Pepe Reina, ex portiere del Napoli, ha rilasciato un'intervista all'Ambasciata di Spagna in Italia. Ecco un estratto.
"Hai vissuto quattro anni a Napoli, una città famosa per la sua passione e calore. Che ricordi hai di quel periodo?
Napoli è stata una città che ha conquistato profondamente sia me che la mia famiglia. La gente somiglia molto a quella del sud della Spagna e quella quotidianità, che all'inizio può sembrare un po' caotica, finisce per affascinarti completamente. E' successo proprio così anche a noi, come dice infatti un popolare detto napoletano: "A Napoli si piange due volte, una quando arrivi e un'altra quando te ne vai".
Il famoso scudetto perso in albergo una delle delusioni più grandi della tua carriera?
"Abbiamo totalizzato 91 punti senza però vincere il campionato, un fatto mai accaduto prima nella storia della Serie A. Tuttavia, grazie al gruppo competitivo e umano che formavamo, non potrei mai definire quell'anno una delusione, anzi, al contrario".
Nel 2018 ti trasferisci a Milano, una città molto diversa rispetto a Napoli sia dal punto di vista calcistico che culturale. Come hai vissuto questa transizione?
"Il Milan è uno dei club storici più importanti d'Europa e ci sono arrivato con grandi aspettative. Le circostanze non mi hanno purtroppo permesso di vivere l'esperienza nel modo in cui mi aspettavo ma, nonostante ciò, conservo un ricordo molto positivo delle persone che ho avuto la fortuna di conoscere in quel periodo".
Il 2020 è stato un anno particolare, con la pandemia che ha cambiato il mondo e con il tuo ritorno in Italia dopo una parentesi di sei mesi in Inghilterra. Come ti sei adattato alla vita a Roma e quale aspetto della città ricordi con maggior affetto?
"L'anno della pandemia ha cambiato il mondo e ha trasformato tutti noi. Io e la mia famiglia ci siamo adattati con facilità alla vita a Roma grazie alla nostra conoscenza del Paese, della lingua, della gastronomia e di tutti quegli aspetti quotidiani che rendono l'esperienza più semplice e piacevole. Sono rimasto affascinato dall'aspetto architettonico e culturale della città e ricordo con emozione il romanticismo che pervade molti dei suoi angoli più suggestivi".
Dopo aver vissuto in queste tre metropoli, lo scorso anno hai conosciuto una realtàcompletamente diversa quale è Como. Cosa ti ha colpito di più del progetto della proprietà più ricca del calcio italiano?
"Como è una città speciale, pittoresca e affascinante. Avere lo stadio vicino al mitico lago le conferisce un'atmosfera unica. Il progetto è molto ambizioso e il direttore d'orchestra, oltre ad essere un mio amico, si sta dimostrando la scelta migliore per questo ruolo. Cesc Fabregas, mio ex compagno di squadra, è ora una fonte di ispirazione per quello che rappresenta il mio nuovo progetto e la mia nuova carriera professionale".
Dal 2005 al 2018 hai fatto parte della miglior epoca della storia della nazionale spagnola. Dovessi trovare una parola per descrivere rispettivamente Euro 2008, Mondiale 2010 ed Euro 2012, quali useresti?
"EURO 2008: Conquista; MONDIALI 2010: Sogno; EURO 2012: Record".
Il passato 11 luglio è stato il 15° anniversario della vittoria del Campionato del Mondo 2010. Cosa ha significato per te essere uno dei protagonisti della prima leggendaria Coppa del Mondo nella storia della nazionale spagnola di calcio?
"Un privilegio, il sogno diventato realtà di ogni bambino che gioca a calcio e ha la fortuna di raggiungere il vertice insieme a un gruppo di amici che sono riusciti a unire e a donare grande gioia al Paese in un momento in cui ne aveva bisogno".
Quali sono stati i momenti più indimenticabili di quell'incredibile avventura?
