NAPOLI - Applausi, consensi e strette di mano: evviva a don Aurelio, finalmente voglioso di arrivare al cuore dei napoletani. Fierezza, orgoglio e appartenenza nella sua volontà di collocare il “cavallino rampante” sulle magliette azzurre, il plurisecolare simbolo della città in riva al Golfo, già scelto dall’eroe di guerra Francesco Baracca e riposto sulle ali del suo aeroplano, così come fu adottato – e lo è ancora - “il cavallino” anche sui bolidi della Ferrari vincente. Una lezione storica quella dettata da De Laurentiis che ha ricordato che fu il suo predecessore - il primo presidente del Napoli Giorgio Ascarelli - all’epoca della fondazione del club partenopeo poco dopo l’inizio del secolo scorso, e cioè nel 1926, a far riporre sulle “camisete” dell’epoca il logo della città partenopea, bene così. Dal patron sono arrivati anche lodi e apprezzamenti per Luciano Spalletti, da lui definito in assoluto il migliore condottiero della sua presidenza, nata nel 2004, l’anno della resurrezione del club azzurro. La nuova e lunga strada del Napoli - oggi come oggi - è proiettata in un futuro da consolidare e migliorare: perduta la prima posizione nell’alta classifica, gli azzurri malgrado le toppe e i cerotti guardano davanti a sè con fiducia e incrollabile forza d’animo, scoprendo capacità caratteriali inaspettate nell’intero gruppo, qualità trasmesse alla sua truppa dal comandante del vapore, allineando i suoi giocatori – dal primo all’ultimo - su principi fondamentali sia tecnici che morali: si ama la maglia e non si risparmia l’impegno, una filosofia di lavoro percepita, raccolta e svolta dagli azzurri, combattenti mai domi e con l’unica volontà collettiva, vincere a tutti i costi. Volontà che senza dubbio alcuno vantano e possiedono quelli che finora per un motivo o per un altro, sono dovuti restare fuori a causa di infortuni: oggi tocca al capitano Insigne e ad Anguissa. Ce ne sono ancora altri fermi ai box, non si è invece fermato il Chucky Lozano dopo l’ultimo problema che ha fatto tremare Spalletti e i tifosi azzurri: Lozano è infatti disponibile contro l’Empoli, come già detto, insieme con il capitano Insigne e con il solidissimo Anguissa, un indomito guerriero: uno Spartacus dei nostri anni, senza macchia e senza paura. Che dire di Insegne, Lorenzinho freme e scalpita: vuole riprendere la fascia e trascinare il Napoli, sempre un po’ incerottato le per assenze di Koulibaly e Fabian Ruiz e con calciatori che accusano ancora problematiche, pur se disponibili e in panchina, come potrebbe capitare allo stesso Insegne e ad Anguissa. C’è da pensare però che entrambi saranno della partita e che di loro ci sarà bisogno per domare l’Empoli spregiudicato e coraggioso, ben messo in campo dal Andreazzoli, antico compagno d’armi di Spalletti, a sua volta ancora in tribuna giacchè dovrà scontare la seconda giornata di squalifica. Tra i tanti un altro dubbio nelle scelte: Mertens o Petagna in prima linea?, sicuramente prima l’uno e poi l’altro, vediamo se Spalletti farà così.
Gianfranco Lucariello
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
di Napoli Magazine
12/12/2024 - 13:26
NAPOLI - Applausi, consensi e strette di mano: evviva a don Aurelio, finalmente voglioso di arrivare al cuore dei napoletani. Fierezza, orgoglio e appartenenza nella sua volontà di collocare il “cavallino rampante” sulle magliette azzurre, il plurisecolare simbolo della città in riva al Golfo, già scelto dall’eroe di guerra Francesco Baracca e riposto sulle ali del suo aeroplano, così come fu adottato – e lo è ancora - “il cavallino” anche sui bolidi della Ferrari vincente. Una lezione storica quella dettata da De Laurentiis che ha ricordato che fu il suo predecessore - il primo presidente del Napoli Giorgio Ascarelli - all’epoca della fondazione del club partenopeo poco dopo l’inizio del secolo scorso, e cioè nel 1926, a far riporre sulle “camisete” dell’epoca il logo della città partenopea, bene così. Dal patron sono arrivati anche lodi e apprezzamenti per Luciano Spalletti, da lui definito in assoluto il migliore condottiero della sua presidenza, nata nel 2004, l’anno della resurrezione del club azzurro. La nuova e lunga strada del Napoli - oggi come oggi - è proiettata in un futuro da consolidare e migliorare: perduta la prima posizione nell’alta classifica, gli azzurri malgrado le toppe e i cerotti guardano davanti a sè con fiducia e incrollabile forza d’animo, scoprendo capacità caratteriali inaspettate nell’intero gruppo, qualità trasmesse alla sua truppa dal comandante del vapore, allineando i suoi giocatori – dal primo all’ultimo - su principi fondamentali sia tecnici che morali: si ama la maglia e non si risparmia l’impegno, una filosofia di lavoro percepita, raccolta e svolta dagli azzurri, combattenti mai domi e con l’unica volontà collettiva, vincere a tutti i costi. Volontà che senza dubbio alcuno vantano e possiedono quelli che finora per un motivo o per un altro, sono dovuti restare fuori a causa di infortuni: oggi tocca al capitano Insigne e ad Anguissa. Ce ne sono ancora altri fermi ai box, non si è invece fermato il Chucky Lozano dopo l’ultimo problema che ha fatto tremare Spalletti e i tifosi azzurri: Lozano è infatti disponibile contro l’Empoli, come già detto, insieme con il capitano Insigne e con il solidissimo Anguissa, un indomito guerriero: uno Spartacus dei nostri anni, senza macchia e senza paura. Che dire di Insegne, Lorenzinho freme e scalpita: vuole riprendere la fascia e trascinare il Napoli, sempre un po’ incerottato le per assenze di Koulibaly e Fabian Ruiz e con calciatori che accusano ancora problematiche, pur se disponibili e in panchina, come potrebbe capitare allo stesso Insegne e ad Anguissa. C’è da pensare però che entrambi saranno della partita e che di loro ci sarà bisogno per domare l’Empoli spregiudicato e coraggioso, ben messo in campo dal Andreazzoli, antico compagno d’armi di Spalletti, a sua volta ancora in tribuna giacchè dovrà scontare la seconda giornata di squalifica. Tra i tanti un altro dubbio nelle scelte: Mertens o Petagna in prima linea?, sicuramente prima l’uno e poi l’altro, vediamo se Spalletti farà così.
Gianfranco Lucariello
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