Golazo
GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Gattuso, una persona speciale"
30.12.2020 18:01 di Napoli Magazine

NAPOLI - La squadra è lì, al quinto posto della classifica - nove in meno dalla vetta - con la partita da recuperare con la Juve e non è detto che parta battuta. Certo, fa specie il misero gol segnato nelle ultime tre partite, il golazo di Insigne che è valso il pari con il Toro, ultima stoccata di una strana corrida. Ha perduto negli ultimi tempi un po' delle geometrie che sembravano acquisite e comunque l'assenza forzata di Osimhen s'è rivelata più pesante del previsto, per quella profondità tagliente che il nigeriano sa dare e per l'entusiasmo che trasmette in campo. Sulla squadra stavolta non mi dilungo più di tanto perché vorrei dedicare questa mia rubrica ad una persona speciale, a Gennarino Gattuso. Un uomo d'altri tempi, così si ama definire qualcuno che ha dentro di sé valori e princìpi, sempre più rari nella vita di ogni giorno, riconducibili all'etica dell'onestà che è qualcosa di più profondo del non mettere le mani nelle tasche degli altri: la schiettezza di essere sempre se stesso in ogni circostanza. Anche a volte con modi rudi e frasi non propriamente oxfordiane, comunque assolvibili con un sorriso sulle labbra se solo si pensi al turpiloquio giornaliero cui ci costringono taluni politici, i cosiddetti vip e gli opinionisti di bassa lega e scarsa cultura. Sapevo da tempo, da quando fu costretto ad appendere le scarpe al chiodo, del male che affligge la guida degli azzurri. Un male subdolo, che ti penalizza non soltanto nella vista, che ti indebolisce il corpo. Credo che sia questo il motivo per cui leggiamo che manca soltanto la firma sul prolungamento del contratto. Hai detto niente, sancire un patto è qualcosa che va molto al di là di un nome e cognome in calce ad un documento legale. Credo che sia ragionevole l'attendismo del presidente. E ragionevolmente onesti i dubbi che assillano l'allenatore. Non è certamente una questione di vile pecunia. Basti ricordare tutte le volte in cui Gattuso ha rinunciato agli emolumenti purché fossero corrisposti quelli spettanti al suo staff. Un esempio di generosità e rettitudine in un mondo - e non soltanto quello del calcio - sempre più raro, una mosca bianca direi. Da un po' di tempo vedo in tv soltanto la partita. Mi annoiano le interviste. I commenti del dopo. Ed anche certe domande alle quali seguono identiche, stucchevoli risposte. Quando però so che comparirà in video Gennarino, calcolo il tempo e mi risintonizzo. Perché già so che non dirà banalità, che analizzerà con onestà anche gli errori suoi o dei suoi uomini, eventualmente. Che non rasenterà mai la cattiva educazione - Conte docet - e se ci cadrà, sarà pronto a chiedere scusa. Dopo il match con l'Inter ho atteso il suo intervento ed ho pensato: eccolo, ora sbotta con qualche sua originalità verbale. Ed ecco, da uomo di campo, la genuina difesa del vaffa di Insigne all'arbitro. E' vero, ci sono vaffa e vaffa e per esperienza posso affermare che molti arbitri fingono di non aver sentito, quando decidono di non infierire in un momento particolarmente concitato del match. Gennarino che dice ciò che pensa è un bene per il nostro calcio che sembra conosca soltanto le simmetrie tattiche. E' a volte un santone sapiente che suggerisce comportamenti di civiltà anche nei casi in cui l'emotività supera la ragione. Come il richiamo ai tifosi azzurri affranti per la fine di Diego a rispettare le regole del lockdown, a non esagerare. Quanti l'avrebbero fatto? Mi ha toccato nel profondo del cuore l'ultima apparizione in tv di Gennarino: Quel suo togliersi la benda a protezione dell'occhio destro, quella sua denuncia di sofferenza. Ma soprattutto quell'appello ai ragazzini sintetizzabile in quattro parole: la vita è bella.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Gattuso, una persona speciale"