"Conservo nella memoria infiniti momenti, sia dentro che fuori dal campo. Alcuni sono impressi in modo vivido ed altri possono sembrare insignificanti, ma tutti sono estremamente speciali per il valore che hanno avuto nel percorso verso ciò che stavamo per conquistare".
Come reputi si stia avvicinando il paese alla Coppa del Mondo del 2030 che verrà disputata in nove diverse città spagnole?
"La Spagna è un Paese straordinario, perfettamente preparato ad ospitare un evento di questa portata. Lo ha già dimostrato in passato e, da allora, non ha mai smesso di confermare la sua eccellenza organizzativa e la sua capacità sociale di accogliere grandi manifestazioni sportive e di intrattenimento. La gente attende questo momento con grande entusiasmo e aspettativa, perché qui il calcio occupa un ruolo centrale nella vita quotidiana delle persone".
Dallo scorso luglio sei tornato a vivere in Spagna e alleni l'Under 19 del Villlareal. Sarai un allenatore più tattico, influenzato dalla scuola italiana, o più legato alla filosofia che ti ha formato a La Masia? E a quale, dei grandi allenatori che hai avuto nel corso della tua carriera, ti piacerebbe ispirarti?
"Mi considero un privilegiato ad aver avuto l'opportunità di lavorare con alcuni dei migliori allenatori della storia del calcio. Tuttavia, mi identifico profondamente con la filosofia di Maurizio Sarri e mi piacerebbe avvicinarmi al suo stile di gioco e al suo modo di gestire lo spogliatoio".
Qualsiasi tuo ex compagno di squadra ti ricorda, oltre che come un grandissimo portiere, come una persona estremamente simpatica e un grande uomo spogliatoio. Dovessi invece scegliere tu cinque ex compagni con cui passare una serata, chi sceglieresti?
"David Villa, Santi Cazorla, Cesc Fabregas, Fernando Torres e Albert Riera".
di Napoli Magazine
14/10/2025 - 13:31
Pepe Reina, ex portiere del Napoli, ha rilasciato un'intervista all'Ambasciata di Spagna in Italia. Ecco un estratto.
"Hai vissuto quattro anni a Napoli, una città famosa per la sua passione e calore. Che ricordi hai di quel periodo?
Napoli è stata una città che ha conquistato profondamente sia me che la mia famiglia. La gente somiglia molto a quella del sud della Spagna e quella quotidianità, che all'inizio può sembrare un po' caotica, finisce per affascinarti completamente. E' successo proprio così anche a noi, come dice infatti un popolare detto napoletano: "A Napoli si piange due volte, una quando arrivi e un'altra quando te ne vai".
Il famoso scudetto perso in albergo una delle delusioni più grandi della tua carriera?
"Abbiamo totalizzato 91 punti senza però vincere il campionato, un fatto mai accaduto prima nella storia della Serie A. Tuttavia, grazie al gruppo competitivo e umano che formavamo, non potrei mai definire quell'anno una delusione, anzi, al contrario".
Nel 2018 ti trasferisci a Milano, una città molto diversa rispetto a Napoli sia dal punto di vista calcistico che culturale. Come hai vissuto questa transizione?
"Il Milan è uno dei club storici più importanti d'Europa e ci sono arrivato con grandi aspettative. Le circostanze non mi hanno purtroppo permesso di vivere l'esperienza nel modo in cui mi aspettavo ma, nonostante ciò, conservo un ricordo molto positivo delle persone che ho avuto la fortuna di conoscere in quel periodo".
Il 2020 è stato un anno particolare, con la pandemia che ha cambiato il mondo e con il tuo ritorno in Italia dopo una parentesi di sei mesi in Inghilterra. Come ti sei adattato alla vita a Roma e quale aspetto della città ricordi con maggior affetto?
