti dicono il contrario, purtroppo. Il regista manca eccome, come elemento di ordine tecnico e tattico, necessario per la quadra. Infine l’attacco. Partiamo dalle coppie, cioè dei doppioni o presunti tali, ossia due calciatori per ogni ruolo. Ecco l’intoppo, Lozano o Insigne a sinistra? Il giocatore messicano tra l’altro è costato una cifra blù, 50 milioni di sesterzi d’oro, ma non ha ancora trovato una collocazione specifica per valorizzare le sue qualità. Lo hanno perfino accostato a Vargas, calciatore tutto fumo e niente arrosto. Lozano, va chiarito, nel suo ruolo naturale a sinistra, va in rotta di collisione con Insigne. Altre soluzioni da individuare riguardano l’attacco vero e proprio dove c’è il gioco delle doppie coppie: Mertens-Llorente o Mertens-Milik, oppure Llorente-Milik che tra l’altro – quest’ultimo – non dà purtroppo segnali di grande affidabilità. Ci vuole insomma un totale cambio di marcia ma serve anche un intervento di sostegno del Club cioè da parte di De Laurentiis verso Ancelotti per mettere un freno alle ipotesi prospettate della conclusione anticipata di un ciclo, e siamo appena a ottobre.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com 

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G-FACTOR - G. Lucariello su "NM": "Andiamoci piano, non è l'Apocalisse!"

di Napoli Magazine

11/10/2024 - 19:18

NAPOLI - Andiamoci piano, non è l’Apocalisse. Potrebbe però diventarlo. Calma e sangue freddo piuttosto, cerchiamo di non far rompere il giocattolo che ha soltanto bisogno di un cambio di marcia, inteso a livello di prestazioni del collettivo e di risultati. Attenzione, dunque, non c’è nessun riferimento al timoniere che in questo periodo è stato messo sotto processo e in discussione con il chiacchiericcio sfrenato alimentato dalla rabbia e da una disperazione a cui bisogna assolutamente porre un freno per non buttare a mare sogni, speranze e progetti che invece occorre portare avanti, ad ogni costo. Significa che non si può alzare la bandiera bianca della resa. Perché tanto scetticismo? Il discorso è semplice. Tuttociò perchè c’è il sospetto o anche la sensazione che i sei punti che dividono il Napoli dalla Juve siano insormontabili, irrecuperabili e che l’attuale stagione possa essere in qualche modo la copia di quella archiviata. E allora? Vale un detto del Trap che amava ripetere “non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ammazzato”, in altre parole come si dice dalle nostre parti calcisticamente parlando “Il Ciuccio è ferito ma non è morto”, vivaddio. E’ chiaro pure che non tiriamo dalla parte di nessuno, ma soltanto della squadra del cuore – che ci si perdoni la ripetizione – è nel cuore di tutti. Ebbene c’è da fare qualcosa o forse più di qualcosa per rimettere il Napoli sui binari che hanno determinato la partitissima con il Liverpool. Come? Non parliamo né di moduli né di schemi e nemmeno di scelte, argomenti di squisita competenza dell’allenatore, ma c’è qualcosa che va esaminato e discusso al di là di qualsiasi attribuzione e responsabilità dei vari ruoli sotto il profilo dell’organico tecnico. E tocca dirlo con molta franchezza e senza peli sulla lingua, insomma non si può nascondere che il primo problema di cui soffre il Napoli è quello della condizione fisico-atletica, mettiamocelo bene in testa. Di prove e controprove ne abbiamo avute anche diverse: la squadra gioca un solo tempo per partita, il primo o il secondo, e i giocatori – e non occorre molta attenzione per rendersene conto – arrivano sempre in ritardo sui palloni rispetto agli avversari. E’ un deficit piuttosto evidente e che si trasforma anche in mancanza di aggressività, di rapidità nelle giocate e nell’intensità, tre elementi che ti consentono di far emergere le superiori qualità calcistiche nei confronti degli avversari, di qualsiasi livello. C’è bisogno quindi di ritrovare la condizione fisico-atletica attraverso la preparazione. Vuoi che Ancelotti non lo sappia o non abbia individuato questo problema prioritario? In seconda battuta, ma certamente di grande valenza c’è il problema del turnover, questa rotazione purtroppo inefficace – sarà pure il nuovo orizzonte del calcio moderno come più volte ha sostenuto Ancelotti – che crea soltanto confusione e non soltanto sul terreno di gioco ma soprattutto nella testa dei giocatori. Magari una rotazione ragionata può produrre risvolti positivi, anzichè assumere gli aspetti di una giostra volante. Ancelotti ha parlato anche di duttilità dei giocatori e cioè ognuno di loro deve essere in grado di rivestire e svolgere più ruoli. D’accordo, ma non più di due, altrimenti si provoca un fuori-giro nella loro testa, come potrebbe già essere capitato a chi in una gara ha giocato sulla trequarti e sulla fascia destra nella partita successiva. O chi dalla trequarti è stato poi spostato nel ruolo di regista, con nessun apprezzabile risultato. Già, il regista. Il mister più volte ha fatto presente che non c’era bisogno di tale figura, ma i fatti dicono il contrario, purtroppo. Il regista manca eccome, come elemento di ordine tecnico e tattico, necessario per la quadra. Infine l’attacco. Partiamo dalle coppie, cioè dei doppioni o presunti tali, ossia due calciatori per ogni ruolo. Ecco l’intoppo, Lozano o Insigne a sinistra? Il giocatore messicano tra l’altro è costato una cifra blù, 50 milioni di sesterzi d’oro, ma non ha ancora trovato una collocazione specifica per valorizzare le sue qualità. Lo hanno perfino accostato a Vargas, calciatore tutto fumo e niente arrosto. Lozano, va chiarito, nel suo ruolo naturale a sinistra, va in rotta di collisione con Insigne. Altre soluzioni da individuare riguardano l’attacco vero e proprio dove c’è il gioco delle doppie coppie: Mertens-Llorente o Mertens-Milik, oppure Llorente-Milik che tra l’altro – quest’ultimo – non dà purtroppo segnali di grande affidabilità. Ci vuole insomma un totale cambio di marcia ma serve anche un intervento di sostegno del Club cioè da parte di De Laurentiis verso Ancelotti per mettere un freno alle ipotesi prospettate della conclusione anticipata di un ciclo, e siamo appena a ottobre.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

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