di Napoli Magazine

30/12/2024 - 18:01

NAPOLI - La squadra è lì, al quinto posto della classifica - nove in meno dalla vetta - con la partita da recuperare con la Juve e non è detto che parta battuta. Certo, fa specie il misero gol segnato nelle ultime tre partite, il golazo di Insigne che è valso il pari con il Toro, ultima stoccata di una strana corrida. Ha perduto negli ultimi tempi un po' delle geometrie che sembravano acquisite e comunque l'assenza forzata di Osimhen s'è rivelata più pesante del previsto, per quella profondità tagliente che il nigeriano sa dare e per l'entusiasmo che trasmette in campo. Sulla squadra stavolta non mi dilungo più di tanto perché vorrei dedicare questa mia rubrica ad una persona speciale, a Gennarino Gattuso. Un uomo d'altri tempi, così si ama definire qualcuno che ha dentro di sé valori e princìpi, sempre più rari nella vita di ogni giorno, riconducibili all'etica dell'onestà che è qualcosa di più profondo del non mettere le mani nelle tasche degli altri: la schiettezza di essere sempre se stesso in ogni circostanza. Anche a volte con modi rudi e frasi non propriamente oxfordiane, comunque assolvibili con un sorriso sulle labbra se solo si pensi al turpiloquio giornaliero cui ci costringono taluni politici, i cosiddetti vip e gli opinionisti di bassa lega e scarsa cultura. Sapevo da tempo, da quando fu costretto ad appendere le scarpe al chiodo, del male che affligge la guida degli azzurri. Un male subdolo, che ti penalizza non soltanto nella vista, che ti indebolisce il corpo. Credo che sia questo il motivo per cui leggiamo che manca soltanto la firma sul prolungamento del contratto. Hai detto niente, sancire un patto è qualcosa che va molto al di là di un nome e cognome in calce ad un documento legale. Credo che sia ragionevole l'attendismo del presidente. E ragionevolmente onesti i dubbi che assillano l'allenatore. Non è certamente una questione di vile pecunia. Basti ricordare tutte le volte in cui Gattuso ha rinunciato agli emolumenti purché fossero corrisposti quelli spettanti al suo staff. Un esempio di generosità e rettitudine in un mondo - e non soltanto quello del calcio - sempre più raro, una mosca bianca direi. Da un po' di tempo vedo in tv soltanto la partita. Mi annoiano le interviste. I commenti del dopo. Ed anche certe domande alle quali seguono identiche, stucchevoli risposte. Quando però so che comparirà in video Gennarino, calcolo il tempo e mi risintonizzo. Perché già so che non dirà banalità, che analizzerà con onestà anche gli errori suoi o dei suoi uomini, eventualmente. Che non rasenterà mai la cattiva educazione - Conte docet - e se ci cadrà, sarà pronto a chiedere scusa. Dopo il match con l'Inter ho atteso il suo intervento ed ho pensato: eccolo, ora sbotta con qualche sua originalità verbale. Ed ecco, da uomo di campo, la genuina difesa del vaffa di Insigne all'arbitro. E' vero, ci sono vaffa e vaffa e per esperienza posso affermare che molti arbitri fingono di non aver sentito, quando decidono di non infierire in un momento particolarmente concitato del match. Gennarino che dice ciò che pensa è un bene per il nostro calcio che sembra conosca soltanto le simmetrie tattiche. E' a volte un santone sapiente che suggerisce comportamenti di civiltà anche nei casi in cui l'emotività supera la ragione. Come il richiamo ai tifosi azzurri affranti per la fine di Diego a rispettare le regole del lockdown, a non esagerare. Quanti l'avrebbero fatto? Mi ha toccato nel profondo del cuore l'ultima apparizione in tv di Gennarino: Quel suo togliersi la benda a protezione dell'occhio destro, quella sua denuncia di sofferenza. Ma soprattutto quell'appello ai ragazzini sintetizzabile in quattro parole: la vita è bella.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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