"L'anno della pandemia ha cambiato il mondo e ha trasformato tutti noi. Io e la mia famiglia ci siamo adattati con facilità alla vita a Roma grazie alla nostra conoscenza del Paese, della lingua, della gastronomia e di tutti quegli aspetti quotidiani che rendono l'esperienza più semplice e piacevole. Sono rimasto affascinato dall'aspetto architettonico e culturale della città e ricordo con emozione il romanticismo che pervade molti dei suoi angoli più suggestivi".
Dopo aver vissuto in queste tre metropoli, lo scorso anno hai conosciuto una realtàcompletamente diversa quale è Como. Cosa ti ha colpito di più del progetto della proprietà più ricca del calcio italiano?
"Como è una città speciale, pittoresca e affascinante. Avere lo stadio vicino al mitico lago le conferisce un'atmosfera unica. Il progetto è molto ambizioso e il direttore d'orchestra, oltre ad essere un mio amico, si sta dimostrando la scelta migliore per questo ruolo. Cesc Fabregas, mio ex compagno di squadra, è ora una fonte di ispirazione per quello che rappresenta il mio nuovo progetto e la mia nuova carriera professionale".
Dal 2005 al 2018 hai fatto parte della miglior epoca della storia della nazionale spagnola. Dovessi trovare una parola per descrivere rispettivamente Euro 2008, Mondiale 2010 ed Euro 2012, quali useresti?
"EURO 2008: Conquista; MONDIALI 2010: Sogno; EURO 2012: Record".
Il passato 11 luglio è stato il 15° anniversario della vittoria del Campionato del Mondo 2010. Cosa ha significato per te essere uno dei protagonisti della prima leggendaria Coppa del Mondo nella storia della nazionale spagnola di calcio?
"Un privilegio, il sogno diventato realtà di ogni bambino che gioca a calcio e ha la fortuna di raggiungere il vertice insieme a un gruppo di amici che sono riusciti a unire e a donare grande gioia al Paese in un momento in cui ne aveva bisogno".
Quali sono stati i momenti più indimenticabili di quell'incredibile avventura?
"Conservo nella memoria infiniti momenti, sia dentro che fuori dal campo. Alcuni sono impressi in modo vivido ed altri possono sembrare insignificanti, ma tutti sono estremamente speciali per il valore che hanno avuto nel percorso verso ciò che stavamo per conquistare".
Come reputi si stia avvicinando il paese alla Coppa del Mondo del 2030 che verrà disputata in nove diverse città spagnole?
"La Spagna è un Paese straordinario, perfettamente preparato ad ospitare un evento di questa portata. Lo ha già dimostrato in passato e, da allora, non ha mai smesso di confermare la sua eccellenza organizzativa e la sua capacità sociale di accogliere grandi manifestazioni sportive e di intrattenimento. La gente attende questo momento con grande entusiasmo e aspettativa, perché qui il calcio occupa un ruolo centrale nella vita quotidiana delle persone".
Dallo scorso luglio sei tornato a vivere in Spagna e alleni l'Under 19 del Villlareal. Sarai un allenatore più tattico, influenzato dalla scuola italiana, o più legato alla filosofia che ti ha formato a La Masia? E a quale, dei grandi allenatori che hai avuto nel corso della tua carriera, ti piacerebbe ispirarti?
"Mi considero un privilegiato ad aver avuto l'opportunità di lavorare con alcuni dei migliori allenatori della storia del calcio. Tuttavia, mi identifico profondamente con la filosofia di Maurizio Sarri e mi piacerebbe avvicinarmi al suo stile di gioco e al suo modo di gestire lo spogliatoio".
Qualsiasi tuo ex compagno di squadra ti ricorda, oltre che come un grandissimo portiere, come una persona estremamente simpatica e un grande uomo spogliatoio. Dovessi invece scegliere tu cinque ex compagni con cui passare una serata, chi sceglieresti?
"David Villa, Santi Cazorla, Cesc Fabregas, Fernando Torres e Albert Riera".